Vercelli


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Rivestimento in cementizio a base fittile. Non si eclude possa trattarsi di uno strato di preparazione.

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La porzione di rivestimento conservata misura 2.30x1.15m ed è costituita da 5 file di sesquipedali. Foto da BORLA 1982, fig. 136 p. 94.

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Definito “cocciopesto”, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Data la lacunosità dei dati a disposizione, non è possibile escludere che si tratti di un livello di preparazione.

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Rivestimento in "grossi pianelloni di cotto, mirabilmente contesti, che erano come nuovi non logorati dall'uso" (VIALE 1971, p. 33): il pavimento è costituito da commessi laterizi, forse sesquipedali.

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Definito "opus signinuma marmi di vario colore", è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti marmorei policromi.

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Il pavimento viene descritto come "formato da piastrelle esagonali di cotto rosso scuro, con un quadratino bianco al centro, legate ad altre più piccole romboidali bianche". Si tratta di un rivestimento a commessi laterizi con esagoni e losanghe, gli esagoni con tessera bianca inserita. Foto da BELTRAME, GAVIGLIO 1999, fig. p. 57.

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Rivestimento in "cementizio rosato", interpretato come cementizio a base fittile.

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Rivestimento in mattoni sesquipedali, allettati su uno strato di sabbia pressata. Dal rilievo planimetrico si colgono solo pochi elementi in situ, disposti a ordito irregolare. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX (particolare); rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il rivestimento è costituito da una stesura in cementizio fittile che presenta, decentrato verso S, un pannello rettangolare ornato da un reticolato di fasce delineate in tessere bianche ed emblema approssimativamente quadrangolare (1x1.18m) in opus sectile bicromo, a sua volta decentrato verso S. Lo schema decorativo sembra distinguere 2 UD: la prima in semplice cementizio, a N, entrando dal cortile, coincide con una sorta di anticamera (o spazio tricliniare?), la seconda, a S, con lo spazio conviviale, dove l’emblema in sectile è forse destinato alla mensa. Il pavimento è nel complesso piuttosto ben conservato, salvo alcuni vistosi cedimenti perimetrali e crepe restaurate in antico. La presenza, immediatamente a N del tappeto geometrico, di lastrine marmoree poligonali in marmo bianco e grigio e linee di tessere bicrome visibilmente divergenti verso NE rispetto al reticolato è forse da attribuire a un’integrazione successiva, in fase con il frazionamento del vano (fase II). Foto da PANTÒ, SPAGNOLO GARZOLI 1989, tav. CI/b.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, di cui sopravvive un lacerto nel tratto meridionale del vano. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in "cocciopesto", interpretato come cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere una funzione di strato preparatorio. Il rivestimento poggia direttamente sul pavimento di I fase del triclinio 7 (tratto N). Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Direttamente posato sul cementizio fittile di fase I, il pavimento di II fase è costituito da un cementizio a base litica, composto da malta e pietrisco bianco e grigio, con inserti marmorei di vario colore e varia forma, disposti su filari paralleli. Foto da MERCANDO 1996, fig. 4 p. 157.

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Il pavimento, in "signino rosato" (cementizio a base fittile) è diviso in 2 UD: verso N, in prossimità dell'accesso dal cortile, il cementizio è campito da una fila di tessere nere disposte a formare una "U"; verso S la stesura in cementizio è arricchita da diversi inserti di marmo bianco e grigio (elementi circolari e rettangolari di varia misura), irregolarmente disposti nel centro del tappeto. Si ipotizza che le 2 UD indichino una sorta di anticamera e lo spazio più interno del vano, forse un cubicolo. Foto da PANTÒ, SPAGNOLO GARZOLI 1989, tav. CI/a.

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Rivestimento in cementizio rosato, interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi dello strato di preparazione di un pavimento perduto. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio a base fittile ("signino rosso"), con inserti marmorei bianchi, quadrati e triangolari, concentrati nel settore centrale del tappeto. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX (particolare); rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Cementizio fittile, definito "signino rosato", interrotto da una sorta di pseudoemblema musivo quadrangolare, leggermente disassato verso SO, a decorazione geometrica in tessere bianche e nere (motivo a cerchi, caricati al centro da una crocetta). Non si esclude, dato il pessimo stato di conservazione del pavimento, che questo potesse in origine essere costituito da un'unica stesura in tessellato e che il cementizio costituisse solo lo strato di preparazione. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio, di natura non specificata. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione.

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Definito in letteratura "cocciopesto", il rivestimento è costituito da una stesura semplice in cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Definito in letteratura "cocciopesto", il rivestimento è costituito da una stesura semplice in cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Conservato solo nel tratto NO dell'ambiente, il pavimento di III fase è costituito da un cementizio a base forse fittile, ornato da scaglie marmoree bianche.

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Definito "semplice signino rosato", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile.

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Definito "signino a matrice calcarea", il rivestimento è un cementizio a base litica, costituito da schegge di calcare bianco allettate nella malta, con un'ampia fascia musiva nera compresa fra 2 linee semplici di tessere bianche conservata solo in alcuni tratti.

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Cementizio a base litica (“signino a matrice bianca con schegge di calcare allettate in malta”) ornato da un reticolato di linee punteggiate nere, oblique rispetto alle pareti del vano. Incerta risulta la lettura di uno pseudoemblema al centro di uno dei lati lunghi del vano (e, dunque, in posizione decentrata): in letteratura si descrive come “semplice emblema in tessere nere di dimensioni maggiori, su file parallele perpendicolari al perimetrale S”.

