Durante la seconda guerra mondiale nella Piazza del Duomo furono intravisti alcuni tratti di pavimenti in tessellato. Venuto a conoscenza della notizia, nel 1955 G. Monaco decise di effettuare uno scavo volto al recupero dei pavimenti e mise in luce, oltre ai già citati pavimenti, alcuni resti murari e altri pavimenti, sia in tessellato che in opus sectile. Dello scavo, tuttavia, sono fornite solo notizie piuttosto sommarie e del tutto insufficienti a chiarire e comprendere la complessità dell’area; inoltre, sono stati recuperati solo due pavimenti, per di più in maniera parziale, mentre degli altri sono fornite solo scarne descrizioni oppure ne è segnalata soltanto la presenza. Un primo pavimento in tessellato (A), rinvenuto a quota inferiore, è attribuito a un edificio privato che può aver avuto la funzione di domus Ecclesia della città: anche se il pavimento non presenta elementi iconografici riconducibili alla simbologia cristiana, è un’affascinante ipotesi che facesse parte di un edificio privato messo a disposizione da parte dei proprietari per le funzioni religiose e come luogo di preghiera collettiva. Questa domus si data nel IV sec.d.C. (Dall’Aglio 1999 e Catarsi 2007, sulla base dell’analisi stilistica del pavimento in tessellato, sui dati archeologici dell’area e su considerazioni di ordine storico; G. Trovabene, invece, analizza su base stilistica il solo pavimento e lo data allla fine del V sec.d.C., Trovabene 1995). Quando la domus è abbandonata nell’area è realizzato un edificio di culto cristiano, attualmente interpretato come la Mater Ecclesia della città. Dell’edificio attualmente si conserva un solo tratto di pavimento in tessellato; ad esso era giustapposto, senza muri divisori, un altro pavimento in tessellato, di cui resta solo una breve descrizione di Monaco. Un altro pavimento, a tarsie marmoree, fu visto sempre dal Monaco, che intrepretò i resti come un quadriportico della basilica. R. Farioli riprese i dati di Monaco e attribuì alla basilica anche due lastre d’altare reimpiegate nel pavimento del Duomo, ricostruendo l’impianto della basilica, che secondo l’autrice doveva essere di 20×40 m ed estendersi anche sotto il Duomo attuale. La ricostruzione, pero’, è contraddetta dagli scavi nella navata centrale del duomo degli anni Ottanta, in cui non si rinvenne alcuna traccia di strutture pertinenti alla basilica. Quindi è stata proposta un’interpretazione differente, che prevede una basilica primitiva che occupava solo l’odierno sagrato del Duomo. L’edificio, a tre navate, di 20x 30 m circa, veniva a trovarsi nel complesso episcopale della città, compreso nelle mura tardoantiche, e che era costituito, oltre alla Mater Ecclesia, dall’episcopio e dal Battistero (Catarsi 2007, p. 75). Il pavimento in tessellato attualmente conservato sarebbe parte della pavimentazione della navata destra, mentre la navata centrale doveva essere pavimentata a tarsie marmoree (e forse la navata laterale sempre in tessellato). L’impianto della basilica sarebbe da attribuire al pieno VI sec.d.C. ((la pianta con il posizionamento dei pavimenti è una rielaborazione di G. Paolucci da Storia di Parma 2009, carta 19; la pianta allegata è tratta da Catarsi 2009, fig. 259)
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Mater Ecclesia, navata centrale, sectile policromo Pavimento in opus sectile marmoreo policromo, messo in luce per una parte della superficie originaria. Del pavimento, che è stato reinterrato, non esiste alcuna riproduzione grafica o fotografica; resta solo la descrizione di Monaco, che lo definisce "una pavimentazione a lastrine di marmo …con ricerca di effetto geometrico o floreale" (Monaco 1957, p. 152).
