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Scheda TESS – http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=13883
Palazzo di Teodorico, corte A, tessellato con scene circensi e venatorie – Ravenna  ( RA )

edificio residenziale/palatium
Tra il 1908 e il 1914 sotto la direzione di G. Ghirardini furono effettuati scavi immediatamente a Nord di via Alberoni, in un’area di 4000 mq di proprietà della famiglia Serena Monghini, area nella quale già nell’800 erano stati praticati scavi che avevano messo in luce ampi tratti di pavimentazioni musive. Gli scavi Ghirardini scoprirono, in modo parziale, un vasto complesso edilizio noto in letteratura come “Palazzo di Teodorico”; l’area a Sud del complesso è quella che fu maggiormente approfondita sia in sede di scavo sia in fase di rielaborazione, mentre il resto del complesso si conosce in maniera meno estensiva ed è più difficoltoso individuarne lo sviluppo diacronico. La metodologia adottata non adeguata ad un complesso pluristratificato come quello in esame, la dispersione dei dati di scavo e la non perfetta coincidenza tra le piante redatte e le sequenze individuabili dai diari di scavo non permettono dunque di acclarare in modo definitivo l’esatto sviluppo diacronico del complesso; il tentativo di F. Berti di isolare gruppi di pavimenti in base alle quote di rinvenimento non è completamente riuscito per le difformità nelle quote stesse tra le diverse aree del palazzo (dovute certamente alla vasta area su cui si impianta il complesso e forse alla poca precisione dei rilievi) e poco incisivo perché lo studio dei pavimenti non suffraga le differenti cronologie proposte di volta in volta. Altre interpretazioni complessive del palazzo negli ultimi anni sono quelle di Baldini Lippolis (1997 e 2001), Augenti (2005) e Russo (2005), delle quali la più convincente sembra essere quella di A. Augenti, sebbene con alcune criticità.
Il dato certo è che nella zona Sud è documentato l’impianto di una domus di età protoaugustea, la cui continuità di vita prosegue almeno fino al III- inizi del IV secolo, come documentano i restauri nelle pavimentazioni musive, mentre nella zona a Nord si trovano alcune strutture che sono state da alcuni (Deichmann, seguito da Russo) messe in relazione con il pretorio del prefetto di Ravenna.
I FASE: in un momento cronologico di circa IV secolo è possibile individuare un intervento edilizio abbastanza rilevante: nel settore Nord il fulcro è la stanza L (13,5×11 m), un vano rettangolare che nel muro settentrionale è dotato di una piccola abside semicircolare e che è aperto mediante una trifora sul porticato A (A’’’ nel settore Nord). A tale ambiente sono addossati quattro piccoli vani (M,N,O,P), ai quali si accedeva dall’aula L. In questa fase l’ambiente L è dotato di pavimento in sectile, così come gli altri ambienti vicini. Ad Ovest di M si trova un ulteriore vano (Z) anche questo pavimentato in opus sectile, mentre ad Est di O si trovano due ambienti adiacenti (Q, R), entrambi pavimentati in esagonette di cotto. In questa fase i bracci porticati della corte A erano pavimentati in tessellato: del pavimento si conservano alcuni tratti in A’, A’’’ e forse A’’. Nel settore meridionale sono parzialmente riutilizzati gli ambienti della domus preesistenti; in questa fase l’unico ad essere ripavimentato è il vano C, in cui sono stati scoperti alcuni frammenti di un nuovo rivestimento in tessellato.
II FASE: a un momento successivo, inquadrabile in età onoriana (inizi del V secolo) può essere ascritto l’ampliamento del vano L: il nuovo ambiente è più grande (27x11m), presenta un’abside presso il lato Nord ed è dotato di un nuovo pavimento in sectile. In questa fase non sono documentati nuovi interventi pavimentali nei vani M ed N. A questa fase si attribuiscono i due nuovi ambienti a fianco di L, U e T, entrambi pavimentati in opus sectile. Forse in questa fase è realizzata la tamponatura degli spazi nei pilastri della corte A, con la conseguente creazione di un corridoio continuo (A’, A’’, A’’’). Nella zona A’ è stata individuata una pavimentazione in tessellato che copre la precedente. Nel settore meridionale l’ambiente B è dotato di suspensurae (funzionali alla deumidificazione o a un impianto di riscaldamento, non ad un impianto termale come da alcuni ipotizzato). Il vano H diviene più grande mediante la distruzione di un tramezzo precedente.
III FASE: all’età teodoriciana (fine V-inizi VI) è attribuita la realizzazione nel settore Nord di un grande triclinio triabsidato, aggiunto a Nord di R e dotato di pavimento in tessellato. L’aula l è ripavimentata in tessellato, mentre l’ambiente T è ingrandito mediante l’aggiunta di un’abside e ripavimentato in tessellato. In questa fase forse possono essere attribuiti due pavimenti rintracciati nel vano O (non conservato) e P (in tessellato e sectile), mentre è quasi certa la ripavimentazione in tessellato del vano Q. A questa fase possono, con qualche dubbio, essere riferiti i rifacimenti dei corridoi A’ e A’’’, sempre in tessellato. Nel settore meridionale assistiamo alla ripavimentazione in tessellato di numerosi ambienti (C, D che in questa fase è di dimensioni maggiori, E, G), mentre nel settore sud è realizzato il corridoio I, dotato di un pavimento in tessellato che in una sottofase di poco successiva è in parte o del tutto rifatto.
IV FASE: in età post-teodoriciana, tra la metà e la seconda metà del VI secolo, nel settore Nord si assiste alla realizzazione del vano V e alla ripavimentazione del vano Z. Altri interventi e ripavimentazioni in tessellato si verificano nel corridoio A’’’ e A’’, poco leggibili e probabilmente distribuiti in sottofasi distinte. Nel settore meridionale è rifatta in tessellato la pavimentazione del corridoio I e contestualmente può essere attribuita a questa fase la pavimentazione del corridoio I’’’, a sua volta rimpiazzato da un tessellato posteriore in un intervento riferibile a una sottofase distinta.
Ricapitolando, si deve innanzitutto rilevare che il palatium si innesta in un’area a continuità di vita fin dall’età tardorepubblicana; sono individuabili quattro macro fasi cronologiche, ma ognuna di esse presenta una o più sottofasi all’interno delle quali è difficile cogliere con puntualità l’effettiva portata degli interventi edilizi. I FASE: IV secolo; II FASE: inizi/prima metà del V secolo; III FASE: fine V/ primo quarto del VI secolo; IV FASE: pieno VI secolo/ inizi VII. Va ricordato che la ricostruzione proposta non è universalmente condivisa in letteratura, tuttavia, pur con alcune difficoltà, sembra essere la più convincente. (la pianta località edificio è tratta da Russo 2005, fig. 2; la pianta dell’edificio è una rielaborazione delle quattro macrofasi ed è tratta da Augenti 2005, figg. 3, 6, 8, 11)


