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Scheda TESS – http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7785
Regio X, Domus Tiberiana, complesso, criptoportico centrale, opus sectile – Roma  ( RM)

edificio residenziale/palatium
"Domus Tiberiana". Il termine, propriamente riferito alla residenza fatta costruire dall’imperatore Tiberio nell’angolo nord- occidentale del Palatino, viene utilizzato, convenzionalmente, per indicare anche i rifacimenti e gli ampliamenti che hanno modificato in tempi successivi il primo impianto del Palazzo. Le fonti antiche, che pure non attribuiscono a Tiberio la costruzione di una residenza imperiale, attestano l’esistenza della sua casa (forse già quella paterna) sul colle (Suetonio). La prima citazione effettiva della Domus Tiberiana risale, comunque, al 69 d.C. Per quanto riguarda i resti del complesso ancora oggi visibili non si può parlare di un edificio compatto ma di un insieme di singole parti situate anche a grande distanza le une dalle altre: le sostruzioni, il criptoportico orientale, la facciata meridionale e il muro di sostegno sul pendio occidentale del colle (UELI BELLWALD ET ALII, Domus Tiberiana. Nuove ricerche. Studi di restauro, Zuerich 1985). L’area su cui insiste il nucleo più antico della domus (settori 1-9) fu occupata, a partire dal 1542, dagli Horti Farnesiani. Indagini archeologiche condotte a più riprese nell’area (dagli scavi del Rosa a partire dal 1861 alle sistematiche campagne di scavo dirette da E. Monaco tra il 1981 e il 1987), hanno permesso di individuarne diverse fasi di costruzione. Gli interventi successivi hanno interessato tanto la piattaforma del basamento quanto i versanti settentrionale e occidentale (l’area di indagine è stata convenzionalmente distinta in settori dal n. 1 al 29). Dapprima costruito direttamente su case tardo repubblicane (in una delle quali, settore 9, si riconoscono due fasi preneroniane di ristrutturazione; una di esse è, forse, riferibile all’ampliamento del Palatium fino al Foro che Suetonio attribuisce a Caligola), il progetto ex novo del palazzo vero e proprio può essere datato in età neroniana (grazie a bolli laterizi rinvenuti nel sistema di impermeabilizzazione dei giardini pensili che circondavano la costruzione centrale della Domus, settori 9, B-C/11-13). Il Palazzo assunse in questa fase dimensioni monumentali; gli interventi riguardarono oltre alla ristrutturazione dell’angolo del settore 9 anche la costruzione di un impianto oltre il rettangolo del basamento, nel settore 12 (resti di una scalinata). Il basamento era attraversato da criptorportici che lo suddividevano in zone quadrate o rettangolari, disposte in modo assiale o simmetrico attorno ad un criptoportico centrale. Un rilievo particolare ha uno dei criptoportici, noto come ‘Criptoportico di Nerone’, che, con andamento NO/SE, separa i settori 25-26-27 ad Est da quelli 7-4-1 ad Ovest e mette in collegamento la struttura a Sud con la domus di Livia, ad Est con l’area che sarà poi occupata dalla domus Flavia e a Nord -grazie a due scalinate- con un gruppo di ambienti situati nell’ultimo tratto del Clivus Victoriae. La struttura conserva lacerti della pavimentazione (MORRICONE MATINI 1967, n. 88, pp. 98-9). Il basamento si presentava come una piattaforma sorretta da quattro muri perimetrali di contenimento, rinforzati da un sistema di contrafforti. Gli stessi erano collegati ad un muro perimetrale esterno che ne costituiva la facciata ad uno o due ordini. Parte integrante della Domus Aurea, esso rivestì, forse, funzioni esclusivamente pubbliche, mentre la Domus dell’Esquilino, tipologicamente una villa suburbana, doveva servire nelle intenzioni come vera e propria residenza (BELLWALD ET ALII 1986, p. 31). Le trasformazioni del periodo post neroniano, vale a dire l’età vespasianea o predomizianea, sembrano programmate per la necessità di riunire nella Domus del Palatino, sulla stessa piattaforma, le funzioni pubbliche e private (palazzo-residenza). L’aula absidata che sostituisce il peristilio centrale va certamente attribuita alla parte pubblica. L’impianto termale, forse assente precedentemente, appartiene invece alla parte privata. Infine, la sostituzione della scalinata (nel settore 12) e l’ampliamento della piattaforma sul lato settentrionale significavano la rinuncia alla precedente facciata di rappresentanza rivolta verso il Foro. Alla fase I,4 (età preneroniana della Domus ) sono da assegnare le strutture murarie e il pavimento musivo rinvenuto nell’ambiente 25 (settore 9) (C. KRAUSE in BA nn. 25-27, 1994, p. 237 ss.). Alla fase neroniana-predomizianea appartiene anche il pavimento in