Domus rinvenuta nel settore centrale dell’Ospedale Militare sull’area sommitale del Celio; era estesa all’interno di un grande isolato triangolare di 220 x 150 x 150 m ed arricchita da pavimenti e suppellettili di lusso. Il grande complesso residenziale, esteso per oltre 8000 mq, presentava saloni di rappresentanza, tra i quali un’aula absidata con una notevole pavimentazione in sectile, aree scoperte, vestiboli e ambienti di servizio, accanto a vani con funzione commerciale e artigianale. L’impianto della domus, che insiste su un edificio preesistente di età adrianea, risale all’epoca tardoantonina, come accerterebbero, oltre alla tecnica edilizia ed allo stile architettonico, il rinvenimento di una fistula con bollo consolare del 177 d.C., certamente pertinente alla fase originaria Si accedeva al complesso da un vicus che separava la domus da quella vicina di Gaudenzio. Dopo aver superato un’area di rispetto (A) di forma irregolare si passava al vestibolo (B), dotato di un muro curvilineo e da fontane a quadrato di cerchio su un pavimento in opus sectile. Presso l’ingresso si aprivano alcuni ambienti di rappresentanza (M, L, H), con il pavimento a lastre di marmo rialzato su suspensurae per consentire il riscaldamento, e ambienti di servizio (D,E,F, ed il praefurnium G). Il settore meridionale della domus, messo in luce in occasione di recenti scavi, comprende un vasto ambiente di rappresentanza (N) aperto su un portico, con una pavimentazione in opus sectile dal disegno complesso. Sulla corte porticata si aprivano altri vani absidati di rilievo: la sala R, speculare al vano M e l’ambiente V, parzialmente indagato. Nel settore occidentale è stata messa in luce un’altra area aperta (Y) di 18 x 14 m, con al centro una vasca e un grande ambiente di rappresentanza (W), non ancora del tutto scavato. Il complesso conosce alcune ristrutturazioni nel corso del III-IV sec. d.C., attestate anche negli edifici dell’area limitrofa (basilica Hilariana, domus di Gaudentius). Alla prima metà del III sec.d. C. si può ascrivere una monumentalizzazione del vestibolo di accesso. Nel secolo successivo, invece, si assiste ad un più ampio restauro, che modifica parzialmente la planimetria della domus: il cortile centrale viene occupato da nuove strutture ed alcuni vani sono suddivisi, probabilmente per funzioni pratiche. E’ possibile identificare il complesso, nella sua fase tarda, con la casa dei Simmaci, la residenza romana dell’illustre gens senatoria pagana che, come afferma lo stesso Quinto Aurelio Simmaco (e come confermerebbero due epigrafi del figlio dello stesso personaggio scoperte nel 1617 a Villa Casali) era ubicata sul Celio (COLINI 1944, p. 281). Negli interri di edifici circostanti, oggetto di recenti indagini archeologiche, sono stati recuperati un bollo laterizio con iscritto Sym[machi] (CIL, XV, 1714) ed un frammento di vetro decorato a foglie d’oro in cui sono nominati e raffigurati Q. Aurelio Simmaco nell’atto di dare inizio ai giochi del circo ed il figlio (PAVOLINI 2006, p. 86 e bibliografia di riferimento). Nel corso del V sec. d.C., dopo il sacco di Alarico, sembra che la domus fosse entrata in un periodo di declino e decadenza, fino alla fine dell’urbanizzazione dell’area propriamente detta nel VI sec. d.C. Incerta la provenienza dal complesso di due tessellati figurati, uno con scena marina e l’altro con scena di palestra, scoperti nel settore centrale dell’Ospedale Militare, non lontano dalla domus in questione (CARIGNANI 1993, da cui è tratta la pianta edificio).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Regio II, domus Symmaci, opus sectile L’aula presentava una pavimentazione con una decorazione elaborata, con un opus sectile a motivi complessi, tipo Q(YF), arco di circonferenza che sviluppa fusi o foglie lanceolate. Il modulo è di m 1,05 (tre piedi e mezzo circa).
Regio II, domus Symmaci, tessellato bicromo Tessellato del quale non si conoscono nè le dimensioni, nè il tipo di decorazione. Le notizie relative alla scoperta accennano solo alla cromia, specificando che era realizzato con tessere di colore bianco e nero. Manca la documentazione grafica e fotografica.
Ambiente E: corridoio ubicato nel settore SE della domus, con un pavimento a commessi laterizi disposti a spina di pesce. Vi si accedeva direttamente dalla strada attraverso il piccolo disimpegno F, mentre sul lato O era comunicante con la sala H a pianta quadrangolare. Manca nell’edito la documentazione fotografica.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (4° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: non documentata
Regio II, domus Symmaci, pavimento a commessi laterizi
Parte dell’ambiente: corridoio Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: monocromo
Pavimento a commessi laterizi (opus spicatum). Manca la documentazione grafica e fotografica. Non sono note le dimensioni del pavimento.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (4° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica Tecnica Esecutiva: a commesso di laterizi Dimensioni Metriche Tessere: non documentato cm
Carignani, A./ Spinola, G. 1995, Mosaici e pavimenti marmorei dai recenti scavi del Celio, in Atti del II Colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Roma, 5-7 dicembre 1994), Bordighera, pp. 403-413.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Taccalite, Francesca, Regio II, domus Symmaci, pavimento a commessi laterizi, in TESS – scheda 6625 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6625), 2009