Gli scavi hanno portato in luce tre vani allineati lungo l’asse stradale corrispondente a via G. Oberdan. Il primo, a partire da ovest, è un ambiente pavimentato in mosaico (si trova a -2.80 m), il secondo (-3.03 m) comunicante con la strada, presenta una pavimentazione in laterizio e il terzo (-3.30 m) è caratterizzato da una pavimentazione musiva poggiante su supensurae. La frammentarietà delle evidenze archeologiche non consente di risalire al modello termale adottato in questo edificio, ma la presenza di tre ambienti riscaldati allineati lungo l’asse stradale permette cautamente di ipotizzare che si tratti di un complesso termale di tipo assiale (sito n. 20) (la planimetria è tratta da Nicoletti 1999; la pianta con il posizionamento dei pavimenti è tratta da Rinaldi 2007, su gentile concessione della SAVeneto).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: non determinata
tessellato da via 8 febbraio con composizione di cerchi (PD-17) Il mosaico, di forma quadrata (rinvenuto alla profondità di m – 2.80 e di cui si conserva una superficie di m 1.44×1.22), è decorato da motivi geometrici neri su fondo bianco. Il bordo consta di una fascia di spine rettilinee corte, nere su fondo bianco, mentre il campo, di cui resta solo una piccola parte, presentava originalmente uno "stralcio" centrato di una composizione ortogonale di cerchi tangenti: in un quadrato e attorno ad un cerchio, quattro semicerchi sui lati e quattro quarti di cerchio angolari determinano quattro quadrati a lati concavi posti sulle diagonali.
L’ambiente (III vano) era quadrato ed era più ampio del tessellato recuperato, che poggiava su suspensurae formate tre strati di mattoni bipedali romani (cm 60×60) a loro volta sostenuti da pilastrini di sostegno di circa cm 80 di altezza costruiti in mattoni bessali (cm 20×20). Le strutture murarie, conservate solo a livello della fondazione, non permettono di dare alcuna indicazione sull’alzato.
Nel vano doveva trovare collocazione una vasca riscaldata, di cui nella documentazione fotografica si riconoscono i resti. E’ probabile che fosse il calidario. Sono stati, inoltre, ritrovati frammenti di fistulae aquariae in bronzo, che indicano l’approvvigionamento d’acqua relativo alla necessità delle terme, probabilmente collegato con un condotto all’acquedotto principale. La grande lacuna centrale del calidarium è stata causata dallo scavo di un pozzo che ha sfondato il pavimento musivo lasciando un grande foro circolare testimoniato da foto di scavo.
Lunghezza: 4.20 m – Larghezza: 4.20 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: non determinata
Specifiche di rinvenimento Data: 1932 – Ente responsabile: SA PD
Via 8 febbraio, tessellato con con cornice vegetale (PD-16)
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: centralizzata Cromia: policromo
Il mosaico, rinvenuto alla profondità di m – 3.30, consta di un tappeto a sud del quale lo scavo ha portato in luce una fascia di raccordo decorata da due linee di triangoli bianchi e neri alternati. Il bordo presenta una fascia di tessere nere larga oltre un metro, seguita da una fascia di girali di acanto, una fascia a scacchiera di triangoli isosceli e rettangoli bianchi e neri e una fascia ornata da una scacchiera di losanghe bianche e nere. Nel campo quadrato è iscritto un quadrato posto sulle diagonali, il quale a sua volta circoscrive un cerchio, entrambi delimitati da una treccia a due capi policroma. I triangoli di risulta sono ornati, negli angoli opposti, da canthari e da nodi di Salomone policromi a cui si addossano pelte collegate tra loro da archetti. All’interno del cerchio si riconoscono le tracce di un fiore falcato policromo su fondo bianco. Il campo circolare è bordato da una fila di ogive giustapposte tangenti bianche su fondo nero.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (4° q) al secolo III d.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica e geometrico-vegetalizzata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie Dimensioni Metriche Tessere: 1 cm
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 105a – tessellato monocromo, a ordito di filari paralleli
DM 10j – fascia a scacchiera di triangoli isosceli e rettangoli
h. 0.18
DM 202a – scacchiera di losanghe
0.14 x 0.25
DM 70j – treccia a due capi, policroma, con effetto di rilievo, su fondo scuro
h. 0.10
DM 49h – fila di ogive giustapposte tangenti, in colori contrastanti
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie Dimensioni Metriche Tessere: 1 cm
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 293a – quadrato disposto sulle diagonali inscritto in un quadrato (qui a linee di tessere)
Decorazioni figurate
Tema
Soggetto
Altre componenti
Contenitori/vasi
Referenza fotografica: La foto è stata scattata nel 2006. Immagine tratta da RINALDI 2007, tav. XXXVII, 2.
