Presso il colle S. Francesco a Terracina, al di sotto delle strutture dell’omonimo convento, poi occupato dall’ospedale civico della città, si conservano i ruderi di un edificio la cui tipologia non è ben documentata (tempio? santuario?) ma la cui destinazione era sicuramente a carattere religioso. Incerta la divinità titolare dell’edificio: Giove Anxur (Coarelli), Apollo (Lugli), o Minerva (Melchiorri).
Di questo era visibile un basamento rettangolare (m 25×16) delimitato dalla roccia vergine e da murature in opera incerta, al di sopra del quale si conservano, a partire da O, una sorta di corridoio (A) rivestito in cementizio con punteggiato di dadi delimitato ad E da due muri paralleli formati dalla roccia lavorata artificialmente e da un secondo setto murario con orientamento N-S, che definisce i limiti con un secondo ambiente. Quest’ultimo (B), identificato con la cella (?) del tempio/santuario, si sviluppa ad un livello leggermente più basso ed è definito ad E da una doppia muratura in opera incerta; conserva, in posizione pressocchè centrale, una sporgenza rocciosa intenzionalmente lasciata grezza (?). L’ambiente è rivestito da un tessellato recante un’iscrizione (CIL I, 694= CIL X, 6323) menzionante S. S. Galba, console nel 144 o nel 108 a.C., il quale restaurò il pavimento dell’edificio, evidentemente preesistente. Dalla gens dei Sulpicii Galbae, la cui presenza è documentata a Terracina, discenderebbe l’imperatore Galba, che nacque in una villa di proprietà della famiglia ubicata nelle immediate vicinanze della città. Infine, a S si sviluppa un terzo ambiente (C) rivestito da un cementizio con reticolato di losanghe. Le pavimentazioni e gran parte delle strutture furono poi distrutte dalla comunità religiosa ivi impiantatasi (pianta edificio tratta da Lugli 1926, carta n. 2; pianta edificio tratta idem, fig. h p. 99).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo I a.C. (3° q)
C.d. tempio di Galba, amb. A, cementizio con dadi Pavimento costituito da un cementizio a base fittile decorato da un punteggiato ortogonale di dadi bianchi. Il rivestimento, rinvenuto nel 1842, fu successivamente distrutto dalla comunità monastica ivi impiantatasi. A testimonianza di esso rimane esclusivamente un disegno acquarellato eseguito nel 1850 dall’Ing. L. Malari per conto del Gonfaloniere di Terracina (inedito, fondo Lanciani, BiASA).
C.d. tempio di Galba, vano C, cementizio con reticolato Pavimento in cementizio a base fittile definito da una linea dentata di tessere bianche e campito da un reticolato romboidale di losanghe. Del rivestimento, individuato nel 1842 e successivemente distrutto dalla comunità monastica ivi impiantatasi, rimane unicamente un acquarello eseguito nel 1850 dall’Ing. L. Malari per conto dell’allora Gonfaloniere di Terracina.
Ambiente B: vano ubicato a N sul terrazzamento del tempio/ santuario ed identificato con la cella dell’edificio religioso per la presenza di un rivestimento in tessellato bianco recante un’iscrizione a tessere di verde antico che si estende verticalmente dall’ingresso verso la parete di fondo dell’ambiente. L’iscrizione, pervenuta mutila, menziona S. S. Galba, console nel 144 o nel 108 a.C., che restaurò il pavimento della cella (CIL I, 694= CIL X; 6323).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo IV a.C. (1° q) al secolo I a.C. (3° q)
Specifiche di rinvenimento Data: 1842
C.d. tempio di Galba, amb. B, mosaico con iscrizione
Parte dell’ambiente: intero ambiente Rivestimento con scansione: a copertura unitaria Tipo di impaginazione: centralizzata Cromia: tricromo
Pavimento in tessellato monocromo bianco recante al centro un riquadro definito da una fascia di tessere in verde antico su fondo bianco contenente un’iscrizione (CIL I, 694= CIL X, 6323) in cui si fa riferimento a S. S. Galba, console nel 144 o nel 108 a.C. Le lettere dell’iscrizione sono in "verde antico cupo" (?). Del pavimento, rinvenuto nel 1842 e successivamente distrutto dalla comunità monastica ivi impiantatasi, rimane unicamente un acquarello prodotto dall’Ing. L. Malari su commissione del Gonfaloniere di Terracina.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II a.C. (1° q) al secolo II a.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati archeologici ed epigrafici
Specifiche tecniche Lunghezza: 5,03 m – Larghezza: 0,61 m Identificazione della Decorazione: geometrica Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Referenza fotografica: Tecnica: acquarello; Autore: Malari L.; Anno: 1850; Titolo: Pavimenti antichi di mosaico scoperti nel 1842 a Terracina nel giardino del Collegio della Dottrina Cristiana nel locale detto di S. Francesco.
Coarelli, F. 1984, in Lazio, Roma-Bari, p.321.Coarelli, F. 1990, Mutamenti economici e sociali nella valle pontina tra media e tarda repubblica., in La Valle Pontina nell’antichità , Roma, p. 53.Eck, W. 1991, Sulpicii Galbae und Livii Ocellae. Zwei senatorische familien in Tarracina., in Listy filologické, p.93.Eck, W. 1996, I Sulpicii Galbae e i Livii Ocellae. Due famiglie senatorie a Terracina., in Tra epigrafia, prosopografia e archeologia. Scritti scelti, rielaborati ed aggiornati., Roma, p.147.Lugli, G. 1926, in Forma Italiae, Regio I Volumen I, Ager Pomptinus, Pars I, Anxur-Tarracina, Roma, p.98.Melchiorri, G. 1842, Scavi di Terracina; musaico con iscrizione., in Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica, pp.98-100.Mommsen, T. 1883, CIL X, 6323, in Corpus Inscriptionum Latinarum. Inscriptiones Bruttiorum, Lucaniae, Campaniae, Siciliae, Sardiniae latinae, CIL X; 6323.de La Blanchère, R. 1884, in Terracine. Essai d’histoire locale, Parigi-Torino, p.60; p.88.