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Scheda TESS – http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7631
Regio III, S. Pietro in Vincoli, complesso, cementizio – Roma  ( RM)

edificio residenziale/domus
La basilica di San Pietro in Vincoli sorge sul Fagutal, propaggine Nord del Colle Oppio, ai confini con la quarta Regio Augustea (A. MILELLA, in LTUR IV, 1999, pp. 82-83). È ubicata presso l’odierno Parco del Colle Oppio, a S, e la via delle Sette Sale, a N, dove Giuliano della Rovere fece costruire un monastero oggi adibito a sede della Facoltà di Ingegneria dell’Università “La Sapienza”. Le indagini archeologiche sotto la basilica furono avviate nel 1876 in occasione dei nuovi lavori nel settore absidale su progetto di Virginio Vespignani, al quale si devono le più antiche planimetrie dell’edificio (V. Vespignani, Raccolta Lanciani, I). La basilica aveva sigillato una complessa situazione stratigrafica che venne ulteriormente esplorata tra il 1952 ed il 1959. Le indagini si concentrarono in due settori: il primo (“zona A”) è esteso al di sotto della parete Est della navata centrale della chiesa, oltre il transetto, mentre il secondo (“zona B”) si individua lungo le fondazioni del colonnato Sud della medesima navata, tra la prima e la settima colonna (Bartolozzi Casti-Zandri 1999, p. 41, fig. 2). Si possono distinguere sinteticamente cinque fasi edilizie principali fino all’edificazione della basilica paleocristiana: FASE 1) EDIFICIO RESIDENZIALE – DOMUS. Le più antiche strutture sino ad ora individuate risalgono al III secolo a.C. e sono pertinenti ad una domus individuata nel settore" A". All’epoca della scoperta questo edificio venne definito “casa in opus quadratum” per i muri realizzati in conci di tufo di Grotta Oscura. Alla sua prima fase edilizia appartengono i pavimenti in cocciopesto tuttora visibili. Nel corso delle indagini, davanti alla statua del Mosè fu scoperto un punteggiato irregolare di tessere bianche su cocciopesto riquadrato da una cornice a meandro con svastiche alternate a quadrati che attesta un intervento di restauro dell’edificio avvenuto verso la metà o seconda metà del II secolo a.C. (Colini-Matthiae 1966, p. 12-13, fig. 9). FASE 2) EDIFICIO RESIDENZIALE – DOMUS. Nel settore “B” tra il 1952 ed il 1959 lungo le fondazioni del colonnato S della navata centrale, tra la prima e la settima colonna (Bartolozzi Casti-Zandri 1999, p. 41, fig. 2), furono scoperti cinque ambienti di una grande domus, attribuibile per ragioni stilistiche alla fine del II secolo a.C. anche in base al tipo di pavimentazioni conservate (Colini-Matthiae 1966, p. 20 e fig. 2). Nel vano H si rinvenne un angolo di stanza con mosaico bianco dalla cornice composta da una doppia fascia di tessere nere (Colini-Matthiae 1966, p. 16, fig. 15; Morricone 1980, p. 28, nota 3); adiacente a questo si apriva l’ambiente I con punteggiato regolare di inserti marmorei policromi su fondo nero (Colini-Matthiae 1966, p. 15, fig. 15; Morricone 1980, p. 28, tav.VII/12). La zona di passaggio tra l’ampio vano L ed M era decorata da un motivo a mura merlate (Colini-Matthiae 1066, p. 16-17, fig. 18); l’ambiente N conserva invece un pavimento in cocciopesto con un emblema asportato in antico racchiuso da una cornice a meandro policromo circondato da una fascia ad onde correnti nere su fondo bianco (Colini-Matthiae 1966, p. 17, fig. 17-18; Morricone 1980, p. 28, tav. XIII/11). FASE 3) EDIFICIO RESIDENZIALE –DOMUS (I secolo a.C.). In una successiva fase edilizia, la “casa in opus quadratum” del settore "A" venne parzialmente riutilizzata per costruire un’abitazione più ampia, con tessellati a disegno geometrico, che si venne ad estendere circa cm 50 al di sopra dell’edificio più antico. Ne vennero portati alla luce solo due ambienti con pavimenti musivi, l’uno (in pianta C’) con crocette nere su fondo bianco riquadrato da una banda nera (Colini-Matthiae 1966, p. 13, fig. 10) e l’altro (in pianta D’) con un motivo reticolare a cancello incorniciato da una fascia nera. In base a confronti urbani, in particolare con pavimenti della Casa dei Grifi, se ne stabilì una datazione ai primi decenni del I secolo a.C. (Morricone 1967, p. 27). Non sembra invece che si siano verificate significative trasformazioni nella domus repubblicana individuata nel settore “B”. FASE 4) EDIFICIO RESIDENZIALE – DOMUS. Rasate fino alla quota dei pavimenti, le case repubblicane delle zone “A” e “B” rinvenute nelle indagini tra il 1952 ed il 1959 sotto la basilica di San Pietro in Vincoli vennero distrutte per costruire un nuovo edificio con orientamento divergente. Tale domus, che si estendeva in tutta l’area sottostante la chiesa attuale dal portico fino al transetto, probabilmente lambiva a N Via in Selce e a Sud il chiostro del convento (Facoltà di Ingegneria). L’edificio conobbe quattro fasi edilizie di un certo rilievo fino alla costruzione della basilica paleocristiana che vi si impianta, in parte riutilizzandola: 1) In relazione all’impianto, la domus si articolava in un vasto cortile porticato (m 28 x 20), con al centro un giardino (m 22,50 x 15,50) dotato di una vasca; in base ai rivestimenti pavimentali si può ascrivere tale prima fase edilizia nell’età claudio-neroniana (Colini-Matthiae 1966, p. 55). Sembrano inoltre ascrivibili al suo impianto anche ambienti termali individuati nel settore absidale, con orientamento divergente rispetto all’asse della basilica (Bartolozzi Casti – Zandri 