A Sant’Angelo in Formis, sulle pendici del Monte Tifata, a pochi chilometri di distanza dalle attuali Santa Maria Capua Vetere e Capua, sorge la basilica benedettina di San Michele Arcangelo edificata sui resti del tempio di Diana Tifatina. Il tempio, identificato da A. De Franciscis negli anni ’50, è stato oggetto di successive campagne di scavo svolte da J. P. Morel e da F. Zevi, negli anni ’70, e da L. Melillo nel 1993. Le indagini archeologiche hanno identificato due fasi edilizie, la prima delle quali riconducibile alla fine del IV-inizi del III secolo a.C. A questo periodo è ascrivibile il podio modanato in opera quadrata di tufo, sul quale è stato costruito il tempio, e alcuni resti di pavimentazione in cementizio rinvenuti in più punti al di sotto della successiva pavimentazione in tessellato. Sebbene non sussistano dati sufficienti per la ricostruzione in elevato, è stato ipotizzato che, nella sua prima fase, il tempio potesse essere stato un esastilo con sei colonne laterali. Durante la seconda fase edilizia il tempio viene ingrandito mediante l’ampliamento del podio verso est di circa m 6, attraverso l’utilizzo di muri con paramento in opera incerta; è stata ipotizzata, a tale proposito, l’aggiunta di tre colonne sui lati e, dunque, la trasformazione dell’edificio di culto in un esastilo con 9 colonne laterali. La precedente pavimentazione in cementizio viene sostituita da un tessellato, nella cella, e da un tessellato rustico di scaglie monocrome nel pronao e nelle ali. In corrispondenza del pronao è inserita un’iscrizione mutila menzionante i "magistri campani" fautori del rifacimento del tempio. Secondo una prima ipotesi (De Franciscis 1956; Ferrua 1956) l’iscrizione e, conseguentemente, la seconda fase edilizia sono ascrivibili agli anni ’70 del I secolo a.C.; in base ad una seconda ipotesi (Batino 1996, Pobjoy 1997) sono, invece, ascrivibili alla fine del II secolo a.C. Nel X secolo la basilica benedettina si sovrappone all’edificio di culto pagano riutilizzando in situ sia le strutture del podio che le pavimentazioni, quest’ultime integrate con pavimenti medievali di tipo cosmatesco. (La planimetria del tempio è tratta da Pobjoy 1997, fig.1).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo I a.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Tempio Diana Tifatina, ala 1, tessellato rustico monocromo Tessellato rustico bianco. Il pavimento è attualmente visibile all’interno della basilica in corrispondenza della navata settentrionale. Il rivestimento è stato parzialmente sostituito da pavimentazioni medievali di tipo cosmatesco.
Tempio Diana Tifatina, cella, tessellato bicromo Tessellato bicromo a fondo bianco con tessere disposte ad ordito obliquo, bordato da una fascia monocroma nera. Al centro era inserito, probabilmente, un emblema asportato in un momento cronologicamente non definibile.
Vano (4): è il pronao del tempio. Venne pavimentato durante la seconda fase edilizia (fine del II secolo a.C.) con un rivestimento in tessellato rustico di scaglie monocrome. Sul pavimento si conserva ancora parte dell’iscrizione, abrasa in antico, pertinente ai magistri campani fautori della ristrutturazione del tempio. Il rivestimento e parte dell’iscrizione sono ancora visibili in corrispondenza della navata centrale dell’attuale basilica. (La planimetria è tratta da Pobjoy 1997, fig. 1).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed epigrafici
Specifiche di rinvenimento Data: 1993 – Ente responsabile: Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta
Tempio Diana Tifatina, pronao, tessellato rustico con iscrizione
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: bicromo
Tessellato rustico di scaglie monocrome bianche. Si conserva parte dell’iscrizione menzionante i magistri campani a cui si deve il restauro del tempio. La maggior parte dell’iscrizione, in tessere nere, che occupa uno spazio di m 5.40×0.85, è stata abrasa in antico: sono attualmente leggibili alcune lettere finali appartenenti alla prima e alla seconda riga dell’epigrafe, mentre le restanti lettere sono state sostituite da scaglie bianche simili a quelle utilizzate per la pavimentazione. L’iscrizione è stata interrotta, inoltre, dall’inserimento, in epoca medievale, di un riquadro pavimentale di lastre marmoree quadrate.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed epigrafici
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica Tecnica Esecutiva: tessellato
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 102a – tessellato rustico di scaglie monocrome
Iscrizioni
Trascrizione
Lingua
Impaginazione
Andamento
Punteggiatura
Altezza (min-max)
L. Geminius L. (f. —) C. f. L. (—)feius C. f. L. (Ma)ius N. F/ C. Conius L. f./ M. Naevius M.(f. —) F. L. Maamius/ (—) Seius M. f. P. Paccius L. f./ h(e)isce/ mag(istreis pavimentum faciun)dum aedemq(ue) reficiundam/ col(u)mna(s —)mneis in a(—)a de stipe Dianai/ faciunda co(iravere Ser. Sulpi)cio onsolibus M. Aurelio (c)
latino
orizzontale
destrorso
–
Referenza fotografica: immagine da Batino 1996, p. 16, fig. 1
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: edificio religioso (Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis) Reimpiego: Il pavimento è attualmente usato come piano pavimentale della chiesa. Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis (Riferimento: Duonnolo, Franco) via L. Baia, 120, 81043 – Sant’Angelo in Formis (CE)
Batino, S. 1996, L’iscrizione pavimentale da S. Angelo in Formis: una revisione, in Ostraka. Rivista di Antichità, Napoli, pp. 15-21, fig. 2.De Franciscis, A. 1956, Templum Dianae Tifatinae, in Archivio Storico di Terra di Lavoro, Caserta, pp. 3-60, tav. IV, fig. 8; tav. V, fig. 9; tav. VI, fig. 10.Ferrua, A. 1956, Il tempio di Diana Tifatina nella chiesa di S. Angelo in Formis, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti, Città del Vaticano, pp. 55-62, fig. 1.Melillo Faenza, L. 1993, Sant’Angelo in Formis (Caserta). Tempio di Diana Tifatina, in Bollettino di Archeologia, Roma, pp. 73-76.Olevano, F./ Paribeni, A./ Grandi, M. 1997, Il pavimento di S. Angelo in Formis, in Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico, Ravenna, pp. 621-635.Pobjoy, M. 1997, A new reading of the mosaic inscription in the Temple of Diana Tifatina, in Papers of the British School at Rome, Roma, pp. 59-88, figg. 3a-4c; 5-9.