Cronologia

Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

AMBIENTE: corte
La grande corte porticata A costituisce il fulcro del complesso edilizio e raccorda il settore "monumentale" posto a Nord e il settore residenziale posto a Sud. Tale corte è stata scavata solo in parte e i diversi bracci sono indicati con A’ (il braccio Sud), A” (il braccio Est), A”’ (il braccio Nord).
Nella I fase ha effettivamente le caratteristiche di una corte porticata e si conoscono, almeno in parte, i pavimenti in tessellato dei bracci Nord (A’’’), Est (A’’), Sud (A’). È forse in età onoriana (II fase) o in una sottofase di poco successiva che sono realizzate le tamponature dei pilastri e di conseguenza i bracci porticati sono trasformati in altrettanti corridoi; a questo momento si può attribuire una (parziale?) ripavimentazione in tessellato, nota solo in A’ (corridoio Sud). Nella III fase (età teodoriciana) la corte viene ancora una volta ripavimentata in tessellato (noto solo in A’ e A’’’). Ad un momento successivo vanno ascritte le parziali (o totali?) ripavimentazioni rintracciate in A’’’ e A’’; in questa fase viene anche costruito un corridoio con andamento Nord-Sud che attraversa la corte che tuttavia sarà defunzionalizzato in un momento successivo, quando nella corte si installa una fontana ottagonale. Questa ricostruzione non è condivisa da tutti gli studiosi e molti sono i pareri discordanti sullo sviluppo diacronico della corte (secondo alcuni la I fase è di età onoriana, la II di età teodoriciana, la III e la IV della seconda metà del VI secolo), testimonianza evidente che i dati disponibili non sono dirimenti e si prestano a letture diverse. Riassumendo: nella I fase sono qui compresi i pavimenti nn. 12, 43, 50 (secondo la numerazione Berti 1976), rispettivamente da A’, A” e A”’; nella II fase i pavimenti nn. 13-19 da A’; nella III fase i pavimenti nn. 24-29, 44-48, 51-53 rispettivamente da A’, A” e A”’; a una sottofase della III è possibile riferire il pavimento n. 54 da A”’; infine alla IV fase i pavimenti nn. 49, 55-56 rispettivamente da A” e da A”’.


