Cuneo


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Il piano pavimentale è costituito da un tessellato a fondo bianco, incorniciato da una doppia fascia di tessere nere. Esso si trova in fase con due lacerti murari EO e NS, ornati da intonaci parietali ancora parzialmente apprezzabili. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 21/b p. 120.

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Il pavimento è costituito da un tappeto variamente definito “cocciopesto” o “signino”, identificabile con un cementizio a base litica, decorato da un punteggiato di crocette in tessere nere. I lati, solo parzialmente individuati, risultano pavimentati con diverse soluzioni: la fascia di raccordo con il muro S è realizzata in cementizio litico più grossolano, con inserti di scaglie di marmo grigio e bianco e una doppia linea in tessellato bicromo verso il tappeto centrale; la fascia a O è realizzata in lastricato marmoreo (fase I), di cui restano solo le impronte nella malta di preparazione (al suo posto fascia musiva a girali vegetali, fase II, vd. infra). La fascia orientale, perduta, era realizzata in tessellato, per il quale non è possibile stabilire la precisa cronologia. Foto da MERCANDO 1998, fig. 111 p. 150.

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Il rivestimento pavimentale viene definito “cocciopesto” con punteggiato di crocette in tessere musive nere e bianche, poste a una distanza di 15cm l'una dall'altra. Si tratta di un cementizio a base litica con inserti di tessere e fascia perimetrale in tessellato. Foto da FILIPPI 1997a, fig. 45 p. 85.

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Il rivestimento di fase II reimpiega il tappeto di fase I (cementizio litico a punteggiato di crocette), ora impreziosito da una fascia musiva con girali vegetali bianchi su fondo nero conservata sul lato O della sala. Non si esclude che le labili tracce di tessellato sul lato opposto orientale, verso il vano 2, potessero in origine costituire una fascia musiva gemella a quella occidentale, ma il dato non è verificabile. Foto da MERCANDO 1998, fig. 111 p. 150.

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Definito come "battuto di cocciopesto" o "signino", il rivestimento pavimentale è verosimilmente identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Il lacerto pavimentale nell'angolo NE del vano è realizzato in tessellato a tessitura molto fine: al momento dello scavo era visibile una parte del bordo esterno, largo 14cm, realizzato in tessere nere, e una esigua porzione di una fascia bianca, che inquadrava il campo verosimilmente a fondo nero. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 38 p. 134; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il mosaico è costituito da un tappeto monocromo bianco, bordato da una doppia banda nera. Della cornice si conserva l'angolo SE, che consente di determinare il limite S del vano. Foto da FILIPPI, CAVALETTO, MENNELLA 1994, tav. XCIX.

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Definito “signino” o “battuto di impasto di malta frammista a scaglie di marmo e pietrisco”, spesso circa 16cm, il pavimento di fase II è interpretabile come un cementizio a base litica. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 38 p. 134.

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In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

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In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

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In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

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Definito in letteratura come "battuto di malta con scaglie litiche", è forse interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici, la cui funzione decorativa non è accertata.

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Definito “cocciopesto”, il piano pavimentale è probabilmente un cementizio a base fittile, arricchito dall'inserzione di un tondo marmoreo (diametro 35cm), forse in origine accompagnato da altri elementi simili. Foto da FILIPPI 1997, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Battuto di malta interpretato come cementizio a base litica, con fascia perimetrale in tessellato nero. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 64 p. 156.

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Il pavimento è costituito da due parti distinte, a differenti quote: la porzione O, in lastricato marmoreo, riveste una superficie di 4.80m ed è posta a 20cm più in alto di quella E, estesa verso S e realizzata in battuto di malta frammisto a scaglie litiche (cementizio a base litica con inserti litici). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 67 p. 158.

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Cementizio a base fittile definito in letteratura come "cocciopesto" o "signino". Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento è definito come "cocciopesto": si tratta verosimilmente di un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Cementizio a base litica con inserti marmorei, descritto in letteratura come "scutulatum" o come "battuto di malta biancastra piuttosto spesso, arricchito da scaglie di marmo di vari colori, fra cui emergono elementi di maggiori dimensioni, conformati a losanga, triangolo e rettangolo". Dall'autopsia sono rilevabili gli elementi marmorei geometrici sul cementizio bianco, disposti approssimativamente sulla stessa linea. Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento è conservato in due tratti, nell'angolo NO e al centro del vano, costituiti da un cementizio a base litica ornato da numerose scaglie di marmo rosso, evidenti anche nello strato di preparazione e distribuite uniformemente sulla superficie. Foto Paola Da Pieve.

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Cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Del pavimento si conosce solo la tecnica esecutiva (tessellato).

