Tra il 1844 e il 1846 furono effettuate ricerche archeologiche programmate nell’area del Palazzo della Provincia, ad opera della "Società Archeologica". Nell’area di scavo furono messi in luce i resti edilizi di una strada, con annesso impianto fognario, e un edificio di notevole estensione, ma indagato solo parzialmente, interpretato come impianto termale, forse a carattere pubblico, della città. Di quest’ultimo sono state individuate due fasi edilizie: alla più antica sono da attribuire i resti murari di almeno due ambienti, di cui uno absidato; a questa fase si attribuisce anche un pavimento a commessi di laterizi, sulla base della posizione stratigrafica e della tipologia costruttiva, anche se non direttamente in continuità planimetrica con i due ambienti. In un secondo momento l’edificio subisce una trasformazione che è da collegare un intervento edilizio di più ampio respiro che interessa l’intero isolato: in questa fase, infatti, è realizzata la nuova strada e l’annesso impianto fognario, che è probabilmente in stretta connessione con l’edificio termale, di cui sono stati individuati due ambienti. L’ambiente 1 è un vano rettangolare dotato di suspensurae a sezione quadrata sulle quali si impostava un pavimento in tessellato. L’altro vano posto a N-O, ma non in diretta connessione con il precendente, è un piccolo ambiente di forma rettagonale, con accesso sul lato E per mezzo di una soglia marmorea. Anche questo vano era dotato di ipocausto e presenta una pavimentazione in opus sectile che si imposta sulle suspensurae a sezione circolare. All’edificio sono da attribuire anche due ambienti (non presenti in pianta), posti poco più a N del vano 2, ma non in diretta continuità planimetrica. I due vani (3-4) sono separati da un muro posto in asse con la parete occidentale dell’ambiente 2 e sono pavimentati in lastricato e opus sectile. Per quanto riguarda la destinazione d’uso degli ambienti, Lippolis propone di identificare nel vano 1 il calidario, nel vano 2 un secondo calidario o un laconicum, nei vani 3 e 4 gli ambienti riservati alle abluzioni fredde o ai vani di passaggio o di servizio (Lippolis 2001, p. 141). La mancanza dei tubuli per il riscaldamento parietale, dei prefurnia e soprattutto delle vasche lascia tuttavia qualche dubbio sull’interpretazione del complesso edilizio (Modena 1988, p. 433). I materiali rinvenuti nei vari sondaggi sono andati dispersi ed è quindi difficoltoso fissare una cronologia per l’edificio; la presenza di mattoni bollati CARTORIAN, impiegati nelle suspensurae del vano 1, la cui produzione è diffusa in Romagna e in Veneto nel I sec.d.C., e le quote dei piani pavimentali fanno propendere per una datazione alla prima età imperiale per la seconda fase edilizia, mentre la data del primitivo impianto è di qualche decennio precedente. (la pianta con il posizionamento dei pavimenti è una rielaborazione di G. Paolucci da Aemilia 2000, p. 424; la planimetria è tratta Lippolis 2000, p. 138).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (1° q) al secolo I a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Dell’ambiente è noto il solo rivestimento pavimentale a commessi di laterizi. Sulla base della posizione stratigrafica e della tipologia costruttiva si inquadra cronologicamente nell’età tardorepubblicana ed è da attribuire alla prima fase edilizia del complesso.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (2° q) al secolo I a.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici
Specifiche di rinvenimento Data: 1844-1845
Viale Martiri Libertà, pavimento a commessi di laterizi con mattoni
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: a campo omogeneo Cromia: monocromo
Pavimento a commessi di laterizi con mattoni.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (2° q) al secolo I a.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici