Sul lato N del Foro di Luni (vd. infra) sorgono i resti del Capitolium (cfr. ubicazione, da A.M. DURANTE, "L’edilizia privata a Luni", in “Abitare in città. La Cisalpina tra impero e medioevo – Leben in der Stadt. Oberitalien zwischen roemischer Kaiserzeit und Mittelalter, Atti del Convegno (Roma, 4-5 novembre 1999)”, a cura di J. Ortalli, M. Heinzelmann, Roma 2003 (Palilia, 12), fig. 1 p. 143: n. 4, in rosso), separato dall’area della piazza dal decumano massimo. La fondazione del tempio, indagato a partire dai primi decenni del XIX secolo e fortemente compromesso dagli scavi compiuti per la costruzione del Museo di Luni (1959-63), risale a pochi anni dopo la fondazione della colonia (177 a.C.) e comunque entro il secondo quarto del II sec. a.C. Dell’edificio originario, di tipo etrusco-italico su alto podio e accesso diretto dal decumano, sono oggi visibili solo le potenti sostruzioni in opera poligonale del basamento a dodici concamerazioni (30.5x20x2.10/2.20m); l’elevato doveva essere in legno e rivestimenti fittili, mentre le basi tuscaniche e i capitelli ionici delle colonne (h. 7-8m) sono in marmo. Verso la fine del II o all’inizio del I sec. a.C. l’edificio viene ristrutturato secondo il modello ellenistico, forse in seguito alla distruzione del tempio causata da un fulmine e attestata dal vicino saeptum (recinto) del “Fulgur conditum”: è probabilmente a questa fase che risale la costruzione di un triportico attorno al tempio, sebbene non sia possibile escludere completamente la sua presenza già nella fase originaria del complesso (ROSSIGNANI 1995, p. 446).
FINE II-INIZIO I SEC. A.C. Il triportico repubblicano (cfr. planimetria, da A.M. DURANTE, “Città antica di Luna. Lavori in corso 2”, Genova 2010, tav. II/A) circonda il tempio su tre lati (N, E, O) e si presenta come una porticus duplex, con colonne doriche sulla fronte e ioniche, di diametro e altezza maggiori, nel filare centrale; secondo il Promis le colonne hanno basi in pietra e fusto in mattoni e pietre scanalate, con un rivestimento in stucco che imita la pietra e il marmo. In corrispondenza del braccio N, profondo 13m, il muro di fondo della porticus corre parallelo al perimetrale della Domus dei Mosaici (Luna 2, vd. infra), dal quale è separato mediante uno stretto ambitus. Basi parallelepipede sono disposte attorno alle colonne e negli intercolumni del filare centrale e, sullo stilobate, negli intercolumni del colonnato esterno: tali basi, undici delle quali reimpiegate nella basilica paleocristiana sotto la Cattedrale di S. Maria (vd. infra), sorreggevano le statue onorarie dei viri illustri della città, testimoniando la funzione civile della porticus in relazione al santuario del culto politico per eccellenza. Degne di nota sono in particolare le due statue provenienti dal bottino della spedizione etolica di M. Acilio Glabrione, la base recante il titulus di M. Claudio Marcello, che nel 155 a.C. vinse per la terza volta sui Liguri, e la base con dedica a Ottaviano, definito patrono della colonia.
METÀ I SEC. D.C. I vasti interventi di ristrutturazione di epoca giulio-claudia che interessano tutta l’area del Foro investono anche il complesso capitolino: il tempio mantiene per lo più il suo aspetto arcaico, subendo parziali modifiche come l’arretramento della scalinata di accesso; lo spazio tra il Capitolium e il portico (2.80m ca) viene reso impraticabile con la realizzazione di un bacino-fontana a “U”, originariamente rivestito in marmo e fornito d’acqua mediante due nicchie con fontane poste alle estremità dei bracci laterali; ai lati della facciata del tempio vengono eretti due tempietti simmetrici, verosimilmente dedicati al culto imperiale, che obliterano precedenti monumenti in marmo e in pietra. Il triportico viene ora pavimentato in lastre di marmo, ma la sua estensione risulta sensibilmente ridotta, in corrispondenza del braccio E, per la costruzione di una grande basilica civile (vd. infra), raggiungibile attraverso il porticato settentrionale, che sembra mantenere inalterato l’aspetto precedente. Il lato O della porticus è solo parzialmente indagato: l’unico elemento noto è la sostituzione delle colonne del filare mediano con pilastri in laterizio, forse pertinenti a un edificio esteso a occidente in un’area non scavata.