Cronologia

Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo V d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

Specifiche di rinvenimento
Data:
1908-1914

Palazzo di Teodorico, corte A, tessellato con scene circensi e venatorie

Rivestimento con scansione: a più unità decorative

Rivestimento in tessellato policromo, ritracciato in modo frammentario nel settore Sud (A’) e organizzato secondo una sequenza di tappeti giustapposti. A partire da Est si incontra un primo tappeto con una scena di venatio nell’arena (6 lacerti), poi una soglia geometrica (1 lacerto), poi una scena con la rappresentazione delle fazioni (11 lacerti), poi ancora una scena circense (3 lacerti), poi la rappresentazione del circo (11 lacerti), una scena di caccia al cinghiale (10 lacerti) e una scena di venatio nell’arena (14 lacerti), più altri lacerti pertinenti al solo bordo.

Cronologia
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo V d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici

Unità decorative

Parte dell’ambiente: portico
Tipo di impaginazione: giustapposta?
Cromia: policromo

Tessellato policromo rintracciato per una parte della superficie originaria, di cui si conservano 4 lacerti; il lacerto di dimensioni maggiori (a sua volta composto da tre lacerti contigui di 5.12 mq) permette di ricostruire almeno in parte lo schema del tessellato mentre i tre lacerti più piccoli fanno parte del campo e del bordo (uno di 0,2275 mq e gli altri di 0,1225 mq). Sembra che il pavimento fosse organizzato in una serire di pannelli giustapposti, di cui se ne conserva solo uno. Il bordo esterno è caratterizzato da una linea tripla bianca, seguita da una una treccia a due capi policroma su fondo chiaro compresa a sua volta tra due linee triple bianche inquadrate da linee semplici nere. La particolarità della treccia, disegnata da nastri bianco-rossi e bianco-grigi, risiede nell’alternanza di nodi serrati e allentati, tanto che l’effetto finale è quello di una fila di cerchi annodati in cui tuttavia e differenze tra i cerch e i nodi sono minime. Il campo è invece organizzato in una sorta di ellisse irregolare campita da una scena figurata e disegnata da una linea tripla bianca compresa tra due linee semplici nere, con complessi intrecci di nodi nell’unico spazio di risulta conservato (la palette cromatica è ancora nei toni del bianco-rosso e del bianco-grigio per i nastri dei nodi). La scelta di rappresentare il campo sotto forma di ellisse non è casuale ed è dettata dal soggetto, che prevede una scena di venationes nell’arena. Dell’arena resta parte della muratura, resa in grigio-verde, interrotta ad intervalli regolari da alte porte lignee; tra due delle porte conservate resta parte di un’iscrizione in lettere capitali latine (TESSELLA). Sull’asse maggiore dell’ellisse si staglia uno degli ingressi principali, con le porte bronzee a doppio battente rappresentate chiuse. Sulla destra stanno una grossa protome ferina e sopra una coppia di personaggi, mentre sulla sinistra una figura maschile; si tratta con tutta probabilità della rappresentazione di gruppi staturari che si trovano in prossimità dell’ingresso. Dell’arena restano solo alcuni tratti, resi con chiazze gialle e rosate. Resta il piede del bestiarus chiuso entro le caratteristiche calzature e il tratto inferiore di un venabulum attorno a cui è annodata una benda nera. Dell’animale resta forse una piccola parte del corpo reso in tessere marroni e brune. La rappresentazione è a volo d’uccello. Si nota peraltro in uno dei frammenti (il n. 4 della numerazione Berti) un resaturo antico di tipo mimetico che tuttavia altera il disegno sia del moditovo a intreccio nello spazio di risulta che di parte della rappresentazione del campo.

