scheda

V. Bellezia 16, domus, vano 1, fase II, cementizio fittile
Torino ( TO )


DOMUS di VIA BELLEZIA 16. Nel 2008, durante lo scavo per la realizzazione di autorimesse interrate nel cortile interno del Palazzo S. Liborio, in via Bellezia 16 nel centro storico di Torino (cfr. ubicazione, da L. MERCANDO, “Notizie degli scavi recenti”, in “Archeologia a Torino. Dall’età preromana all’Alto Medioevo”, a cura di L. Mercando, Torino 2003, fig. p. 215, con aggiornamento: in rosso), vennero portati alla luce i resti di una domus romana (cfr. planimetria resti, fasi I-II, da GREPPI, GABUCCI, SUBBRIZIO, BARELLO 2011, figg. 3, 7), successivamente obliterata da strutture tardoantiche e sepolture altomedievali e dalla costruzione della manica occidentale del chiostro del convento di S. Domenico nella seconda metà del XIII secolo, poi ricostruito nel 1701. L’entità del rinvenimento ha comportato la modifica del progetto iniziale e la creazione di un’area archeologica coperta, accessibile al pubblico su appuntamento (info: www.museotorino.it).
FASE I (fine I-inizio II sec. d.C.). Dell’edificio originario, individuato nel settore S del cortile di Palazzo S. Liborio, è emerso un ambiente pavimentato in tessellato bicromo geometrico, verosimilmente una sala di rappresentanza (vano 1). Più a N un’area scoperta in terra battuta e dotata di pozzo foderato in ciottoli doveva servire a più unità residenziali: il perimetrale N del vano mosaicato, infatti, sembrerebbe costituire il limite settentrionale della domus, estesa invece verso O e verso E, come suggeriscono alcuni lacerti murari emersi in fase di scavo. A livello cronologico non è possibile stabilire con certezza se il tessellato, datato per tipologia ai primi decenni del II sec. d.C., appartenga al primo impianto dell’edificio (entro il I sec. d.C.) o a una di poco successiva ristrutturazione del complesso.
FASE II (età tardo-imperiale). La sala di rappresentanza (1) viene ampliata verso O e ristretta sul lato opposto, creando così un nuovo ambiente di dimensioni maggiori, ora pavimentato in “cocciopesto” piuttosto grossolano. A E si apre un altro vano (2), le cui dimensioni non sono ricostruibili, anch’esso pavimentato in “cocciopesto”. Il cortile (3) con il pozzo continua a essere utilizzato e, per una migliore fruizione dello spazio scoperto, viene pavimentato in mattoni. In corrispondenza dell’angolo NO dell’area di scavo, infine, è stata individuata una struttura muraria EO e una porzione di rivestimento pavimentale in “cocciopesto” (4): sebbene non sia possibile legarla stratigraficamente alla domus, si ritiene opportuno considerarla nel medesimo contesto sulla base delle caratteristiche tecniche della messa in opera e della prossimità ai resti sin qui descritti.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo I d.C. (4° q) al secolo II d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici
V. Bellezia 16, angolo NO, vano 4, fase II, cementizio fittile
Cementizio a base fittile, conservato per un breve tratto in corrispondenza di un lacerto murario EO. Potrebbe trattarsi di un piano di preparazione, ma la lacunosità dei dati non ne consente una definizione puntuale.

V. Bellezia 16, domus, cortile 3, fase II, commessi laterizi
Breve lacerto in "lastricato di mattoni", identificabile come rivestimento a commessi laterizi (sesquipedali).

V. Bellezia 16, domus, vano 1, fase I, tessellato geometrico a stelle 8 losanghe
Il mosaico, di cui si conservano due ampi lacerti tagliati dal muro del chiostro domenicano, è costituito da una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità, che determinano quadrati minori sulla diagonale, campiti da un nodo di Salomone, e quadrati maggiori diritti, ornati da motivi a stuoia o da fioroni compositi. Il bordo esterno si compone di una larga fascia in tessellato monocromo bianco a ordito diritto, cui seguono una linea doppia nera, una tripla bianca e un’altra doppia nera. Esso risale verosimilmente a un periodo di poco successivo (inizio II sec. d.C.) alla creazione della domus (fine I sec. d.C.). Foto da PEJRANI BARICCO, GREPPI, SUBBRIZIO 2010, fig. 117 p. 252.

