Aosta


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Il rivestimento in cementizio fittile, in pessimo stato di conservazione, viene descritto come “decorato con semplici cornici realizzate con tessere grandi e da una “foglia” di palma di tessere nere” (PERINETTI 2001, p. 89, vano D) o con un semplice punteggiato di dadi (ANNIBALETTO 2012). L’esame autoptico non ha permesso di decifrarne ulteriormente la decorazione: ubicato in uno spazio angusto di difficile accesso, il lacerto conserva quasi intatta la palmetta in tessere nere, peraltro forse frutto di restauri successivi, ma non ha restituito traccia di altri motivi decorativi. Foto da BONNET, PERINETTI 1986, fig. p. 15.

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Il rivestimento, in cementizio fittile, è conservato per un breve tratto, che consente di apprezzare la presenza di grandi tessere nere disposte a formare un punteggiato di dadi (o forse una semplice cornice?). Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile ornato da un punteggiato di dadi bianchi. Foto da BONNET, PERINETTI 1986, fig. p. 13.

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Il pavimento in cementizio fittile, lacunoso in più punti, è inquadrato da due file semplici di grandi tessere nere alternate a crocette bicrome, apprezzabili almeno sui lati corti del tappeto. Al centro, sottolineato da una linea semplice dentata in grandi tessere nere, si dispone uno pseudoemblema quadrangolare, caricato da un cerchio tangente, all’interno del quale un esagono a lati concavi contiene un fiore a sei petali (sim. DM 45b). Negli spazi di risulta del quadrato esterno vi sono elementi circolari, caricati da una tessera centrale, mentre fra i petali vi sono elementi circolari caricati da una crocetta. Foto da BONNET, PERINETTI 1986, fig. p. 14.

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Cementizio a base fittile in cattivo stato di conservazione. Non si può escludere che avesse una semplice funzione preparatoria.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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In letteratura descritto come “pavimento battuto in ghiaia e malta” (FINOCCHI 2007, p. 31), il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere che costituisse un semplice strato preparatorio.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Tappeto in cementizio litico tripartito, interpretabile come rivestimento a più unità decorative: ai lati due fasce in cementizio con inserti litici bianchi, destinate ai letti; al centro un pannello con decorazione di tessere bianche delimitato, a N e S, da una linea semplice dentata bianca. Il motivo decorativo è costituito da una fascia perimetrale a meandro di svastiche a giro semplice e quadrati caricati da una crocetta e, internamente, da un pannello rettangolare con un cerchio caricato da un esagono concavo, formato da sei fusi, con fiore a sei petali iscritto (esagono e fiore rif. DM 45b). Gli spazi di risulta del pannello centrale sono riempiti da una fila di crocette. Foto da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 4a p. 22.

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Rivestimento in cementizio a base litica costituito da due unità decorative: a S, in corrispondenza dell’ingresso, si apre l’anticamera, decorata da un pannello a motivi geometrici (da N a S: meandro di svastiche a giro semplice e quadrati, che inquadra un pannello a reticolato romboidale; composizione ortogonale di squame adiacenti); a N lo spazio destinato al letto è pavimentato in semplice cementizio privo di inserti. Disegno da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 4b p. 22.

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La porzione S dell’ambiente è pavimentata in cementizio litico di scarsa qualità. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio a base litica decorato dall’inserzione di minute scaglie policrome, irregolarmente sparse sulla superficie. Foto Paola Da Pieve.

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Tappeto in tessellato a fondo nero, a ordito obliquo, inquadrato da una linea tripla bianca a ordito diritto, che segue l’andamento planimetrico del vano, distinguendo la vasca rettangolare da quella emiciclica. Foto Paola Da Pieve.

