Nel 1956 furono effettuati scavi in Palazzo Gioia, che anticamente si trovava nell’insula a NO del teatro e attualmente ospita la sede del Credito romagnolo. La domus è stata solo parzialmente scavata e, dai dati disponibili, l’organizzazione planimetrica e la distribuzione dei rivestimenti pavimentali non è del tutto chiara. Lo scavo si è approfondito solo nel cortile centrale dell’ex Palazzo Gioia e ha permesso di rintracciare due vasche pavimentate a commessi di laterizi (a-b), che si possono inquadrare all’età tardorepubblicana o alla prima età imperiale. Allo stato attuale, tuttavia, non è possibile stabilire se le due vasche avessero una funzione utilitaristica oppure una destinazione puramente ornamentale e se fossero o meno collegate al complesso edilizio, che comincia ad assumere una fisionomia meno incerta solo in un momento successivo. Durante la prima fase edilizia la planimetria era incentrata sulla corte porticata 1, circondata da varie vasche (c-d), di cui una pavimentata a commessi di laterizi (c). Un lacerto pavimentale in tessellato (f) deve probabilmente essere attribuito a un ambiente posto tra la vasca c e la corte 1. Dei vari ambienti che erano distribuiti attorno alla corte 1, solo l’ambiente 9, con pavimentazione in tessellato, è stato sicuramente mantenuto anche nella seconda fase, in cui l’edificio è stato oggetto di importanti modifiche. La corte 1 resta il centro dei percorsi e dotato di una nuova vasca g, ma il portico viene obliterato e trasformato in corridoio ad L (2), con pavimentazione in tessellato. A est del corridoio si trovano i vani 3, 4, 5 e 6, tutti, tranne il vano 3, pavimentati in tessellato; da 6 si accede al grande vano 7, sempre pavimentato in tessellato e con vasca centrale. Nell’ala settentrionale si succedono quindi tre ambienti ereditati dalla precedente fase edilizia e probabilmente non modificati: da est verso ovest sono stati individuati la vasca con quattro nicchie (d), forse confinante a nord con un’altra vasca, l’ampio vano quadrangolare 8, con pavimentazione in tessellato e infine l’ambiente 9 la cui funzione di rappresentanza è esplicitata dalla decorazione del pavimento in tessellato. Nei lavori di scavo, più precisamente negli strati che coprivano una delle vasce della corte 1, è stato rinvenuto anche un frammento di pavimento in tessellato: questo ha fatto ipotizzare a M.G. Maioli la presenza di un ulteriore ambiente che fungeva da anticamera al vano di appresentanza 9. Va tuttavia rilevato che il frammento è stato rinvenuto in strati sconvolti dall’intervento dei mezzi meccanici e che presentavno materiali anche recenti; è quindi possibile che nei lavori di sbancamento dell’area eseguiti prima dell’intervento della Soprintendenza il frammento possa essere stato spostato rispetto alla giacitura originaria. Al complesso di Palazzo Gioia, infine, potrebbero essere attribuibili anche i due ambienti pavimentati in tessellato scoperti nell’ex Hotel Commercio, nelle immediate vicinanze dellla domus. La prima fase è databile alla seconda metà del II sec. d.C.; la seconda al IV sec. d.C. (la pianta con il posizionamento dei pavimenti è una rielaborazione di G. Paolucci da Mazzeo 2005, tav. 2; la planimetria allegata è una rielaborazione di G. Paolucci da Maioli 1992, tav. 1.2.1.4).
