Gli Horti Lamiani occupavano la parte meridionale del pianoro dell’Esquilino, approssimativamente corrispondente all’area attualmente compresa tra Piazza Vittorio Emanuele e Piazza Dante (le coordinate geografiche si riferiscno ad un punto medio tra le due), sulla quale nel ‘600 sorsero villa Palombara e villa Altieri. Erano situati appena oltre il circuito murario urbano e confinavano ad Ovest con gli Horti di Mecenate, dai quali li separava la via Merulana antica (che andava da porta Esquilina a porta Celimontana, all’esterno delle mura Serviane); il confine Nord era segnato dalla via Labicana antica; il limite meridionale e quello orientale, incerti, erano probabilmente segnati dai naturali dislivelli del terreno.
Gli Horti Lamiani, fondati probabilmente da Lucius Aelius Lamia, furono tra le prime proprietà createsi sul colle dopo la bonifica di Mecenate alla fine del I secolo a.C., ed entrarono nel demanio imperiale probabilmente sotto l’impero di Tiberio. I giornali di scavo parlano di strutture in reticolato e laterizio; dalle fonti siamo a conoscenza di restauri ed interventi edilizi commissionati da Caligola e da Severo Alessandro, di cui questi Horti furono la residenza urbana preferita. Vennero probabilmente abbandonati nel corso del IV secolo, come accadde generalmente a quest’area della città, e come testimonia l’erezione in questo periodo di un piccolo complesso termale nell’attuale via Ariosto, edificato prevalentemente con pezzi di recupero (cfr. scheda).
La planimetria si articolava in un insieme di edifici dei quali attualmente è molto difficile ricostruire le funzioni e le connessioni. Si sono identificati un lungo porticato “ad archi e piloni” (n. 17 in pianta), che potrebbe forse essere interpretato come il fronte dell’edificio residenziale, su cui si aprono una serie di ambienti a pianta rettangolare allungata; realizzati in opera reticolata, conservavano all’epoca della scoperta il rivestimento ad affresco (il cui soggetto erano giardini). Alle spalle del porticato si rinvenne un criptoportico (n. 1 in pianta), che conservava una ricchissima decorazione parietale e pavimentale; alle testate di questo si aprivano due gruppi di ambienti, il primo a Nord costituito da due stanze, probabilmente sotterranee (n. 2), il secondo a Sud (n. 3-6) che dovrebbe costituire un impianto termale. In piazza Vittorio si rinvenne parte di una grande struttura semicircolare (n. 13), all’epoca della scoperta letta come teatro ma più probabilmente da interpretare come un grandioso ninfeo ad esedra; accanto si rinvennero alcuni ambienti di piccole dimensioni (n. 16), che conservavano parzialmente il pavimento marmoreo.
Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo III d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Pavimento in lastricato marmoreo, costituito da lastre di marmo bianco; aveva probabilmente un motivo decorativo a modulo geometrico, che rimane ignoto. Non è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica del pavimento.
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 16, Sectile.
Pavimento in sectile marmoreo policromo (rimangono ignoti le tipologie e i colori dei marmi utilizzati) a modulo geometrico. Non è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica del pavimento.
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 19, Sectile
Pavimento in sectile marmoreo policromo, (rimangono ignoti le tipologie e i colori dei marmi utilizzati), a modulo presumibilmente geometrico, che rimane ignoto. Non è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica del pavimento.
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 3, Sectile marmoreo
Pavimento in sectile a modulo geometrico (schema rettangolare – reticolare), costituito da grandi lastre di ‘occhio di pavone’ bordate da fasce di pavonazzetto. Il sectile venne rimosso dopo la scoperta e depositato in casse nei magazzini comunali, dalle quali venne estratto nel 1986, in occasione della mostra “Le tranquille dimore degli dei”: vennero recuperate, in stato assai deteriorato, le lastre in occhio di pavone, mentre risultarono disperse quelle in pavonazzetto.
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 4, Sectile
Pavimento in sectile non marmoreo a modulo geometrico (rettangoli listellati), costituito da lastre di palombino e lavagna disposte secondo un disegno reticolare a elementi rettangolari sfalsati
.
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 6, Lastricato
Pavimento inlastricato marmoreo, costituito da lastre di pavonazzetto, il cui motivo decorativo è ignoto. Era circondato da un corridoio anulare, di quota leggermente superiore, anch’esso pavimentato in marmo, bianco. Non ne è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica.
Regio V, Horti Lamiani, ambiente 7, Tessellato Monocromo
Pavimento in tessellato monocromo, a decoro presumibilmente geometrico: alcune fonti parlano di un mosaico ‘bianco’; il Lanciani invece sostiene che il mosaico fosse realizzato da tessere di marmo giallo antico (Cod. Vat. Lat. 13034, ff. 107 e 117). Non ne è disponibile nell’edito documentazione grafica e/o fotografica.
Regio V, Horti Lamiani, Criptoportico, Sectile
Pavimento in sectile marmoreo a modulo geometrico (modulo composito, a croci, quadrati e rettangoli) , realizzato con varie specie di alabastri, marmo africano e pavonazzetto. Distaccato dopo la scoperta venne rimontato nel Palazzo dei Conservatori (Galleria degli Horti Lamiani) per un’ampiezza di m 5.70 x 3.40.
Ambiente (n. 5 in pianta) ubicato sull’altro lato del corridoio (n. 4) rispetto alla sala con giochi d’acqua (n. 3); era aperto verso Nord tramite un passaggio scandito da due colonne o pilastri e doveva essere parte di un piccolo impianto termale (ambienti 3-6). Manteneva al momento della scoperta la pavimentazione in sectile e lacerti del rivestimento parietale, realizzato nella stessa tecnica: i giornali di scavo e gli appunti del Lanciani notano che questo ambiente (e probabilmente gli altri limitrofi) avevano le pareti rivestite di lastre di lavagna “decorate da graziosi arabeschi eseguiti in foglia d’oro” (RT II, 18.2. ’75, p. 32; Lanciani R., The Ruins & Excavations of ancient Rome, Londra 1897, p. 104); lo stesso Lanciani data questi rivestimenti al III secolo e li attribuisce all’intervento di Alessandro Severo (Lanciani R., in “The Athenaeum” n. 2520, 12.02.1876, p. 238). Dell’intero sistema decorativo purtroppo non rimane alcuna traccia.
Estremi temporali: dal secolo I d.C. (1° q) al secolo III d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici
Data: 1875
Regio V, Horti Lamiani, Ambiente 5, Sectile
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: a campo omogeneo
Cromia: bicromo
Pavimento in sectile a modulo geometrico (rettangoli listellati), costituito da lastre di alabastro circondate da fascette di pasta vitrea verde. Nell’edito non è disponibile
Estremi temporali: dal secolo I a.C. (4° q) al secolo I d.C. (1° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici
Bordo
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base non marmorea)
Campo
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=12199