La domus nota nella letteratura archeologica come “domus dei Caecilii” (N. Parmegiani, s.v. “domus: Caecilii”, in LTUR II, 1995, pp. 71-2) o “domus di S. Cecilia” (Parmegiani, Pronti 2004) prende questo nome dalla sua ubicazione al di sotto del complesso della basilica di S. Cecilia in Trastevere. Quest’ultima, costruita nel IX secolo, ha sigillato una complessa situazione stratigrafica, che attesta una continuità di vita plurisecolare. Gli scavi, avvenuti a più riprese (1899-1901; 1979-80; 1987; 1999) hanno permesso di individuare tre fasi, che possono così essere sintetizzate: 1) impianto e vita della domus: dal II secolo a.C. fino al I d.C.; 2) dismissione della domus e impianto su questa, con parziale riutilizzo delle strutture, di un’Insula: fine del I secolo – IV secolo; 3) dismissione dell’insula, sopra la quale si insedia una domus, probabilmente presto caratterizzata dalla frequenza di una comunità cristiana (IV-V secolo).
Nel dettaglio:
FASE 1) EDIFICIO RESIDENZIALE – DOMUS Le più antiche strutture identificate sono state attribuite agli anni centrali del II secolo a.C. I resti, posizionati nella topografia antica presso il tratto iniziale della via Campana-Portuense (Coarelli F., Roma, 2008, p. 473), consistono in alcuni setti murari (1 in pianta, situato tra gli ambienti G e I) in opera a blocchi parallepipedi di tufo di grotta oscura con andamento N/S, che conservano tracce di intonaco (molte tracce di simili strutture sono state trovate nella zona: Parmigiani 2004, p. 27) e mostrano restauri successivi in opus incertum (muro 9) e reticolatum (muro 11). Le strutture sono connesse a resti di colonne in tufo (rocchi e capitelli tuscanici) e ad un rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile con inserti conservata (‘a’ in pianta).
Il complesso, sebbene sulla base degli esigui resti, è stato nell’insieme interpretato come una domus caratterizzata da atrio a peristilio (‘A’ in pianta), cui sarebbe connessa la pavimentazione conservata (‘a’ in pianta). Questa rimane in uso senza sostanziali cambiamenti fino alla fine del I secolo a.C. A partire da questo momento e più evidentemente nel corso del I secolo si verificano alcuni interventi di ristrutturazione che segnalano il mutamento della destinazione d’uso di alcune aree: il più radicale riguarda l’ambiente indicato in pianta con la lettera G, adibito, forse in età augustea, all’immagazzinamento di derrate, con la realizzazione di una serie di pozzi foderati in opera laterizia. Entro la seconda metà del I secolo la domus cessa di vivere.
FASE 2) EDIFICIO RESIDENZIALE – INSULA
In età traianea sull’area esaminata si instaura un’insula a più piani, che ingloba la domus o quanto di essa rimaneva. Del complesso, realizzato in opera laterizia, si conservano lacerti murari e pavimentali, che permettono una parziale ricostruzione della planimetria.
Una delle scale di accesso (largh. 1.78), realizzata in laterizio, è stata identificata sul lato Est, sotto l’attuale via Anicia, dove correva una strada romana (L in pianta). Circa 12 m a SE della scala si è riconosciuto il cortile dell’insula, uno spazio scoperto indicato in pianta con A. A Nord di questo si situa un ambiente presumibilmente di servizio (indicato in pianta con G), caratterizzato da una pavimentazione a commessi laterizi che copre la precedente sistemazione a pozzi per immagazzinamento. Altri ambienti, situati ad Ovest dell’ambiente A (indicati in pianta con B, C, D, F) conservano parzialmente la pavimentazione, in tessellato bicromo a decoro geometrico; i pavimenti sono tutti alla quota di m 12 circa slm. La loro destinazione d’uso rimane dubbia. Notevole è stata l’identificazione, al margine N dell’area indagata, di un impianto termale, che testimonierebbe la sussistenza di una destinazione abitativa, almeno parzialmente; del complesso riamane il frigidarium, una grande aula absidata (O in pianta) con vasca rettangolare sulla parete meridionale; si conserva un lacerto della pavimentazione musiva dell’abside.
