L’edificio, situato nel fondo Claricini, fu scavato nel 1820-21 dal della Torre, che lo identificò con il "granaio pubblico romano". Si tratta verisimilmente di una villa con parte residenziale estesa per una superficie di 70×40 m, il cui sviluppo planimetrico spinge lo Stucchi a datarla al I sec d.C. In particolare lo Stucchi, che effettuò una ricognizione sul sito nel 1948, riconosce nei vani numerati con 1, 2 e 3 rispettivamente l’ingresso, l’atrio tetrastilo e il tablinum; un secondo atrio tetrastilo coincideva con il vano 5, su cui si apriva l’ambiente 6 che doveva invece rappresentare un triclinio, come fanno pensare i resti del lectus qui rinvenuti. Il peristilio, con un pavimento parte in lastre di pietra parte in mattoni inclinato verso il centro, presentava sette colonne sui lati lunghi e cinque sui lati brevi, di cui si rinvennero le basi attiche. L’impianto originario della villa, perfettamente rettangolare e imperniato sul peristilio 9, fu forse modificato da aggiunte posteriori e da collocarsi in epoche diverse. Si tratta di una serie di ambienti posti sul lato sud, di cui tre, contrassegnati nella planimetria dalle lettere A, B e C, erano pavimentati in tessellato monocromo bianco, rinvenuto in cattivo stato di conservazione. In una fase ancora posteriore si può datare l’aggiunta del blocco di ambienti che si sviluppano intorno al corridoio porticato 11, che immetteva nel peristilio. Tra i materiali recuperati si possono segnalare numerosi frammenti di modanature di marmo e monete in bronzo. All’interno della villa vennero rinvenute varie sepolture, che secondo lo Stucchi datano la dismissione dell’edificio al IV sec. d.C. Si tratta di una serie di tombe a cassetta concentrate nel settore est della villa, che accolgono sessantadue inumati: secondo il della Torre, il fondo delle sepolture era coperto da un mosaico grossolano. Le monete conservate all’interno delle sepolture datano a partire da Antonino Pio: probabilmente quindi l’abbandono dell’edificio può collocarsi a metà del II sec. d.C. Alcune sepolture si rinvennero anche in due ambienti del settore sud: tre localizzate negli angoli di un ambiente, una al centro del vano A. Una ricognizione del 1981 ha permesso di riconoscere la località indagata dal della Torre e di accertare la presenza di frammenti sminuzzati di ceramica romana, pure se in quantità modesta.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici
Pavimentazione del peristilio dalla villa di Braida Nuova di Moimacco Rivestimento pavimentale parte in lastricato di pietre e parte a commessi laterizi. Non vengono avanzate proposte di datazione; se è corretta l’ipotesi dello Stucchi relativamente ad una sua trasformazione da giardino in cortile, in una fase non precisabile della vita dell’edificio, il rivestimento è sicuramente posteriore al I sec. d.C.
Dell’ambiente A, costruito lungo il lato meridionale della villa in una fase posteriore all’impianto originario, venne messa in luce la pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Non è tuttavia possibile datarne con precisione la costruzione. In questo vano fu rinvenuta anche una sepoltura, probabilmente d’età tardo-antica, ricollegabile all’abbandono dell’edificio.
Cronologia Non determinata Motivazione della cronologia: non determinata
Specifiche di rinvenimento Data: 1820-21
Tessellato bianco del vano A dalla villa di Braida Nuova di Moimacco
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: non documentato Tipo di impaginazione: a campo omogeneo? Cromia: monocromo
Rivestimento pavimentale in tessellato monocromo bianco. Non sono avanzate proposte di datazione.
Cronologia Non determinata Motivazione della cronologia: non determinata
De Franceschini, M. 1998, in Le ville romane della X regio Venetia et Histria, Roma, pp. 409-410, n. 360, fig. 116.Stucchi, A. 1951, in Forum Iulii (Cividale del Friuli): Regio X, Venetia et Histria, Roma, pp. 101, fig. 10.Tagliaferri, A. 1986, in Coloni e legionari romani nel Friuli celtico. Una ricerca per la storia. Volume primo. Testi, Pordenone, p. 249, fig. 75.Tagliaferri, A. 1986, in Coloni e legionari romani nel Friuli celtico. Una ricerca per la storia. Volume secondo. Documenti., Pordenone, pp. 111-112, CI 19.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Brugnolo, Gaia, Tessellato bianco del vano A dalla villa di Braida Nuova di Moimacco, in TESS – scheda 4559 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=4559), 2007