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Il rivestimento in cementizio litico presenta tre UD, che distinguono a E una sorta di anticamera e a O lo spazio tricliniare, separati da una fila di quadrati sulla diagonale, delineati e caricati da una crocetta. La fascia attorno alle pareti destinata a ospitare i letti è delimitata da una linea semplice dentata bianca; al centro restano labili tracce di uno pseudoemblema circolare che indica la posizione originaria della mensa. Il tappeto dell’anticamera si compone di un punteggiato regolare di inserti approssimativamente quadrangolari (dadi) bianchi e rosati alternati a file di crocette in bianco, grigio e rosa. Rilievo da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 3a p. 21.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio a base litica, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio litico, forse semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Cementizio a base litica arricchito da inserti policromi sparsi irregolarmente sulla superficie pavimentale. Foto Paola Da Pieve.

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Cementizio a fondo grigio, forse in origine rubricato, ornato da un punteggiato regolare di dadi bianchi e sporadici dadi rossi, che di fatto non influiscono sulla bicromia del tappeto. Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento in opus sectile, asportato in antico, si conserva per circa 106mq (settore NO), ma la ricostruzione del modulo di base consente di ipotizzarne l’originaria estensione su oltre 160mq. Si tratta di un sectile a modulo quadrato reticolare Q2RQ, delimitato sui lati N e S da una fila di formelle a modulo quadrato-pseudoreticolare che raccordano il tappeto alle pareti del vano. L’asportazione delle formelle non consente di identificare la cromia della composizione, forse bicroma (FRAMARIN 2010; ANNIBALETTO 2012), forse policroma, con bardigli locali accostati a marmi d’importazione (MOLLO MEZZENA 2004, p. 14: cfr. sectile del triclinio invernale 4 della Domus degli Affreschi di Luni – Luna 4, datato al secondo quarto del I sec. d.C., vd. infra). Disegno da da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 6b p. 23.

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Il rivestimento, descritto come “cementizio in pietrisco”, è costituito da un cementizio a base litica, ornato da un ampio tappeto a punteggiato di dadi bianchi, inquadrato da una fascia musiva bianca e nera, presente anche al centro del pavimento a delimitazione di uno spazio rettangolare. Attorno al tappeto si estende una fascia in cementizio privo di inserti, più larga lungo il lato O. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, via tempio_trottechien_6036_ftg06_DeTommaso1982.

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Rivestimento in cementizio litico grigio. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, DSCN5728.

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Il lacerto pavimentale conservato è costituito da un cementizio (nd) a punteggiato di dadi bianchi.

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Del tessellato si conserva un lacerto di 1.70x1.50m circa: si osservano diversi motivi decorativi, ma l’esiguità dei resti non consente di precisare se questi distinguessero differenti unità decorative (anticamera-soglia-cubicolo?) o facessero parte di uno stesso tappeto. Una larga fascia bianca a ordito di filari paralleli e obliqui sembra raccordare il rivestimento alla parete; seguono 4 linee triple a ordito diritto, alternativamente bianche e nere, quest’ultima di contorno a un punteggiato di crocette su fondo nero (4 tessere bianche attorno a una nera centrale) a ordito obliquo. Infine per un breve tratto, sul lato opposto alla larga fascia monocroma bianca, si riconosce una fila di spine corte nere su fondo bianco, raccordate al tappeto a crocette da una linea doppia bianca e da una tripla nera a ordito diritto. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, via tempio_trottechien_6036_ftg04_DeTommaso1982.

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Del tessellato si conserva un ampio lacerto (2.65x1.70m), relativo al bordo e al campo del tappeto musivo, in origine forse di forma rettangolare allungata: una larga fascia in tessellato nero a ordito di filari paralleli e obliqui, una linea tripla nera a ordito diritto, una fascia monocroma bianca (7 file di tessere) e una linea doppia nera inquadrano un motivo a nido d’ape delineato in nero (linea doppia) su fondo bianco. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, via tempio_trottechien_ftg27_archivio_luglio1968.