V. Bellezia 16, domus, vano 2, fase II, cementizio fittile
Cementizio a base fittile, forse con funzione preparatoria.


Vano 1, fase I (fine I-inizio II sec. d.C.). Del grande ambiente meridionale è nota la sola larghezza NS (3.50m), mentre la lunghezza rimane indefinibile (4m circa) a causa delle strutture bassomedievali e moderne (muro del chiostro domenicano, vasca per la calce coeva alla ristrutturazione del 1701) che hanno obliterato i resti romani. I muri sono realizzati in ciottoli lavorati a spacco e laterizi frammentari. Esigui lacerti di intonaci rossi e gialli attestano l’originaria rifinitura policroma delle pareti che, insieme al rivestimento pavimentale in tessellato bicromo geometrico, consentono di ipotizzare una funzione di rappresentanza del vano (forse un triclinio: GREPPI, GABUCCI, SUBBRIZIO, BARELLO 2001, p. 56).
Fase II (epoca tardo-imperiale). Il vano viene ampliato verso O e leggermente ridotto verso E, per una superficie totale di quasi 30mq); il mosaico pavimentale è sostituito da un cementizio a base fittile di qualità mediocre.
Cronologia
Estremi temporali: dal secolo I d.C. (4° q) al secolo II d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici
V. Bellezia 16, domus, vano 1, fase I, tessellato geometrico a stelle 8 losanghe
Il mosaico, di cui si conservano due ampi lacerti tagliati dal muro del chiostro domenicano, è costituito da una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità, che determinano quadrati minori sulla diagonale, campiti da un nodo di Salomone, e quadrati maggiori diritti, ornati da motivi a stuoia o da fioroni compositi. Il bordo esterno si compone di una larga fascia in tessellato monocromo bianco a ordito diritto, cui seguono una linea doppia nera, una tripla bianca e un’altra doppia nera. Esso risale verosimilmente a un periodo di poco successivo (inizio II sec. d.C.) alla creazione della domus (fine I sec. d.C.). Foto da PEJRANI BARICCO, GREPPI, SUBBRIZIO 2010, fig. 117 p. 252.

Specifiche di rinvenimento
Data:
2008 – Ente responsabile: SBAPMAE

V. Bellezia 16, domus, vano 1, fase II, cementizio fittile

Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: monocromo

Rivestimento in cementizio a base fittile, direttamente poggiante sul mosaico di I fase. Foto da GREPPI, GABUCCI, SUBBRIZIO, BARELLO 2011, fig. 8 p. 52.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo III d.C. (4° q) al secolo V d.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici

Bordo

Elemento non presente

 

Campo

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: assente
Tecnica Esecutiva: cementizio (cementizio a base fittile senza inserti)

 
 

Referenza fotografica: su gentile concessione della dott.ssa S. Ratto.
Oggetto conservato: frammento – Conservato in: situ (Torino, domus di Via Bellezia 16)
L’area archeologica apre al pubblico su appuntamento.

Torino, domus di Via Bellezia 16 (Riferimento: SBAPMAE) Via Bellezia, 16 – Torino

Greppi, P./ Gabucci, A. et alii 2011, Indagini archeologiche nel cortile di Palazzo S. Liborio., in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Torino, pp. 50-51, figg. 7-8.
Pejrani Baricco, L./ Greppi, P./ Subbrizio, M. 2010, Torino, via Bellezza. Palazzo S. Liborio., in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Torino, p. 251.

DATA SCHEDA: 2012 | AUTORE: Da Pieve, Paola | REF. SCIENT. : Ghedini, Francesca
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Da Pieve, Paola , V. Bellezia 16, domus, vano 1, fase II, cementizio fittile, in TESS – scheda 11985 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11985), 2012

INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11985


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