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Scheda TESS – http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11295
Regio VIII, area sacra di S. Omobono, opus sectile – Roma  ( RM)

EDIFICIO: santuario
Fra 1936 e 1937, presso la chiesa di Sant’Omobono (all’incrocio tra l’odierna via L. Petroselli e il Vico Jugario, nell’area dell’antico Foro Boario), furono rimessi in luce – a seguito degli sterri e delle demolizioni effettuati per l’apertura della via del Mare – cospicui resti di stratigrafie, strutture e livelli pavimentali databili lungo un arco di tempo compreso fra la protostoria e la piena età imperiale. La sequenza stratigrafica, molto complessa, vede la sovrapposizione, ai resti di una capanna di VIII secolo a.C., di un’area di culto con altari e resti di pasti rituali, dalla quale proviene un frammento vascolare con iscrizione etrusca, una delle più antiche rinvenute a Roma. La monumentalizzazione dell’area viene avviata a partire dai primi decenni del VI secolo, con la costruzione di due templi, dei quali uno solo è stato individuato a notevole profondità e in posizione obliqua al di sotto delle fondazioni della chiesa. Si trattava di un tempio etrusco-italico con un alto podio in tufo, elevato in legno e mattoni crudi e cella unica con due colonne sulla fronte, al centro delle quali era collocata una breve scalinata di accesso. A questo edificio sono state ricondotte le grandi lastre di rivestimento in terracotta, le quattro volute acroteriali e il celebre gruppo frontonale raffigurante Eracle ed Atena, recuperati nel corso degli scavi e oggi alla Centrale Montemartini. Alla fine del VI secolo a.C. il tempio fu sistematicamente distrutto; dopo un secolo di abbandono il livello dell’area fu innalzato di circa 4 m per la ricostruzione dei due templi gemelli di Fortuna e Mater Matuta, con orientamento leggermente diverso rispetto al tempio arcaico. Sottoposti successivamente a diversi interventi di ripristino dopo incendi e distruzioni (in particolare quello del 213 a.C., che devastò anche il vicino foro Olitorio), i templi furono restaurati in epoca adrianea (117-138 d.C.). Attualmente nell’area è visibile solo il tempio della Fortuna, dal momento che la cella della Mater Matuta fu trasformata (forse verso la fine del V secolo d.C.) in edificio di culto cristiano. La chiesa, nota nei documenti medievali come S. Salvatore in Portico, fu restaurata nuovamente nel XII secolo (rialzamento del presbiterio, rivestito da pavimenti cosmateschi); nel 1482 l’edificio di culto fu integralmente ricostruito con orientamento opposto al precedente e dedicato nel 1575 a S. Omobono. Pianta edificio tratta da RAMIERI 2011.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo V d.C. (3° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologico-stratigrafici, stilistici ed epigrafici

AMBIENTE: cella
Cella del tempio orientale (aedes Matris Matutae), a pianta quadrangolare, con pareti in blocchi di travertino e pavimento musivo, riconducibile all’ultimo rifacimento del santuario, avvenuto in età adrianea. All’interno dell’ambiente sono stati individuati anche alcuni lacerti di sectile marmoreo, probabilmente riferibili al riutilizzo della cella come edificio di culto paleocristiano. Il vano è inglobato nelle fondazioni della chiesa quattrocentesca di S. Omobono.

Cronologia

Estremi temporali: dal secolo II d.C. (1° q) al secolo II d.C. (2° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici

Specifiche di rinvenimento
Data:
2000 – Ente responsabile: Sovraintendenza ai BB.CC. del Comune di Roma

Regio VIII, area sacra di S. Omobono, opus sectile

Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria?
Tipo di impaginazione: schema unitario
Cromia: policromo

Lacerto di pavimento in opus sectile marmoreo a grande modulo, rinvenuto nella zona corrispondente al presbiterio della chiesa quattrocentesca, formato da una lastra quadrangolare di marmo africano (lato m 1.03), delimitata su tre lati da un listello di porfido rosso (cm 5). Il motivo, riconosciuto in un tratto pavimentale addossato al lato W della cella, era probabilmente ripetuto sul lato opposto, dove è stato rinvenuto un frammento di listello di porfido analogo al precedente ed allineato con il pannello di africano.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo V d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

BORDO

Specifiche tecniche
Tecnica Esecutiva: opus sectile

CAMPO

Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)

Referenza fotografica: da RAMIERI 2002

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Ramieri, A. M. 2002, Nuovi scavi nella chiesa di S. Omobono, in Ecclesiae Urbis. Atti del Congresso Internazionale di Studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo) (Roma, 4-10 settembre 2000), Città del Vaticano, pp. 572-573, figg. 4, D; 8.

CITAZIONE E CONDIVISIONE
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Angelelli, Claudia, Regio VIII, area sacra di S. Omobono, opus sectile, in TESS – scheda 11295 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11295), 2012
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=11295

DATA SCHEDA: 2012 | AUTORE: Angelelli, Claudia | REF. SCIENT. : Guidobaldi, Federico