scheda

Villamagna, ambiente I, commessi marmorei disposti a spina di pesce
Villamagna – Anagni ( FR )


Il complesso archeologico di Villamagna sorge su un terreno collinare lungo le falde orientali dei monti Lepini, nel comune di Anagni, tra Sgurgola e Segni. Si tratta di una vasta residenza che si estende per almeno mezzo chilometro quadrato. Del nucleo più antico della villa, databile in epoca tardo-repubblicana, rimangono una serie di murature in opera incerta localizzate presso il settore settentrionale della collina, che hanno permesso di supporre la presenza, in questa fase, di un edificio a vocazione agricola. Alcuni studiosi del Settecento e dell’Ottocento, sulla base di alcune iscrizioni, ritennero che la villa fosse appartenuta a Pompeo Magno; secondo altri, la residenza era di Augusto, per la presenza di fistule plumbee recanti il suo nome. Tali reperti non sono ad oggi reperibili e dunque le ipotesi non sono verificabili. Sappiamo con sicurezza che la villa entrò a far parte del demanio imperiale a partire da Antonino Pio: a testimoniarlo è il carteggio tra il giovane Marco Aurelio ed il tutore Frontone tra il 144-145 d.C. (Ep. Ad Fr, IV, 4). Successivamente la proprietà passò ai Severi, come attesta un’iscrizione databile nel 207 d.C. (CIL X, 5909). I nuclei principali superstiti della grandiosa villa di epoca imperiale sono fondamentalmente due, situati a nord e a sud dell’area. Va premesso che su parte delle strutture di epoca romana si insediò, a partire dal X secolo, il monastero benedettino di S. Pietro, a sud-est della collina, oltre all’omonima chiesa annessa al monastero (chiesa in pianta). Più a sud, nell’Ottocento, fu edificato un casale con torre annessa (casale in pianta) separato da un granaio tramite un ampio cortile (11). Nel settore settentrionale della collina si conservano muri sostruttivi (1) con paramento esterno in opera mista. Lungo il versante occidentale del terrazzamento sono visibili due ambienti con cortina in opera reticolata coperti con volta a crociera (2). Al di sopra della sostruzione si conservano ulteriori ruderi di strutture murarie: a nord della chiesa è distinguibile un ambiente interrato, forse una cisterna (3). In prossimità della chiesa è visibile un’abside (4) ed una struttura semicircolare associata ad ambienti in opera reticolata, successivamente inglobata all’interno di una cabina elettrica (5). Presso il settore settentrionale della villa lo studioso A. De Magistris localizzò inoltre un teatro con pavimentazione “a lastre di marmo messe in opera a coste e a mosaico bianco”, non più visibile (R. Ambrosi De Magistris, Storia di Anagni, Anagni 1889, pp. 198-200). M. Mazzolani avanzò seri dubbi circa la destinazione funzionale dell’edificio anche perchè, oltre alla mancanza di elementi probanti per la sua identificazione, manca qualsiasi memoria locale e/o storica circa la presenza nel sito di un edificio scenico. A partire dal 2006 nell’area a nord della chiesa sono state compiute una serie di indagini geofisiche che hanno portato al rinvenimento del corpo principale della villa, costituito da una vasta area quadrata di m 60×60 con probabile divisione interna, interpretabile come peristilio e/o corte scoperta. Spostandoci verso il settore meridionale, si è notato come anche questo versante, in maniera analoga a quello settentrionale, sia stato ampiamente sostruito ed articolato su due piani: si conservano 8 ambienti a pianta rettangolare con cortine murarie in opera mista e copertura a volta a botte (8), alcuni ambienti in opera mista voltati situati più a sud (7), strutture murarie tra cui probabilmente una fontana (9). Gli ambienti indicati in pianta con il n. 7 sono intercomunicanti mediante una serie di aperture con porte ad arco ribassato. A sud e a sud-est dell’ampio pianoro si conservano una serie di ampie cisterne concamerate, collegate ad un complesso sistema di rifornimento idrico (10); ulteriori cisterne sono state localizzate a m 60 procedendo verso sinistra rispetto alle precedenti. A sud-ovest le indagini geofisiche condotte nel 2006 hanno individuato una struttura rettangolare di m 40×20 provvista forse di una serie di suddivisioni lungo il suo lato nord. Perpendicolarmente a questa si estende una seconda struttura priva di suddivisioni interne di m 60×20. Tali strutture sono forse da mettere in collegamento con le cisterne. Anche lungo il versante ovest le indagini magnetometriche hanno riscontrato delle anomalie e la presenza di strutture rettangolari di m 30×10. A partire dal 2006 la corte esterna del casale (11) è stata oggetto di scavi archeologici da parte dell’Università di Pennsylvania, della British School at Rome e della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. In quest’area (vedi pianta ambienti) è stata rinvenuta la pars rustica della villa, destinata alla produzione vinicola. Al complesso si accedeva mediante una scalinata monumentale (V) collegata ad un