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Del pannello musivo, forse già presente nel tappeto di fase I e rimaneggiato nella fase II (così in MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2012), sopravvive solo un lacerto, dal quale è tuttavia possibile ricostruire almeno in parte la decorazione, costituita da una serie di cornici concentriche bicrome. Il pannello rettangolare è inquadrato da una fascia a meandro a doppie “T” di svastiche a giro semplice e da una larga fascia nera a ordito obliquo. Internamente un rettangolo più piccolo, incorniciato da una linea tripla nera a ordito diritto e da una fascia monocroma bianca, contiene una fascia di rettangoli sdraiati caricati da pelte e una fila di quadrati sulla diagonale, formanti clessidre, caricati da ruote a girandola. Infine una treccia a due capi racchiude una fila di quadrati divisi dalle loro diagonali. Disegno da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 9 p. 26.

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In letteratura vengono segnalati i resti di un “pavimento tessellato, di poco pregio vogliasi per la materia o pel lavoro” (PROMIS 1862, p. 140 n. 20), rinvenuto in contrada Trottechien (rue du Temple). Il Promis in una carta manoscritta (1838) lo descrive come appartenente “a una superficie sola: estendesi, benché frammentato, in considerabile area, ma lo scomparto non offre singolarità alcuna; consta di tessere mistilinee di pietra ollare detta Lavet, assicurate da parallelepipedi di marmo bianco” (NOTIZIE SCAVI 1883, p. 7). Si tratta verosimilmente di un tessellato bicromo di dimensioni notevoli.

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Mosaico con frutti e uccelli su fondo nero, non altrimenti noto. In letteratura se ne sottolinea la raffinatezza (GORRET, BICH 1877, p. 173).

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Il pavimento in opus sectile, conservato per circa 3.40x4m, viene descritto dal Barocelli come composto da “riquadri bianchi e neri, marmi verdastri o turchino chiari e giallo-rosso scuri variegati”(BAROCELLI 1948, col. 162). Si tratta di un sectile a scacchiera di quadrati (29cm di lato) di breccia violacea, marmo bianco bardiglio e calcare scuro, inquadrato da lastre rettangolari (57x49cm) in bardiglio grigio. La disomogeneità redazionale, a livello dimensionale e cromatico, viene interpretata come reimpiego o sostituzione di elementi per continuità d’uso (MOLLO MEZZENA 2004, p. 18). Foto da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 12 p. 28.

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Il pavimento in opus sectile policromo è stato ricostruito sulla base di un disegno del Bérard: si tratta di un motivo a scacchiera, con alternanza di piccoli (15cm di lato) quadrati semplici grigi (4Q) e di formelle Q3 in marmi policromi pregiati. Foto da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 11 p. 27.

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Rivestimento pavimentale in lastre quadrate e rettangolari (lato lungo 0.90m) di calcare locale, piuttosto spesse.

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Rivestimento pavimentale descritto come sectile “a riquadri marmorei bianchi e rossi” (FINOCCHI 1958, p. 150): il manufatto è distrutto, ma l’immagine riportata in letteratura sembra riconducibile a un sectile a modulo quadrato reticolare (Q/R/Q) o forse rettangolare-reticolare (R/R/Q). A sostegno di questa seconda tipologia, per quanto piuttosto rara, è il riferimento della Mollo Mezzena a una serie di formelle di incerta provenienza conservate nei magazzini della Soprintendenza, in particolare elementi rettangolari in bardiglio (45.5x32cm) associati a “listellature” in marmo bianco (12 cm di lato), nonché alcune formelle quadrate (29.6cm di lato) in bardiglio (MOLLO MEZZENA 2004, p. 18 nota 69). Le dimensioni degli elementi, specie delle formelle quadrate, non sembrano tuttavia coerenti con la stesura pavimentale in questione, per la quale si preferisce la definizione di modulo quadrato reticolare. Foto da MOLLO MEZZENA 2004, fig. 13 p. 28.