L’insula continua a vivere nel III secolo, pur se interessata dalla trasformazione di alcuni ambienti: l’area SE, originariamente scoperta ed adibita a cortile (A in pianta), viene occupata sul margine orientale da un piccolo ambiente a pianta quadrangolare, probabilmente di servizio; questo risparmia un corridoio che immette in una sala rettangolare (B in pianta), collegata alle strutture più occidentali del complesso attraverso una porta; la sua destinazione d’uso rimane indeterminabile. Nell’aula absidata O si assiste ad un restringimento della vasca del frigidarium. Nel IV secolo, infine, l’insula cessa di vivere e sulle sue strutture si imposta un edificio residenziale, con ogni probabilità unifamiliare, identificabile con una domus balneata.
FASE 3) EDIFICIO RESIDENZIALE – DOMUS Nel IV secolo nell’area in oggetto si insedia una domus, caratterizzata dalla presenza di un balneum. L’ampio edificio, la cui planimetria per la frammentarietà dei dati disponibili è solo parzialmente ricostruibile, sfrutta strutture già esistenti, grazie ad alcuni interventi di adattamento, realizzati in opera vittata, e di ripristino: nel settore meridionale del complesso due ambienti (in pianta D ed E) ricevono una nuova pavimentazione in tessellato. Di particolare importanza sono gli interventi che interessano un ambiente ubicato sul margine settentrionale dell’area indagata, interpretato come frigidarium di un piccolo impianto termale, realizzato nel II secolo: il vano, a pianta rettangolare (O in pianta), presentava un’abside al centro della parete settentrionale e una vasca su quella opposta. Forse per necessità statiche la sala vede la costruzione di un pilastro, il complessivo rialzamento del livello di calpestio e la creazione, al centro dell’ambiente, di una vasca circolare pavimentata da un lastricato marmoreo, circondata da quattro colonne; l’abside viene tamponata, realizzando una trifora. Si realizza inoltre un bancone in muratura, addossato alle pareti. Nell’area occupata precedentemente dalla vasca (M in pianta) viene realizzata una nuova pavimentazione in mosaico marmoreo policromo (i in pianta), alla quota di m 12.52. Sebbene manchino segni distintivi, queste trasformazioni potrebbero essere già indicative di una prima occupazione cristiana della struttura, ceduta per lo stato di conservazione o per l’adesione dei proprietari del complesso alla nuova fede, eventi frequenti nel tessuto urbano di IV secolo. Circa 8 m ad Est di queste strutture, inoltre, viene costruito, ad una quota pavimentale superiore di 3 m, un balneum, articolato in calidarium e tepidarium, sicuramente attivo nel V secolo. E’ possibile che queste strutture siano da connettere con quelle legate secondo la tradizione cristiana al martirio di S. Cecilia, avvenuto secondo la Passio in domo sua, in ipsis balneis.
La defunziolizzazione della domus, per quanto ipotizzabile sulla base dei dati in nostro possesso, sarebbe da legare all’impianto nella struttura di un titulus, probabilmente nel corso del V secolo. Tanto per la complessità della stratigrafia quanto per la frammentarietà dei dati disponibili non è però possibile offrire un’ipotesi attendibile in proposito; sicuramente la stratigrafia antica e l’insieme delle strutture che occupano l’area vengono complessivamente abbandonate -e sigillate- con la costruzione, nel IX secolo, dell’attuale basilica di S. Cecilia, ad una quota molto più elevata.
Estremi temporali: dal secolo II a.C. (4° q) al secolo II a.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati archeologici
Il pavimento, in cementizio a base fittile con inserti litici, è situato alla profondità di m 3.80 sotto il nartece dell’attuale basilica, ed è posto in connessione con una parete in opus incertum (9 in pianta); presenta una decorazione geometrica, il cui soggetto è una composizione ortogonale di meandri di svastiche e quadrati che risparmia un riquadro centrale decorato da un fitto punteggiato irregolare di inserti di calcare policromo.
