Fra il 1995 ed il 1996 sono stati effettuati sul Monte Tifata, nel comune di San Prisco, alcuni scavi che hanno portato alla luce le strutture pertinenti al tempio di Giove Tifatino. L’edificio santuariale, la cui facciata principale era rivolta verso l’antico abitato di Capua, si dispone su una terrazza accessibile attraverso una rampa (3) accanto alla quale erano dislocati alcuni ambienti di servizio (4). Il basamento della terrazza era sostenuto da muri perimetrali – attualmente se ne conservano tre – poggianti, a loro volta, su uno strato di livellamento del banco roccioso, contenuto da un muro con paramento in opera incerta. Al di sopra della terrazza si eleva il vero e proprio edificio templare a pianta rettangolare (m 7.50×9.50) con orientamento est-ovest, munito di un’unica cella rettangolare (1) aperta sulla fronte e accessibile mediante una scalinata. L’interno della cella doveva essere decorato da fregi architettonici in stucco con figure panneggiate, mentre la pavimentazione era in mosaico con tessere marmoree di piccole dimensioni. La pavimentazione all’esterno della cella, della quale è stato rinvenuto un tratto lungo il lato meridionale, era a commessi laterizi e doveva proseguire anche lungo il lato occidentale dell’edificio templare. La rampa di accesso al santuario (3), divisa in due tratti lunghi rispettivamente m 14 (rampa est-ovest) e m 20 (rampa nord-sud), era munita di un tetto di copertura ed era delimitata da muri con paramento in opera incerta intonacati di rosso. All’incrocio fra i due tratti della rampa, è stato individuato un ambiente di servizio (4), a pianta rettangolare, caratterizzato da diverse fasi costruttive, cronologicamente non specificate. Durante la prima fase si presentava come un ambiente a pianta rettangolare con accesso sul lato orientale, sostenuto da muri di terrazzamento, lungo i lati meridionale ed occidentale, e pavimentato da un rivestimento in cementizio intonacato. Durante la seconda fase edilizia sono state realizzate lungo i lati nord, ovest e sud delle banchine ulteriormente ampliate in occasione della terza fase edilizia quando l’ambiente viene trasformato in sala triclinare. Durante la terza fase costruttiva, il vano viene munito di un atrio antistante (4), pavimentato in cementizio, e raccordato alla rampa d’accesso. Per quanto concerne la cronologia dell’intero complesso santuariale, le strutture rinvenute sono state ascritte tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. (La planimetria dell’edificio è tratta da Minoja, Grassi 1996)
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Vano 4: si trova nell’area sud-orientale del santuario, nel punto di congiunzione fra i due tratti della rampa d’accesso (3). Gli scavi hanno individuato tre fasi costruttive. I fase: il vano, che probabilmente fungeva da ambiente di servizio, presenta una pianta rettangolare disposta in senso est-ovest ed è sostenuto a sud e ad ovest da muri di terrazzamento con cortina in opera incerta. Il pavimento è in cementizio intonacato e l’ingresso è ubicato lungo il lato orientale, decentrato rispetto all’asse del vano e sottolineato da una soglia in pietra. II fase: vengono realizzate lungo i lati nord, ovest e sud delle banchine in opera incerta rivestite di intonaco. Presso la parete di fondo era disposto un basamento che fungeva da supporto a qualche oggetto. III fase: vengono ampliate le banchine che acquisiscono una forma ad "U". Viene obliterato il precedente ingresso e ne viene costruito un altro in asse con il vano; nell’area antistante viene realizzata una sorta di anticamera pavimentata in cementizio e collegata con la rampa d’ingresso. In base alla presenza delle banchine laterali, il vano è stato interpretato, dubitativamente, come triclinio. Non è, tuttavia, possibile stabilire con certezza l’esatta funzione (La planimetria dell’ambiente è tratta da Minoja, Grassi 1996).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1995-96 – Ente responsabile: Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta
Santuario Giove Tifatino, vano 4, cementizio
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Il pavimento del vano e dell’anticamera sono in cementizio intonacato.
Cronologia Non determinata
Unità decorative
Parte dell’ambiente: intero ambiente Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: monocromo
Pavimento in cementizio a base fittile ricoperto da uno strato di intonaco.
De Caro, S. 1999, L’attività della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta nel 1997, in Confini e frontiera nella Grecità d’Occidente. Atti del Trentasettesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 3-6 ottobre 1997), Taranto, pp. 806-807.Minoja, M./ Grassi, B. 1996, San Prisco (Caserta), Località Monte Tifata. Scavi al Tempio di Giove Tifatino, in Bollettino di Archeologia , Roma, pp. 89-91 .Minoja, M. 2000, Il tempio di Giove Tifatino, in Guida all’antica Capua, Santa Maria Capua Vetere, pp. 83-86.