Dopo il crollo delle strutture romane nell’area del braccio N della porticus si installano un complesso termale e un impianto per la piscicoltura, forse pertinenti all’ultima fase di vita (fine IV-inizio V sec. d.C.) della Domus dei Mosaici (Luna 2, vd. infra).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
FASE I (fine del II o all’inizio del I sec. a.C.) Ampia porticus duplex che circonda sui lati O, N ed E il Capitolium, enfatizzandone l’aspetto monumentale. La porzione meglio conservata della porticus corrisponde al braccio N, dove sono emersi i resti di un doppio colonnato chiuso da un muro di fondo: il filare esterno è costituito da colonne di 0.61m di diametro e intercolumnio di 2.70m, mentre quello mediano da colonne di altezza e diametro maggiori (1.10m), separate da intercolumni doppi rispetto a quelli affacciati verso il tempio; verosimilmente a doppio porticato sono anche i bracci E e O, di cui si sono evidenziati i filari esterni. Le colonne sono in mattoni e pietre scanalate, rifinite con uno stucco che imita il marmo e la pietra. Fra gli intercolumni esterni e, sul lato N, anche attorno alle colonne del filare mediano, si dispongono basi parallelepipede per il sostegno di statue onorarie, le cui impronte risultano visibili nella malta di allettamento del pavimento marmoreo giulio-claudio.
Un gradino in pietra grigia consente di superare il dislivello tra lo spazio attorno al tempio e il piano della porticus: tale scalino copre la canaletta di scolo in blocchi calcarei che corre lungo il perimetro interno del portico e si immette poi, oltrepassato il decumano, nella canaletta perimetrale della piazza forense. Lo stilobate del portico è in pietra del Corvo.
FASE II (metà I sec. d.C.). I lati N e O della porticus sono pavimentati in lastre di marmo bianco lunense, così come il braccio E, ora però inglobato nella basilica civile (vd. infra).
FASE III (fine IV sec. d.C.) Progressivo abbandono della struttura: le basi di statua vengono reimpiegate nella costruzione della basilica paleocristiana (vd. infra). È probabile che in questo momento venga asportato anche il pavimento marmoreo. Sui resti del braccio N si realizzano un impianto per la piscicoltura e un complesso termale, forse pertinenti alla fase tarda della Domus dei Mosaici (Luna 2, vd. infra).
Lunghezza: 55 m – Larghezza: 13 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1837; 1970-71; 1981ss – Ente responsabile: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria
Parte dell’ambiente: portico Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: monocromo
Rivestimento pavimentale marmoreo, quasi totalmente asportato, composto da lastre in marmo bianco di notevole spessore, disposte in filari “a correre” (a isodomo irregolare?). Il rivestimento interessa i bracci N e O del triportico. Rilievo da MASSARI, ROSSIGNANI1984, fig. 11 p. 22.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (2° q) al secolo I d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Caratteristiche della preparazione Tipo di preparazione: malta di allettamento chiara, su strato di scaglie marmoree e di malta, stesi su vespaio di grossi ciottoli misti a malta grigia
D’Andria, F. 1973, Zona Nord del Foro. Saggi stratigrafici, in Scavi di Luni. Relazione preliminare delle campagne di scavo 1970-1971, Roma, coll. 618-620.Dolci, E. 1987, I marmi lunensi: tradizione, produzione, applicazioni, in Studi lunensi e prospettive sull’Occidente romano. Atti del Convegno (Lerici, 26-28 settembre 1985), Luni, pp. 453, 459-460.Frova, A. 1976, Luni, in Archeologia in Liguria, I. Scavi e scoperte (1967-75), a cura della Soprintendenza Archeologica della Liguria, Genova, p. 32.Frova, A. 1985, in Luni. Guida archeologica, Sarzana, p. 59.Massari, G./ Rossignani, M.P. 1984, Luni – Area del Capitolium e della basilica romana, in Archeologia in Liguria, II. Scavi e scoperte (1976-81), Genova, p. 22, fig. 11.Rossignani, M. P. 1987, Gli edifici pubblici nell’area del Foro di Luni, in Studi lunensi e prospettive sull’Occidente romano. Atti del Convegno (Lerici, 26-28 settembre 1985), Luni, p. 142.Rossignani, M. P. 1995, Foro e basilica a Luni, in Forum et basilica in Aquileia e nella Cisalpina romana. Atti della XXV Settimana di studi aquileiesi (Aquileia, aprile 1994). Collana di Antichità Altoadriatiche., Udine, p. 446.
DATA SCHEDA: 2013 | AUTORE: Da Pieve, Paola | REF. SCIENT. : Ghedini, Francesca