La cosiddetta domus "dell’Orto Prandi", attualmente non più visibile, si trova sulle pendici meridionali del colle di San Giusto: come gli altri edifici residenziali di questa zona, l’abitazione si articolava su diversi livelli, sfruttando la pendenza naturale del terreno. L’edificio venne scavato per la prima volta nel 1888: in quell’anno si scoprì un vano delimitato da muri e caratterizzato da un pavimento musivo parzialmente conservato. Nuovi scavi vennero poi condotti tra 1947 e 1948: furono messi in luce alcuni vani, tre dei quali mosaicati. La Scrinari, che seguì da vicino il procedere dei lavori, riferisce che dell’edificio è parzialmente nota la pianta, segnata dai muri di fondazione e dallo zoccolo delle pareti crollate. I muri sono realizzati con tecnica a sacco: il paramento è formato da blocchi di masegno, mentre il riempimento è costituito da materiale di riporto (sabbia, frammenti di laterizio e scaglie di calcare). Non è del tutto chiara la cronologia dell’edificio: alcuni reperti fuori strato e considerazioni stilistiche relative ai rivestimenti musivi dei vani inducono a datare l’impianto originario alla prima metà del I sec.d.C. La domus rimase in uso probabilmente fino al IV sec.d.C.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Tessellato bicromo dalla domus dell’Orto Prandi Lacerto di rivestimento pavimentale in tessellato monocromo bianco con fascia marginale in tessere nere. Il pavimento è noto solo attraverso una foto di scavo relativa all’intero complesso. Visto lo stato della documentazione e l’impossibilità di una verifica diretta, la bibliografia a disposizione propone, pur con qualche incertezza, una datazione entro la prima metà del I sec.d.C., anche in considerazione della cronologia relativa all’impianto originario della domus.
Tessellato con cerchi tangenti dalla domus dell’Orto Prandi Lacerto di rivestimento pavimentale in tessellato bicromo con impaginazione a pseudoemblema, decorato da una composizione di cerchi tangenti. Al momento della scoperta, metà del pavimento era andata perduta. Per salvaguardare la porzione superstite, furono strappati quello che restava dello pseudoemblema e una parte del campo nero in cui era inserito: il lacerto oggi visibile misura m 1×1.80. In quell’occasione si procedette anche all’integrazione delle lacune utilizzando le tessere sciolte qui rinvenute. Le tessere con cui è realizzato sono piuttosto irregolari e in materiali diversi: in calcare quelle bianche, in marmo quelle nere.
Tessellato con intreccio di fasce dalla domus dell’Orto Prandi Lacerto di rivestimento pavimentale in tessellato, decorato da un intreccio allentato di fasce in colori contrastanti bianco e nero; la porzione conservata al Civico Museo di Trieste misura m 0.72×0.62, ma i dati di scavo fanno suppporre che facesse parte di un esteso pavimento musivo. La superficie del pavimento appare danneggiata dall’esposizione ad agenti atmosferici, le tessere con cui è realizzato sono piuttosto irregolari e in materiali diversi: in calcare quelle bianche, in marmi di vario tipo quelle nere.
Il vano venne scoperto nel 1888, duranti alcuni lavori che riguardavano il giardino del conte Prandi. In quell’occasione si scopririono alcuni tratti di muro che individuavano un ambiente pavimentato in tessellato bianco, parzialmente conservato.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici
Specifiche di rinvenimento Data: 1888
Tessellato bianco dalla domus dell’Orto Prandi
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Lacerti di rivestimento pavimentale in tessellato monocromo bianco. Donderer data il pavimento, seppure con qualche riserva, alla prima età imperiale.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo I d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Unità decorative
Parte dell’ambiente: intero ambiente Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: monocromo
Lacerti di rivestimento pavimentale in tessellato monocromo bianco.
Donderer, M. 1986, in Die Chronologie der römischen Mosaiken in Venetien und Istrien bis zur Zeit der Antonine, Berlin, p.173, n. 1.Puschi, A. 1897, Antichità scoperte a Trieste e nel suo territorio nel decennio 1887-1896, in Archeografo Triestino, Trieste, p. 411.