Tra il 1994 e il 1995 la SAER ha programmato un intervento di scavo in un’area interessata dalla realizzazione di garages interrrati, area in cui precedentemente erano stati rintracciati pavimenti e strutture edilizie di età romana. Lo scavo ha messo in luce parte di una domus i cui resti edilizi si presentavano fortemente intaccati e profondamente spoliati da interventi di età postclassica, rinascimentale (fosse da grano) e moderna. In seguito a interventi di regolarizzazione del terreno in un’area interessata da strutture riconducibili ad attività produttive, nel corso dell’età augustea si impianta la domus di cui sono stati messi in luce solo quattro ambienti, allineati sull’asse E-W. Il vano 1 è scoperto e probabilmente dotato di un portico o di una tettoia; attiguo all’area scoperta 1, sul lato E, è stato rintracciato il vano 2, anche questo messo in luce solo parzialmente, e i vani 3 e 4, pavimentati rispettivamente da ciottoli legati da malta e da un semplice battuto di argilla compatta allettata su ciottoli fluviali. Nel vano 2 sono state due pavimentazioni in tessellato, alla medesima quota, non direttamente collegate, perché proprio in quest’area si trova una grande fossa di scarico (lunga più di 4 m) e ricca di scarti di macellazione di animali ed è riconducibile a un periodo compreso tra VI e prima metà del VII d.C. (Guarnieri 1998, p. 41 e tav. 7). Sebbene in bibliografia queste due pavimentazioni sono ricondotte ad un unico ambiente – il vano 2 appunto (da ultima Guarnieri 2000, p. 265) – tuttavia ragioni di ordine stilistico e “funzionale” nell’impaginazione dei pavimenti si adatterebbero meglio al rivestimento di due diversi ambienti attigui, separati da un muro divisorio di cui effettivamente non c’era traccia al momento dello scavo dal momento che l’area tra i due pavimenti era interessata dalla grande fossa di scarico di cui si è riferito sopra. Non è comunque necessario postulare la presenza di un vero e proprio muro divisorio tra i due eventuali ambienti, si potrebbe anche pensare alla presenza di una porta a soffietto come divisorio fisico, ma meno invasivo di un vero e proprio muro, tra due ambienti che certamente erano collegati e pensati univocamente in un unico momento costruttivo.
In un momento successivo inquadrabile nell’età flavia l’abitazione subisce importanti modifiche strutturali: il vano 2 (unico o due ambienti distinti) resta invariato, mentre la modifica più importante interessa i vani 3 e 4, che sono unificati per realizzare un grande ambiente (5), pavimentato completamente in opus sectile e inquadrabile come il vano di rappresentanza della domus. Anche il vano 1 subisce modifiche sostanziali che ne comportano la chiusura e una nuova pavimentazione in tessellato bicromo.
A un periodo inquadrabile alla fine del II d.C., se gli ambienti di seconda fase non subiscono modifiche sostanziali, può riferirsi l’aggiunta di un ulteriore ambiente (7) dotato di suspensurae, posto presso il limite W dell’area di scavo, ma non presente in pianta.
La fase di abbandono della domus, caratterizzata prima da numerosi crolli e poi da massicci interventi di spoliazione, si data tra la fine del IV e gli inizi del V sec.d.C. Durante lo scavo sono stati rinvenuti anche molti frammenti di pavimentazioni in tessellato, ma, vista l’esiguità dei lacerti, non è possibile riscostruirne con precisione la decorazione né tantomeno stabilire con precisione a quali ambienti possano essere ricondotti o se ad eventuali piani superiori. (la pianta con il posizionamento dei pavimenti è una rielaborazione di G. Paolucci da Progettare il passato 2000, tav. XIII; la planimetria allegata è tratta da Guarnieri 1998, tav. 4).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I d.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici
Palazzo Pasolini, vano 2, tess. con due tappeti e fascia partizionale Pavimento in tessellato policromo, di cui è stata rinvenuta solo una piccola parte (1.15×1.45m). Il pavimento è suddiviso in due tappeti, di cui non si conosce l’estensione totale, separati da una fascia partizionale, decorata da una treccia a calice policroma. Uno dei due tappeti è campito da una decorazione a cassettoni bipartiti, in tessere bianche e nere; l’altro da una scacchiera con gli scacchi caricati da un quadrato inscritto sulla diagonale con effetto di reticolato, in bianco e nero.
