Regio XI, Piazza Bocca della Verità/Via della Greca, pavimento a commessi laterizi
Roma ( RM)
Nel 1931, durante lavori di adeguamento per la costruzione dei magazzini del Teatro Reale dell’Opera, sistemato nell’area compresa tra P.zza Bocca della Verità e via della Greca, in una porzione del palazzo che aveva precedentemente ospitato il pastificio Pantanella, G. Gatti mise in luce resti di “un edificio antico” (Pietrangeli 1941, in bibliografia). Consolidamenti eseguiti all’epoca stessa dello scavo e completati a cura della Ripartizione Antichità e Belle Arti del Governatorato nel 1939 permisero di conservare le strutture rinvenute “in un grande ambiente sotto i magazzini stessi”, accessibile dall’allora Palazzo dei Musei di Roma, per la realizzazione del quale fu necessario innalzare piloni di cemento. In esso furono depositati i rilievi e i documenti epigrafici rinvenuti nel corso delle indagini, precedentemente custoditi nell’ambito del Museo dell’Impero e dei suoi magazzini. La sistemazione dei piloni impose di approfondire lo scavo permettendo di indagare fino a oltre 14 m dal livello stradale moderno e di comprendere la stratigrafia precedente. A tale proposito, i seguenti rinvenimenti rimandano a fasi più antiche di utilizzo del sito: un settore di cloaca, sicuramente in relazione con il grande collettore della Vallis Murcia; una platea su cui poggiano le fondazioni degli edifici soprastanti; la stipe di un tempio o sacello della zona dedicato ad Ercole e databile intorno al III sec. a.C.; la porzione superiore di una colonna dorica in travertino con iscrizione (I . COIR), l’esame paleografico e linguistico della quale ha consentito di ipotizzare una datazione alla prima metà del I sec. a.C.
Le caratteristiche delle strutture murarie dell’edificio in esame – in laterizio, parzialmente ricoperte di stucco bianco, con fondazioni a cassoni di calcestruzzo e tracce di armature lignee – hanno consentito, invece, di datarlo nel II secolo d.C., e di riconoscere per esso due diverse fasi di utilizzo. La sua pianta regolare prevede “muri (conservati per un’altezza massima di 5, 50 m) che si incontrano ad angolo retto costituendo una serie di cinque ambienti probabilmente con volta a botte, comunicanti tra loro per mezzo di porte con piattabanda di bipedali” (Pietrangeli 1941). Nella seconda fase, cronologicamente non distante dalla prima, l’edificio – trasformato anche grazie alla realizzazione di due grandi scale ( P e T, in pianta) sulla facciata, fu completamente rinforzato con muri di sostegno. Alcuni ambienti dell’edificio furono, infine, successivamente occupati da un mitreo (vd scheda).
L’accesso, garantito da una porta architravata, parzialmente restaurata, introduce in un ambiente (A-B, in pianta) posto su due livelli differenti (il primo ad una quota superiore dell’altro) tramite un gradino di sesquipedali che continua nell’adiacente vano C. L’ambiente B, in particolare è ricavato nel sottoscala della scala T: nella seconda fase, contemporaneamente alla costruzione della scalinata T, la sua originaria lunghezza fu in parte ridimensionata; la parete di destra, originaria, fu invece nascosta da un muro addossato alla parete primitiva sul quale si trova un duplice arco di scarico. Dimensioni e caratteristiche dell’ambiente (E – F, in pianta) subirono massicce modifiche in seguito all’impianto del mitreo: la porta stessa di accesso fu ridimensionata; muri di tramezzo hanno creato un ulteriore piccolo vano (C, in pianta) e un corridoio (D). Originariamente uniti risultavano essere anche gli ambienti poi tramezzati G e H. Nel vano H, al pari di quanto accaduto nell’ambiente B, fu costruito un successivo muro di sostegno caratterizzato da due archi di scarico: il superiore rampante, l’inferiore a tutto sesto. Un unico vano costituivano pure gli ambienti contigui L-M, prima che l’ambiente M venisse a trovarsi al di sotto della scala P, realizzata come si è detto nella seconda fase di utilizzo dell’edificio. Le porte di accesso ai vani (“o” e “d”, in pianta) L –M e L, M, N, precedentemente architravate, furono all’epoca della costruzione del mitreo sostituite da un arco sebbene non venne intaccata la muratura soprastante (rimane, infatti, visibile l’arco di scarico della piattabanda nel caso della porta “o”; la parete della porta “d”, stuccata, non consente invece un’analisi più approfondita della muratura). Fortemente rimaneggiato in conseguenza dell’impianto del mitreo (e in gran parte occupato dalla nicchia di questo) è, inoltre, l’ambiente O, “ricavato nello spessore del muro originario al quale è stato addossato un secondo muro con porta architravata; in un momento successivo, infine, la porta è stata a sua volta murata. Il limite dell’edificio verso l’attuale via dell’Ara Massima è rappresentato dal muro di fondo dell’ambiente N. Sul lato occidentale si aprono, infine, gli ambienti R e S, entrambi fortemente rimaneggiati in seguito all’impianto del mitreo; il primo, chiuso da muri contemporanei all’impianto del mitreo e in origine rettangolare, fu successivamente ampliato verso NO creando una sorta di nicchia rettangolare con angoli arrotondati e rivestito di intonaco grezzo; il secondo rappresentò probabilmente l’accesso al mitreo tramite il corridoio D.