corridoio pavimentato in sectile (XI) tramite un ingresso successivamente murato. La scalinata V si compone di una sequenza di pianerottoli mosaicati, scanditi da gradini rivestiti di marmo. Immediatamente ad est dell’ambiente V, in una prima fase non meglio specificata, si sviluppava un’area rivestita da semplice cementizio con pendenza verso ovest, dove fu rinvenuto un grande canale coperto, forse funzionale alla rimozione dell’acqua piovana. In una seconda fase l’area fu occupata da un’esedra, (VII e VIII), il cui ambulacro (VII) conserva un rivestimento a mosaico. Ad est e ad ovest il corridoio è affiancato da due vani, rispettivamente l’ambiente IV e l’ambiente X, pavimentati in sectile. L’ambiente XI, a nord della scalinata, formava una sorta di ambulatorio su tre lati attorno all’ambiente XII in cui è stato rinvenuto un bacino rettangolare diviso in quattro sezioni mediante alcuni tramezzi, forse connesso ai processi di vinificazione o interpretabile come impluvio. Ad est, tra due ambienti interpretati come torculari (XIII e XIV) si apre la cella vinaria (I). Connesso alla cella, a nord, è un lacus per la pigiatura dell’uva che si elevava a m 1 dal pavimento (XV). La cella vinaria conserva una vasca marmorea funzionale alla decantazione del mosto lungo la parete nord; nel pavimento, decorato da un raffinato rivestimento a commessi marmorei disposti a spina di pesce, erano interrati un gran numero di dolia, alloggiati direttamente nel banco di argilla e collegati al pavimento tramite delle lastrine circolari in serpentino. Il piano pavimentale è attraversato da numerosi canali di scolo verticali. Il rinvenimento di alcuni bolli di C. Galerius Restitutus datano con sicurezza il vano nei decenni centrali del II d.C. In un momento successivo non meglio precisato i dolia furono spoliati e furono realizzate due trincee forse per l’alloggiamento di murature e/o canali. Simultaneamente si assiste ad un restauro del pavimento. A nord della cella vinaria è stato rinvenuto un piano delimitato a sud da un muro in opera mista parallelamente al quale scorreva un canale fognario (XVI). Il piano era rivestito da un semplice cocciopesto sostituito, in un momento successivo, da un mosaico a tessere marmoree bianche. Si può ipotizzare la presenza, in questa zona, o di un’area scoperta o di un ambiente connesso alla lavorazione del vino. A sud della cella si apre una grande esedra, costituita dall’ambiente II definito da un’ampia abside lungo il lato sud, dietro la quale un muro in parallelo fungeva da parete di fondo di un ambulacro (ambiente III). L’ambiente II è stato interpretato come coenatio dalla quale i commensali potevano assistere al processo di vinificazione: ciò suggerisce che tra l’esedra e la cella vinaria ci fosse uno spazio aperto, verosimilmente colonnato. L’ambiente III conserva il rivestimento parietale in intonaco rosso e quello pavimentale in mosaico. Lungo i lati est ed ovest della pars rustica si aprivano una serie di ambienti a pianta rettangolare adibiti allo stoccaggio dei dolia (in giallo in pianta). Infine, nell’area meridionale del casale è stato localizzato un settore termale a cui si aveva accesso tramite un passaggio che costituisce la prosecuzione del corridoio V, pavimentato in mosaico (V1). Mediante un atrio mosaicato (XVII) si accedeva al settore riscaldato, costituito da una stanza circolare a ovest con paramento esterno in opera laterizia identificata come un laconico o tepidario (FII). L’ambiente, verosimilmente sopraelevato, in una seconda fase fu adibito a magazzino. Ulteriori ambienti localizzati a sud dell’area termale potrebbero essere interpretati come magazzini per lo stoccaggio del combustibile (in giallo in pianta). Infine, presso il pendio orientale della collina, è stata rinvenuta un’ulteriore area (area D) occupata a partire dal III sec. a.C. ed identificata come caserma per gli schiavi. Essa comprende due blocchi abitativi che costeggiano una strada centrale, provvisti di un secondo piano, come documenta la presenza di una scala. La caserma, la cui ultima fase di vita è datata archeologicamente al V sec. d.C., fu abbandonata forse a seguito di un terremoto e/o di un incendio. Tale sorte dovette subire anche l’intero complesso imperiale: la villa, la cui monumentalizzazione risale al II secolo d.C., visse fino in epoca tardo antica, quando cadde in disuso a causa di devastazioni o per abbandono; ad ogni modo, un po’ ovunque sono visibili numerosi rimaneggiamenti e riutilizzi, documentati soprattutto in epoca medievale (pianta loc. edificio tratta da Gatti S. 1993 (a cura di), Dives Anagnia. Archeologia nella valle del Sacco, Roma, fig. 6 p. 58; pianta edificio da AA.VV. 2008, fig. 1 p. 132).
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo I a.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Villamagna, ambiente III, tessellato bianco
L’ambulacro è rivestito da un tessellato bianco di grezza fattura.

