La Villa San Marco di Stabia, così chiamata da una cappella che sorgeva nel XVIII secolo nei suoi pressi, si estende nell’area nord-orientale della terrazza alluvionale della collina di Varano, a circa 50 m sul livello del mare. Dall’esame del contesto topografico si rileva che fu costruita seguendo alcuni criteri tra i quali: la breve distanza dalla campagna coltivata a vigna e ad uliveto; la vicinanza ad un centro abitato e commerciale ben collegato tramite la rete viaria circostante con i principali centri della zona (Nuceria, Pompei e Surrentum) e infine attraverso una rampa in discesa, un facile approdo al mare.
Fu la prima villa ad essere esplorata in età borbonica negli anni compresi tra il 1740 e il 1754.
La prima pittura staccata dalla villa fu una rappresentazione di Mercurio il 12 giugno del 1749. In quegli anni le attività di scavo si concentravano soprattutto a Ercolano e a Pozzuoli poiché sono pochi gli oggetti trovati a Stabia, solo nel 1951 gli scavi vennero rinforzati. In seguito, la villa spogliata degli affreschi e della suppellettile, fu riseppellita dopo che le sue strutture erano state rilevate da Karl Weber, la cui documentazione grafica e manoscritta fu, successivamente, nel 1881, pubblicata da Michele Ruggiero, nell’opera “Degli scavi di Stabiae dal 1749 al 1782”. Solo dopo quasi due secoli nel 1933, nel corso di lavorazioni agricole, nel fondo dello Ioio ed in quello limitrofo Gambardella, vennero in luce sei colonne tortili: si trattava di una parte del peristilio superiore 1-2 della villa; soltanto diciassette anni più tardi, nel 1950, grazie al preside Libero d’Orsi, iniziò lo scavo sistematico del complesso, fino al 1962 e tutt’oggi non ancora completato. Al 2009 risalgono le ultime indagini condotte da Fabrizio Ruffo sulle fasi edilizie della villa e del cosiddetto “impianto urbano” sud-occidentale di Stabiae. Le strutture edilizie della villa risalgono ad un periodo compreso tra l’età augustea e l’età claudio neroniana con murature in opera reticolata, in opera vittata ed in opera mista. Le murature messe in luce nel corso degli anni sono state integrate secondo diverse metodologie. Ai primi interventi di ricostruzione, riconoscibili dai materiali e della tessitura, ha fatto seguito l’inserimento di un filare di laterizi che delimita inferiormente la parte ricostruita. Al momento dell’eruzione del 79 d.C. nella villa erano in corso lavori di restauro dovuti ai danni causati dal terremoto del 62 d.C. e, più probabilmente, ai movimenti tellurici che, successivi a questa data, precedettero l’eruzione: gli interventi si riconoscono con frequenti ammorsature d’opera laterizia caratteristica di questi anni. L’organizzazione planimetrica dell’edificio segue un duplice orientamento: la collocazione della maggior parte degli ambienti asseconda l’andamento della collina, nell’intento di disporre i settori più rappresentativi della villa in posizione panoramica sul mare, mentre l’orientamento del quartiere termale è ricalcato su quello dell’impianto urbano adiacente alla villa, rilevato dal Weber nel 1759 (tav. I di Ruggiero) ma che non è stato portato alla luce. La prima fase edilizia è stata recentemente ricondotta all’ultimo quarto del I sec. a.C., mentre l’inizio della seconda fase è stato posto al primo quarto del I sec. d.C. All’interno della seconda fase sono stati distinti due momenti: entro la prima metà del I sec. d.C. si rinnova la decorazione dell’atrio e delle terme e si ricostruisce il portico inferiore 9, avviandone il rinnovamento decorativo parietale; in età neroniana avanzata, a seguito dei danni del terremoto del 62 d.C., si ricostruiscono i portici superiori 1-2, si porta a compimento la decorazione del portico inferiore e si realizza la decorazione a stucco del ninfeo, ancora in corso al momento dell’eruzione. Una serie di interventi minori sembra invece riferibile a rifacimenti conseguenti a scosse telluriche successive al sisma del 62 d.C. Dopo l’eruzione, la villa fu interessata dall’attività dei cunicolari in cerca di oggetti preziosi e di materiali edilizi. La superficie globale del complesso è di 11.000 mq, di cui 6000 rimessi in luce. Esso si articola in cinque nuclei: A) Quartiere dell’atrio con annesso quartiere rustico: ambienti 56, 44, 45, 61, 55, 59a, 59, 60, 31, 52, 49, 57, 32, 28, 26, 40, 39, 27; B) Quartiere termale: ambienti 25,29,42, 48, 46, 23, 37, 22, 19; C) Area del peristilio: ambienti 5, 3, 20, 62, 63, 65, 64, 9, 30, 53, 50, 17, 18, 21, 16, 11, 8, 13, 14, 12, 4; D) Area del loggiato superiore: ambienti 1 e 2; E) Quartiere d’ingresso (interrato).