BORDO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni geometriche

MotivoModuloRiempimento
DM 1a – linea semplice
DM 1t – linea tripla
DM 70h – treccia a due capi, policroma, con effetto di rilievo, su fondo chiaro
CAMPO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni figurate

TemaSoggettoAltre componenti
Scena diVenatio
CircoPorte, gruppi statuari
Animali
Venator

Iscrizioni

TrascrizioneLinguaImpaginazioneAndamentoPunteggiaturaAltezza (min-max)
TESSELLA (VIT)latinoorizzontaledestrorsonessuno– (cm)
Referenza fotografica: La pianta di A’ con il posizionamento dei lacerti è tratta da Berti 1976 tav. LXI

Parte dell’ambiente: soglia
Tipo di impaginazione: iterativa
Cromia: policromo

Tessellato policromo, rintracciato per un lacerto che misura 0.93×0.92 m. Il lacerto mostra una parte del bordo, caratterizzata da una fascia bianca a ordito dritto seguita da una linea semplice bianca, e del campo, che comprende, almeno nella parte conservata, una stesura a stuoia policroma su fondo bianco. Nella stuoia sono impiegati i toni del rosso, del giallo, del grigio e dell’azzurro.

BORDO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni geometriche

MotivoModuloRiempimento
DM 1a – linea semplice
DM 1y – fascia monocroma
CAMPO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni geometriche

MotivoModuloRiempimento
DM 140e – stuoia
Referenza fotografica: Berti 1976 tav. XII n. 14

Parte dell’ambiente: portico
Tipo di impaginazione: giustapposta
Cromia: policromo