Villamagna, ambiente V1, tessellato bianco
Il corridoio è rivestito da un semplice tessellato bianco.

Villamagna, ambiente X, opus sectile
Il vano conserva due pannelli lacunosi dell’originario rivestimento in opus sectile. Ad ogni modo dalle impronte delle lastre nello strato preparatorio si è ricostruito lo schema originale del rivestimento, caratterizzato da formelle di 0,60 m di lato con motivo QOrQ. I marmi impiegati sono il marmo lunense ed il portasanta alternati a giallo antico e pavonazzetto.

Villamagna, ambiente XI, opus sectile
Pavimento in opus sectile costituito da lastre di marmo rettangolari della medesima dimensione (cm 45×75) disposte a filari alternati. I marmi riconoscibili sono pavonazzetto, lunense, portasanta e giallo antico. Molto probabilmente le lastre erano separate da sottili listelli, come sembrano suggerire le impronte sulla malta di allettamento.

Villamagna, ambiente XVI, cementizio a base fittile
L’ambiente XVI era originariamente rivestito da un cementizio a base fittile.

Villamagna, ambiente XVI, tessellato marmoreo
Mosaico a grandi tessere marmoree bianche.

Villamagna, ambiente XVII, mosaico
L’ambiente è rivestito da un mosaico di buona fattura.

Villamagna, ambulacro VII, pavimento a mosaico bicromo
L’ambulacro è rivestito da un mosaico a grandi tessere composto di un’ampia fascia di bordura monocroma bianca seguita da una fascia nera che racchiude un campo occupato da un tessellato bianco. Dall’immagine fotografica si distingue una sorta di setto divisorio (tramezzo? muro?) al di là del quale si sviluppa un secondo piano pavimentale rivestito in maniera analoga al precedente.

