Nel 1901, “intrapresi i lavori per immettere le acque dell’antica Cloaca Massima nel grande collettore costruito alla sinistra del Tevere” (Gatti G., in NSc 1901, p. 354), vennero scoperte alcune strutture presso il pilone SO dell’Arco quadrifronte di Giano. Si trattava di tre ambienti (in pianta A,B,C), di uguali dimensioni (m 1.95 x 1.80), costruiti in opera reticolata di tufo. In tutti i vani si trovava, addossato alla parete S ("addosso alla parete destra per chi entrava": Gatti G., in BCom 1901, p. 142) un bancone in muratura, lungo quanto la parete, largo m 0.70 ed alto m 0.65, sostenuto nel mezzo da un pilastrino.
Gli ambienti presentavano originariamente un rivestimento parietale in intonaco dipinto, di cui rimanevano labili tracce al momento della scoperta; si conservavano invece piuttosto bene i pavimenti (cementizio a base litica nei vani A e C, a commessi laterizi nell’ambiente B), rinvenuti ad una quota inferiore di m 3.85 rispetto al livello di calpestio dell’arco di Giano.
Di fronte a questi ambienti correva parallelamente una seconda serie di vani, realizzati sempre in reticolato, e divisi da un corridoio largo m 1.16, sotto il quale si scoprì una fogna “costruita a piccoli massi rettangolari di tufa, ora totalmente pieni di melma, la quale dinanzi alla stanza B volge sotto di essa ad angolo retto” (Gatti G., in NSc 1901, p. 354).
Gli ambienti, costruiti in età tardo repubblicana, a giudicare dalle tecniche edilizie utilizzate e dai rivestimenti che presentavano, rimasero in uso fino al IV secolo, quando vennero obliterati dalla costruzione delle fondazioni dell’Arco. La loro destinazione d’uso rimane dubbia: le proposte di interpretazione si sono basate soprattutto sula presenza del bancone in muratura; Gatti (Gatti G., in BCom 1901, pp. 143-144) propone di identificare la costruzione con i Doliola (attribuzione smentita da Coarelli: Coarelli F., s.v. Doliola, in LTUR II, Roma 1995); Lugli invece proponeva di interpretarli come uno dei tanti lupanari attivi nella Roma repubblicana (da Coarelli F., s.v. Forum Boarium, in LIMC II, Roma 1995, n. 38, p. 463). La pianta località è tratta da FUR, tav, XXIX; quella edificio da Coarelli F., s.v. Forum Boarium, in LIMC II, Roma 1995, n. 38, fig. 125, p. 463.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Ambiente (B in pianta) a pianta quadrangolare, originariamente coperto da volta a botte secondo il Gatti che diresse lo scavo (Gatti G., in BCom 1901, p. 141). Era il secondo di una serie di tre vani affiancati, tutti di uguali dimensioni (m 1.95 x 1.80); l’ingresso, largo m 0.70 ed alto m 1.80, non era centrato nella parete, ma posto presso l’angolo N della parete O; presentava architrave e soglia in travertino, con foro in cui girava il cardine della porta. Le pareti sono "in opera reticolata di tufo, di ottima fattura, ed hanno la grossezza di 30 cm nei due lati più lunghi e di soli 23 cm negli altri due di tramezzo" (Gatti G., in BCom 1901, p. 142). Nella stanza si trovava, addossato alla parete S ("addosso alla parete destra per chi entrava": Gatti G., in BCom 1901, p. 142) un bancone in muratura, largo m 0.70 ed alto m 0.65, sostenuto nel mezzo da un pilastrino. Il vano doveva presentare originariamente un rivestimento parietale in intonaco dipinto, di cui rimanevano labili tracce al momento della scoperta; si conservava invece piuttosto bene il pavimento, a commessi laterizi.
Lunghezza: 1.80 m – Larghezza: 1.95 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1901
Regio XI, via del Velabro, edificio c/o l’arco quadrifronte, ambiente B, pavimento a comessi laterizi
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: non documentato
Pavimento a commessi laterizi, rinvenuto a m 3.85 sotto il livello di calpestio moderno (CAR V, H 5a); era realizzato da mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce, a formare un opus spicatum. Manca la documentazione grafica e/o fotografica del pavimento.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Blake, M.E. 1930, in Memoirs of the American Academy in Rome, Roma, p. 29..Gatti, G. 1901, “Notizie di recenti trovamenti di antichità in Roma e suburbio”, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, Roma, pp. 141-145,, figg. 3- 4..Gatti, G. 1901, “Nuove scoperte nella città e nel territorio”, in Notizie degli Scavi di Antichità. Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei., Roma, p. 354,, fig. a p. 355..Morricone Matini, M.L. 1971, in Pavimenti di signino repubblicani di Roma e dintorni (Mosaici Antichi In Italia, Serie monografica), Roma, p. 20..