(la ripartizione in fasi è tratta da G. Bonifacio, A. M. Sodo, Stabiae. Guida archeologica alle ville, Castellammare di Stabia 2001, pp. 31- 88; F. Pesando, M.P. Guidobaldi, Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabiae. Guide Archeologiche Laterza, Roma 2006, pp. 423-427, da cui è tratta la pianta edificio, a p. 425).
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo I a.C. (1° q) al secolo I d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
ambiente di passaggio
L’ambiente 10a, obliterato dalla costruzione del vano 10 e dalla sovrapposizione del suo pavimento, era in origine probabilmente un corridoio ed è rivestito in tessellato con soglia decorata da riquadri, conservata solo per una parte.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo I a.C. (1° q) al secolo I d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Data: 1740-1989
Varano, Villa San Marco, corridoio 10a, tessellato monocromo con soglia
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Tessellato monocromo bordato da fascia in contrasto cromatico, con soglia in tessellato bicromo a motivi geometrici. Foto del rivestimento di C. Ariano.
Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Unità decorative
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: monocromo
Tessellato monocromo (dim. 1.85 x 3.15) bordato da una fascia di tessere bianche ad ordito obliquo, da una fascia di tre file di tessere bianche ad ordito diritto, da una fascia di tre file di tessere nere ad ordito diritto (DM 1t) e da una fascia di tre file di tessere bianche. Il campo è in tessellato monocromo bianco ad ordito obliquo (DM 105a).
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 1t – linea tripla |
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: assente
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 105a – tessellato monocromo, a ordito di filari paralleli |
Parte dell’ambiente: soglia
Tipo di impaginazione: schema unitario
Cromia: bicromo
La soglia su fondo di tessere bianche (m 1.20 x 0.50) è bordata da una fascia di tre file di tessere bianche e presenta un rettangolo disegnato da tre file di tessere nere (DM 1t), al cui interno si conserva una porzione del campo decorativo, ornato con un motivo geometrico riconducibile al tipo DM 18. Di esso restano una losanga disegnata da tre file di tessere nere e un quadrato, contenente un quadrifoglio (DM 255e) inscritto in un cerchio disegnato da due file di tessere nere.
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 1t – linea tripla |
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 255e – fiorone unitario di 4 elementi non contigui, a fusi | ||
DM 18c – fila di quadrati e di rettangoli diritti, delineati, adiacenti, i quadrati sottolineati da una linea doppia, i rettangoli campiti e caricati da una losanga inscritta in colore contrastante |
CONSERVAZIONE
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: situ Il pavimento è visibile.Oggetto conservato: soglia – Conservato in: situ La soglia, conservata solo in parte, è visibile.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Pisapia, M. S. 1989, in Mosaici antichi in Italia, Regione prima. Stabia, Roma, p. 29, tav. XVIII.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Ariano, Carmela, Varano, Villa San Marco, corridoio 10a, tessellato monocromo con soglia, in TESS – scheda 18047 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=18047), 2015
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=18047