spicatum dell’ambiente 98 del settore 11. Alla fase III (vespasianea) appartiene il tessellato dell’ambiente 67 del settore 12. I due momenti di maggiore trasformazione e ampliamento del palazzo si collocano, rispettivamente, in epoca domizianea e adrianea (M.A. TOMEI, C. KRAUSE, in BCom 91-92, 1986, pp. 443-468). Gli interventi domizianei (periodo IV), successivi all’incendio che devastò l’area nell’80 d.C. riguardarono la costruzione di un nuovo Palazzo (Domus Flavia e Augustana) e, al tempo stesso, la risistemazione della "Domus Tiberiana" come "dipendenza" della nuova residenza. Il restauro riguardò non solo gli ambienti interni ma anche le parti esterne del podio (settori 7-15 e 23). All’angolo NW venne costruito il grande complesso sulla piana del Foro, comunicante con il Palazzo tramite una rampa a 4 piani. Il lato settentrionale ricevette una nuova facciata ad arcate su due piani mentre la parte orientale fu invece ampliata da costruzioni il cui allineamento seguiva il percorso del Clivo. L’originaria facciata fu così eliminata e la Domus Tiberiana fu orientata verso la Domus Flavia. Alla parte privata dovevano ormai appartenere l’aula centrale, la parte meridionale, la ricostruzione dell’impianto termale (settori 7 e 11) e il complesso di diaetae (settore 12). Questo settore, realizzato in laterizio in epoca domizianea e restaurato in età severiana, forse in seguito all’incendio del 191 d.C., presenta una corte rettangolare aperta centrale, intorno alla quale si articola una serie di ambienti. In particolare dall’ambiente 66 provengono lacerti di mosaico di soggetto figurato A questa fase domizianea si riferiscono, per esempio, i mosaici pavimentali che ricoprivano interamente gli ambienti e i relativi balconi del loggiato pensile (ambienti 49.1; 48.1; 47.1; 46.1; 45.1; 44.1) che fiancheggia sul lato meridionale il Clivus Victoriae (settore 9, C-H / 9-10). Tale loggiato, scoperto dal Rosa nel 1862, fu a lungo noto come "Ponte di Caligola", in base all’iniziale errata interpretazione della struttura. In un primo momento, infatti, si ritenne potesse trattarsi del ponte o viadotto che, secondo la testimonianza di Suetonio (Calig. 22,4), Caligola avrebbe costruito per congiungere il Palazzo Imperiale (vale a dire la Domus Tiberiana) con il Campidoglio. Rimandano a datazione domizianea, oltre ai mosaici: la struttura muraria (in laterizio con ricorsi di filari di bipedali posti alla distanza di circa tre piedi l’uno dall’altro), le pitture conservate in uno degli ambienti del loggiato (di IV Stile). Gli ambienti con le logge hanno conosciuto una successiva fase di utilizzazione, forse da collegare ad interventi posteriori all’incendio del 191 d.C. ricordato da Cassio Dione (LXXII, 24,1-2). Nei vani D e E sono infatti visibili tratti di muri divisori in laterizio che hanno coperto i mosaici di epoca domizianea. In confronto all’attività edilizia di età domizianea, quella adrianea è di proporzioni assai più modeste. L’edificato della "Domus Tiberiana" fu portato, partendo dalla fronte domizianea, fino alla sottostante Via Nova congiungendo strutturalmente il medio saliente del Palatino e le prime pendici del Colle nella Valle del Foro. Gli interventi furono limitati alla zona tra la facciata a 4 piani della nuova basis del Palazzo, mentre le sostruzioni retrostanti furono adattate a magazzini su due piani; al piano del Palazzo esse portavano un peristilio antistante all’aula d’entrata e aperto a N. Il programma adrianeo sembra aver previsto un ampliamento della Domus Tiberiana, sempre in dipendenza del palazzo domizianeo, con l’obiettivo di servire d’abitazione ai membri della famiglia imperiale. Appartengono a questa fase i mosaici pavimentali rinvenuti rispettivamente negli ambienti 2, 5 e 6 (settore 13). All’inizio dell’età severiana si ascrivono interventi di restauro nel settore 13, che prevedono la costruzione di sostruzioni ad arco sulla Nova Via con ambienti voltati pavimentati in tessellato b/n, e nell’impianto termale dei settori 7 e 11. Probabilemte a questi interventi andrà ricondotto per motivi stilistici un frammento rinvenuto in ‘un ambiente sulla Nova Via’ e distaccato probabilmente negli scavi Lanciani (1882) il cui preciso luogo di ritrovamento è ignoto (Morricone Matini 1967, n. 99, tav.XXV). Gli interventi severiani e lo stesso ampliamento della Domus Augustana sembrano, comunque, rivelare un maggiore interesse dell’imperatore nei confronti del palazzo domizianeo piuttosto che della Domus Tiberiana. Pianta edificio da TOMEI, KRAUSE 1986.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo I d.C. (2° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