Regio XIV, S. Cecilia, domus, vano (amb. D), mosaico marmoreo
L’ambiente D conserva a quota m 12.31 slm una porzione (circa 2 mq: al momento della scoperta in realtà era conservato per un’estensione maggiore, ma ne fu sacrificata parte per mettere in luce il ‘pav. e’) della pavimentazione originale (‘pav. l’ in pianta), identificabile come un tessellato a grandi tessere irregolari (mosaico marmoreo). La superficie è costituita da tessere quasi esclusivamente di marmo bianco, di forma prevalentemente quadrangolare a spigoli arrotondati e di dimensioni oscillanti mediamente tra 3 e 5 cm. Il tessuto a filari paralleli in una sola direzione (non ortogonali) è piuttosto regolare ed è occasionalmente interrotto dall’inserzione di elementi marmorei più grandi (lato 8 e 10 cm) (Guidobaldi, Guglia Guidobaldi 1983, p. 212).
Regio XIV, S. Cecilia, Insula (amb. B), tessellato geometrico
L’ambiente B conserva in situ, a quota m 12.06 slm, due tratti di pavimentazione (indicata con ‘f’ in pianta), in tessellato bicromo a decoro geometrico, che presenta una composizione di ottagoni irregolari formanti quadrati ed esagoni allungati entro cornice.
Regio XIV, S. Cecilia, Insula (amb. D), tessellato geometrico
L’ambiente D conserva, alla quota di m 12.13 slm, parte della pavimentazione di II secolo in tessellato bicromo a decoro geometrico. Si tratta di una composizione ortogonale di croci di quattro squadre; il motivo dell’ornato è costituito dal ripetersi di elementi risultanti dalla fusione di tre quadrati di tessere nere, che formano file di squadre contrapposte alternate, sulla diagonale, a file di quadratini neri. Le tessere, quadrangolari, sono in palombino e selce (lato mm 8-10). Presso il lacerto principale, sul lato settentrionale, si conserva un altro piccolo tratto di pavimentazione, redatto con tessere nere di forma quadrangolare, abbastanza regolari ma di dimensioni leggermente maggiori (lato cm 1.5); potrebbe trattarsi di un intervento di restauro effettuato in epoca classica.
Regio XIV, S. Cecilia, Insula (amb. F), tessellato geometrico
L’ambiente F conserva, alla quota di m 12.40 slm, un’ampia porzione della pavimentazione originale (h in pianta), un tessellato bicromo a decoro geometrico; il soggetto è una scacchiera di losanghe inscritte in una cornice. Il reticolo, molto regolare, in prossimità del bordo dei lati brevi assume proporzioni irregolari. Sono riconoscibili due interventi di restauro condotti in antico: presso il margine sudoccidentale del mosaico un’integrazione di buona fattura, che riprende parzialmente il motivo originale, rovesciandone però l’orientamento; presso le pareti settentrionale e meridionale, invece, dove rimangono solo esigui lacerti musivi, le tessere sono poste in opera senza badare alla decorazione in gruppi omogenei, prima bianchi, poi grigi.
Regio XIV, S. Cecilia, Insula (amb. P), tessellato
Tessellato monocromo a decoro geometrico, il cui soggetto è un campo omogeneo realizzato da filari di tessere ad ordito parallelo (CAR V, G 47a). Le tessere sono realizzate prevalentemente in palombino, ma non ne mancano alcune di selce e altre di colore grigio celestino o rosato; le dimensioni si aggirano tra i 0.7/1.3 cm di lato.
Regio XIV, S. Cecilia, Insula, vano scala, tessellato.
Lacerto di pavimentazione in tessellato monocromo bianco a decorazione geometrica, il cui soggetto è un campo omogeneo, redatto con ordito di tessere disposte a filari paralleli. Il mosaico è realizzato con piccole tessere di selce (cm 1/ 1.5 di lato). Nell’edito non è disponibile documentazione fotografica del pavimento.
