Nel 2002, alcune indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Napoli e Caserta hanno messo in luce una serie di ambienti, all’incirca 28, disposti lungo un fronte di m 25 x 20, vicino al cimitero di Mondragone. Gli ambienti sono costituiti da muri con paramenti in opera incerta. Dei vani messi in luce si distinguono un cortile (I), al quale si accede tramite tre soglie in trachite, ed un corridoio (II) che porta ad una serie di ambienti, forse cubicoli, dei quali uno conserva la pavimentazione a commessi laterizi formanti un motivo a "cubi prospettici" (III). Ad est è stato individuato, inoltre, un ambiente pavimentato in bipedali e munito di un pozzo (IV), ed un vano ipogeo munito di scala, tagliato nel banco di tufo grigio (V). Tra gennaio e marzo 2003, nell’area immediatamente ad ovest degli ambienti indagati, in occasione della costruzione di un parcheggio per il cimitero, è stata individuata una serie di 14 ambienti, forse delle tabernae, disposti su due file, con orientamento nord-sud e conservati per un altezza di massimo m 1, prospicienti la via Appia antica della quale è stato scoperto un tratto. Le strutture si datano complessivamente ad un periodo che si estende dall’età repubblicana all’età tardo imperiale, con una fase d’abbandono datata, in base ai reperti ceramici, alla metà del V secolo d.C. Alla fase più antica sono ascrivibili gli ambienti 20, 31, 32, 33, 37, 40 con cortine in opera incerta di calcare. Le murature presentano una serie di tamponature e rifacimenti in opera vittata con blocchetti in tufo grigio (ambiente 31 e ambiente 35) o con materiali di reimpiego (tegole fratte, laterizi, blocchi di calcare di diverse dimensioni). Alcuni degli ambienti (31, 32, 20, 37), risalenti al primo impianto, sono stati successivamente ridotti nelle dimensioni e probabilmente destinati ad usi diversi. Delle pavimentazioni originarie, si conserva solo quella dell’ambiente 20 in lastre di laterizi (bipedali?). Tali ambienti dovevano essere preceduti da un portico, del quale rimangono tre pilastri, aperto sulla strada. Per ciò che concerne la destinazione d’uso, è probabile che sia gli ambienti individuati nel 2002 sia quelli attigui, individuati nel 2003, appartengano ad un unico edificio interpretabile come mansio, del quale fanno parte vasche e fontane per l’abbeveraggio ritrovate durante gli scavi. La cronologia delle strutture si estende, nel complesso, dalla tarda età repubblicana alla tarda età imperiale. L’abbandono del sito si ascrive, invece, al IV – V secolo d.C., quando, al di sopra degli ambienti individuati nel 2002, si va ad impostare una necropoli con tombe a cappuccina. (La planimetria dell’edificio è tratta da Ruggi D’Aragona, Castaldo 2007, p. 326, tav. 9).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo I a.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
De Caro, S. 2003, L’attività archeologica a Napoli e Caserta nel 2002, in Ambiente e paesaggio nella Magna Grecia. Atti del quarantaduesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 5-8 ottobre 2002) , Taranto, pp. 614-615.Ruggi d’ Aragona, M. G./ Sampaolo, V. 2002, L’Appia dal Garigliano al Volturno, in La via Appia. Iniziative e interventi per la conoscenza e la valorizzazione da Roma a Capua (Atlante tematico di topografia antica, 11), Roma, pp. 156-157, fig. 17.Zevi, F. 2004, L’attività archeologica a Caserta nel 2003, in Alessandro il Molosso e i “condottieri” in Magna Grecia. Atti del quarantatreesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto-Cosenza, 26-30 settembre 2003) , Taranto, pp. 875-877.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Succi, Silvia, La Starza, vano III, pavimento a cubi prospettici, in TESS – scheda 8807 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=8807), 2010