Rivestimento in tessellato policromo scandito in cinque tappeti giustapposti, tutti conservati in modo incompleto e in più frammenti. Del tappeto 15 sono stati rintracciati 14 frammenti ma oggi se ne conservano solo 11 (1-2: 15.325mq; 3: 0.81mq; 4: 0.3025mq; 5-6: 3.69mq; 7-8: 1.875mq; 9: 0.51mq; 10: 0.3575mq; 11: 0.3975mq). Del tappeto 16 si conservavano almeno 10 frammenti, ma ne furono strappati solo due (1: 0.40mq; 2: 0.69mq); un terzo frammento pertinente al bordo di questo tappeto e di quello seguente misura 0.1110mq. Del pavimento 17 sono stati strappati 10 lacerti, i lacerti 1-8 conservati nel chiesa di S. Salvatore ad Calchi (1: 0.86mq; 2: 1.3970 mq; 3: 0.3 850mq; 4: 0.9280mq; 5: 0.6351mq; 6: 0.33mq; 7: 0.3850mq; 8: 1.00x 0.99m), due nella Casa Serena Monghini (9: 0.42×0.53m; 10: 0.38×0.64m). Del pavimento 18 vennero staccati e numerati 11 frammenti, ma uno di questi è andato perduto (1: 0.5750mq; 2: 0.5820mq; 3: 0.4350mq; 4-5: 3.8225mq; 6-10: 4.8625mq). Del tappeto 19 si conservano quattro frammenti nella chiesa di San salvatore ad Calchi (1: 0.5980mq; 2-3: 2.27 mq; 4: 0.9975mq) e 11 nella Casa Serena Monghini (5: 0.50×0.85m; 6: 1.10x1m; 7: 0.89×1.10m; 8: 0.84×0.93m; 9: 0.89×0.93m; 10: 1.57×0.60m; 11: 0.58×0.40m; 12: 0.26×0.24m; 13: 0.32×0.29m; 14: 0.48×0.44m; 15:0.68×0.40m). I tappeti sono distribuiti lungo il portico A’ e sono compresi entro la medesima cornice, caratterizzata da una fascia più esterna in tessere prevalentemente bianche a ordito dritto (le tessere di questa fascia sembrano essere di modulo maggiore rispetto a quelle del resto del tappeto), seguita da una linea semplice nere, una linea tripla bianca, una fila di solidi policromi su fondo bianco (una faccia è bianca, una è in tessere rosso-rosa, una in tessere marroni-ocra), ancora una linea tripla bianca, una treccia a due capi delineata policroma (in rosso-bianco e grigio-bianco) su fondo bianco, un’ultima linea tripla bianca e infine una linea semplice nera. La fascia con i solidi è presente solo nei bordi esterni, mentre quella con la treccia separa i diversi tappeti tra loro.
Il primo tappeto che si incontra dopo la soglia 14 (il n. 15 della numerazione Berti 1976) è un tappeto di forma grossomodo quadrata scompartito a sua volta in quattro settori, ognuno occupato dalla raffigurazione di una fazione circense. Il settore maggiormente conservato mostra un auriga conservato solo parzialmente con una tunica manicata verde, in piedi sul carro rappresentato frontalmente con i quattro cavalli. Il braccio destro era sollevato e probabilmente indicava qualcosa o impugnava un oggetto; con il braccio sinistro trattiene le redini e tiene una lunga palma. La posizione dei cavalli è simmetrica: i due centrali hanno infatti il capo rivolto verso il centro, mentre i due esterni verso l’esterno; i cavalli sono riccamente bardati e sotto il cavallo iugalis di destra si può leggere ancora il nome in lettere latine (GENEROSUS). Del secondo pannello non restano che pochi tratti riferibili a due dei quattro cavalli che anche qui erano rappresentati. Nel terzo pannello si conserva parte dell’auriga, ancora ritratto con atteggiamento vincitore (il braccio destro sollevato). L’auriga tiene il casco e la sferza e, tra quest’ultima e il capo del personaggio, si conserva parte dell’iscrizione che lo identificava (IAE). Di questo pannello resta anche parte di uno dei cavalli di destra della quadriga. Del quarto pannello non restano che piccolissimi tratti riferibili allo zoccolo di uno dei cavalli e forse alla ruota del carro. Resta anche un’iscrizione mutila in lettere latine (S AN—A).
Il tappeto 16 è quello conservato in minor misura: la decorazione doveva prevedere scene di tipo circense, come sembra indicare la presenza di una figura maschile con la tunica verde che tiene in mano una mappa grigia e le zampe di un cavallo di cui era segnalato anche il nome mediante un’iscrizione di cui restano poche lettere (TRERI).
Il tappeto 17 è conservato per numerosi frammenti, tutti piuttosto piccoli e pertanto, sebbene il soggetto non sia difficile da riconoscere, la decorazione è per gran parte ignota. Come per il pannello 13 anche qui c’è la rappresentazione dell’arena, rappresentata in un grande rettangolo che in uno dei lati corti, nella zona dei carceres, ha un andamento ricurvo (tanto che sono inseriti motivi geometrici ad intreccio negli spazi di risulta). Dall’interno di uno dei carceres sta per uscire una quadriga; al di sotto è rappresentato un loggiato suddiviso da basse colonne sormontate da capitelli, entro cui trovano posto due personaggi, vestiti rispettivamente in rosso e in verde, che assistono allo spettacolo nell’arena, dove un cavaliere con il braccio alzato si muove in direzione opposta rispetto al percorso di gara.
Il tappeto 18 si conserva in modo frammentario, ma anche in questo è possibile riconoscere con precisione il soggetto rappresentato ossia una caccia al cinghiale con la rete. La rete stessa è rappresentata lungo uno dei margini, con il profilo ellissoidale che sembra riprodurre una sorte di cornice per la scena, mentre al di là della rete sono rappresentati arbusti e rocce che rendono l’idea del paesaggio e, presso uno degli angoli, un cavaliere con un cane conservati in modo parziale. Contra le rete doveva trovarsi originariamente la successione di tre cavalieri scagliati contro altrettante fiere, tuttavia la scena è in gran parte mutila, restano solo parte dei cavalieri, dei cinghiali inseguiti e dei cani che aiutano nella caccia. Vicinissimo alla rete si trova anche un personaggio a piedi, verosimilmente un inserviente, con la tunica corta, che stringe tra le braccia un animale ferito che si dibatte.
Il tappeto 19 chiude la serie e si trova all’estremità ovest del portico A’. Anche in questo pannello è rappresentata una scena di venationes: si riconosce la forma ellissoidale dell’arena, ma in questo pannello negli spazi di risulta sono inserite striature di tessere policrome che raffigurano le nubi da cui sporgevano le teste dei Venti. Ne resta una, con il capo sormontato da due piccole ali, connotata anche dall’iscrizione latina NOTUS. La curva dell’ellisse è accompagnata da alte murature che delimitano l’arena interrotte da porte lignee. Da una delle piccole porticine che si aprono nella muratura si affaccia un personaggio, forse un inserviente. Dal battente di una delle porte avanza un bestiarius, che veste una tunica corta manicata. Davanti una delle porte resta parte di una pantera ferita, da cui sgorgano fiotti di sangue; sotto l’animale resta parte dell’asta, con il nastro attorcigliato. Resta anche un tratto centrale con la folta criniera di un leone, mentre di un terzo animale già steso al suolo non rimane che una piccola porzione del corpo. Altri tratti mostrano un leone che attacca un grosso felino che fugge. Altri frammenti mostrano parti di animali feriti che agonizzano sull’arena. Un frammento mostra un personaggio stante, con un cappello conico, che tiene una lunga asta con entrambe le mani.

