La villa di via Capobianco, ubicata in antico su una collina all’altezza del VII miglio della via Nomentana (attualmente corrispondente al km 11 dell’omonima via, da dove stacca la via Capobianco), fu scoperta casualmente nel 1923 nell’aprire una strada di accesso alla tenuta privata in cui è situata. Venne scavata contestualmente e di nuovo negli anni 1926-7, per essere in seguito distrutta; i materiali furono riutilizzati nel fondo. Il complesso, indagato solo parzialmente, sembra essere formato da due corpi di fabbrica uguali separati da un cortile, uno con destinazione produttiva (settore Nord), l’altro residenziale (settore Sud), come testimonierebbe il ritrovamento di frammenti dei sistemi decorativi (dei quali si hanno stringate note: mosaici, "tasselli di opus sectile"; STEFANI 1924, pp. 63-4); non esiste nell’edito una planimetria complessiva. La costruzione deve essere collocata tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del successivo (opus reticulatum); nuovi interventi si datano al II secolo (opera laterizia, con bolli di età adraianea); si ignora l’epoca di abbandono. La planimetria è trata da DE FRANCESCHINI 2005, figg. 26.1, 26.2 pp. 83-4.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Suburbio, via Nomentana, villa di via Capobianco, ambiente 5 (cubiculum?), tessellato geometrico Tessellato di cromia ignota (ma probabilmente bianco/nero) a decoro geometrico, il cui soggetto sono ‘piccoli rombi’ (Archivio Gatti, fasc. 19, Regio XVIII, cartella 9, fol. 8311), forse da interpretare come una scacchiera (DM 114a) o un reticolato di linee (DM 124a); non si ha alcuna notizia relativamente al bordo. Nell’edito non ne è disponibile documentazione grafica e/o fotografica.
Ambiente a pianta rettangolare (B) parte del settore settentrionale del complesso, a destinazione rustica. Era connesso al vano A e ad una serie di ambienti di cui non si sa nulla; presentava il "muro verso valle rinforzato da pilastri" (STEFANI 1924, p. 63) e conservava il pavimento a commessi laterizi.
Lunghezza: 9 m – Larghezza: 7.20 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1923 – Ente responsabile: SAR
Suburbio, via Nomentana, villa di via Capobianco, ambiente produttivo, pavimento a commessi laterizi.
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: monocromo
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum); i mattoncini sono rettangolari (0.10 x 0.25 x 0.05 m). Non è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica. Dopo lo scavo il pavimento fu distrutto e i laterizi vennero "recuperati per l’uso dell’azienda" (Archivio Gatti, fasc. 19, Regio XVIII, cartella 9, fol. 8311).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
De Franceschini, M. 2005, in Le ville dell’agro romano, Roma, pp. 83-5..Stefani, E. 1924, Via Nomentana: scoperte archeologiche avvenute nella Tenuta di Capo Bianco, in Notizie degli Scavi di Antichità, Roma, pp. 62-66..
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Laurenzi, Elsa, Suburbio, via Nomentana, villa di via Capobianco, ambiente produttivo, pavimento a commessi laterizi., in TESS – scheda 15259 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=15259), 2013