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Palazzo Gioia, corridoio 2, tessellato con teoria di offerenti Pavimento in tessellato policromo rinvenuto solo in minima parte, in pratica si conserva solo un lacerto presso l’angolo NE. Il bordo è costituito da una fascia in tessere brune, a ordito di filari paralleli e obliqui, da una struttura isodoma irregolare (con 3 file sfalsate di quadrati e rettangoli delineati in nero, ogni rettangolo uguale a due quadrati, in bruno, marrone e grigio), da una linea tripla bianca e da una fila di semicerchi allacciati ornati da 3 nodi, delineati in nero su fondo bianco e in bruno, marrone e grigio. Il lacerto restante raffigura tre personaggi che incedono verso destra, di cui è andata perduta la parte superiore dalla vita, i primi due separati da due cesti con offerte, il terzo inquadrato in un edificio (portico?) tra due colonne.
Palazzo Gioia, tessellato con aquila e colomba Pavimento in tessellato policromo, di cui si conserva solo un frammento di circa 60×45 cm. Il frammento, su fondo bianco, presenta un’aquila stante e frantale, con le ali spiegate e la testa rivolata verso sinistra e una piccola colomba, con un ramo di palma molto stilizzato nel becco, rivolta verso l’aquila. Nel complesso la raffigurazione è abbastanza naturalistica, anche se presenta una certa rigidità e l’occhio dell’aquila è sovradimensionato. Il frammento è attualmente esposto nel Museo della città di Rimini.
Palazzo Gioia, tessellato con composizione di ottagoni irregolari Frammento di tessellato bicromo, decorato da una composizione ortogonale di ottagoni irregolari, intersecantisi e adiacenti sui lati minori (formanti quadrati ed esagoni allungati), delineata in nero su fondo bianco, disegnata da linee dentate.
Palazzo Gioia, vano 4, tessellato con cerchi e quadrati con nodi Pavimento in tessellato policromo, rinvenuto solo per un piccolo settore, lungo il muro ovest dell’ambiente. Il bordo è costituito da un’ampia fascia in tessellato bianco a ordito dritto, da una linea tripla gialla tra due linee semplici nere, da una treccia a 4 capi in grigio, bianco, arancio e marrone, su fondo chiaro, da una linea tripla marrone, una linea tripla bianca, una linea doppia nera e una fascia bianca. Il tappeto centrale presenta una fila di cerchi con 4 nodi alternati e allacciati a quadrati con nodi laterali e una fila composta da soli quadrati, su un fondo a linee iridate policrome.
Palazzo Gioia, vano 5, tessellato cd. di Venere allo specchio Pavimento in tessellato policromo, rinvenuto solo per una piccola parte, corrispondente all’angolo NE della stanza (tutta la parte sud del pavimento era stata distrutta da una "fossa da grano"). Il bordo è costituito da una fascia in tessere marroni a ordito di filari paralleli e obliqui, da una fascia a racemi di acanto che si originano da un cespo angolare, da una linea tripla bianca e da una linea doppia nera. Il tappeto presenta una composizione tipo reticolato di fasce con quadrati nei punti di incrocio: resta solo una parte di un quadrato grande, campito da una figura femminile, cd. Venere, una piccola parte del quadrato grande centrale, campito da un cerchio, una fascia intera e due incomplete e due quadrati piccoli.
Palazzo Gioia, vano 6, tessellato con pavone Pavimento in tessellato policromo, con pseudoemblema quadrato, rinvenuto solo per una porzione e successivamente strappato e gettato su una lastra di cemento, attualmente conservata in museo. Il bordo è costituito da una fascia in tessere marroni a ordito dritto, da una fascia a cerchi allacciati con effetto di quadrifogli, i quadrati concavi a colori alterni, con effetto di doppio reticolato, da una linea tripla bianca, da una treccia a 3 capi policroma su fondo chiara, da una linea doppia bianca e da una linea semplice nera. Lo pseudoemblema è campito da un pavone e da una colomba su un ramo, entrambi policromi, su fondo bianco.
