La seconda fase costruttiva corrisponde ad un intervento di rinnovamento della basilica legato forse al trasferimento delle reliquie di Eufemia, Dorotea, Tecla ed Erasma (al di sotto della mensa su cui poggiava l’altare sono stati infatti rinvenuti due loculi per reliquie) e allo spostamento della sede episcopale in laguna da parte del patriarca Paolo. La testimonianza delle cronache medievali fornirebbe in questo caso un preciso riferimento cronologico, confermato dai ritrovamenti archeologici: la Cortelletti pensa all’epoca dei vescovi Macedonio (542?-558) e Paolo (558-570). A questa fase va riferita la realizzazione del recinto sopraelevato antistante l’abside, il banco presbiteriale, la cattedra vescovile e l’ambone, questi ultimi indicatori di una presenza più stabile del vescovo. Ulteriori interventi riguardarono l’area degli annessi ai ati dell’abside e la facciata, a ridosso della quale fu realizzato un vestibolo. Vennero altresì realizzate una serie di pavimentazioni in opus sectile nella zona del catino absidale, del recinto antistante l’abside e della navata centrale, questi ultime non più esistenti. L’estensione della ristrutturazione interna spinge la Cortelletti ad attribuire a questa seconda fase anche il tessellato con epigrafi di offerenti della navata meridionale, rimasto limitato a questo settore dal successivo rifacimento dell’edificio.
La terza fase di interventi è, secondo la Cortelletti, imputabile alle infiltrazioni d’acqua piuttosto che ad un incendio – tesi sostenuta dallo Zovatto -, di cui oggi non restano tracce riscontrabili. La basilica venne rialzata e parzialmente ricostruita, con una riorganizzazione anche dei volumi interni. I pavimenti del presbiterio e degli annessi ai lati dell’abside vennero asportati e ricomposti sul nuovo livello, mentre le pavimentazioni delle navate laterali e centrali vennero rifatti ex-novo. La terza fase costruttiva viene assegnata su base stilistica all’epoca del vescovo Elia (571-587).
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo VI d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile
Cementizio della prothesis di Santa Maria delle Grazie
Pavimento in cementizio a base fittile
Pav. a commessi laterizi del presbiterio di Santa Maria delle Grazie
Pavimento a commessi laterizi parzialmente conservato ai lati dell’abside e forse limitato all’area dell’altare.
Santa Maria di Grado, prothesis, tessellato
Rivestimento pavimentale in tessellato policromo con decorazione geometrica, interamente conservato ed attualmente visibile all’interno della prothesis nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. La particolare pianta del vano determina la presenza di una fascia di raccordo di forma irregolare nella parte del vano retrostante il catino absidale, che si adatta al profilo curvilineo dell’ambiente.
Sectile del presbiterio di Santa Maria delle Grazie
Pavimento in opus sectile con decorazione geometrica
Sectile dell’abside di Santa Maria delle Grazie
Pavimento in opus sectile policromo, integralmente conservato e attualmente visibile nell’abside della chiesa.
Il pavimento originario sembra fosse costituito da un cementizio a base fittile, anche se non è chiaro se esso costituisse in realtà solo lo strato preparatorio della pavimentazone vera e propria. Vigilio De Grassi infatti non esclude che sulla malta potessero essere allettate "piastre di marmo", anche se non specifica gli eventuali elementi che lo spinsero a formulare questa ipotesi, mentre lo Zovatto ritiene che il cementizio costituisse il sottofondo di un rivestimento musivo. Quel che è certo è che esso fu parzialmente distrutto da una serie di saggi di scavo probabilmente realizzati durante i lavori del De Grassi.
Nel diaconico sono inoltre conservati alcuni mattoni di 19×19 cm, analoghi a quelli che rivestivano l’area presbiteriale durante la prima fase edilizia: non è stato tuttavia possibile chiarire il rapporto stratigrafico tra questi mattoni e il cocciopesto e accertare l’effettiva esistenza di due fasi pavimentali. A differenza della prothesis, nel diaconico non venne rinvenuta traccia di strutture o nicchie nel paramento murario
Nel corso della seconda fase costruttiva tra questo ambiente e il diaconicon venne realizzato un muro divisorio nel mezzo del corridoio di passaggio.
Nel corso della generale ristrutturazione corrispondente alla terza fase costruttiva, il diaconico venne ricostruito ad un livello superiore e coperto da una volta a botte; il vano – attualmente visibile e visitabile – si impostò esattamente al di sopra del corrispondente al livello inferiore, così come venne mantenuto anche il muro divisorio tra i due annessi absidali. Entrambi furono pavimentati con un rivestimento in tessellato, poichè tuttavia i due ambienti erano separati dal tramezzo, ne risultò un dislivello di 12 cm. Come dimostra il disegno del tessellato, nel progetto originario dovette essere compresa anche una base d’altare, posta sotto alla finestra del perimetrale est. Le finestre del muro orientale comunque vennero tamponate e sostituite da aperture nei altri perimetrali; le nuove porte di accesso, volte verso la navata, si impostarono esattamente sopra quelle antiche.
Il vano venne indagato negli anni Venti del Novecento e documentato da Vigilio De Grassi, in anni recenti al Cortelletti lo ha nuovamente indagato; dopo lo scavo dei pastofori inferiori, i solai furono consolidati senza tuttavia strappare i rivestimenti musivi dei corrispondenti vani superiori; il muro divisorio del corridoio dietro l’abside venne abbattuto e al suo posto fu inserita nel pavimento una lastra di marmo. Oggi il diaconico inferiore è raggiungibile scendendo a livello della navata meridionale e chinandosi sotto la soglia della porta superiore.
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo VI d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile
Data: non documentata
Tessellato del diaconico di Santa Maria delle Grazie
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: policromo
Rivestimento pavimentale in tessellato policromo con decorazione geometrica, interamente conservato ed attualmente visibile all’interno del diaconico nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. La particolare pianta del vano determina la presenza di una fascia di raccordo di forma irregolare nella parte del vano retrostante il catino absidale, che si adatta al profilo curvilineo dell’ambiente.
Estremi temporali: dal secolo VI d.C. (3° q) al secolo VI d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=7713