Presso il comune di Casperia, in territorio sabino, insiste la chiesa di S. Maria in Legarano, oggi abitazione privata, che sorse sui resti di una villa di epoca romana ed il cui nome potrebbe derivare da quello dell’antico proprietario della residenza, Legaranus. Con tutta probabilità l’edificio religioso fu realizzato in epoca longobarda, ma sulle rovine della villa doveva insistere un oratorio cristiano già in età paleocristiana. Dell’edificio residenziale, che non è mai stato oggetto di scavi archeologici, si conserva un muro di sostegno contraffortato (A) che doveva estendersi per ca. m 100 (h max conservata: m 7,70), con paramenti in opera incerta. Al suo interno si sviluppa un secondo muro di appoggio (B: misure massime: lungh. m 68; alt. m 3) che doveva proseguire, sviluppandosi da entrambi gli angoli, verso N. Nell’area sono visibili ulteriori murature pertinenti a diverse epoche. Sono stati inoltre rinvenuti alcuni frammenti di una canalizzazione in cotto, più ad O, funzionale al rifornimento idrico della residenza (C). All’interno ed all’esterno della sagrestia si conservano porzioni di tessellato con motivi geometrici, probabilmente pertinenti a due ambienti distinti (D; E), che proseguono al di sotto delle strutture della chiesa, costruita direttamente sul più antico edificio. Infine, è ravvisabile una vasca foderata in cementizio e pavimentata in opera spicata, probabilmente adibita a scopi domestici (F). Più a O è stata rinvenuta una sala delimitata da murature di epoca post-romana rivestita in spicato (G). Infine, si conservano cinque fusti di colonna in granito grigio (H), un frammento di colonna in porfido rosso, un capitello marmoreo, una testa virile barbata in marmo, un frammento di marmo strigilato (sarcofago?), un lapis pedicinus (lungh: m 1,40) e tre frammenti di iscrizioni provenienti da località differenti della sabina. Il Salmon data la prima fase della villa, sulla base dell’analisi delle cortine murarie e dei mosaici, nel I sec. d.C. (pianta località edificio tratta da www.googlemaps.it; pianta edificio tratta da Salmon 1962, fig. 1 p. 134).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo I d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Paranzano, villa, amb. D, mosaico con motivo a transenna Frammento di pavimentazione musiva costituito da un campo bianco a filari di tessere disposti a ordito obliquo interrotto da una composizione centrata a reticolo di fasce intersecanti. Di questa si conservano due riquadri ambedue definiti da tre file di tessere nere seguite da tre file di tessere rosse e campiti da una fila di quadrati sulla diagonale. Nel pannello musivo a destra i quadrati sono campiti da ulteriori quadrati iridati. Nell’angolo formato dai riquadri si trova un rettangolo campito da una losanga, conservata in parte. Il campo interno, delimitato da una fascia di tessere bianche, da quattro filari di tessere nere seguiti da quattro filari di tessere bianche, è occupato da un mosaico con motivo c.d. a transenna, profilato in nero su fondo bianco. Attualmente il mosaico è visibile presso la sagrestia della chiesa, di proprietà privata.
Ambiente G: ambiente a pianta trapezoidale che si apre a N-O dell’area presso cui doveva insistere la villa. Conserva le murature perimetrali di epoca post-romana e il pavimento a commessi di laterizio disposti a spina di pesce. Non è noto se l’ambiente sia contestuale all’edificazione della residenza, di epoca primo-imperiale, con rimaneggiamenti in età successiva, o se sia stato creato in un secondo momento, non meglio documentato.
Lunghezza: 3,50 m – Larghezza: 2 m
Cronologia Non determinata
Specifiche di rinvenimento Data: non documentata
Paranzano, villa, ambiente G, rivestimento in opera spicata
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: monocromo
Pavimento a commessi laterizi disposti a spina di pesce.
Rieti territorio 1976, in Rieti e il suo territorio, Milano, p. 101.Salmon, P. 1962, Santa Maria in Legarano. Chiesa cristiana fabbricata sulle rovine di una villa romana., in Rendiconti della Pontificia Accademia di Archeologia, p. 138.Sternini, M. 2004, in La romanizzazione della Sabina tiberina, Bari, p. 81.