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"Pavimentazione musiva caratterizzata da tessere nere irregolarmente sparse in campo bianco” (MOLLO MEZZENA 2004, p. 17): tessellato bianco a punteggiato di tessere nere (o dadi?).

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Tessellato bianco a punteggiato di tessere nere (o dadi?). Non è noto se la stesura musiva interessasse anche la vasca emiciclica.

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Cementizio fittile con inserti di tessere musive bianche e nere. La porzione centrale è decorata da un punteggiato ortogonale di crocette bicrome (8x6 file conservate), realizzate con tessere quadrangolari e irregolari, forse di recupero: si alternano crocette nere con tessera centrale bianca e crocette bianche con tessera centrale nera. Dato il pessimo stato di conservazione del tappeto non è possibile stabilire se le crocette costituissero una sorta di emblema o un motivo iterato sull’intera superficie. L’ultima fila di crocette verso l’ingresso, a S, è quasi obliterata da un’iscrizione musiva composta da due parole, FELIX FECIT, in tessere bianche e nere alternate: il nome Felix potrebbe riferirsi al mosaicista o al committente proprietario della domus (FRAMARIN 2004, p. 5). Foto da FRAMARIN 2004, fig. 4 p. 8.

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Tracce di cementizio fittile, per il quale non si può escludere una semplice funzione preparatoria.

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Cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una semplice funzione preparatoria.

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Cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una semplice funzione preparatoria.

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Il rivestimento pavimentale della navata è composto da tre distinti settori, qui considerati come differenti unità decorative, che indicano una precisa gerarchia degli spazi liturgici. Zona E (larga 10m; presbiterio): opus sectile a scacchiera irregolare bicroma, costituita da lastre di dimensioni e forme diverse, di reimpiego.
Zona mediana (larga 6m): cementizio fittile con inserti marmorei bicromi, irregolarmente sparsi sulla superficie, da opus sectile (Q2, lastrine rettangolari, esagonali). Zona O (larga 7.20m): cementizio fittile privo di inserti. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, 03_BI_1424_1137.

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Del pavimento sono apprezzabili le impronte delle formelle nell’area antistante l’altare: si tratta di un sectile a modulo quadrato reticolare semplice QRQ, di cui non è possibile determinare la cromia. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile senza inserti, steso attorno alla vasca battesimale. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, TDT86_stcol_CattVasca_p28.

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Rivestimento in cementizio litico grigio, con indicazione dei percorsi liturgici ottenuta mediante l’inserzione di piccoli ciottoli bianchi e neri. In corrispondenza della biforcazione fra i due battisteri si colloca un chrismon bicromo. Foto Archivio RAVA-SBAC, 115_03_BI_1424_1148.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto da CAVALLARO, GIOMI ET ALII 2004, fig. 2 p. 36.

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Rivestimento in cementizio litico di colore grigio, decorato da tre file parallele di inserti litici di colore bianco, rosa, marrone e grigio scuro; le file laterali sono costituite da elementi più piccoli e ravvicinati, mentre quella centrale da inserti quadrangolari più grandi e distanziati fra loro. La posizione degli inserti, pur nell'esiguità della porzione di pavimento messa in luce, potrebbe suggerire la definizione di uno pseudoemblema, al momento non ricostruibile. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, cinema_Splendor_vano c_112ter_Zanelli2001.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, cinema_Splendor_vano i_142bis_Zanelli2001; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, cinema_Splendor_vani a b e c_143bis_Zanelli2001; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, cinema_Splendor_vani g e i_120_Zanelli2001; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Definito "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, senza inserti.

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Definito "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, senza inserti.

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Definito "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, senza inserti.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto da FRAMARIN, ARIAUDO 2008, fig. 2 p. 124; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Non è possibile escludere che costituisse un semplice livello preparatorio. Foto da FRAMARIN, ARMIROTTI 2008, fig. 3 p. 130.

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Rivestimento in cementizio fittile, intercettato per un breve tratto a S del muro meridionale del vano B, oltre i limiti di scavo. Il lacerto, posato su un vespaio di ciottoli, è spesso 15cm.