Mater Ecclesia, tess. con cantharos e pesci e iscrizione dedicatoria Pavimento in tessellato policromo, messo in luce per una parte della superficie originaria e scandito in almeno due tappeti giustapposti. Dei due tappeti, uno è stato ricoperto e non è stata fatta alcuna riproduzione grafica o fotografica (resta solo la generica descrizione di Monaco, che parla di decorazione con motivi geometrici, tra cui pelte, archetti, nodi, quadrati, spicchi, Monaco 1957, p. 152), mentre l’altro tappeto è stato scoperto solo in parte ed è decorato da un nido d’ape disegnato da una treccia a due capi, con pseudoemblema circolare campito da un cantharos e pesci; uno degli esagoni, due file sotto lo pseudoemblema, reca l’iscrizione dedicatoria di Clarus e Decentius, in tessere auree. Attualmente del tappeto si conserva una sezione di 5.25×3.37m, esposta presso il Museo Diocesano di Parma.
L’ambiente è un vano di cui è stato messo in luce solo un tratto angolare del pavimento in tessellato. Del vano, presumibilmente a pianta quadrangolare, non si conoscono le dimensioni precise nè tantomeno la destinazione d’uso; un’affascinante ipotesi è che si tratti di una stanza messa a disposizione dei proprietari dell’abitazione per svolgere le funzioni liturgche e per la preghiera comune della comunità cristiana di Parma. Il pavimento, su base stilistica, è datato al IV sec.d.C. (Dall’Aglio 1999; Catarsi 2007) oppure alla fine del V sec.d.C. (Trovabene 1995).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Specifiche di rinvenimento Data: 1955 – Ente responsabile: SA ER
Domus Ecclesia (?), tessellato con cerchi allacciati e bordo ad archi
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria? Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: policromo
Pavimento in tessellato policromo, messo in luce per una parte della superficie originraria. Il tappeto è decorato da una composizione di cerchi secanti formanti quadarti concavi, con effetto di quadrifogli (cerchi allacciati), i fusi rossi, delineati in nero, il fondo in tessere bianco-gialle, i quadrati concavi campiti da una crocetta nera, e bordato da una fila di arcate terminanti in un triangolo nero. Tracce di incendio si notano sulla superficie del pavimento. Attualmente del pavimento si conserva una sezione di 2.65×2.60 m, esposta presso il Museo Diocesano di Parma.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti) Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie Dimensioni Metriche Tessere: 1×1 cm
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 238e – "cerchi allacciati" ossia composizione ortogonale di cerchi secanti (formanti quadrati concavi, con effetto di quadrifogli), i quadrati concavi caricati da una crocetta inclusa
Catarsi Dall’Aglio, M. 2004, I mosaici di Piazza Duomo e la prima Mater Ecclesia., in Il Museo Diocesano di Parma, Parma, pp. 30-31, figg. pp. 30-31.Catarsi, M. 2007, La città romana e i luoghi di culto cristiani: il caso di Parma., in Rivista di Topografia Antica, pp. 75-76.Catarsi, M. 2009, Il contributo dell’archeologia., in Storia di Parma. Parma Romana, Parma, p. 492.Dall’Aglio, P. L. 1999, La primitiva “mater ecclesia” di Parma e il lato settentrionale delle mura tardoantiche., in “Terras…. situmque earum quaerit”. Studi in memoria di Nereo Alfieri, Bologna, p. 51.Marini Calvani, M. 1978, Parma nell’antichità. Dalla preistoria all’evo antico., in Parma la città storica., Parma, p. 74.Trovabene, G. 1995, I mosaici tardoantichi di Parma., in Fifth International Colloquium on Ancient Mosaics (Bath, England, September 5-12 1987), Ann Arbor, MI, pp. 207, 209, figg. 1-3.
STRINGA BIBLIOGRAFICA: Paolucci, Giovanna, Domus Ecclesia (?), tessellato con cerchi allacciati e bordo ad archi, in TESS – scheda 8920 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=8920), 2010