BORDO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni geometriche

MotivoModuloRiempimento
DM 1a – linea semplice
DM 1t – linea tripla
DM 1y – fascia monocroma
DM 70h – treccia a due capi, policroma, con effetto di rilievo, su fondo chiaro
DM 99e – fila di solidi
CAMPO
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)

Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Dimensioni Metriche Tessere: 1/1.5 cm

Decorazioni figurate

TemaSoggettoAltre componenti
Scena diVenatioarena
Animali feritileone, pantera, cinghiale
venator
Cacciarete
VentoNoto
aurigaQuadriga
Scena circense

Iscrizioni

TrascrizioneLinguaImpaginazioneAndamentoPunteggiaturaAltezza (min-max)
GENEROSUSlatinoorizzontaledestrorsonessuno– (cm)
TRERIlatinoorizzontaledestrorsonessuno– (cm)
IAElatinoorizzontaledestrorsonessuno– (cm)
S A—Alatinoorizzontaledestrorsopalmetta– (cm)
NOTUSlatinoorizzontaledestrorsonessuno– (cm)
Referenza fotografica: La pianta di A’ con il posizionamento dei lacerti è tratta da Berti 1976 tav. LXI

CONSERVAZIONE
Oggetto conservato: parte del pavimento – Conservato in: area archeologica (Cd. Palazzo di Teodorico (Chiesa di San Salvatore ad Calchi))
Sono qui conservati i frammenti dei pavimenti 13, 14, 15, 16, 18, 67, 68 del catalogo Berti 1976; inoltre i frammenti nn. 1-4, 6-7, 9 del pavimento 17 e i frammenti 1-3 del pavimento 19.
Restauri antichi: Nel pavimento 13 il frammento 4 della numerazione Berti è con tutta probabilità un resaturo antico, volto a ripristinare la superficie; si notano discordanze rispetto al disegno di base.Oggetto conservato: parte del pavimento – Conservato in: abitazione privata (Casa Serena Monghini)
Sono qui conservati i frammenti 10-11 del pavimento 17, i frammenti 5-14 del pavimento 19 del catalogo Berti 1976

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Baldini Lippolis, I. 1997, Articolazione e decorazione del palazzo imperiale di Ravenna, in Corsi di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, Ravenna, p. 20, fig. 6.
Berti, F. 1976, in Mosaici antichi in Italia, Aemilia. Regione ottava. Ravenna, 1, Roma, pp. 39-50, 85, tavv. A, B,1, XI-XXIII (nn. 13-19, 67, 68), LXIII.
David, M./ Giovannetti, S. 2006, Il secolo assente. Constatazioni e interrogativi sui pavimenti tardoantichi di Ravenna, in Atti dell’XI Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Ancona, 16-19 febbraio 2005), Tivoli, p. 155, figg. 3-4.
Farioli Campanati, R. 1973, Note su alcuni mosaici pavimentali di Ravenna (Collezione Serena Monghini), in Corsi di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina (Ravenna, 11-24 marzo 1973), Ravenna, pp. 312-313.
Ghirardini, G. 1916, Gli scavi del palazzo di Teodorico a Ravenna, in Monumenti Antichi, Milano , coll. 750-755, 762-763, figg. 4, 10.
Rizzardi, C./ Vernia, B. 2007, Scene circensi nei mosaici pavimentali provenienti dal Palazzo di Teodorico a Ravenna: ipotesi ricostruttive e significati, in Atti del XII Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del mosaico (Padova, 14-15 e 17 febbraio- Brescia, 16 febbraio 2006), Tivoli, pp. 121-125, figg. 4-8.

CITAZIONE E CONDIVISIONE
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Paolucci, Giovanna, Palazzo di Teodorico, corte A, tessellato con scene circensi e venatorie, in TESS – scheda 13883 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=13883), 2013
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=13883

DATA SCHEDA: 2013 | AUTORE: Paolucci, Giovanna | REF. SCIENT. : Ghedini, Francesca