Nel 1987, in occasione di lavori per la posa dell’acquedotto, apparvero alcune strutture romane localizzate a ridosso dell’aeroporto internazionale, lungo la strada che congiungeva Ronchi a S. Zanut, attuale via Raparoni (p.c. 605/2). Le campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza negli anni 1987, 1988, 1989 e 1991 misero parzialmente in luce un edificio di grande estensione identificato come villa, con 37 ambienti finora identificati. Non sono attualmente precisabili le dimensioni affettive del complesso né la sua struttura planimetrica complessiva, mentre è possibile proporre alcune interpretazioni sull’articolazione di alcune parti della villa, in particolare riguardo il settore residenziale. Il modello architettonico adottato per la pars urbana prevedeva una serie di terrazze a varie altezze, sostenute da riporti artificiali, mentre la zona rustica venne confinata in aree depresse. E’ ipotizzabile comunque che almeno nella prima fase la villa presentasse uno schema a “U”, con ambienti disposti su tre lati e un grande cortile centrale: l’area residenziale occupava il settore occidentale, mentre quello nord-orientale era destinato alle attività produttive. Il complesso rimase in uso dalla metà del I sec. a.C. al III sec. d.C.: lo scavo ha consentito di individuare tre fasi costruttive principali, con modifiche planimetriche anche sostanziali. La porzione scavata della villa è stata oggetto di operazioni di restauro, consolidamento e valorizzazione che la rendono oggi visibile e visitabile. Nello specifico, i pavimenti musivi strappati e ricollocati in situ a seguito delle operazioni di restauro sono quelli pertinenti ai vani 10, 11, 12 e 26; altri sono stati consolidati in situ e alcuni sono tuttora in attesa di ricollocazione.
In una prima fase l’orientamento del complesso era coerente con il primo modello di centuriazione aquileiese, abbandonato e sostituito dalla pianificazione “classica” dopo la metà del i sec. a.C.: questa considerazione, rinforzata dallo studio del materiale ceramico, permette di inquadrare la costruzione della villa in un ambito cronologico fissato alla metà del I sec. a.C. Chiudono la prima fase costruttiva le ristrutturazioni di età augustea, che determinano cambiamenti anche significativi nella planimetria della villa e nella destinazione d’uso di alcuni vani, sia nel settore residenziale che nella parte produttiva. Per quanto riguarda il settore indagato, l’impianto originario della parte residenziale si articolava in un fronte posteriore aperto all’esterno attraverso un porticato a colonne di laterizi, con basi in calcare. Il corridoio del portico fungeva da disimpegno per una serie di ambienti affacciati su di esso (8, poi bipartito in 36ab e 36c, 24, 26). Il vano 30, che in età augustea venne ripartito in due ambienti più piccoli 29 e 30, assicurava il collegamento tra settore residenziale e parte produttiva, la cui articolazione architettonica è ricostruibile solo a grandi linee e doveva caratterizzarsi per grandi spazi, scanditi da strutture con andamento nord-ovest/sud-est, tra cui figura una corte interna contigua a uno spazio scoperto dotato di pozzo. Per quanto riguarda la tecnica edilizia, si privilegia l’utilizzo di grossi ciottoli alluvionali disposti a spina di pesce.
A questa fase, obliterata da un’esondazione, succede una seconda, da collocarsi tra l’avanzato I sec. d.C. e la prima metà del II sec. d.C. Durante questo arco cronologico l’edificio subì vari rimaneggiamenti, non legati tuttavia ad un progetto unitario ma ad esigenze contingenti. Dal punto di vista tecnico le strutture continuano ad essere costruite in ciottoli fluviali, anche se il corpo murario è meno spesso rispetto ai muri di prima fase e si iniziano ad uilizzare anche spezzoni laterizi, in file alternate ai ciottoli. La ristrutturazione della villa non implicò trasformazioni sostanziali per quanto riguarda il settore residenziale, ad eccezione della creazione di un nuovo vano 12, di collegamento con la parte produttiva. Venne invece realizzata una nuova ala, collocata a sud-est dell’area indagata: essa si sviluppava a est di una soglia che immetteva nella corte scoperta 21 e comprendeva quattro ambienti (3, 4, 5, 6) caratterizzate da pavimentazioni piuttosto semplici in tessellato e a commessi laterizi. Questo dato, che contrasta con la ricchezza del vicino settore residenziale, e la separazione rispetto ai vani gravitanti sul portico fanno ipotizzare che si trattasse di un appartamento ben distinto. I cambiamenti più significativi riguardarono invece la pars rustica a nord-ovest, con la creazione di un piazzale da lavoro porticato attorno al quale dovevano svolgersi le attività produttive del fundus.