Palazzo Gioia, vano 7, tessellato a tappeti giustapposti Pavimento in tessellato policromo, di cui è stata rinvenuta solo una parte, corrispondente all’angolo NW dell’ambiente. Il pavimento dell’ambulacro attorno alla vasca è costituito da 4 tappeti giustapposti, due ai lati della vasca (a-b) e due nello spazio tra la vasca e il muro di fondo ovest del vano (c-d); dei tappeti rimane solo una parte di quello adiacente al muro nord (a), iterativo, con composizione ortogonale di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità (formanti quadrati grandi e piccoli, diritti e sulla diagonale), e di quello dell’angolo NW (c), a pseudoemblema quadrato, campito da una corona a catena di cerchi tangenti a intreccio. Resta inoltre un angolo della decorazione in tessellato tra l’abside e il tappeto rettangolare che la campiva (e).
Palazzo Gioia, vano 8, tessellato bianco Pavimento in tessellato bianco, a ordito di filari paralleli, di cui attualmente si conserva una sezione di 0.95×0.60 m presso il Museo della Città di Rimini.
L’ambiente 9 è un vano di forma quadrangolare, molto ampio, posto sul lato nord della corte 1, che si connota come vano di rappresentanza per la decorazione della sua pavimentazione in tessellato. Il vano, edificato nella prima fase edilizia, non subisce trasformazioni nella seconda fase.
Lunghezza: 12.85 m – Larghezza: 10.30 m
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (2° q) al secolo II d.C. (3° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici
Specifiche di rinvenimento Data: 1956 – Ente responsabile: SA ER
Palazzo Gioia, vano 9, tessellato con vittorie e gorgoneion
Rivestimento con scansione: a più unità decorative
Pavimento in tessellato policromo, comprendente la soglia e il vano. Della soglia si conserva circa il 50% della superficie originaria, del tappeto del vano, invece, si conserva circa il 30% della superficie originaria. La soglia presenta un riquadro con due vittorie alate che sorreggono un gorgoneion, inquadrato da due tappeti in tessellato bicromo con composizione ortogonale di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità (formanti quadrati grandi e piccoli, diritti e sulla diagonale). Il tappeto del vano, bordato da un’ampia fascia a girali di acanto, campiti da animali e figure umane, presenta una composizione ad alveare di stelle di sei losanghe e di piccoli esagoni adiacenti, delineata.
Cronologia Estremi temporali: dal secolo II d.C. (3° q) al secolo II d.C. (4° q) Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Unità decorative
Parte dell’ambiente: soglia Tipo di impaginazione: centralizzata Cromia: policromo
Tessellato policromo, che consta di tre tappeto giustapposti, due laterali, con identica decorazione geometrica e uno centrale, rettangolare con decorazione figurata. I pannelli laterali, quadrati, presentano, entro un bordo costituito da una linea tripla nera e da una fascia bianca di 4 file di tessere, una composizione ortogonale di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità (formanti quadrati grandi e piccoli, dritti e sulla diagonale), delineata in nero su fondo bianco. I rettangoli negli spazi di risulta sono campiti da pelte nere, i traingoli da piccoli triangoli neri. I quadrati piccoli sono campiti da quadrati piccoli inscritti, neri. Il quadrato grande centrale è campito da un quadrato inscritto, caricato da una XXX(enorme crocetta?). Il tappeto centrale, bordato da una una linea tripla nera, due fasce bianche separate da una linea doppia nera e da una linea tripla rossa, presenta due vittorie alate (di cui resta solo quella di sinistra) che sorreggono il gorgoneion. La vittoria rimanente è nuda, retrospiciente, porta un mantello grigio verde e regge con la sinista un un ramo di palama e con la destra uno scudo rotondo (clipeo?), dorato. Lo scudo è bordato da una fila di ogive non tangenti, delineate in rosso e bianco e relizzate con tessere gialle, gli qpazi di risulta in bianco e verde, da una linea doppia rossa e da una linea dentellata rossa su fondo bianco. All’interno dello scudo, su fondo giallo, la testa della Gorgone, policroma.