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Rivestimento in cementizio a base litica, di colore bianco-giallastro, visibile in sezione.

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Rivestimento in grandi lastre lapidee irregolari. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 5 p. 52.

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Rivestimento in cementizio a base litica. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 5 p. 52.

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Rivestimento in cementizio a base litica di fattura accurata. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 8 p. 55.

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Rivestimento in cementizio a base litica. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 4 p. 52.

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Rivestimento in grandi lastre lapidee di reimpiego. Due di queste sono contraddistinte da scanalature superficiali (a “U” sulla lastra NO, a “T” con incavo a semicerchio, diametro 0.30m, su quella SO) non combacianti. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 10 p. 56.

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Rivestimento in cementizio a base litica, composto da frammenti di calcare, di laterizio di piccole dimensioni e rari ciottoli misti a malta bianco-giallastra. Foto da FRAMARIN, GABURRI, WICKS 2009, fig. 8 p. 55.

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Rivestimento in tessellato a fondo nero con fascia perimetrale bianca. Il tappeto si compone di una larga fascia nera a ordito di filari paralleli e obliqui, seguita da una fascia monocroma nera (4 file di tessere) a ordito diritto, una fascia monocroma bianca (4 file di tessere) e una seconda nera (4 file di tessere), che raccorda la cornice al campo nero centrale. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, tav1mosaico3.

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Rivestimento in tessellato a fondo nero con fascia perimetrale bianca. Il tappeto si compone di una larga fascia nera a ordito di filari paralleli e obliqui, seguita da una fascia monocroma nera (4 file di tessere) a ordito diritto, una fascia monocroma bianca (4 file di tessere) e una seconda nera (4 file di tessere), che raccorda la cornice al campo nero centrale. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, DSCN4783.

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Rivestimento costituito da malta, ghiaia e cospicui frammenti laterizi, che consentono di interpretarlo come cementizio a base fittile. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, vano F.

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Il rivestimento musivo è ben visibile lungo un tratto della parete E del vano: una larga fascia nera, a ordito di filari paralleli e obliqui, è seguita da una linea tripla nera a ordito diritto, da una fascia monocroma bianca (4 file di tessere), una nera (4 file di tessere). Solo in parte apprezzabile è una linea doppia (?) bianca. Si ipotizza che il campo fosse costituito da una stesura musiva a fondo nero. Foto da FRAMARIN 2008, fig. 6 p. 120.

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Rivestimento in cementizio a base litica, di colore biancastro. Foto da FRAMARIN 2010, fig. 2 p. 67.

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Rivestimento costituito da malta, ghiaia e cospicui frammenti laterizi, che consentono di interpretarlo come cementizio a base fittile. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, vanoB_particolare.

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Rivestimento in cementizio a base litica, rinvenuto sotto lo strato di preparazione del sectile di fase II. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, vanoD_DSCN4567.

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Opus sectile a modulo quadrato reticolare semplice (QRQ) in marmo bianco e pietra grigio-scura, ardesia o bardiglio. La malta tra le fughe è di colore bianco, distinta da quella di posa delle lastrine, di colore rosato. Del pavimento sopravvivono le impronte delle formelle e alcuni frammenti ancora in situ. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, Chanoux08M.

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Del pavimento è stata messa in luce una porzione del bordo O, in lastre quadrate di pietra calcarea scura affine all’ardesia. Internamente il campo è costituito da un sectile a modulo quadrato (29-30cm) con motivi semplici Q3 in redazione omogenea. L’analisi dei litotipi ha permesso di riconoscere un’ampia gamma di marmi colorati di diversa provenienza, nello specifico Pavonazzetto, Giallo numidico, fior di pesco, Rosso antico e Breccia corallina. Foto da FRAMARIN 2008, fig. 7 p. 121.