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: museo/antiquarium (Museo Archeologico agli Eremitani, sala 7) Restauri antichi: Nella zona centrale parte del cerchio è andato perduto e risarcito con un riempitivo a tessere bianche a sostituzione di tessere molto degradate, come si nota da quelle rimaste che circondano l’intervento di restauro e che sembrano alterate da fonte di calore, consumate e in alcune parti spaccate: un’erosione da cause antropiche (Onnis 2006). Altri interventi di restauro sono riconoscibili lungo la fascia con scacchiera di losanghe, eseguiti con le stesse tessere originarie. Restauri moderni: Tra l’ottobre del 2005 e il marzo del 2006 è stato effettuato un restauro conservativo costituito da un’accurata pulitura superficiale fisica con prodotti testati (impacchi di polpa di cellulosa con tensioattivo new des diluito al 20% in acqua, lasciati agire per 1 ora e ripetuti per tre volte) e meccanica (lavaggi con acqua, new des, spazzole di saggina e spugne). Successivamente il mosaico è stato consolidato sia nei sottofondi cementizi (dopo un attento esame tramite la tecnica della “bussatura”) sia in superficie con malte liquide (iniezioni di Plm) e resine (AC33 diluito in acqua). Le tessere sono state saggiate una a una per individuare quelle mobili, le quali sono state fissate con malta idraulica. Le fessure, presenti lungo i bordi delle lacune e all’interno dei pavimenti musivi, sono state riempite con malta liquida, stuccate e mimetizzate con velature di colore (Onnis 2006). Condizione giuridica: proprietà comunale
Museo Archeologico agli Eremitani (Riferimento: Zampieri, Girolamo) piazza Eremitani, 8 – Padova
Angelini, M.E./ Cassatella, A. 1980, Nuovo contributo alla topografia di Padova medievale e romana, in Archeologia Veneta: rivista della Società Archeologica Veneta, Padova, p. 135.Brusin, G. 1952-1953, Mosaici patavini, in Atti e Memorie dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, pp. 183-184, n. 11.Corso, A. 1982, Mosaici antichi di Padova. Considerazioni sull’aspetto formale e sul problema urbanistico, in Archeologia Veneta: rivista della Società Archeologica Veneta, Padova, pp. 87, 105, n. 32, fig. 20.Gasparotto, C. 1939, in Edizione archeologica della carta d’Italia. Foglio 50. Padova, Firenze, p. 24, n. 43.Gasparotto, C. 1951, in Padova Romana, Roma, p. 113, fig. 54.Gasparotto, C. 1959, in Edizione archeologica della carta d’Italia al 100.000. Foglio 50. Padova, Firenze, pp. 49-50, n. 65 A.Gasparotto, C. 1961, Patavium, in Padova: guida ai monumenti e alle opere d’arte, Venezia, p. LIII.Moschetti, A. 1938, in Il Museo Civico di Padova. Cenni storici e illustrativi, Padova, pp. 358-359, fig. 269.Nicoletti, A. 1999, Documentazione dallo scavo 1930 e 1932 all’interno del Palazzo degli Anziani a Padova, in Quaderni di Archeologia del Veneto, Treviso, pp. 14-17.Onnis, C. 2006, Restauro conservativo di 4 grandi mosaici di età romana conservati nella sala romana dei Musei Civici di Padova (ottobre 2005-marzo 2006), in Progetto Restauro Trimestrale per la tutela dei Beni Culturali, Padova, p. 13, fig. 6.Prosdocimi, A. 1981, I monumenti romani di Padova, in Padova antica. Da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Padova-Trieste, p. 268.Rinaldi, F. 2007, in Mosaici e pavimenti del Veneto. Province di Padova, Rovigo, Verona e Vicenza (I sec.a.C. – VI sec.d.C.), Roma, tav. XXXVII, 1-3.Simioni, A. 1968, in Storia di Padova. Dalle origini alla fine del secolo XVIII, Padova, pp. 80, 105.Zampieri, G. 1994, in Il Museo Archeologico di Padova, Milano, p. 151, fig. 239.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Clementi, Tatiana, Via 8 febbraio, tessellato con con cornice vegetale (PD-16), in TESS – scheda 3212 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=3212), 2002