La casa appartenuta alla gens dei Valerii, venuta alla luce a più riprese nell’arco di oltre quattro secoli, occupava un esteso insieme di strutture nella zona corrispondente all’attuale Ospedale dell’Addolorata. Questa si impiantava e parzialmente riutilizzava, strutture relative ad una o più domus antiche, risalenti al periodo augusteo e con rifacimenti nell’età antonina, come è stato documentato da recenti saggi stratigrafici (v. infra). Dopo una generale ristrutturazione, che non può più essere del tutto compresa a causa della perdita dei contesti dovuta alla costruzione dell’ospedale moderno, la domus passò nelle mani dell’importante famiglia senatoria pagana dei Valerii Severi. Nel 410 d.C. la casa fu incendiata a seguito del sacco di Alarico e venduta per una somma irrisoria. Alla fine del VI secolo sul luogo sorsero il monastero e l’oratorio di S. Erasmo. Come si è già detto, non resta più alcuna traccia della domus e dei suoi rivestimenti, anche a causa dei successivi interventi edilizi nell’area. Sono tuttavia estremamente utili per ricostruire la planimetria e le principali fasi edilizie, da un lato, una pianta conservata nell’Archivio Gatti, nella Soprintendenza Archeologica Comunale di Roma, dall’altro, recenti scavi eseguiti dalla Soprintendenza Archeologica di Roma sotto la direzione di Mariarosaria Barbera, nel terminale S del corpo di fabbrica E del nosocomio. Questi hanno portato alla luce un grande corridoio aperto a N su un viridarium, con medesimo orientamento delle altre strutture pertinenti alla domus e quindi ad essa riferibile. Tali indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di due fasi edilizie, l’una di età augustea e l’altra del periodo antonino (alla quale sono attribuibili affreschi con decorazione a graticcio), pertinenti ad un edificio evidentemente precedente alla costruzione della grande domus tardo-antica e forse in parte da essa riutilizzato (PAVOLINI 2006, p. 110). Nella sua fase tarda la domus sembra riprendere la planimetria dell’edificio più antico con ampio viridarium e criptoportico (in pianta a), per quanto l’interro precoce del giardino con portico del primitivo edificio, interro avvenuto già nel III secolo d.C., non consenta di ipotizzare un riutilizzo dei più antichi spazi. Ai lati del corpo centrale occupato dall’asse longitudinale del criptoportico si disponevano, come già osservava Colini, due balnea, con vasche e ricche pavimentazioni marmoree. Nel settore O indagini del 1992 hanno messo in luce una fase più antica relativa al periodo tardo-repubblicano o augusteo, in questo caso senza dubbio riutilizzate nella domus tardo-antica dei Valerii (PAVOLINI 1994-1995, pp. 84-89). Si tratta di ambienti con pareti in reticolato aperti attorno ad un cortile che conservava al centro una fontana rivestita di marmo (q). Qui sono stati rinvenuti due tessellati geometrici, di cui uno con punteggiato irregolare di marmi colorati (b) e uno a fondo bianco (B) che rivestivano due ambienti comunicanti, risalenti alla fine della Repubblica o all’età augustea. Un altro vano di questo settore, scoperto nel corso delle indagini dei primi anni del secolo scorso, era pavimentato con un tessellato geometrico in soluzione bicroma (COLINI 1944). Nel settore orientale, che conobbe una edificazione più intensa nel corso dei due secoli seguenti, venne realizzato un piccolo complesso termale con ambienti disposti attorno ad una esedra su cui si imposta il vano absidato (f), con pavimento in opus sectile a motivo complesso; accanto si apriva una grande vasca rivestita in cocciopesto (h) con un pavimento in cementizio realizzato quando l’ambiente cambiò funzione. Da questo settore provenivano altre pavimenti in marmo di cui si hanno solo generiche notizie, alcuni con traccia di incendio (GATTI, in NSc, 1902, pp. 267, 463). Secondo l’ipotesi di D’Asdia è da una sala di questo stesso settore che potrebbe provenire il mosaico nilotico del III secolo trovato nella Vigna Colacicchi (FUR, f. 36) ora conservato al Museo Nazionale Archeologico di Napoli e che erroneamente Lanciani aveva riferito ai lupanaria (PAVOLINI 2006, pp. 66). La pianta del complesso è tratta dalla più recente rielaborazione di Pavolini (ivi, p. 65, fig. 35) della pianta di G. Gatti (BCom 30, 1902).
Non determinata
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Cementizio a base fittile "pertinente ad una fase tarda dell’impianto" (PAVOLINI 1994-1995, p. 88). Manca nell’edito la documentazione grafica e fotografica del pavimento.
Regio II, domus dei Valerii, opus sectile
Pavimento in opus sectile marmoreo policromo noto soltanto da citazione bibliografica (COLINI 1944, p. 257, fig. 216, f), senza ulteriori specifiche sullo schema pavimentale e sui marmi impiegati.
Regio II, domus dei Valerii, opus sectile a motivi complessi
Pavimento in opus sectile a modulo quadrato con motivi complessi Q(XP), noto soltanto da disegno. La stesura è formata dalla giustapposizione di due differenti gruppi di formelle a modulo quadrato con motivi complessi. Nel primo il modulo quadrato, di circa 90 cm, inscrive ottagoni dai lati concavi che, a loro volta, contengono quadrati disposti sulle punte (nella parte sinistra del pavimento) oppure distesi (nella parte destra del pavimento). Entrambi i motivi presentano all’incontro delle formelle un fiore a quattro petali tondi, collegati al centro da quattro petali minori lanceolati. Nonostante le lievi differenze, dal punto di vista geometrico i due motivi di base sono simili e costituiscono una variante l’uno dell’altro. Non sappiamo se i colori dei marmi utilizzati nelle due composizioni fossero a contrasto e se una differenziazione tra bordo e tappeto centrale fosse ottenuta attraverso l’uso di diversi colori.
Regio II, domus dei Valerii, tessellato
Tessellato geometrico con campo a tessere bianche a ordito di filari paralleli (DM 105a) delimitato da fasce di tessere nere in ordito dritto (DM 1y). Manca nell’edito la documentazione grafica e fotografica.
Regio II, domus dei Valerii, tessellato con scena nilotica
Tessellato bicromo figurato, a soggetto nilotico, raffigurante quattro scene ai lati del tappeto; sullo sfondo si riconoscono acque lacustri popolate di fiori di loto, anitre e coccodrilli. Le scene rappresentano tre diversi tipi di symplegmata, che si compiono entro piccole barche, e una scena di caccia all’ippopotamo, attaccato da due pigmei.
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo V d.C. (2° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Data: 1902
Regio II, domus dei Valerii, opus sectile
Parte dell’ambiente: non determinata
Rivestimento con scansione: non documentato
Tipo di impaginazione: non documentato
Cromia: non documentato
Pavimentazione in opus sectile di cui abbiamo solo una generica notizia nell’ambito dei rinvenimenti dell’inizio del XX secolo (GATTI 1902, p. 267). Sulla pavimentazione restavano tracce di incendio, da riferire verosimilmente alla devastazione di Alarico del 410 d.C.Non resta alcun accenno relativo alla cromia del pavimento ed alle specie marmoree in esso impiegate. Manca nell’edito la documentazione grafica e fotografica.
Estremi temporali: dal secolo V d.C. (1° q) al secolo V d.C. (2° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Campo
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: non documentato
Tecnica Esecutiva: opus sectile (sectile a base marmorea)
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=3653