Ai piedi del monte Ciannito presso Sperlonga si conservano i ruderi di una tra le più maestose villae maritimae dell’antichità, residenza estiva dell’imperatore Tiberio. La prima fase di vita del complesso risale ai primi anni del I sec. a.C.; con tutta probabilità la villa fu ereditata dal nonno materno di Livia, madre di Tiberio che, secondo Svetonio, era originario della vicina Fundi. Di questa fase (I fase) rimangono poche strutture; ad un momento leggermente successivo, anch’esso databile in età repubblicana, vanno ascritti ulteriori rimaneggiamenti (II fase). In età augusteo-tiberiana la villa fu interessata da un intervento di ristrutturazione generale che andò a sconvolgere le strutture preesistenti (III fase); si distingue anche una fase flavia (IV fase), una fase adrianea (V fase) e una serie di modifiche e ristrutturazioni ravvisabili fino al Settecento (VI fase). Va debitamente premesso che la datazione delle varie fasi del complesso, la sovrapposizione di decorazioni pittoriche presso le pareti degli ambienti e la presenza di tessellati che possono cronologicamente inserirsi tra l’età pre e quella post augustea rimane ad oggi problematica. Il complesso edilizio si articola in tre nuclei:
A: ruderi a mezzacosta a ridosso della moderna SS Flacca: si tratta di un sistema di conserve d’acqua sostruite e dotate di un canale sotterraneo, funzionali al rifornimento idrico dell’edificio. I ruderi sono coevi al primo impianto della villa, con ristrutturazioni in tarda età repubblicana (murature in reticolato) e ancora successive.
B: Resti lungo l’arenile scarsamente conservati: essi consistono in strutture in parte sepolte sotto la sabbia che proseguono nel mare per un fronte di oltre m 300 e ad una profondità di m 50, che sembrano riferibili ad ambienti di differente tipologia, tra cui vani pertinenti ad un piccolo impianto termale. Tra gli ambienti basti citare un corridoio pavimentato in commessi laterizi e due vani recentementi riportati in luce di cui uno pavimentato da un mosaico policromo con motivi geometrici.
C: "Grotta" e area interessata dagli scavi archeologici effettuati negli anni Cinquanta. Le strutture visibili a N sono quelle maggiormente alterate; tra di esse si distingue un settore di incerta destinazione comprendente una serie di ambienti a pianta pressocchè quadrata (1). A partire dall’VIII sec. d.C. all’interno degli ambienti si insediò una comunità monastica che modificò i vani già profondamente rimaneggiati nel corso del II-III sec. d.C. Tra gli interventi si segnala la costruzione di un rozzo muro di recinzione (2).
Più a S si apre il c.d. quartiere occidentale, articolato attorno ad un vasto cortile con portici in laterizio su cui si apre una doppia fila di ambienti sviluppati su due piani ed in cui viene riconosciuto il settore di servizio per gli addetti alla gestione della villa (3). Le strutture, databili in età augusteo-tiberiana ed oggetto di rimaneggiamenti tra II sec. d.C. e la tarda antichità, insistono su parte dell’iniziale impianto repubblicano. Le cortine esterne dei vani sono in opera reticolata, a volte anche bicolore (calcare e tufo); non si conservano le pavimentazioni ad eccezione del pavimento in opera spicata di una forica che si apre a S-O. Lungo il lato E è infine riconoscibile un piccolo impianto termale creato in epoca tarda.
Ad una quota inferiore si sviluppa la zona più prettamente residenziale, composta dal triclinio e dalla "grotta", la cui sistemazione è da ascrivere alle ristrutturazioni augusteo-tiberiane. Si conserva un sistema porticato di tre muri paralleli, probabilmente un portico a due navate, forse un ginnasio (4), collegato ad un viale che conduce ad una grotticella naturale trasformata in ninfeo affrescato e pavimentato a mosaico, dotato di due padiglioni simmetrici (5).
A S-E dell’area si apre un ampio bacino acquatico (6), al di sopra del quale insiste una coenatio con murature in opera incerta (I fase), originariamente articolata su due piani e prospiciente sulla grotta maggiore. Tra gli ambienti si conserva un cubicolo affrescato con pavimento in cementizio decorato con tessere. La coenatio subì varie modifiche nei secoli successivi, soprattutto nel corso delle ristrutturazioni augusteo-tiberiane (II fase), quando nel basamento prospiciente il mare furono ricavate una serie di nicchie intonacate, forse adoperate come riparo per volatili o natanti. Nel corso delle ristrutturazioni un vano ad E, pavimentato da commessi a spina di pesce, fu riadattato a cucina.
Immediatamente a S-E della coenatio si apre la celeberrima spelunca (7) che, al più tardi nella prima età imperiale, fu "antropizzata" con cortine murarie in opera laterizia e trasformata in lussuoso ninfeo-triclinio, forse in occasione della sistemazione degli altrettanto noti gruppi scultorei raffiguranti personaggi tratti dall’Odissea. Del terrazzo esterno, pavimentato a mosaico, si conserva la roccia adiacente lavorata artificialmente e rivestita da cementizio idraulico (8). Sulla destra si apre un ambulacro affrescato e pavimentato in cementizio con marmi policromi (9). La grotta si compone di un ampio spazio centrale e da due anfratti laterali; l’abside, che conserva le decorazioni parietali, al momento della scoperta era rivestito da un opus sectile pavimentale (7a).