Regio XIV, S.Cecilia, domus, vano (amb. E), tessellato geometrico
Nell’ambiente E, subito ad Ovest del muro 63, si conserva, a quota m 12.34 slm, un tratto di pavimentazione in tessellato bicromo, decorato da motivi stilizzati di tipo geometrizzante e naturalistico geometrico (‘pav. m’ in pianta) . La quota del rinvenimento, come la connessione alle strutture murarie in opera listata farebbe propendere per una datazione al IV-V secolo; l’editore del complesso, però, sulla base di criteri stilistici, anteporrebbe di circa un secolo la redazione del mosaico, immaginando una successiva ricomposizione a quota più alta (Parmegiani et alii 2004, n. 400, p. 81), che ben si adatterebbe con la fase complessiva di lavori di adattamento e restauro che caratterizza il complesso nel IV-V secolo.
Regio XIV, S.Cecilia, Insula (amb. C), tessellato
L’ambiente C conserva, alla quota di m 12.13 slm, un lacerto di pavimentazione (m 0.47 x 0.14; indicato in pianta come ‘pav. g’) accostato al muro 32; si tratta di un tessellato composto da tessere di forma e grandezza varia (lato cm 0.8/ 1.7). Il mosaico, certo bicromo, presentava probabilmente un decoro geometrico: l’esiguità del frammento conservato non consente di individuare il disegno originario, di cui rimane solo un breve elemento nero su fondo bianco.
Regio XIV, S.Cecilia, Insula (amb. G), pavimento a commessi laterizi
Pavimento a commessi laterizi, realizzato da mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce a formare un opus spicatum. Il pavimento, che risale alla realizzazione dell’Insula, copre i pozzi (vasche) da immagazzinamento, risalenti all’età augustea, che presentavano il medesimo rivestimento in spicato.
FASE 3) -L’aula absidata (M nella pianta generale), dapprima è interessata da un restringimento della vasca centrale e poi dalla costruzione, forse per necessità statiche, di un pilastro che segna l’abbandono della sala, che sarà interrata e coperta da una nuova pavimentazione (i) alla quota di m 12.52, posteriore o contemporanea al pilastro; il pavimento è conservato negli ambienti M, parte di N e presso il muro 21. Interventi contemporanei sono la creazione di una vasca circolare circondata da quattro colonne, poi abbandonata, la tamponatura dell’esedra e la creazione di un bancone in muratura, addossato alle pareti; sulla parete orientale dell’ambiente si apre inoltre una trifora. Sebbene manchino segni distintivi, queste trasformazioni potrebbero essere già indicative di una prima occupazione cristiana dell’aula. Questa conserva un’ampia porzione del pavimento originale, policromo, un tessellato a grandi tessere irregolari marmoree (mosaico marmoreo).
Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (4° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Data: 1900
Regio XIV, S. Cecilia, domus, ambiente absidato (M), mosaico marmoreo
Parte dell’ambiente: intero ambiente
Rivestimento con scansione: a copertura unitaria
Tipo di impaginazione: iterativa
Cromia: policromo
L’aula absidata (M in pianta) conserva un’ampia porzione del pavimento originale, un tessellato a grandi tessere irregolari marmoree (mosaico marmoreo), policromo, con decoro geometrico; il soggetto è una composizione di linee che creano un reticolato; gli scacchi sono caricati da svariati motivi geometrici semplici.
Estremi temporali: dal secolo IV d.C. (1° q) al secolo IV d.C. (2° q)
Motivazione della cronologia: dati stilistici ed archeologici
Bordo
Specifiche tecniche
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato a grandi tessere regolari)
Dimensioni Generiche Tessere: grandi
Dimensioni Metriche Tessere: 2 -2.5 cm cm
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 1y – fascia monocroma |
Campo
Specifiche tecniche
Lunghezza: 4.45 m – Larghezza: 3.60 m
Identificazione della Decorazione: geometrica
Tecnica Esecutiva: tessellato (tessellato a grandi tessere regolari)
Dimensioni Generiche Tessere: grandi
Dimensioni Metriche Tessere: 2-2.5 cm cm
Decorazioni geometriche
Motivo | Modulo | Riempimento |
---|---|---|
DM 123a – reticolato di linee semplici |
INDIRIZZO WEB: http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=9058