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Descritto come "grande mosaico bianco e nero a stelle", il rivestimento è interpretabile come tessellato a punteggiato di crocette. Non è ricostruibile la cromia del tappeto, forse bianco.

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Descritto come "mosaico bianco e nero a stelle", il rivestimento è interpretabile come tessellato a punteggiato di crocette. Non è ricostruibile la cromia del tappeto, forse bianco.

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Descritti come “mosaici a semplici liste bianche e nere", i tessellati in questione, di cui si ignora il numero esatto, sono forse interpretabili come tappeti monocromi bianchi con fascia perimetrale nera o, al contrario, tappeti neri con fascia perimetrale bianca, come i rivestimenti dei vani C, E, G (vd. infra).

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Il rivestimento in opus sectile non si è conservato. Gli unici elementi superstiti sono alcune labili impronte delle formelle nella malta di preparazione stesa su mattoni bipedali rinvenuti negli strati di crollo del vano e alcuni elementi triangolari in marmo bianco (lato 18cm), quadrati e rettangolari (15x29.30cm) in bardiglio, sopravvissuti alla spoliazione del IV sec. d.C. Non è quindi possibile determinare la scansione né l’impaginazione del sectile, bicromo, a base marmorea. Foto da FRAMARIN, WICKS 2010, fig. 7 p. 59.

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Rivestimento in cementizio a base litica, composto da una prima gettata di malta gialla, piccoli ciottoli e frammenti laterizi e da una seconda con ciottoli, calcare e rari frammenti laterizi di piccole dimensioni misti a malta ben pressata. Foto da FRAMARIN, WICKS 2010, fig. 8 p. 59.

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Rivestimento in cementizio a base litica, privo di inserti, esteso oltre i limiti di scavo.

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Rivestimento in lastre di marmo bianco, ricostruibile dai frammenti rinvenuti nei livelli di distruzione del vano.

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Lastricato marmoreo bianco a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati (lastre quadrangolari di 38cm di lato), conservato nel tratto S del vano e interrotto da una partizione lineare di lastre rettangolari (100x60cm), forse per evidenziare la presenza di una vasca o di una piscina (non conservata). Entro la porzione di lastre quadrate è inserita l’apertura di un condotto di scolo di forma quadrata (100cm di lato).

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Lastricato marmoreo a isodomo regolare, composto da lastre rettangolari di bardiglio grigio venato. Foto da MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2007, tav. I, 4 p. 453.

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Lastricato marmoreo bianco a isodomo irregolare, costituito da elementi quadrati (60cm di lato) e rettangolari di grande formato (90x45cm) o di piccolo modulo (30x15cm). La disomogeneità dei moduli è attenuata dall'uniformità cromatica.

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Rivestimento in sottili lastre di marmo bardiglio. Foto da MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2007, fig. 20 p. 319.

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Descritto dal D’Andrade come "battuto di cocciopisto e malta" (D'ANDRADE 1899, p. 113), il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile.

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Il rivestimento è costituito da “grossi tabelloni (di m. 0.45x0.32x0.08) in parte intatti, in parte frammentari” (D’ANDRADE 1899, p. 114). Esso è interpretabile come rivestimento a commessi laterizi.

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Descritto dal D’Andrade come "battuto molto compatto di calce e malta" (D'ANDRADE 1899, p. 114), il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base litica, spesso 40cm.

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Descritto dal Rosi come pavimento “di marmi rari e di vari colori, commessi secondo un regolare scomparto geometrico” (ROSI 1937, p. 9), il sectile dell’orchestra è composto da una scacchiera di quadrati semplici e quadrati con triangoli inscritti disposti a pale di mulino (QxQt). In base alle impronte nella preparazione e ai frammenti superstiti di formelle si ipotizza un disegno a piccolo modulo (21cm): si conservano, nello specifico, un frammento triangolare in marmo numidico (spessore 3cm, lunghezza conservata 13cm), un frammento triangolare in marmo bianco docimio (spessore 2cm, lato max 13.5cm), un frammento quadrato in marmo numidico (spessore 1.5cm, lati parziali 16.30x12cm). Foto da MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2007, fig. 9 p. 311.