1999, p. 49, fig. 4). La domus aveva un sistema complesso di criptoportici. Il braccio E, sulla cui volta si aprivano finestre a bocca di lupo, correva trasversalmente rispetto all’asse della chiesa e sosteneva il corrispondente lato del cortile-giardino; resta ancora visibile un tratto dell’originario pavimento, un punteggiato di dadi su fondo bianco racchiuso da fasce nere laterali di delimitazione (Colini-Matthiae 1966, p. 34, fig. 45). Il braccio O del criptoportico era invece suddivido in quattro ambienti comunicanti tra loro, pertinenti all’impianto (dunque databili in epoca claudio-neroniana) e raggiungibili da una scala di accesso presso l’angolo S/E. Il primo vano conserva un pavimento a commessi laterizi, con mattoncini inseriti a taglio con un angolo di 45 gradi tra loro che formano un semplice disegno a spina di pesce (Colini-Matthiae 1966, p. 34, fig. 45); il secondo ambiente preserva un mosaico semplice a piccole tessere; il terzo un pavimento a fondo bianco con cerchi secanti (Colini-Matthiae 1966, p. 37, fig. 49) ed il quarto un lacerto di mosaico della volta con applicazione ornamentale di conchiglie (Bartolozzi Casti – Zandri 1999, p. 52). 2) In una seconda fase, inquadrabile in età Antonina, la vasca al centro del cortile venne ridotta di dimensione e rivestita di marmo (Colini-Matthiae 1966, p. 33). Appartengono al medesimo periodo anche le pavimentazioni di due ampi ambienti rettangolari costruiti in parte sui resti delle case di età repubblicana della “zona A” ed aperti sul lato E del cortile. Il più grande aveva il pavimento a lastre rettangolari di cipollino (Colini-Matthiae 1966, p. 29) e conoscerà importanti trasformazioni (cfr. infra); il minore era invece pavimentato con un opus sectile a modulo triangolare, con triangoli equilateri di circa cm 30 di lato, alternativamente di cipollino e di giallo antico (Colini-Matthiae 1966, p. 30, fig. 36, tav. II; Guidobaldi 1994, p. 83, tav. 13,1). 3) In una fase successiva, ascrivibile alla fine del III secolo in base al rinvenimento di bolli laterizi (Colini-Matthiae 1966, p. 58-59), l’ampio ambiente A, costruito oltre il criptoportico E, venne ampliato con un prolungamento quasi quadrato di m 10,30 x 9,70 invadendo il preesistente cortile-giardino (fig. 4, B). Risalirebbe a tale periodo anche l’apertura a S di un protiro con due colonne e a N di una trifora. Il pavimento era a piccole lastre di marmo di riutilizzo scorniciate e irregolari. 4) Probabilmente già nella piena età costantiniana (Guidobaldi-Guiglia 1983, p. 206-209 e p. 226; Guidobaldi 1993, p. 69-74), nell’aula A fu aggiunta una profonda abside (fig. 4, C) a semicerchio con corda di m 10,50 e profondità di m 7,33, pavimentata con semplice cocciopesto; in questo modo la lunghezza del grande ambiente absidato raggiunse i m. 34,50. Oltre la trifora, a N, resta visibile una soglia musiva, relativa al medesimo periodo ed ascrivibile ad un ambiente non ancora indagato. La soglia si compone di tessere nere di circa cm 2 di lato disposte irregolarmente, con fiori allineati formati da una sola tessere arrotondata da cui si irraggiano otto foglie bianche strette e allungate (Colini-Matthiae 1966, p. 62, fig. 71; Guidobaldi 1986, p. 172, 211). La basilica che ha sigillato questa complessa stratificazione conobbe due fasi edilizie molto ravvicinate nel tempo ed individuate negli studi condotti da Guglielmo Matthiae e da Richard Krautheimer. La chiesa primitiva aveva una estensione complessiva di m 61 x 28,50 ed una navata centrale che si estendeva per l’intera lunghezza dell’edificio. Una indagine archeologica condotta negli anni 1957-1960 presso il pilastro S dell’abside ha consentito di individuare frammenti della primitiva pavimentazione risalente al V secolo d.C.: un opus sectile a modulo quadrato con un quadrato centrale in marmo rosso e ai lati triangoli bianchi tangenti che resta ancora parzialmente visibile da una lastra vitrea collocata nell’attuale pavimento della basilica (Guidobaldi-Guiglia 1983, p. 140-142; Guidobaldi, in Marmi antichi, p. 227). Nella seconda fase edilizia, la navata centrale della Basilica venne ridotta, raggiungendo le dimensioni attuali di m 38 x 16. Venne inoltre realizzato il transetto e rifatto interamente il pavimento con lastre di marmo bianco ad un quota superiore rispetto al più antico di circa cm 10 (Colini-Matthiae 1966, II, p. 83, figg. 91-92; Krautheimer, CBCR III, p. 206, fig. 170 e p. 220-221, fig. 194). È tuttora discussa la successione cronologica delle due fasi: secondo G. Matthiae ad un primo edificio del tardo IV secolo sarebbe seguito quello dedicato da Sisto III tra il 439 ed il 440 con l’aiuto di Eudoxia, moglie di Valentiniano III. Secondo R. Krautheimer, invece, quella di Sisto III sarebbe stata la Basilica più antica ricostruita per volere di Eudoxia durante il suo soggiorno a Roma tra il 450 ed il 455 d.C., in base ad un accordo tra pontefice e famiglia reale. Tale seconda ipotesi troverebbe conferma nella più tarda leggenda legata alla miracolosa fusione della catena che aveva tenuto prigioniero l’apostolo Pietro (Milella, cit. supra, p. 83). A partire dal VI secolo, infatti, la basilica, già dedicata a Pietro e Paolo, ricevette l’intitolazione divenuta ufficiale di a vincula sancti Petri apostoli (LP I, 261). La pianta dell’edificio è tratta da COLINI, MATTHIAE 1966, tav. IV.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo V d.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici

