Regio VIII, Foro Romano, Atrium Vestae, cd. tablino, opus sectile – Roma ( RM)
EDIFICIO: santuario "Atrium Vestae". Con questa denominazione, ricorrente nelle fonti (Plin. Epist. 7.19.2; Gell.1.12.9; Serv. Aen. 7.153), viene indicata genericamente tutta l’area nella valle del Foro associata al culto di Vesta. Si tratta di un unico complesso a sé stante (comprendente la Casa delle Vestali e aedes Vestae, la domus Regis Sacrorum e la aedes Larum), la cui esistenza era già stata intuita da Coarelli sulla base di una sistematica esegesi delle testimonianze letterarie e di indizi archeologici (F. COARELLI, Il Foro Romano. Periodo Arcaico, Roma 1992, pp. 26-79) e la cui articolazione è stata ulteriormente perfezionata nel corso delle più recenti indagini archeologiche. Tra III e II secolo a.C. l’Atrium Vestae comprendeva a Sud la residenza delle Vestali, a Ovest il Tempio rotondo, o Aedes Vestae, e la prima rampa che saliva al Palatino, a Nord era delimitato dalla Regia e ad Est dal muro che separava l’area di Vesta dalla domus Publica. A Est del Tempio si apre l’ingresso della Casa delle Vestali, sede del collegio sacerdotale consistente in un vasto fabbricato dove abitavano le sei sacerdotes vestales, preposte alla cura del fuoco perpetuo. Il nome antico di Atrium Vestae si riferiva in origine ad un’area aperta, situata presso il Tempio di Vesta, circondata da costruzioni, di cui la residenza delle Vestali venne a far parte solo a partire dal II secolo a.C., occupando l’area compresa tra la Regia, la Domus Publica e le pendici del Palatino. Al disotto delle strutture tardo repubblicane sono state a più riprese messe in luce costruzioni pertinenti a fasi precedenti, in stretto legame con le ricostruzioni della Regia, risalenti fino al VI secolo a.C.; recenti scavi hanno inoltre riportato in luce resti di una capanna dell’VIII secolo a.C. interpretata come la casa delle Vestali di età regia. Augusto nel 12 a.C. donò alle Vestali la Domus Publica. Probabilmente dopo l’incendio del 64 d.C., il complesso venne ricostruito con una nuova pianta e un nuovo orientamento, in accordo con le altre costruzioni che circondavano la piazza del Foro.I resti attualmente visibili furono rimessi in luce alla fine del XIX secolo dagli scavi del Lanciani e del Boni e appartengono ad un aricostruzione databile, sulla base dei bolli laterizi, principalmente all’epoca di Traiano. Gli ambienti, in origine su due piani, si articolano intorno ad un cortile porticato, con fontane (poi sostituite da un aiuola ottagonale). Sul lato orientale è presente un grande ambiente sul quale si affacciano stanze più piccole, normalmente identificato come tablinum. L’ala occidentale e il Tempio di Vesta furono restaurati in epoca severiana, dopo l’incendio del 191 d.C. Numerosi sono i rivestimenti pavimentali (pertinenti a più fasi edilizie) documentati all’interno del complesso: la maggior parte di essi, resta tuttavia di difficile localizzazione. Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo V d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici, stilistici ed epigrafici
AMBIENTE: tablino Atrium Vestae, cd. tablino. L’ambiente presentava una ricca decorazione marmorea parietale (stipiti di marmo portasanta, zoccolo di pavonazzetto alto m 0.80 con cornice in rosso), associata ad un pavimento in opus sectile a modulo quadrato (LANCIANI 1997, p. 180). Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (2° q) al secolo I d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: non documentata
Regio VIII, Foro Romano, Atrium Vestae, cd. tablino, opus sectile
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: policromo
Pavimento in opus sectile marmoreo a modulo quadrato con motivi semplici. Del sectile sussiste ancora qualche frammento, al momento non ispezionabile; il modulo è ricostruibile sulla base di uno schizzo del Lanciani conservato alla Biblioteca Vaticana (Vat. Lat. 13037, f. 188), dal quale si ricavano anche i marmi utilizzati, giallo antico, portasanta, africano, "bigio" (bardiglio?) e "bianco" (pavonazzetto?). Manca la documentazione fotografica.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (2° q) al secolo I d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
BORDO
Elemento non presente
CAMPO
Specifiche tecniche Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
*a modulo quadrato con motivi semplici – quadrati iscritti diagonalmente e ortogonalmente nel quadrato di base, con punte di lancia ai vertici (Q3p)
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO Guidobaldi, F./ Guiglia Guidobaldi, A. 1983, in Pavimenti marmorei di Roma dal IV al IX secolo, Città del Vaticano, p. 165, nota 287.Lanciani, R. 1997, in Appunti di Topografia romana nei Codici Lanciani della Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma, pp. 180-181, fig. s.n. a p. 181.
CITAZIONE E CONDIVISIONE STRINGA BIBLIOGRAFICA: Angelelli, Claudia, Regio VIII, Foro Romano, Atrium Vestae, cd. tablino, opus sectile, in TESS – scheda 11860 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11860), 2012 INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11860