L’edificio si colloca all’interno del secondo isolato a partire dal confine urbano meridionale e si allinea a S con un asse viario largo 4 m mentre in direzione O dista circa 10 m dal tracciato urbano della via Annia. Della domus, in realtà una casa-laboratorio, sono documentate tre successive fasi edilizie, inquadrabili tra il I sec.a.C. e la metà del II d.C. I FASE: a questa fase risalgono due nuclei di ambienti. Il primo nucleo è collocato nel settore NE del complesso e si compone dei vani 1 e 2 di ridotte dimensioni e affiancati e del vano 3 ad essi adiacente a S; il secondo nucleo è collocato nel settore centrale dove si individuano gli spazi pertinenti ai due ambienti 4 e 5, disposti rispettivamente a N e a S di un muro con andamento E-O.
II FASE*: nel corso della seconda fase la domus originaria viene completamente ristrutturata e dotata di una nuova planimetria. In particolar modo sembra che tutto il nucleo abitativo graviti ora verso S dove probabilmente doveva trovarsi un ingresso perduto aperto sulla strada. Da qui si accede alla corte scoperta 6, a forma di "L", dotata del bacino di raccolta a e pavimentata in cotto. Attorno alla corte si snodano una serie di ambienti di diversa forma e funzione: immediatamente a N si apre la piccola esedra 7 con la vasca b; E si conservano i resti del vano rettangolare 8. A NO, contenuto all’interno dei due bracci del cortile, è posizionato il piccolo ambiente quadrangolare 9 attraversato diagonalmente dalla canaletta c. Dal cortile si accede a N al lungo corridoio 10, che si estende in direzione E-O dal limite E della casa fino a quello O del vano 9: si è anche ipotizzato che l’ingresso dell’abitazione fosse ubicato proprio a E, anziché a S, e che immettesse direttamente nel corridoio (Pujatti 1997 e 2005), ma non si può escludere che il vano 10 fungesse da ingresso secondario della domus. Dal corridoio, vero nucleo di disimpegno di tutta la casa, si può accedere sia al settore O, nel grande ambiente 11, sia a quello N, con sbocco diretto sul vano più orientale 14 e su quello centrale 13, con esso comunicante, che si estende a forma di "L" verso O, fino a inglobare il vano 12, a cui si accede invece dal versante N.
III FASE: nel corso di questa fase la casa subisce alcuni interventi di ristrutturazione (che comportano la defunzionalizzazione e la obliterazione delle strutture precedenti) di cui non restano indicazioni che consentano di riconoscere l’organizzazione planimetrica. Le uniche documentazioni sono fornite da lacerti pavimentali in tavelle e da tre canalette di scolo in laterizi, e, f, g.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Pujatti, E. 2005, Analisi delle strutture, in Fragmenta. Altino tra Veneti e romani. Scavo scuola 2000-2002, Venezia, pp. 161-172.Tirelli, M. 2001, Tasselli per la ricostruzione dell’edilizia privata di Altino romana, in Abitare in Cisalpina. L’edilizia privata nelle città e nel territorio in età romana, Atti della XXXI settimana di studi aquileiesi (Aquileia, 23-26 maggio 2000), Trieste, p. 488, fig. 6.