Nel 1989, in località Borgo Carso, in corrispondenza del km 60,500 della SS 7 Appia, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio riportò in luce una villa di epoca tardo-repubblicana caratterizzata da aggiunte e rifacimenti di epoca successiva. Nonostante le strutture siano state profondamente sconvolte dagli interventi di bonifica effettuati nel Ventennio fascista, è stato possibile riconoscere un nucleo residenziale (B) ed una zona produttiva (A).
La pars urbana, di cui rimangono esigue strutture, non è stata indagata estensivamente; ad ogni modo è stato intercettato una sorta ambulacro (q) delimitato da un colonnato di cui rimangono alcune delle sottobasi calcaree presso i lati lunghi E ed O, terminante a S con un setto trasversale (s). Tra il materiale rinvenuto si segnala una cornice in stucco, elementi architettonici eterogenei ed un lacerto di pavimentazione in cementizio con inserti marmorei. A N-O è stata localizzata una serie di strutture pertinenti ad ambienti produttivi (A), gravitanti attorno ad un muro costituito da blocchi di tufo (a). A N del muro si apre un ambiente (b) pavimentato da grosse tessere laterizie in cui è stato identificato il torculario, provvisto di superficie di spremitura in opera spicata (c) dotata di canaletta di raccolta e servito da quattro vasche di differenti dimensioni foderate in cementizio (d, e, f, g). Ad O sono presenti una serie di pilastri, forse originariamente relativi ad un’area porticata (h), a S della quale si sviluppano due ambienti di incerta identificazione: il vano m, che conserva alcuni lacerti di pavimentazione analoghi a quelli del torculario, ed il vano l, pavimentato da un semplice battuto di terra. Ad O le strutture dovevano essere definite da una sorta di tettoia, come sembra comprovato dall’elevato numero di laterizi rinvenuti negli strati di crollo. Più a S sono stati individuati ulteriori allineamenti murari ma le evidenze riportate in luce sono troppo esigue per proporne una ricostruzione planimetrica. Ad E del torculario (o) l’area doveva invece essere definita da una sorta di cortile porticato, destinato ad attività connesse con l’utilizzo del fuoco, come documentano le tracce di bruciato ivi rinvenute. Una prima occupazione dell’area è databile nell’ambito del III sec. a.C., come sembra comprovare il materiale ceramico ivi rinvenuto. Le strutture riportate in luce sono cronologicamente inquadrabili tra II e I sec. a.C.; la zona produttiva, caratterizzata dalla presenza del torculario, unitamente al rinvenimento di numerosi contenitori da vino, connota la pars rustica della villa come dedita alla produzione vinicola, attestata in maniera evidente sino al II sec. d.C. ma che, nonostante un’inflessione nella produzione, perdurò sino al IV sec. d.C. (pianta località edificio tratta da Venditti C. P., Le villae del Latium adiectum. Aspetti residenziali delle proprietà rurali, Perugia 2011, tav. XXXVIII, n. 223; pianta edificio tratta da Cassieri 1993, fig. 1 p. 316).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Ambiente b: fa parte nella pars rustica della villa (A) destinata alla produzione vinicola. Si tratta di un torculario ubicato immediatamente a N di un muro (a) in blocchi di tufo attorno al quale si dispongono gli ambienti. Ad E il vano è definito da alcuni blocchi in tufo di cui l’ultimo gradinato mentre a N ed a S i limiti sono definiti dalla presenza di cocciopesto idraulico. L’ambiente è rivestito da tessere laterizie gialle e rosse che delimitano una zona circolare destinata alla spremitura dell’uva, definita da un canale e rivestita in spicatum. A O il torculario è servito da quattro vaschette rettangolari (d, e, f, g) aggiunte in un momento successivo e non meglio precisato rispetto a quello di impianto, databile nell’ambito del II-I sec. a.C.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Pavimento costituito da tessere quadrangolari laterizie gialle e rosse di grandi dimensioni (cm 5) allettate in un sottile strato di malta che definiscono al centro una zona circolare destinata alla spremitura delimitata da un canale e pavimentata in opus spicatum.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (1° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Unità decorative
Parte dell’ambiente: intero ambiente Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: bicromo
Commessi laterizi a cubetti nei toni del giallo e del rosso.
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: assente Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato a grandi tessere di laterizio (cubetti di cotto))
Dimensioni Generiche Tessere: grandi Dimensioni Metriche Tessere: cm 5. cm
Referenza fotografica: Da Cassieri 1993, fig.3 p.318.
Parte dell’ambiente: spazio centrale Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: monocromo
Cassieri, N. 1989, Un impianto agricolo di età romana nella pianura pontina., in Documenta Albana, Albano Laziale, p.77, fig.1 p.76.Cassieri, N. 1993, Villa rustica nell’agro pontino., in Archeologia Laziale, XI, 2. Undicesimo incontro di studio del Comitato per l’archeologia laziale, Roma, p.315, fig.3 p.318.