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Definito come "cocciopesto", è identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto da FILIPPI 1997, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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In letteratura il pavimento è descritto come uno spesso "battuto di malta biancastra impastata con tessere di mosaico bianche e nere", interpretabile come cementizio a base litica con tessere musive. Al centro del tappeto vi era uno pseudoemblema allettato su uno strato di malta rossastra, di cui è stata rinvenuta solo una parte della cornice marmorea. Foto da FILIPPI 1997, fig. 46 p. 85.

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Cementizio a base fittile intercettato per un breve tratto a quota -3.06m nell'angolo SO della domus.

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Il piano pavimentale è composto da due porzioni diverse, che non distinguono 2 UD, ma costituiscono il risultato della fusione fra il vano 3 e il braccio orientale del corridoio 2. Verso E il pavimento sfrutta il “signino” (cementizio fittile) del corridoio 2 (fase I), mentre a O viene posato un “battuto di malta biancastra frammista ad abbondante scaglie di pietrisco di vari colori” (cementizio litico a inserti litici), che oblitera le fornaci di fase I. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Cementizio a base fittile, definito "cocciopesto" in letteratura, di cui sopravvivono solo alcuni lacerti. Potrebbe trattarsi di un semplice piano preparatorio.

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Definito "battuto di malta e frammenti litici", il rivestimento è interpretabile come semplice cementizio a base litica.

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Il pavimento, descritto come "battuto di cocciopesto" e identificabile come cementizio a base fittile, viene steso direttamente sul piano pavimentale della fase precedente.

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Lacerto di opus sectile marmoreo, a scacchiera bicroma composta da formelle quadrate (Q) di 28.5cm di lato. I materiali impiegati sono due litotipi lunensi: il bianco statuario, con piccole macchie grigie, e il bardiglio nuvolato, grigio chiaro. La porzione superstite si compone di 15 formelle, otto integre e sette frammentarie, disposte su tre file. Foto da SUBBRIZIO 2013, fig. 101 p. 128.

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"Cocciopesto", identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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"Cocciopesto", identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Tessellato bicromo, con cornice in rosso (o b/n e rosso?), arricchita da figure di amorini ed elementi floreali. L'iconografia del pavimento è nota solo dalla descrizione riportata in letteratura.

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Del rivestimento pavimentale è nota solo la tecnica di realizzazione in tessellato.

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Pavimento in tessellato monocromo bianco, di fattura grossolana. Il colore giallognolo delle tessere descritto in letteratura (MACCARIO 1978, p. 18) è imputabile, verosimilmente, alla permanenza del pavimento sotto terra.

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Tessellato in predominante bicromia (bianco e nero), con aggiunta di tessere azzurre.

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Rivestimento in cementizio fittile arricchito da inserti litici di colore bianco, irregolarmente distribuiti sulla superficie pavimentale. Il tappeto presenta un'ampia lacuna rettangolare e una circolare, frutto degli interventi edilizi che interessarono l'area nel corso del tempo. Foto da PREACCO, DA PIEVE 2013, fig. 7 p. 142.

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Tessellato bicromo, a scacchiera di quadrati (20cm di lato) in tessere di marmo bianco e di ardesia grigio-scuro. Del tappeto si conserva un ampio lacerto, risparmiato dalle strutture successive, che permette di ricostruire anche la decorazione del bordo: il motivo a scacchiera risulta inquadrato da un’ampia fascia monocroma nera a ordito obliquo, seguita da una linea tripla nera a ordito diritto, da una fascia monocroma bianca (9/10 file di tessere) e da una nera (14/15 file di tessere). La porzione centrale del pavimento, danneggiata da buche medievali, ospitava forse un emblema in opus sectile, di cui sembra leggibile un’impronta rettangolare bordata da lastrine marmoree allettate nella malta di preparazione. Foto da PREACCO, DA PIEVE 2013, fig. 8 p. 142.

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Rivestimento in cementizio fittile arricchito da inserti litici di colore bianco, irregolarmente distribuiti sulla superficie pavimentale. Foto Archivio SAR-PIE.

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Del pavimento di fase I sopravvive solo un lacerto ai piedi del muro N, definito come “battuto in cocciopesto con inserzione di scaglie litiche” e steso su uno strato di preparazione con evidente funzione impermeabilizzante. Nella relazione di scavo si annota che il pavimento è uguale a quello di fase, ma che risulta completamente asportato: il piano pavimentale individuato, quindi, potrebbe costituire un semplice strato di preparazione (cfr. Archivio SBAPMAE, Relazioni di Scavo, cartella CN15, 1994). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 17, p. 115; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Meglio conservato rispetto al precedente, il piano pavimentale di II fase copre la porzione superstite del muro EO meridionale, rasato. Anche questo pavimento viene definito come "battuto in cocciopesto con inserzione di scaglie litiche", interpretabile come cementizio a base fittile: gli inserti non sembrano costituire un elemento decorativo, ma solo una componente dello strato pavimentale. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 17, p. 115.