AMBIENTE: non determinato
FASE 2). Domus del settore "B", ambiente O: vano pavimentato in cementizio. Sul pavimento fu inserito in un secondo momento un telaio di travertino, chiuso con lastre dello stesso materiale, sotto le quali si trova l’inizio di una scala che non è stata esplorata. Non si conosce la funzione dell’ambiente e manca nell’edito la documentazione fotografica.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici

Specifiche di rinvenimento
Data:
1876-1895; 1956

Regio III, S. Pietro in Vincoli, complesso, cementizio

Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: non documentato

Cementizio del quale non si forniscono ulteriori indicazioni. Manca nell’edito una documentazione grafica e fotografica del pavimento.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo I a.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici

BORDO

Elemento non presente

CAMPO

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: non documentato
Tecnica Esecutiva: cementizio

CONSERVAZIONE
Oggetto conservato: pavimento – Conservato in: situ (Basilica di San Pietro in Vincoli)

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Colini, A.M./ Matthiae, G. 1966, Ricerche attorno a S. Pietro in Vincoli. L’esplorazione archeologica dell’area. Le origini della chiesa, in Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Memorie, Città del Vaticano, p. 18, tav. IV.

CITAZIONE E CONDIVISIONE
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Taccalite, Francesca, Regio III, S. Pietro in Vincoli, complesso, cementizio, in TESS – scheda 7631 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7631), 2009
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7631

DATA SCHEDA: 2009 | AUTORE: Taccalite, Francesca | REF. SCIENT. : Tortorella, Stefano