Il Santuario della Fortuna Primigenia fu costruito verso la fine del II sec. a.C. e si articola in sei terrazze artificiali (I-VI in pianta) che sfruttano il pendio naturale del monte Ginestro, collegate mediante rampe e scalinate. Il complesso sorge su imponenti sostruzioni in opera poligonale (I-II), ai lati delle quali era possibile accedere, mediante due scalinate simmetriche, a strutture in cui avvenivano i rituali di purificazione. Da qui si dipartivano due rampe convergenti (III), percorribili mediante un doppio passaggio coperto e scoperto, da cui si ha accesso, tramite una scalinata centrale, alle terrazze superiori, realizzate in opera incerta. Negli ambienti ubicati presso la rampa porticata occidentale della terza terrazza si conservano porzioni di decorazioni pittoriche di I Stile e due rivestimenti pavimentali in cementizio a base fittile con inserti litici. La quarta terrazza (c.d. Terrazza degli Emicicli) è dotata di un portico provvisto di due esedre simmetriche; davanti all’esedra orientale è presente un’edicola con colonne corinzie, presso la quale era un pozzo sacro. Ambedue gli emicicli sono pavimentati da un cementizio a base fittile decorato da un fitto punteggiato irregolare di inserti litici. La quinta terrazza, con pareti scandite da semicolonne alternate a nicchie ed a finte porte, era verosimilmente destinata ad attività commerciali. Infine, la sesta terrazza, detta "della Cortina", è costituita da un vasto spazio aperto cinto da un triportico con doppia fila di colonne, presso cui si conserva una pavimentazione in mosaico a tessere irregolari con inserti policromi. Un pavimento analogo è stato rinvenuto in situ nei portici del pianterreno di Palazzo Barberini, che inglobò la parte alta del santuario. In origine sul lato di fondo si apriva una cavea teatrale conclusa da un doppio portico, alle spalle del quale era ubicato l’aedes Fortunae, ricostruito come un periptero a pianta circolare. Qui doveva trovarsi il simulacro di culto e il rivestimento pavimentale (lithostroton parvulis crustis), ambedue citati da Plinio (rispettivamente XXXIII, 61 e XXXIV, 189. Pianta edificio tratta da Coarelli, I Santuari del Lazio in età repubblicana, Roma 1987, fig. 10).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
L’ambiente, che si apriva presso il terrazzo superiore del santuario, non è documentato in quanto è stato obliterato dalla costruzione dei portici del pian terreno di palazzo Barberini. Di esso si conserva una porzione del rivestimento pavimentale in situ, costituito da un mosaico a tessere irregolari bianche con inserti litici policromi.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: non documentata
Santuario della Fortuna Primigenia, sesta terrazza, mosaico a tessere irregolari con inserti policromi
Parte dell’ambiente: non determinata Rivestimento con scansione: non documentato Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: policromo
Mosaico a tessere di forma per lo più irregolare e talora quadrangolare, impreziosito da un fitto punteggiato di inserti litici di colore giallo, rosso, nero, verde ed azzurro.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Morricone Matini, M.L. 1980, in Scutulata Pavimenta. I Pavimenti con inserti di marmo e di pietra trovati a Roma e dintorni, Roma, pp. 35-36, n. 24, tav. V.