Palazzo Pasolini, vano 2, tessellato con scacchiera di triangoli Pavimento in tessellato policromo, comprendente la soglia e il tappeto del vano, rinvenuto solo per una parte (soglia: 0.93×0.70m; tappeto: 1.77×1.82 m). La soglia, presumibilmente rettangolare, è bordata da una fascia bianca a ordito dritto, da una fascia nera e da una linea semplice punteggiata in tessere bianche e nere ed è campita da una composizione romboidale di parallelepipedi adiacenti, policromi. Il tappeto è bordato da una fascia bianca a ordito dritto, da una fascia nera,da una linea tripla bianca, da una treccia a due capi policroma con nodi serrati, su fondo nero, da una linea tripla bianca, da una fascia nera e da una linea tripla rossa. Il tappeto è decorato da una composizione triassale di triangoli equilateri adiancenti, in bianco e nero, con effetto di scacchiera di triangoli equilateri.
Palazzo Pasolini, vano 6, tessellato con bordo a meandro Pavimento in tessellato bicromo, rinvenuto per una piccola parte della superficie originaria e conservato in tre frammenti (il maggiore di 1.07×0.98 m). Anche se i lacerti conservati sono esigui, si è tentato di ricostruire la decorazione originaria del pavimento, che sarebbe organizzato come un tappeto inserito in un tessellato bianco, a ordito di filari paralleli e obliqui, decorato da una serie di cornici concentriche con decorazioni geometriche. I lacerti sono conservati a Palazzo Mazzolani.
Il vano 5 è un vasto ambiente rettangolare, scavato solo in parte, attiguo al vano 2. L’ambiente è il risultato dell’unificazione dei vani 3 e 4 della prima fase edilizia. Sulla base della pavimentazione in opus sectile e sulle notevoli dimensioni (> 73mq) è identificato come vano di rappresentanza della domus.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (3° q) al secolo I d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici
Specifiche di rinvenimento Data: 1993-1994 – Ente responsabile: SA ER
Palazzo Pasolini, vano 5, sectile policromo
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: ad emblema/pseudoemblema? Cromia: policromo
Pavimento in opus sectile policromo, rinvenuto per una piccola parte in maniera piuttosto frammentaria e discontinua; la decorazione si ricostruisce in parte grazie alle impronte lasciate dalle formelle nello strato di allettamento. Il pavimento è decorato da un tappeto con pseudoemblema, inserito nel tappeto più ampio del vano. Sul lato meridionale del vano è inoltre stata rinvenuta una piccola fascia di cui restano solo tre crustae e le impronte delle formelle che forse potrebbe sottolineare l’ingresso del vano.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (3° q) al secolo I d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Caratteristiche della preparazione Tipo di preparazione: ciottoli, strato limo-sabbioso, cementizio a base fittile senza inserti, malta rosa.
Guarnieri, C. 1997, Un pavimento in opus sectile dalla domus di palazzo Pasolini a Faenza., in Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Palermo, 9-13 dicembre 1996), Ravenna, pp. 901-910.Guarnieri, C. 1998, in La domus di Palazzo Pasolini a Faenza, Faenza, pp. 55-60, figg. 4.2-4.6, 18-19.Guarnieri, C. 2000, I materiali., in Aemilia. La cultura romana in Emilia Romagna dal III secolo a.C. all’età costantiniana, Catalogo della mostra (Bologna, 18 marzo- 16 luglio 2000), Venezia, pp. 195-196, fig. 22.Guarnieri, C. 2000, in Progettare il passato. Faenza tra pianificazione urbana e Carta Archeologica, Firenze, p. 265.