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Definito "signino rosso", il pavimento è costituito da un cementizio a base fittile, ornato da schegge di pietra marnosa nera e perimetrato da una cornice in tessere bianche comprese tra linee semplici in tessere nere.

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Quasi completamente asportato, il rivestimento pavimentale è ricostruibile attraverso alcuni lacerti e impronte nello strato di preparazione. Si tratta di un opus sectile in lastre quadrate (Q, 0.30m di lato) di marmo bianco e calcare marnoso nero, disposte a formare una scacchiera bicroma obliqua rispetto all'andamento delle pareti del vano.

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La descrizione fornita dal Viale accenna a un tappeto inquadrato da fasce monocrome bianche e azzurre alternate, con un motivo centrale a grandi triangoli contrapposti. Dal rilievo non è possibile stabilire la scansione pavimentale, che parrebbe tuttavia composta da 2 UD, un pannello rettangolare allungato a E e uno di maggiori dimensioni, quadrangolare, a O. Si coglie infatti una fascia esterna di colore chiaro (la cui resa grafica richiama un cementizio), che distingue e inquadra i due pannelli, quello occidentale con una decorazione riferibile forse a un opus sectile Qt (non è raro che in letteratura i sectilia vengano definiti “mosaici”, come a es. il lacerto di sectile bicromo da via Gioberti, conservato al Museo Leone, vd. infra). I dati disponibili sono però troppo esigui per permettere la comprensione del rivestimento, che in questa sede viene comunque considerato come tessellato. Rilievo da VIALE 1971, tav. 14 (particolare).

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L'unica sommaria descrizione del rivestimento permette di identificarlo come tessellato a fondo bianco, bordato da una "greca" (forse un meandro di svastiche) in nero.

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Definito "cocciopesto rossastro", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Data la limitatezza delle indagini, non si esclude che il rivestimento possa costituire solo il livello di preparazione di un pavimento perduto.

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Descritto in letteratura come "bittume di calce e cemento rosso, composto di calce e frammenti di mattoni pesti" o come "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi del livello di preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

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Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di mattoni di cm. 30x16x7, costrutto sopra calce e ciottolato". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

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Descritto nel 1855 come mosaico con “la fascia bigio-ferro ornata di greca in bianco eseguita a musaico, il campo centrale fatto a scacchiera in bigio-ferro e bianco alternato ora a pezzi di marmo, ossia a quadratelli di un decimetro quad.to” e come “pavimento a mosaico con pezzetti di marmo bianco e nero con fascia nera e greca bianca all’ingiro e nel mezzo con quadretti di 10cm di lato”, e interpretato dal Sommo come un “mosaico con inserimento nella zona centrale di lastre marmoree” (non accettabile la definizione di pavimento a lastre marmoree in BELTRAME, GAVIGLIO 1999, p. 104), il rivestimento è interpretabile come tessellato con inserti marmorei (lastrine quadrangolari bianche) su scacchiera di singole tessere (o come punteggiato di dadi su tessellato monocromo?). La “greca” del bordo, bianca su fondo nero, è probabilmente un meandro di svastiche (DM 35-38).

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Descritto in letteratura come "bittume di calce e cemento rosso, composto di calce e frammenti di mattoni pesti" o come "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi del livello di preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

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Definito dal Mella “pavimento esagonale in mosaico bianco e nero”, il rivestimento si conserva solo per un breve tratto (1.54x1.12m), recuperato dall’angolo SE del vano: fortemente danneggiato da due sepolture medievali poggianti su di esso, venne staccato e conservato nel corridoio del Palazzo Civico (oggi al Museo Leone). Nella legenda allegata alla tavola con la planimetria dei resti (da SOMMO 1994, fig. 2, p. 87) viene riprodotto un particolare del disegno geometrico, con l’indicazione della provenienza esatta del lacerto (“a 17m dall’angolo NE dell’isola n. 3 Rione Monrosa, nel punto segnato +”). Si tratta di un tessellato a fondo nero, decorato da una composizione a nido d’ape in bianco e bordato da fasce alternate nere e bianche. Foto da SOMMO 1990, tav. 5, p. 140.

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In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

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In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

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In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

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In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

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Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

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Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

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Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

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Il rivestimento in opus sectile, conservato per un breve tratto, è costituito da una maglia di quadrati e rettangoli a modulo quadrato-reticolare, con i quadrati maggiori e minori, a fondo bianco, con un quadrato nero inscritto diagonalmente (Q2/R/Q2). I rettangoli sono in marmo nero. Foto da BELTRAME, GAVIGLIO 1999, fig. 40 p. 79.

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Del pavimento si conserva un lacerto di circa 3.50mq, verosimilmente pertinente all'angolo SE dell'intera superficie. Si tratta di un cementizio a base litica, spesso circa 3-4cm, decorato da un punteggiato regolare di dadi neri (maglia di 10x10cm), inquadrato da una fascia perimetrale monocroma (4 file di tessere) in pietra locale nera. Foto da BARELLO, PANERO 2011, fig. 192 p. 328 (immagine a colori su concessione dott.ssa E. Panero, SBAPMAE).

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Pavimento in marmo: si considera come lastricato in assenza di ulteriori dettagli.

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Definito "signino bianco, di consistente spessore", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere possa trattarsi di un semplice livello di preparazione. Foto da SPAGNOLO GARZOLI 1994, tav. CXXXb; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Definito "signino rosso", di spessore notevolmente inferiore rispetto al piano pavimentale del contiguo vano N, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, sebbene non si possa escludere possa trattarsi di un semplice livello di preparazione. da SPAGNOLO GARZOLI 1994, tav. CXXXb; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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