Porzioni di due pavimenti a commessi laterizi disposti a spina di pesce e posti, in origine, l’uno sopra all’altro, si rinvennero nell’ambiente B: con orientamento obliquo rispetto alle murature dell’edificio quello a livello inferiore (1, in pianta), ad una quota superiore di circa 1 m, quello a livello superiore (2, in pianta). L’antico rivestimento pavimentalle, anch’esso a spina di pesce, si conserva, inoltre, nel piccolo vano C (3, in pianta); esso rappresenta, di fatto (Pietrangeli 1941, p. 10) una "prosecuzione" del pavimento a commessi laterizi del livello più basso (1, in pianta) già menzionato. Un “mosaico a rozze tessere di selce”, pertinente ad un vano del piano superiore dell’edificio, si rinvenne al di sopra del crollo di una volta nell’ambiente N (4, in pianta). Se la tipologia dei pochi rivestimenti pavimentali attestati non individua di per se’ un edificio di particolare pregio, la la presenza di "colonne corinzie e di marmi" che originariamente lo decoravano, fa ipotizzare a C. Pietrangeli (1941, p. 24) che si tratti di un monumento pubblico "la cui natura non è possibile precisare, ma che potrebbe essere anche in relazione col Circo Massimo". Non si esclude, altresì, che la struttura possa avere ospitato il Tribunale citato da Cassiodoro (P. BIGOT, BCom 1908, fasc. IV, pp. 241-253, tavv. X -XV; D. CIALONI, "Il mercato centrale ai Cerchi e la Stazione al Circo Massimo. Ipotesi d’uso di una zona archeologica nei primi anni di Roma Capitale", in Bollettini della Unione Storia ed Arte, vol.CIII, 2011), Un possibile ma non precisabile collegamento con il Circo è stato ipotizzato anche per il mitreo (vedi scheda relativa) che si sistemò in una porzione dell’edificio. Di fatto, l’ingresso al luogo di culto si apriva sulla via "ove prospettavano appunto le carceres del Circo" (Pietrangeli 1941, p. 21). In generale, l’area di fronte al Circo Massimo, situata alle pendici del Palatino e a pochi passi dal guado del Tevere, fu essenzialmente destinata, in antico, al commercio (Foro Boario) e ai servizi in genere. Le fonti, in parte confermate dai rinvenimenti archeologici, attestano nella zona anche l’esistenza di santuari e luoghi di culto; tra essi il mito di Ercole rivestiva, come noto, grande importanza. I resti dell’isolato adiacente al Circo Massimo, qui descritto, è per altro vicinissimo al sito della chiesa di S. Maria in Cosmedin; in prossimità della platea di tufo sulla quale fu poi costruita la cripta della chiesa, dove molti identificano l’Ara Massima sacra a Ercole.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Regio XI, Piazza Bocca della Verità / Via della Greca, pavimento a commessi laterizi
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum), posto circa 1 m al di sotto di un analogo livello pavimentale.
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum), posto circa 1 m al di sotto di un analogo livello pavimentale.
Regio XI, Piazza Bocca della Verità / Via della Greca, pavimento a commessi laterizi
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum).
Regio XI,Piazza Bocca della Verità / Via della Greca, tessellato
Mosaico "a rozze tessere di selce" (Pietrangeli 1941).
L’accesso all’edificio, garantito da una porta architravata, immetteva in un ambiente (A-B, in pianta) posto su due livelli differenti (a una quota superiore A; a una quota inferiore, B) tramite un gradino di sesquipedali che continuava nell’adiacente vano C. Il vano B, in particolare, è ricavato nel sottoscala della scala T: nella seconda fase di utilizzo dell’edificio, contemporaneamente alla costruzione della scalinata T, la sua lunghezza fu in parte ridimensionata; l’originaria parete di destra fu a sua volta nascosta da un muro addossato alla parete primitiva sul quale si trova un duplice arco di scarico. L’ambiente in questione ha restituito due livelli di analoga tipologia pavimentale (alla quota di circa 1 m il livello superiore), costituita da un rivestimento a commessi laterizi disposti a spina di pesce. Il pavimento a livello inferiore, chiaramente riferibile a una precedente utilizzazione del vano (1, in pianta) presentava, in particolare, un orientamento obliquo rispetto alle murature dell’edificio; una sua prosecuzione (Pietrangeli 1941, p. 10) è, inoltre, rappresentato dall’analogo lacerto di pavimento conservato nel piccolo vano C (3, in pianta).
Cronologia
Non determinata
Non determinata
Regio XI, Piazza Bocca della Verità / Via della Greca, pavimento a commessi laterizi
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum), posto circa 1 m al di sotto di un analogo livello pavimentale.
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum), posto circa 1 m al di sotto di un analogo livello pavimentale.
Specifiche di rinvenimento
Data: 1931-1939
Data: 1931-1939
Regio XI, Piazza Bocca della Verità/Via della Greca, pavimento a commessi laterizi
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: monocromo
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum), posto circa 1 m al di sopra di un analogo livello pavimentale.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C.
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Estremi temporali: dal secolo II d.C.
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Oggetto conservato: parte del pavimento – Conservato in: situ
Pietrangeli, C. 1941, in Bullettino della Commissione Archeologica del Governatorato, Roma, p. 10..
DATA SCHEDA: 2013 | AUTORE: Manetta, Consuelo | REF. SCIENT. : Tortorella, Stefano
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Manetta, Consuelo, Regio XI, Piazza Bocca della Verità/Via della Greca, pavimento a commessi laterizi, in TESS – scheda 13526 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=13526), 2013
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=13526