La terza fase, datata su base numismatica ad una fase posteriore al 117 d.C., si caratterizza almeno inizialmente per un notevole declassamento dell’insieme: il settore sud-occidentale in particolare assume funzione non più residenziale ma rustica e subisce notevoli rimaneggiamenti. Il portico viene infatti smantellato e il suo posto occupato dai vani 25 e 33, quest’ultimo esteso anche oltre il limite esterno del porticato. Questa ristrutturazione comporta il forte ridimensionamente del vano 24, che viene rimpicciolito; spariscono invece gli ambienti 32, 36ab e 36c. Una nuova ala residenziale si sviluppa a spese della corte interna 21, articolandosi nei vani contigui 10 e 11, quest’ultimo creato unificando i precedenti vani 28, 29, 30 e in parte 21 parzialmente compresi nel suo perimetro. Nuovi vani vengono realizzati anche nella porzione sud-est dell’area indagata: si tratta degli ambienti 7 e 9, di cui rimangono tuttavia pochissimi resti e che erano forse mosaicati. Tutta questa zona della casa, corrispondente ai vani 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10 e 11, non vengono coinvolte dall’incendio finale: essa conobbe sicuramente un’intensa fase di vita primo dell’abbandono definitivo, testimoniata dai restauri del mosaico nel vano 11 e dal rifacimento del pavimento dell’ambiente 10. Il settore produttivo settentrionale invece continua ad essere utilizzato, con limitati cambiamenti: in particolare il cortile scoperto 21, fortemente ridotto a seguito della realizzazione dei vani 7 e 9, viene probabilmente chiuso e convertito in magazzino. Da un punto di vista tecnico le strutture vengono realizzate in spezzoni laterizi, indice di alzati leggeri e in materiale deperibile. Fu un evento traumatico a porre fine alla vita dell’intero edificio, come dimostrano le diffuse e consistenti tracce di un incendio che può collocarsi tra la fine del II sec. d.C. e l’inizio del III. Sopra i livelli di bruciato inoltre vennero riconosciute le tracce di un’esondazione dell’Isonzo che sancì l’abbandono definitivo del complesso e sigillò il deposito archeologico.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I d.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Opus spicatum dalla zona del triclinio della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale a commessi laterizi a spina di pesce. Costituisce la pavimentazione originaria del vano orientale "b" ed è databile su base epigrafica al primo impianto della villa, in età augustea.
Tessellato con crocette dal vano 30 della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale in tessellato nero decorato da crocette in tessere bianche. Il pavimento è relativo all’impianto originario della villa ed è quindi databile all’età augustea.
Tessellato con emblema dal vano 24 della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale in tessellato bicromo, con emblema in sectile a base marmorea inserito entro un campo in tessellato monocromo con inserti, pertinente all’impianto originario della villa.
Tessellato con ottagono dal vano 12 della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale in tessellato bicromo con decorazione geometrica. Non è disponibile la documentazione grafica relativa. Il tessellato viene datato per confronto al II sec. d.C.
Tessellato di seconda fase del triclinio della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale in tessellato policromo, caratterizzato dalla giustapposizione di pannelli; l’impaginazione del pavimento è il prodotto dei lavori di ristrutturazione che interessarono questa zona della villa tra la seconda metà del I sec. d.C. e l’inizio del II sec. d.C.: la porzione meridionale dell’ambiente è pavimentata infatti dai rivestimenti originari di due vani preesistenti, che vennero unificati e integrati a due ambienti posti a settentrione. La parte nord del vano venne invece pavimentata nel corso dell’intervento di riqualificazione con un tessellato monocromo nero, distinto rispetto ai pannelli decorati della parte meridionale da una fascia in tessellato bicromo.
Il vano 11, identificato come triclinio, era probabilmente comunicante con gli ambienti 10 e 12. L’esplorazione del vano ha infatti messo in luce inizialmente il più tardo rivestimento pavimentale in tessellato policromo, da riferirsi all’ultima fase di vita della villa. Il vano infatti venne realizzato durante la terza fase abitativa, come esito dell’unificazione di quattro ambienti parzialmente compresi entro il suo perimetro: si trattava dei vani 28, 29, 30 e di parte della corte 21. I vani 29 e 30, la cui sistemazione risaliva all’età augustea, erano dotati di pavimenti musivi che vennero messi in luce in occasione delllo strappo del pavimento superiore. Inoltre, sotto al rivestimento musivo, fu rinvenuto il più antico pavimento in opus spicatum riferibile alla pavimentazione originaria del vano 30. L’attivazione della terza fase corrisponde in particolare ad una sistemazione piuttosto frettolosa, mediante l’unificazione delle superfici musive dei vani 29 e 30 e attraverso la realizzazione della fascia a mosaico corrispondente all’area occupata dai vani 21 e 28. In seguito il vano 11 viene ripavimentato con un tessellato che sulla base dei materiali rinvenuti negli strati di preparazione si data alla prima metà del II sec. d.C.
