Edificio, noto in letteratura con la denominazione di basilica Hilariana, rinvenuto durante i lavori per la costruzione dell’Ospedale Militare presso Villa Casali. Il complesso è stato portato completamente alla luce solo durante gli scavi iniziati nel 1987 in vista di un ammodernamento del nosocomio. Grazie ad una iscrizione della metà del II secolo d.C., scoperta presso l’accesso al monumento, è stato possibile riconoscere il nome del margaritarius Marcus Poblicius Hilarus, del collegio dei dendrofori (CIL VI, 30973), che ha dato nome all’edificio. Il rinvenimento nel vestibolo stesso di una testa-ritratto del margaritarius onorato nella dedica dal collegium dendrophorum, riferibile alla tarda età adrianea o alla prima epoca antonina, ha consentito di identificare con certezza il monumento e, al tempo stesso, ha fornito una preziosa indicazione cronologica. La collocazione del sito della basilica è stata negli ultimi anni aggiornata (PAVOLINI 2006, fig. 3) a circa 30 m più a E della primitiva identificazione del Lanciani (FUR, tav. 36). Inoltre, grazie alle recenti indagini, sono state riviste le fasi di vita del monumento su basi edilizia e stratigrafica, che possono essere così sintetizzate: 1) Sul sito sono emerse preesistenze del periodo arcaico e un muro in opus incertum intonacato in rosso riutilizzato come limite orientale della basilica. 2) Alla prima età imperiale imperiale vanno ascritte le più antiche fasi costruttive della cd. basilica, che si articolava in un cortile centrale circondato da portici a due navate divisi da pilastri, più tardi collegati da muretti in laterizio ed ora rimasti visibili solo a livello di fondazione. Tale primitivo fabbricato viene distrutto e obliterato da strati, che, in base alle recenti indagini, vengono datati tra l’età claudia e la prima metà del II sec. d.C. 3) In età proto-antonina, sopra queste emergenze, sorge la "basilica" vera e propria realizzata in laterizio, alla base di uno dei terrazzamenti celimontani, con una pianta trapezoidale dovuta alla necessità di rispettare strutture preesistenti sui lati S e O in reticolato, alle quali la basilica di appoggia. Il vestibolo, fiancheggiato da vani di servizio, era pavimentato con un tessellato figurato bicromo a soggetto figurato, e consentiva di accedere ad un cortile a cielo aperto con mosaico pavimentale geometrico bianco e nero che conserva al centro un manufatto interpretato come un sacello/aiuola oppure come aiuola per ospitare il pino sacro ad Attis (PAVOLINI 2006, p. 78, fig. 49; F. COARELLI, Il tempio di Minerva Capta sul Celio e la domus di Claudio, in Antonio Maria Colini archeologo a Roma. L’opera e l’eredità. Atti Conv. Studi, in RPAA, 70, 1997-1998, pp. 1-317, in part. p. 214). Sempre in base ai risultati degli ultimi scavi, è possibile ricostruire sul lato corto O una vasca o una fontana della quale però sussistono scarse tracce. Sul lato S si aprivano due grandi ambienti coperti da volte a crociera ed aperti sul cortile, probabilmente adibiti alle riunioni collegiali; una scala interna conduceva ad un piano superiore non conservato. 4) All’abbandono del VI secolo, dovuto alla confisca da parte di Onorio dei beni dei dendrofori, segue la definitiva distruzione dell’edificio, verosimilmente a causa del terremoto del 618 d.C. La pianta edificio è tratta da PAVOLINI 2006.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici
AMBIENTE: cortile
Il cortile dell’edificio, come si vede anche in una pianta acquerellata del 1889, aveva un mosaico a tessere bianche piuttosto irregolari ed era chiuso da una fascia di tessere nere e bianche che riquadrava alcuni spazi rettangolari profilati da una duplice cornice e campiti al loro interno con inserti lapidei su tessere bianche più grossolane rispetto a quelle del restante tappeto musivo (cfr. PAVOLINI 2006, p. 78, fig. 49). Il mosaico risparmiava al centro anche uno spazio destinato ad una vasca o al basamento di un sacello o, secondo un’altra interpretazione, riservato ad un’aiuola per alloggiare il pino sacro di Attis.
Lunghezza: 7.30 m – Larghezza: 3.50 m
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici
Data: 1883, 1987-2000 – Ente responsabile: Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
Regio II, Basilica Hilariana, tessellato bicromo
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: non documentato
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: bicromo
Tessellato realizzato con tessere irregolari delimitato da una fascia di tessere nere e bianche che riquadrava alcuni spazi rettangolari profilati da una duplice cornice e campiti al loro interno con inserti lapidei su tessere bianche più grossolane rispetto a quelle del restante tappeto musivo (PAVOLINI 1996, p. 78, fig. 49). Il mosaico risparmiava al centro anche uno spazio destinato ad una vasca o al basamento di un sacello o, secondo un’altra interpretazione, riservato ad un’aiuola per alloggiare il pino sacro di Attis. Manca la documentazione grafica.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
BORDO
Specifiche tecniche
(tessellato senza inserti)
Dimensioni Metriche Tessere: non documentato cm
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: non documentato cm
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 105a – tessellato monocromo, a ordito di filari paralleli | ||
DM 1y – fascia monocroma |
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
2006, in Archeologia e topografia della regione II (Celio). Un aggiornamento sessant’anni dopo Colini, Roma, pp. 74-81.Salvetti, C. 2013, in I mosaici antichi pavimentali e parietali e i sectilia pavimenta di Roma nelle Collezioni Capitoline, Pisa-Roma, pp. 68-69, fig. 11.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Taccalite, Francesca, Regio II, Basilica Hilariana, tessellato bicromo, in TESS – scheda 3100 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=3100), 2008
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=3100