In località S. Antonio presso la frazione di Suio, nel comune di Castelforte, in una zona ricca di acque sorgive a ca m 80 dal fiume Garigliano, si conservano i ruderi di un complesso termale la cui prima fase edilizia viene genericamente datata nell’ambito del II sec. a.C. per la presenza di murature in opera incerta, con fasi di ristrutturazione che si estendono fino al III sec. d.C. Le terme, già note nel Settecento a studiosi e visitatori, furono inizialmente indagate tra il 1877 e il 1892. In seguito, nel 2007, è stata condotta una campagna di scavo archeologico dalla ditta EMME s.r.l. per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (Lavori di restauro, valorizzazione e recupero delle terme di Suio denominate “Aquae Vescinae”). Originariamente le strutture termali occupavano un’area di m 57×40 e si disponevano lungo i lati di una strada basolata ampia m 4,70. Gli ambienti termali veri e propri si disponevano paratatticamente su due file lungo il lato O della strada. L’accesso all’edificio doveva avvenire da una sorta di ambiente di ingresso distilo (1) fornito di quattro colonne all’interno, la cui I fase edilizia è databile nel II sec. a.C., con rifacimenti di epoca successiva. Il vano era pavimentato in tessellato bicromo ed era dotato di una fontana centrale al cui interno si disponeva una colonna su cui era posizionata una vasca. A S e a N della sala si sviluppa una serie di ambienti. A S l’ingresso comunica con ambiente a pianta rettangolare (2) suddiviso da un tramezzo murario e fornito di una vasca per l’acqua fredda. Il pavimento è costituito da un semplice cocciopesto. Più a S si apre un ambiente (3) servito da un corridoio (4) munito di sedile fisso e pavimentato in cementizio, edificato nell’ambito della prima fase di impianto. Da questo si accedeva ad una sala (5) fornita, nella zona O, di un sistema di suspensurae; da questa una soglia consentiva l’accesso alla zona E, pavimentata in tessellato. A S della sala se ne sviluppava un’altra (6) con pavimento musivo. A N della sala di ingresso (1) si aprono tre vani verosimilmente realizzati in un momento successivo rispetto a quello di impianto, in quanto conservano i paramenti esterni delle murature in opera laterizia: l’ambiente 7, pavimentato a mosaico e dotato di vasca; l’ambiente 8, fornito di due vasche presso la zona E e rivestito in tessellato ad O; l’ambiente 9, ampio salone munito di nicchie con piscina centrale dotata di sette piccole vasche disposte attorno. Alle spalle dell’ambiente di ingresso (1) si apre un salone di ampie proporzioni (10) rivestito in lastre di marmo bianco e occupato quasi interamente da una piscina rettangolare, probabilmente costruito in età imperiale. A S della sala si apre un ambiente con vasca (11); a N un calidario ed un tepidario che conservano in parte il sistema di suspensurae (12, 13) ed un piccolo vano riscaldato pavimentato in cementizio (14). Sul lato opposto della strada basolata, che in questo tratto è porticata, si apre una serie di ambienti voltati e disposti su due piani, forse interpretabili come hospitia (15), in gran parte distrutti dalla costruzione di uno stabilimento termale moderno (propr. Duratorre). Il complesso termale, di notevoli dimensioni, è dunque documentato a partire dal II sec. a.C. con successivi rifacimenti nel corso del I sec. a.C, nella prima età imperiale ed in epoca severiana. A tal proposito, di grande interesse è un’epigrafe rinvenuta all’interno delle terme databile nel 211 d.C. con dedica alla famiglia dei Severi da parte di alcuni servi dispensatores, i quali verosimilmente amministravano lo stabilimento termale che, con tutta probabilità, almeno a partire da questo periodo, entrò a far parte del demanio imperiale (si vedano anche due epigrafi rinvenute a Minturnae in cui viene menzionata tale strada: Codagnone A., Proietti L. M., Rosi G. 1989, “Schede epigrafiche”, in Minturnae, a cura di F. Coarelli, pp. 159-160; pianta loc. edificio tratta da Giglioli 1912, fig.1 p.39; pianta edificio tratta da idem, fig. 4 p. 44).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
S. Antonio, terme, amb.1, mosaico a tessere bianche La vasca centrale dell’ambiente era pavimentata da un tessellato bianco. Nel corso dei recenti scavi effettuati nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio non è stato possibile rinvenire il pavimento, andato distrutto.