Nella sua parte settentrionale il triclinio venne rivestito ex-novo con un tessellato nero, mentre la porzione meridionale mantenne i due pavimenti precedenti, separati dal nuovo rivestimento attraverso una fascia musiva bicroma (??)
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo III d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Opus spicatum dalla zona del triclinio della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale a commessi laterizi a spina di pesce. Costituisce la pavimentazione originaria del vano orientale "b" ed è databile su base epigrafica al primo impianto della villa, in età augustea.
Tessellato di seconda fase del triclinio della villa di Ronchi Rivestimento pavimentale in tessellato policromo, caratterizzato dalla giustapposizione di pannelli; l’impaginazione del pavimento è il prodotto dei lavori di ristrutturazione che interessarono questa zona della villa tra la seconda metà del I sec. d.C. e l’inizio del II sec. d.C.: la porzione meridionale dell’ambiente è pavimentata infatti dai rivestimenti originari di due vani preesistenti, che vennero unificati e integrati a due ambienti posti a settentrione. La parte nord del vano venne invece pavimentata nel corso dell’intervento di riqualificazione con un tessellato monocromo nero, distinto rispetto ai pannelli decorati della parte meridionale da una fascia in tessellato bicromo.
Specifiche di rinvenimento Data: 1987 – Ente responsabile: SA TS
Tessellato policromo di terza fase del triclinio della villa di Ronchi
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Tessellato policromo con decorazione geometrica e figurata; la parte del pavimento decorata risultava spostata verso il lato sud-occidentale della stanza, in modo da lasciare un più vasto spazio non decorato in corrispondenza della parete opposta. Il rivestimento è relativo all’ultima fase edilizia della villa. Il motivo decorativo trova analogie con un pavimento di Ostia datato intorno al 130 d.C. L’immagine rivestimento è tratta da De Franceschini 1998, p. 378, fig. 91.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Unità decorative
Parte dell’ambiente: spazio centrale Tipo di impaginazione: iterativa? Cromia: policromo
Nella parte sud-occidentale del vano il rivestimento presenta una treccia a due capi che delimita un campo decorato da una composizione ortogonale di croci e di quadrati contornati da quattro mezze stelle di otto losanghe, adiacenti (formanti quadrati minori), delineata in tessere nere su fondo bianco. Le losanghe sono caricate da losanghe campite di tessere nere, mentre i quadrati minori e le croci, qui scompartite in quadrati e rettangoli, presentano come motivi di riempimento elementi vegetali o floreali e vasi potori. Nel quadrato centrale compare una natura morta, composta da una bottiglia di vetro piena di vino, una coppa di vetro e un simpulum.
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 182e – composizione ortogonale di croci (qui caricate da un cerchio iscritto) e di quadrati contornati da quattro mezze stelle di otto losanghe, adiacenti (formanti quadrati minori)
Decorazioni figurate
Tema
Soggetto
Altre componenti
Contenitori/vasi
Referenza fotografica: L’immagine è tratta da De Franceschini 1998, p. 378, fig. 91.
Parte dell’ambiente: spazio tricliniare Tipo di impaginazione: non documentato Cromia: non documentato
La parte nord-orientale del vano era rivestita da un tessellato non decorato, riguardo al quale non ci sono dati disponibili.
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: situ Restauri antichi: Il rivestimento presenta una serie di lacune e di risarcimenti operati in antico, che testimoniano una fsse di decadenza immediatamente precedente l’abbandono della villa. Restauri moderni: Nel 1989 il rivestimento venne strappato e ripportato su una lastra di conglomerato cementizio armato con ferri in acciaio; le tessere sono state allettate su uno strato compposto in prevalenza di calce bianca spenta, polvere di marmo e cemento bianco. A seguito di questo intervento conservativo il pavimento è stato ricollocato al livello originario su un apposito supporto in muratura.
Maselli Scotti, F. 1987, Notiziario archeologico. Ronchi dei Legionari, in Aquileia Nostra: Rivista dell’Associazione nazionale per Aquileia, Aquileia, pp. 332-333, fig. 1.Maselli Scotti, F. 1989, Notiziario archeologico. Ronchi dei Legionari – scavo di una villa romana, in Aquileia Nostra: Rivista dell’Associazione nazionale per Aquileia, Aquileia, p. 340.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Brugnolo, Gaia, Tessellato policromo di terza fase del triclinio della villa di Ronchi, in TESS – scheda 4634 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=4634), 2007