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Rivestimento in tessellato con tessere policrome (predominanza del colore blu).

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Il pavimento, rinvenuto a 1.20m di profondità dal piano stradale, è costituito da un cementizio a base fittile con inserti di colore bianco e grigio in pietra e marmo, irregolarmente distribuiti sulla superficie. Foto Archivio SAR-PIE.

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Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Cementizio a base fittile, steso su un vespaio di ciottoli posti di coltello e su una preparazione di malta e piccoli frammenti di intonaco, provenienti dalla demolizione dei muri delle fasi precedenti. Non si esclude che il rivestimento possa costituire esso stesso un semplice livello di preparazione per un pavimento totalmente perduto. Foto da PREACCO 2009, tav. LXXIVa; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Descritto in letteratura come “opus sectile”, il pavimento sembra piuttosto interpretabile come lastricato marmoreo. Le impronte nella malta riconducono a una tessitura pavimentale di lastre rettangolari, lunghe fra 0.81 e 0.91m e larghe fra 0.40 e 0.61m, variamente disposte nel senso della lunghezza e della larghezza: immediatamente a S del lacerto murario settentrionale un filare presenta il lato lungo parallelo al muro, mentre la restante porzione visibile (6 lastre) è disposta ortogonalmente a esso. Foto da MICHELETTO 2009, tav. LXXVIa.

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In letteratura definito "opus sectile", il piano pavimentale è noto solo attraverso le impronte delle lastre nella malta, dalle quali sembra possibile identificare piuttosto un lastricato (marmoreo) a elementi rettangolari, disposti con il lato lungo parallelo al muro N. Nella documentazione di scavo si menzionano "frammenti di tarsie marmoree policrome", riferibili verosimilmente al pavimento, realizzato in vivace policromia. Foto Archivio SAR-PIE, Relazioni di Scavo, cartella CN 33, Alba, via Cavour, Casa Paruzza 2008, B/N r. 8, scatto 19A.

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Il lacerto pavimentale è costituito da lastre di colore bianco, bianco venato di grigio e bardiglio scuro, con moduli rettangolari di diversa larghezza (da 0.30 a 0.77m) alternati. Lo schizzo del pavimento effettuato al momento della scoperta (1949) riporta le linee tratteggiate corrispondenti ai tagli per il distacco delle lastre, trasportate al Museo Civico di Alba in quattro distinti pannelli. Disegno da PREACCO, GOMEZ SERITO 2007, fig. 6 p. 338.

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Del rivestimento sopravvivono due lacerti in opus sectile a modulo quadrato (modulo medio: lato 0.58/0.59m) di marmi policromi, che identificano presumibilmente due distinte unità decorative, ovvero l’orchestra e lo spazio antistante il proscenio. Il primo lacerto è localizzato ai piedi del muro EO del proscenio ed è realizzato con una composizione a quadrati listellati, con quadrati inscritti diagonalmente nel quadrato di base (L/Q2). Il secondo, rinvenuto a N del precedente ed esteso verosimilmente su tutta l’area dell’orchestra, è costituito da un modulo quadrato-reticolare, con un disco in colore contrastante inscritto nel quadrato di base (QD/R/Q). Foto da PREACCO 2006, fig. p. 56.

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Lastricato omogeneo marmoreo in lastre di marmo grigio chiaro venato di beige, spesse mediamente fra 1.5 e 2.5cm.

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Battuto di malta mista a piccoli frammenti laterizi, steso su un livello di preparazione grossolano, spesso circa 10cm, poggiante su un vespaio di ciottoli. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Lacerto di battuto di malta (cementizio a base litica) che, nella parte inferiore, ingloba ciottoli eterometrici, direttamente steso sullo strato di argilla naturale. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Definito "signino", il rivestimento è identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Definito come "cocciopesto", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

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Nella descrizione fornita dal Gioelli il pavimento è "costruito di pozzolana e piccoli pezzi di marmo bianco e nero rettangolari". Dai disegni del pavimento risulta una composizione a modulo quadrato Q, a colori contrastanti (predominanza di nero nello schizzo del Gioelli, di bianco in quello del Molineris) e inquadrata da un bordo a spirale. Disegno da FILIPPI 1997b, fig. 130 p. 235.

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Il piano pavimentale è descritto come “battuto di malta, frammisto a scaglie di marmo e pietrisco”, interpretabile come cementizio a base litica con inserti misti, spesso circa 5cm.