Nell’appendice N-E fu creato un vano di forma semi-ellittica pavimentato da lastre di bardiglio, di cui rimangono le impronte nella preparazione (7c); in un anfratto retrostante fu creata una sala cruciforme con pavimento musivo e decorazione parietale (7d).
L’appendice S-E (7b), regolarizzata da un podio su due livelli, prevedeva, in basso, la sistemazione del gruppo scultoreo del Polifemo; nella parte in alto, pavimentata in lastre di bardiglio, era presente una canalizzazione per il raccoglimento delle acque. Accanto alla grotta si conserva un ulteriore ambiente in parte ricavato dal banco roccioso, che conserva tracce della decorazione parietale e pavimentale. La caverna si affaccia su un sistema di piscinae rettangolari comunicanti e funzionali all’allevamento ittico; la parte antistante la grotta era adoperata come triclinio estivo, coperto da velario e collegato alla grotta tramite ponti lignei (10).
D: settore a S-E non ancora indagato scientificamente; la presenza di una serie di murature in opera quasi reticolata e il rinvenimento di numerosi frammenti scultorei conferma che il complesso imperiale doveva estendersi anche in questa direzione (pianta località edificio tratta da Venditti C. P., Le villae del Latium adiectum. Aspetti residenziali delle proprietà rurali, Perugia 2011, tav. XLIV, n. 300; pianta edificio tratta da Cassieri 2008, fig. 6 p. 14).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo I a.C. (1° q) al secolo I a.C. (1° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Grotta di Tiberio, sett. C, cubicolo, cementizio con pseudoemblema centrale Pavimentazione in cementizio a base fittile decorata da un punteggiato di crocette bicrome che definiscono uno pseudoemblema centrale a tessere bianche, bordato da un motivo a onde correnti seguito da una fila di losanghe tangenti. Il campo è decorato da una losanga centrale con cerchio inscritto campito da un fiore a sei petali. All’interno degli spazi di risulta del campo rettangolare, della losanga e del fiorone, si dispongono singole crocette bicrome.
Grotta di Tiberio, sett. C, ninfeo, tessellato monocromo bianco Pavimento in tessellato monocromo bianco con disposizione diritta dei filari di tessere, di fattura fine. Nel pavimento, in un momento non meglio specificato, fu ricavata una fossa di deposizione per un singolo individuo.
Grotta di Tiberio, sett.C, grotta, cubicolo (7d), tessellato bicromo Pavimento musivo bordato da una fascia monocroma bianca, da due linee di tessere nere alternate a tre linee di tessere bianche, da due linee di tessere nere e da una linea tripla bianca e campito da un fine tessellato bianco con filari di tessere disposti in orditura obliqua.
L’ambiente, la cui tipologia non è documentata, rinvenuto agli inizi di questo secolo, fa parte del nucleo abitativo ubicato lungo l’arenile (B in pianta), poco oltre la strada di Valle dei Corsari. Conserva le murature perimetrali in opera mista ed un mosaico pavimentale decorato da un reticolato di linee dentate. Secondo N. Cassieri la modesta fattura del pavimento, unitamente all’impiego di materiale di reimpiego, denotano una datazione tarda del rivestimento (II-III sec. d.C.), successiva alla prima fase edilizia del vano ospitante.
Cronologia Non determinata
Specifiche di rinvenimento Data: inizi del XXI secolo
Grotta di Tiberio, sett. B, vano, tessellato geometrico policromo
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: policromo
Mosaico policromo definito da una fascia di bordura bianca a filari paralleli di tessere seguita da due linee di tessere nere, da due linee di tessere di cui non è possibile specificare la cromia, da una fascia con disposizione parallela dei filari di tessere (sebbene di fattura alquanto grossolana), da due linee di tessere seguite da una linea di tessere nere e da una fascia decorata da una fila di quadrati sulla diagonale formanti clessidre. Il campo è decorato da un reticolato di linee dentate, gli scomparti iridati e caricati da motivi geometrici differenti (crocette bicrome e motivi non chiaramente distinguibili). L’unica documentazione che si possiede circa il tessellato, ad oggi reinterrato, è quella fotografica di archivio in bianco e nero, degli inizi di questo secolo. E’ stata proposta per il pavimento una datazione orientativa nell’ambito del II-III secolo d.C.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo III d.C. (1° q) al secolo III d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Oggetto conservato: parte del pavimento – Conservato in: situ (Museo Archeologico Nazionale ed area archeologica di Sperlonga ) Il pavimento è stato reinterrato.
Cassieri, N. 1996, in Il Museo Archeologico di Sperlonga, Roma, p.22.Cassieri, N. 2000, in La Grotta di Tiberio e il museo Archeologico Nazionale di Sperlonga. Itinerari dei Musei, Gallerie, Scavi e Monumenti d’Italia, Roma, p.27.Cassieri, N. 2008, La villa spelunca di Tiberio a Sperlonga., in Residenze imperiali nel Lazio. Atti della Giornata di Studio (Monteporzio Catone, 3 aprile 2004), Monteporzio Catone, p.14, fig.7 p.14.