AMBIENTE: non determinato
L’ambiente, di forma ed estensione non precisabile, è stato individuato nell’area del criptoportico centrale della domus, durante scavi eseguiti nel 2008 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo II d.C. (4° q) al secolo III d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

Specifiche di rinvenimento
Data:
2007 – Ente responsabile: SS RM

Regio X, Domus Tiberiana, complesso, criptoportico centrale, opus sectile

Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: iterativa
Cromia: policromo

Pavimento in opus sectile marmoreo a modulo medio, costituito da una larga fascia perimetrale in lastre omogenee (motivo isodomo, dim. 0.30 x 0.60) e campo centrale pavimentato con una scacchiera di formelle quadrate (8 file di 15 formelle con motivi Q2 e Q3p, modulo 0.60) in alternanza regolare. La stesura pavimentale, conservata esclusivamente a livello di impronte, era delimitata – verso la zona interna del quadriportico – da una fila di grosse lastre (0.90 x 1.10), anche queste completamente asportate.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo II d.C. (4° q) al secolo III d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

Caratteristiche della preparazione
Tipo di preparazione: sottofondo di malta con inserzione di crustae marmoree o litiche (ardesia); si rileva l’assenza di frammenti anforici

BORDO

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: assente
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)

CAMPO

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)

Decorazioni geometriche

MotivoModuloRiempimento
*a modulo quadrato con motivi semplici – quadrato maggiore con quadrato inscritto diagonalmente nel quadrato di base (Q2)0.60
*a modulo quadrato con motivi semplici – quadrati iscritti diagonalmente e ortogonalmente nel quadrato di base, con punte di lancia ai vertici (Q3p)0.60
Referenza fotografica: Immagine tratta da CARBONI 2009, p. 474.

CONSERVAZIONE
Oggetto conservato: impronte – Conservato in: situ

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Carboni, F. 2009, Pavimenti in opus sectile dalla Domus Tiberiana sul Palatino, in Atti del XIV Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Spoleto, 7-9 febbraio 2008), Tivoli, pp. 467-477, figg. 2-9.

CITAZIONE E CONDIVISIONE
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Angelelli. Claudia, Regio X, Domus Tiberiana, complesso, criptoportico centrale, opus sectile, in TESS – scheda 7785 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7785), 2009
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7785

DATA SCHEDA: 2009 | AUTORE: Angelelli. Claudia | REF. SCIENT. : Guidobaldi, Federico