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Rivestimento in lastre quadrangolari di puddinga a grana fine. La lastra meglio conservata reca una scanalatura decentrata a E.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, privo di inserti. Non si può escludere che si tratti di un semplice livello preparatorio.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, privo di inserti. Non si può escludere che si tratti di un semplice livello preparatorio.

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Rivestimento in tessellato a fondo bianco ornato da un punteggiato di crocette bicrome (4 tessere nere attorno a una bianca). Il tappeto è conservato solo per brevi tratti: non è quindi possibile stabilire se al medesimo pavimento appartenesse anche l'emblema in porfido verde. Foto da PEDELÌ, BERTOLOTTO, ELEGIR 2005, fig. 1 p. 189.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di inserti. Non si esclude possa trattarsi di un semplice livello preparatorio. Foto su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, Fig6b.

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Rivestimento in cementizio a base litica. Foto da FRAMARIN, DE DAVIDE, WICKS 2009, fig. 10 p. 61.

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La vasca con la scaletta e la banchina sono rivestite in lastre rettangolari di marmo bardiglio. Foto da MOLLO MEZZENA 1990, fig. 39 p. 547.

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Rivestimento in lastre marmoree verosimilmente di bardiglio, di cui sopravvivono le impronte nella preparazione: si tratta di un lastricato a isodomo regolare in tessuto ortogonale composto da elementi rettangolari di 60x120cm, ordinati longitudinalmente rispetto all’impianto, e contornato da lastre perimetrali di 60x30cm. In uno dei negativi rettangolari si legge l’impronte di una lastra romboidale, a chiusura di un condotto di scolo. Rilievo su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, Pianta_generale_G; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il Bérard menziona il rinvenimento di un “mosaïque (signinum opus)” esteso su un’ampia superficie nella cantina dell’Albergo Cavallo Bianco (BERARD 1882, pp. 167-168; BERARD 1888, p. 137); la medesima notizia è riportata dal Barocelli (BAROCELLI 1948, col. 145 n. 12; BAROCELLI 1962, p. 80 n. 10). La Mollo Mezzena specifica che il “signino” è ornato da “tessere bianche in diagonale” (MOLLO MEZZENA 1990, p. 554): si tratta verosimilmente di un cementizio fittile a punteggiato di dadi bianchi. Rilievo su concessione RAVA-SBAC, Patrimonio archeologico, Terme_cavallo_bianco_6012_ftg18_archivio; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Descritti come “battuti di tritume laterizio e calce”, i rivestimenti sono interpretabili come cementizi a base fittile.

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Rivestimento in opus sectile bicromo, individuato per un breve tratto nel settore E del vano, a modulo quadrato (30cm di lato) con motivi semplici Q2 in redazione omogenea. I materiali impiegati sono il marmo bardiglio grigio scuro venato e la breccia rossastra. Foto da MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2007, fig. 10 p. 312.

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Rivestimento pavimentale in grandi lastre rettangolari (lunghe fra 1.10 e 2m) di bardiglio locale grigio-azzurro venato, disposte a isodomo irregolare, con incorniciatura in lastre di travertino. Foto da MOLLO MEZZENA, FRAMARIN 2007, fig. 13 p. 314.

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Rivestimento in lastre di marmo bianco di forma e dimensioni diverse, probabilmente di reimpiego. Foto da BONNET, PERINETTI 1986, fig. p. 37.

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Definito "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, non altrimenti noto.

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Rivestimento in cementizio fittile, privo di inserti. Foto da SARTORIO, DE DAVIDE, SEPIO 2009, fig. 4 p. 84.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, composto da grossi frammenti laterizi annegati in malta bianco-rosata molto tenace. Foto da ARMIROTTI, FRAMARIN 2012, fig. 1 p. 94.

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