Specifiche tecniche Identificazione della Decorazione: geometrica e figurata Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato senza inserti)
Dimensioni Generiche Tessere: piccole o medie
Decorazioni geometriche
Motivo
Modulo
Riempimento
DM 173b – composizione ortogonale di stelle di otto losanghe tangenti per due sommità (formanti quadrati grandi e piccoli, diritti e sulla diagonale)
Decorazioni figurate
Tema
Soggetto
Altre componenti
Figure di
Vittoria
scudo
Gorgoneion
Referenza fotografica: da Aemilia 2000
Parte dell’ambiente: intero ambiente Tipo di impaginazione: iterativa Cromia: policromo
Tessellato policromo, con tappeto rettangolare bordato da una linea tripla bianca, da una fascia nera con 4 file di tessere, da un’ampia fascia bianca campita da girali di acanto che si originano da cespi (ma se ne conserva solo uno, un corrispondenza del clipeo della soglia), i girali caricati alternativamente da animali in corsa (pantere, onagri, lepri) e figure maschili, interpretabili come cacciatori, da una fascia nera, da una linea tripla bianca, da una treccia a tre capi, su fondo nero, in tessere bianche, grigie e rosse, e da una linea tripla bianca. Il tappeto presenta una composizione ad alveare di stelle di sei losanghe e di piccoli esagoni adiacenti, che risparmiano 3 file di esagoni maggiori, per un totale di 14 esagoni grandi (di cui solo 3 conservati). I triangoli negli spazi di risulta sono caricati da triangoli inscritti, in rosso, grigio e marrone. Le losanghe sono alternativamente in tessere gialle e rosse, campite, rispettivamente, da losanghe rosse e da losanghe grigie. Gli esagoni piccoli sono campiti da fiori di 12 petali, alternativamente gialli e verdi, attorno a un cerchio grigio delineato in rosso, su fondo bianco. Gli esagoni grandi sono campiti da esagoni inscritti, bordati da una treccia a due capi in tessere bianche, rosse e grigie, su fondo nero, e campiti da figure, su fondo bianco. In quello maggiormente conservato si trovano un satiro e una menade; il satiro è stante, nudo, col braccio destro regge un pedum e col sinistro porge un piatto alla menade danzante, nuda, che suona il tympanon, con corona di foglie sul capo e mantello che la copre in parte. Nell’esagono a sinistra di quello appena descritto, conservato solo in parte, si vedono le gambe di due figure, con tutta probabilità sempre un satiro e una menade. Il terzo esagono parzialmente conservato presenta un cavallo marino cavalcato con tutta probabilità da una nereide. Le scene rappresentate, dunque, appartengono all’ambito del thiasos dionisiaco.
Bollini, M. 1980, Il mosaico riminese., in Analisi di Rimini antica: storia e archeologia per un museo, Rimini, p. 293, tavv. XCIII, 2-3; XCIV, 1-4.Grassigli, G.L. 1998, in La scena domestica ed il suo immaginario. I temi figurati nei mosaici della Cisalpina, Napoli, pp. 332-337, figg. 15, 25.Maioli, M.G. 1987, L’edilizia privata tardoantica in romagna: appunti sulla pavimentazione musiva., in Corso di Cultura sull’arte Ravennate e Bizantina, Ravenna, p. 217.Maioli, M.G. 1992, L’edilizia privata tardoantica e bizantina., in Rimini medievale, Rimini, pp. 66-67.Maioli, M.G. 2009, Il complesso di Palazzo Gioia a Rimini: una nuova ipotesi interpretativa., in Ariminum storia e archeologia – 2. Atti della Giornata di Studio su Ariminum, un laboratorio archeologico/2, Roma, pp. 103-104, fig. 2.Riccioni, G. 1984, Mosaici pavimentali di Rimini del I e II secolo d.C. con motivi figurati (scavi 1956-1965)., in III Colloquio Internazionale sul Mosaico Antico (Ravenna, 6-10 Settembre 1980), Ravenna, pp. 26-33, figg. 11-16.