S. Antonio, terme, amb.1, mosaico bicromo bianco-nero Pavimentazione in tessellato monocromo nero definito da una fascia bianca ("pavimento di grossi musaici neri, con fascia bianca all’intorno"). Nel corso dei recenti scavi effettuati nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio non è stato possibile rinvenire il pavimento, andato distrutto.
S. Antonio, terme, amb.10, lastricato marmoreo Pavimentazione costituita da lastre di marmo bianco misuranti ca m 0,40×0,20. Il lastricato non riveste il vano ospitante in maniera omogenea in quanto è interrotto, nella zona centrale, da un’ampia piscina rettangolare. Al momento del rinvenimento la pavimentazione si trovava in buono stato conservativo ("ottimamente conservato"). I sondaggi archeologici ivi svolti hanno documentato lo stato di distruzione del manufatto, di cui rimangono unicamente alcuni lacerti (lavori di restauro, valorizzazione e recupero delle terme di Suio denominate "Aquae Vescinae"). Nel settore S è presente una vasca circolare rivestita di marmo.
S. Antonio, terme, amb.5, tessellato monocromo bianco Rivestimento in tessellato monocromo bianco. Alcuni lacerti del rivestimento sono stati localizzati in occasione della campagna di scavo svolta nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (lavori di restauro, valorizzazione e recupero delle terme di Suio denominate "Aquae Vescinae"). Da un’immagine fotografica scattata nel corso degli scavi archeologici si distingue, presso la soglia di accesso, un bordo costituito da due filari di tessere bianche che delimita un campo musivo bianco i cui filari di tessere sono disposti a ordito obliquo.
S. Antonio, terme, amb.6, tessellato monocromo bianco Pavimentazione musiva costituita da grosse tessere di calcare bianche (cm 3×3). Di essa rimane un piccolo lacerto rinvenuto in occasione della campagna di scavo svolta nel 2007 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (lavori di restauro, valorizzazione e recupero delle terme di Suio denominate "Aquae Vescinae") sotto la direzione di G. R. Bellini (n. 3 in foto).
S. Antonio, terme, amb.8, pavimento musivo Rivestimento pavimentale costituito da un tessellato. Nel corso degli scavi effettuati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio nel 2007 (lavori di restauro, valorizzazione e recupero delle terme di Suio denominate "Aquae Vescinae") non è stato possibile reperire il pavimento musivo.
Ambiente 11: ambiente a pianta rettangolare che si apre immediatamente a S del salone 9. Al suo interno è presente una vasca interamente rivestita in marmo dove scorrevano le acque di una sorgente acidula fredda adoperata fino in epoca moderna. La vasca era dotata di un sedile lungo tutti e quattro i lati. A S del vano si aprono tre camerini contigui (11a, 11b, 11c).
Lunghezza: 6,80 m – Larghezza: 4,25 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo V d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1877
S. Antonio, terme, amb.11, lastricato marmoreo
Parte dell’ambiente: vasca Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: monocromo
Lastricato marmoreo omogeneo. La specie marmorea del rivestimento non è nota. Il pavimento non si è conservato.
Arthur, P./ Coarelli, F./ Codagnone, A. et alii 1989, Il territorio di Castelforte e SS. Cosma e Damiano., in Minturnae, Roma, p.123.Fulvio, L. 1887, Castelforte. Di un edifcio termale riconosciuto nel comune di Castelforte., in Notizie degli Scavi di Antichità. Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei., Roma, p.408.Giglioli, G. Q. 1912, Note archeologiche sul Latium novum. Aquae Vescinae., in Ausonia. Rivista della Società Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte, Roma, p.46.Pisani Sartorio, G. 1999, in Termalismo antico e moderno nel Lazio, Roma, p.225.