Nel centro urbano della città antica di Otricoli, scavi pontifici effettuati alla fine del 1700, hanno portato alla luce le strutture di un ampio complesso termale caratterizzato da interessanti pavimentazioni in tessellato. Dell’edificio termale è attualmente visibile la grande sala d’ingresso, a pianta ottagonale irregolare, realizzata in opera laterizia e con copertura a volta, caratterizzata sui lati corti da nicchie e sui lati lunghi da ampie aperture che permettevano di accedere agli altri settori funzionali della fabbrica. A nord-ovest della sala ottagonale sono stati identificati altri due ambienti rettangolari, con volta a botte, e un terzo vano di forma circolare. Il complesso viene datato, su base epigrafica (CIL XI, 4090; CIL XI, 4088-4089), alla metà del II secolo d.C. L’edificio termale viene ampiamente restaurato nel corso del IV secolo d.C. in concomitanza con la costruzione di un nuovo quartiere termale, “terme invernali”, attualmente non più visibile, che si aggiunge alla precedente struttura. Un secondo restauro è documentato a cavallo tra il IV e V secolo d.C. (Pianta da Sisani 2006, Umbria-Marche, Roma, fig, a p. 209).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Ocriculum, Terme, vano 2, mosaico con Ulisse In base alla documentazione d’archivio, l’ambiente 2 presentava una pavimentazione, ben conservata, con scene figurate in redazione bicroma. Tra i soggetti raffigurati è possibile riconoscere un tritone, un cavallo marino e una imbarcazione con Ulisse legato al palo della nave. La scena riprende pertanto l’episodio mitico dell’incontro tra Ulisse e le sirene narrato nell’Odissea (libro XII). Il rivestimento musivo venne asportato e trasportato a Roma nel 1780 in concomitanza con il vicino tappeto policromo dell’ambiente 1. La pavimentazione, di cui si conserva un rilievo effettuato al momento del rinvenimento, venne scomposta in settori e le singole figure andarono a decorare le zone periferiche della Sala Rotonda presso i Musei Vaticani. Il tessellato viene datato, su base stilistica, alla metà del II secolo d.C.
Ambiente 1: ampio ambiente, rintracciato sul finire del 1700, che funge da vano di ingresso al grande complesso termale. L’ambiente presenta una pianta ottagonale irregolare contraddistinta da nicchie absidate in corrispondenza dei lati corti e da ampi ingressi aperti sui lati lunghi. L’ambiente è costruito in opera laterizia con copertura a volta (Pietrangeli 1978, pp. 68-69). La sala ottagonale viene datata alla prima fase di vita del complesso (metà del II secolo d.C.).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a più unità decorative Tipo di impaginazione: centralizzata Cromia: policromo
La grande sala ottagonale ha restituito una complessa pavimentazione in tessellato policromo, articolata in più unità decorative (spazio centrale e nicchie absidate), contraddistinta da fasce geometriche che delimitano 16 campi figurati con scene di animali marini e centauromachia. Lo spazio centrale ha restituito, entro uno scudo di squame, la raffigurazione di un busto di Medusa, parzialmente mancante ed integrato in occasione dei restauri settecenteschi. Non si conservano le decorazioni pavimentali delle nicchie. Il tessellato è stato asportato dal luogo di rinvenimento nel 1780; tagliato in 108 pezzi, venne trasportato, via Tevere, a Roma e ricollocato a decorazione della Sala Rotonda dei Musei Vaticani. Il rivestimento, oggi esposto e visibile a Roma, è oggetto di un’ampia controversia circa la sua possibile datazione che oscilla, in base alle scuole di pensiero, tra l’età adrianea e il pieno III secolo d.C.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 105a – tessellato monocromo, a ordito di filari paralleli
DM 70h – treccia a due capi, policroma, con effetto di rilievo, su fondo chiaro
DM 64e – racemo di acanto
DM 9a – linea spezzata, formante triangoli (qui policromi)
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrico-vegetalizzata e figurata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 351c – "composizione raggiata" ossia composizione a otto raggi attorno ad un ottagono sulle diagonali e in un ottagono , determinante pentagoni con un angolo rientrante
Centauromachia, tritoni e nereidi
DM 332a – scudo di squame bipartite a colori opposti
Medusa
Decorazioni vegetali
Motivo
Modulo
ghirlanda con foglie e frutti
maschere sceniche
Decorazioni figurate
Tema
Soggetto
Altre componenti
Scena di
Centauromachia
Corteo di
Tritone
nereidi
Referenza fotografica: dettaglio della pianta originale del 1780 (già in collezione privata, foto C. Angelelli, giugno 2008).
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: museo/antiquarium (Musei Vaticani) Restauri moderni: Il tappeto musivo è stato reastaurato in occasione della sua esposizione presso i musei vaticani.
Musei Vaticani (Riferimento: Paolucci, Antonio) viale Vaticano – Città del Vaticano
Angelelli, C. 2014, I mosaici delle terme di Otricoli. A proposito di due disegni recentemente ritrovati, in Musiva & Sectilia, Pisa-Roma, pp. 15-34, figg. 8-10.Carini, A. 2009, I mosaici umbri a soggetto marino: una rilettura iconografica, in Atti del XIV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Spoleto, 7-9 febbraio 2008), Tivoli, pp. 161-163, figg. 1-2.Pietrangeli, C. 1978, I mosaici delle terme, in Otricoli. Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma, Roma, pp. 105-113, figg. 103-111, tav. X.Pietrangeli, C. 1978, in Otricoli. Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma, Roma, pp. 64-69, fig. 65.