Villamagna, corridoio V, mosaico e lastricato marmoreo
Il corridoio V è strutturato in una sequenza di pianerottoli pavimentati a mosaico bianco e separati da tre gradini rivestiti di marmo lunense.

Villamagna, pavimento a lastre di marmo
Nell’Ottocento lo studioso A. De Magistris localizzò un teatro con pavimentazione “a lastre di marmo messe in opera a coste”, non più visibile.

Villamagna, settore settentrionale, pavimento a mosaico e lastricato
Rivestimento “a lastre di marmo messe in opera a coste e a mosaico bianco”.


Ambiente I: ambiente a pianta rettangolare localizzato presso la pars rustica della villa, interpretato come cella vinaria, a cui era connesso a nord un lacus per la pigiatura dell’uva che si elevava a m 1 dal pavimento (XV). L’ambiente conserva una vasca marmorea funzionale alla decantazione del mosto lungo la parete settentrionale; nel pavimento, decorato da un raffinato rivestimento a commessi marmorei disposti a spina di pesce, erano collocati un gran numero di dolia, interrati ed alloggiati nel banco argilloso, connessi al piano pavimentale tramite delle lastrine circolari in serpentino; il pavimento era inoltre attraversato da numerosi canali di scolo verticali. Il rinvenimento di alcuni bolli di C. Galerius Restitutus conferma la datazione della cella nei decenni centrali del II d.C. In un momento successivo, non precisato, i dolia furono spoliati e furono realizzate due trincee funzionali forse all’alloggiamento di murature e/o canali. Contemporaneamente si assiste ad un restauro del pavimento.

Lunghezza: 15 m – Larghezza: 14 m

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

Specifiche di rinvenimento
Data:
2006

Villamagna, ambiente I, commessi marmorei disposti a spina di pesce

Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Tipo di impaginazione: iterativa
Cromia: bicromo

Pavimento a commessi marmorei in portasanta e giallo antico disposti a spina di pesce. I mattoncini sono spessi cm 2-3 e misurano cm 10-12×5-6. Nel pavimento erano collocati un gran numero di dolia, interrati ed alloggiati nel banco argilloso, connessi al piano pavimentale tramite delle lastrine circolari in serpentino; il pavimento era inoltre attraversato da numerosi canali di scolo verticali. La maggior parte del rivestimento risulta spoliato già in antico, quando furono rimossi i dolia; un gran numero di commessi sciolti dall’originaria preparazione fu rinvenuto nell’ambiente, il cui numero totale ammonta attorno ai 350 pezzi.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici

Bordo

Elemento non presente

 

Campo

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica

 
 

Referenza fotografica: Da AA.VV. 1999, fig.40 p.46.
AA. VV. 1999, in Villamagna, Anagni, fig.40 p.46..
AA. VV. 2007, Excavations at Villamagna (Anagni – FR) 2007 (http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_185&curcol=bib), in Fastionline, pp-1-3, figg.3-4 p.2.
AA. VV. 2008, Scavi di Villa Magna (Anagni), 2006, in Residenze imperiali nel Lazio. Atti della Giornata di Studio (Monteporzio Catone, 3 aprile 2004), Monteporzio Catone, pp.135-138, fig.3 p.136, fig.5 p.137.
AA.VV. 2008, Excavations at Villa Magna 2008 (http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_185&curcol=bib)., in Fastionline, p.4.
Venditti, C.P. 2011, in Le villae del Latium adiectum. Aspetti residenziali delle proprietà rurali., Bologna, p. 131, n. 87.

DATA SCHEDA: 2010 | AUTORE: Sposito, Francesca | REF. SCIENT. : Ghedini, Francesca
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Sposito, Francesca, Villamagna, ambiente I, commessi marmorei disposti a spina di pesce, in TESS – scheda 8694 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=8694), 2010

INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=8694


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