Nel 1997 in loc. Agnone, nell’agro cassinate, sono state condotte una serie di indagini archeologiche nell’ambito della realizzazione di alcuni lavori pubblici. Le indagini, effettuate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio sotto la direzione scientifica del dott. F. Di Mario, hanno portato al rinvenimento di un gruppo di evidenze strutturali stratificate, già in parte intercettate e non riconosciute nel corso di precedenti lavori edilizi negli anni Settanta. Gli scavi condotti negli anni Novanta hanno riportato in luce un sito interessato da un’articolata e complessa stratificazione antropica e cronologica, suddivisibile in 9 fasi fondamentali.
I-II fase: in età arcaica il sito è interessato dalla costruzione di due edifici orientati in senso N-O/S-E con murature perimetrali con zoccolatura litica e alzati e copertura lignei e/o in materiale deperibile. Si conservano in parte i rivestimenti pavimentali, costituiti da acciottolati di pietre fluviali allettati in uno strato di terra mista ad argilla. Il rinvenimento di cospicui frammenti di scorie metalliche potrebbe avvalorare l’ipotesi, per queste prime fasi, della presenza di attività connesse alla produzione metallurgica.
III fase: intorno alla metà del IV sec. a.C. le strutture furono coperte da uno strato di abbandono di origine antropica su cui, tra il IV ed il III sec. a.C., si impostò un complesso santuariale. Dai pochi elementi superstiti sembra che l’edificio fosse strutturato in un recinto scoperto all’interno del quale furono installati una serie di altari ctoni. Questi consistevano in una sorta di pozzi privi di decorazioni all’interno dei quali venivano deposte le offerte rituali, quali sacrifici di animali, primizie, corone vegetali. Gli altari erano circondati da piccole favissae contenenti ossa di animali.
IV fase: tra il 280 e il 250 a.C., probabilmente in connessione con la conquista da parte di Roma di Cassino (270 a.C.), si assiste ad una monumentalizzazione delle strutture: uno strato a matrice argillosa oblitera le precedenti evidenze, eccezion fatta per gli altari ctoni, preservati e monumentalizzati all’interno di un edificio ad impianto ortogonale. Esso si articola in una serie di ambienti a pianta rettangolare (I-X) con zoccolatura in blocchi calcarei e murature perimetrali in opera craticia, in qualche caso rivestite di intonaco, con coperture in legno, tegole e coppi. Due dei vani (IX e X) sono stati identificati come vasche, gli altri dovevano avere una valenza di tipo residenziale e/o funzionale, strettamente connessa al culto, come documenta l’ambiente V, presso cui, nelle vicinanze dell’altare, sono stati rinvenuti un’arula di produzione romana e/o laziale e un busto fittile di divinità munita di copricapo a polos.
Molti degli ambienti conservano parzialmente i piani pavimentali in cementizio a base litica e/o fittile privi di decorazioni, ad eccezione del rivestimento dell’ambiente V, con tutta probabilità decorato da un motivo floreale. Gli ambienti erano collegati ad ovest ad una sorta di area scoperta, presumibilmente adibita a giardino, delimitata da un portico su pilastri, connessa a N-E ad un edificio rettangolare interpretabile come piccolo sacello, munito di una breve scalinata di accesso.
Il materiale votivo rinvenuto, unitamente alla tipologia degli altari e delle offerte, ha consentito di identificare in Cerere una tra le principali divinità titolari.
V fase: intorno alla fine del III/primi anni del II sec. a.C. il santuario fu interessato da un violento incendio documentato da un compatto strato di crollo che sigillò le strutture, costituendo un valido terminus ante quem.
VI fase: a seguito dell’incendio cessò la frequentazione del sito, come documenta uno strato di abbandono su cui, a partire dal II sec. a.C., si impostò una struttura di incerta identificazione, che in parte conserva l’orientamento degli ambienti precedenti e in parte ne reimpiega i materiali. Cirone e De Cristofaro hanno avanzato l’ipotesi che possa trattarsi di un edificio rurale connesso ad attività agro-pastorali.
VII fase: nel corso del II sec. a.C. la struttura precedente viene munita di vaschette laterizie e di una serie di canali che sembrano avvalorare l’ipotesi della presenza di un impianto produttivo.
VIII fase: ancora non databile con precisione, ma con tutta probabilità inquadrabile nel I sec. a.C., nel corso dell’VIII fase si assiste alla creazione di un edificio residenziale, ampiamente spoliato in antico e conservato quasi esclusivamente a livello di fondazione. Gli autori si interrogano sull’ipotesi che tali strutture possano appartenere alla villa di Varrone, ipoteticamente localizzata nella zona.
IX fase: tra il II e l’inoltrato IV sec. d.C. sul precedente edificio si impostò una necropoli di tombe ad inumazione (pianta loc. edificio tratta da Corelli F., Lazio, Roma 1984, pp. 168-169; pianta edif. tratta da De Cristofaro-Di Renzo 2004, fig. 1 p. 816).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo III a.C. (1° q) al secolo III a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Agnone, santuario, amb.VI, cementizio a base fittile Porzioni di rivestimento in cementizio a base fittile (m 2,90×1,95). Analogamente agli altri ambienti del santuario (nello specifico si tratta dei vani II, V) la preparazione pavimentale poggia su uno strato di tegole; in questo caso, a differenza di quanto documentato negli altri locali, mancano tracce di un tavolato ligneo al di sotto del piano in tegole. La particolarità della preparazione è verosimilmente correlabile ad un tentativo di isolare termicamente il vano, soggetto ad un elevato tasso di umidità.
Agnone, santuario, ambiente II, cementizio a base fittile Porzione di rivestimento in cementizio a base fittile (m 0,60×0,90) composta da una malta bianco-rossastra particolarmente tenace mista ad una gran quantità di tritume fittile. In maniera analoga a quanto documentato presso gli altri ambienti (V, VI) il massetto preparatorio del pavimento era disteso su un piano in tegole poggianti su un tavolato ligneo. Tale preparazione pavimentale va presumibilmente correlata al tentativo di isolare termicamente il vano a causa dell’elevato tasso di umidità della zona.
Ambiente V: databile tra il 280 e il 250 a.C., è uno dei locali di culto dell’edificio santuariale. A pianta rettangolare, era accessibile tramite un’apertura collocata lungo il lato S. Le murature perimetrali si compongono di una zoccolatura in blocchi di pietra calcarea su cui si impostava l’alzato in opera craticia; la copertura era costituita da materiale ligneo, tegole e coppi. L’ambiente conserva alcuni brani del rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile decorato con tessere calcaree bianche. Al’interno del vano fu risparmiato un altare a pozzo pertinente alla precedente fase di IV-III secolo a.C., che consisteva in una fossa profonda ca. m 3 a sezione circolare nella parte alta e quadrata nella parte bassa, all’interno della quale venivano deposte le offerte rituali, tra cui si segnala una corona vegetale conservatasi quasi per intero. Nelle adiacenze della struttura sono stati localizzati un’arula di fattura romana o laziale e un busto di divinità fittile con copricapo a polos, i cui antecedenti, di provenienza siceliota, sono spesso associati a divinità quali Persefone e Demetra. Tale dato, in associazione alla tipologia degli altari e delle offerte, permette di ipotizzare, con tutta probabilità, la presenza di Cerere tra le divinità titolari del culto.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo III a.C. (1° q) al secolo III a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1997
Agnone, santuario, ambiente V, cementizio con motivi floreali
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: non documentato Cromia: bicromo
Porzioni di rivestimento pavimentale (m 1,45×0,85) costituito da un cementizio a base fittile decorato da tesserine bianche di calcare che, a detta degli scavatori, vanno a formare un motivo decorativo floreale con sepalo circolare centrale circondato da almeno quattro petali di forma lanceolare. Il cementizio è composto da una miscela di malta e tritume fittile allettata su un massetto preparatorio al di sotto del quale era allestito un piano di tegole poggianti su un tavolato ligneo. La particolarità di tale preparazione pavimentale, analoga a quella documentata anche presso altri ambienti del santuario (II, VI) va forse relazionata all’elevato tasso di umidità della zona e, dunque, tesa ad assicurare un migliore isolamento termico dei vani.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo III a.C. (1° q) al secolo III a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Caratteristiche della preparazione Tipo di preparazione: Pietre calcaree irregolari di media dimensione allettate in una malta giallastra dalla consistenza sabbiosa; piano di tegole; tavolato ligneo.
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrico-vegetalizzata? Tecnica Esecutiva: cementizio (cementizio a base fittile con tessere musive) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Referenza fotografica: De Cristofaro-Di Renzo 2004, fig.6 p.819
Cirone, D./ De Cristofaro, A. 2007, Cassino tra Volsci, Sanniti e Romani: nuovi dati dallo scavo in località Agnone., in Casinum Oppidum, Atti della Giornata di Studi su Cassino preromana e romana (Cassino, 8 ottobre 2004), Cassino, p.61, fig.18 p.61.De Cristofaro, A./ Di Renzo, F. 2004, Pavimenti cementizi di III secolo a.C. da un santuario di Cassino., in Atti del IX Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Aosta, 20-22 febbraio 2003), Ravenna, p.812, figg.6-7 p.819.