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Definito come “cocciopesto” o “signino” con inserti di schegge di marmo e tessere musive, spesso 9cm, il pavimento di fase I è identificabile come cementizio a base fittile con inserti misti.

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Il piano pavimentale è descritto come “cocciopesto” o come “signino con impasto di malta e pietrisco”, su vespaio di ciottoli. È identificabile come cementizio litico, forse riferibile a una semplice preparazione.

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Il piano pavimentale è definito come "cocciopesto" su vespaio di ciottoli. Potrebbe trattarsi di un cementizio a base fittile o, se si tiene conto della sua disposizione direttamente sui ciottoli, dello strato di preparazione per un pavimento totalmente scomparso.

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Il tratto di pavimento superstite è definito “cocciopesto”, spesso 5cm, su vespaio di ciottoli. La quota a cui è attestato il piano (-4.15m), coerente con gli altri pavimenti della domus di I fase, porta a identificarlo come cementizio a base fittile; d'altro canto la sua disposizione direttamente sui ciottoli non permette di escluderne l'interpretazione come preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

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Definito come “cocciopesto frammisto a pietrisco”, è forse identificabile come cementizio a base litica. Esso risulta direttamente coperto dal vespaio di ciottoli su cui è steso il pavimento di fase II.

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Il pavimento di fase II sembra costituito da 2 distinte UD, sebbene la limitatezza dello scavo le la frammentarietà dei resti non consentano di definirne la scansione precisa. Nel settore S una fascia larga 4m è rivestita in cementizio fittile grossolano, spesso 8cm, con inserti di lastrine in marmo grigio; nel settore N si dispongono invece lastre di marmo grigio rettangolari, di dimensioni e spessore variabili (lunghe fra 85 e 110cm, larghe 50cm, spesse tra 1.5 e 6cm). Le lastre sono in gran parte asportate, ma rilevabili grazie alle impronte sulla preparazione in cementizio fittile (spesso 4cm). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 20 p. 119.

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Sopra il cementizio litico di fase I (vd. infra) viene steso un altro pavimento di medesima fattura (quota -4.09m), allettato su un vespaio di ciottoli posato direttamente sul rivestimento precedente.

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Rivestimento in cementizio a base fittile. Planimetria da CARDUCCI 1950, fig. 1 p. 205.

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Del pavimento, definito "opus signinum" o "cocciopesto" e interpretabile come cementizio a base fittile, vennero rinvenuti solo alcuni lacerti. Non si esclude che potesse costituire un semplice livello preparatorio. Foto Archivio SAR-PIE, Bene Vagienna, Augusta Bagiennorum, area Pereto, neg. 217.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi quadrangolari. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi quadrangolari. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo policromo, di forma rettangolare e dimensioni varie. Foto da PREACCO 2006, fig. 25 p. 28.

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Del pavimento restano solo numerosi frammenti di lastre di marmo bianco e grigio, che consentono di stabilire l'originaria presenza di un lastricato omogeneo marmoreo.

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Cementizio a base litica. Foto Archivio SAR-PIE, Bra, fraz. Pollenzo, Cascina Albertina, dia 5/2004.

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Il rivestimento è realizzato in cementizio a base fittile, ornato da una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, realizzata con tessere in marmo bianco. Foto da PREACCO 2006, fig. 5 p. 85.

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Pavimento in cementizio a base litica, estremamente lacunoso, in cui sono presenti abbondanti scaglie litiche di colori diversi disposte in modo irregolare. Foto da PREACCO 2006, fig. 7 p. 86.

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Pavimento in cementizio a base litica, estremamente lacunoso, in cui sono presenti abbondanti scaglie litiche di colori diversi disposte in modo irregolare. Foto Archivio SAR-PIE, Bra, fraz. Pollenzo, Cascina Albertina, dia 122/2004. L'immagine mostra il particolare del pavimento in cementizio litico e inserti (da vano 5 o 6?). Nella documentazione di scavo il rivestimento non viene distinto fra i due ambienti e presenta il medesimo numero di unità stratigrafica (US958).

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Il pavimento è costituito da un tessellato monocromo grigio scuro-nero a ordito di filari paralleli, bordato da una larga fascia monocroma bianca. Le tessere scure, leggermente più grandi di quelle chiare, sono di ardesia, quelle bianche di marmo. Il pavimento è lacunoso e prosegue, verso O, sotto l'adiacente noccioleto, mentre verso S è tagliato dal muro di contenimento della soprastante via del Teatro. Nella II fase di vita dell'edificio il pavimento resta in uso, probabilmente con dimensioni ridotte. Foto da PREACCO 2006, fig. 3 p. 83.

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Cementizio fittile con decorazione musiva, simile a quella rinvenuta nel vano 3 della domus in Cascina Albertina (Pollentia 1, vd. infra): composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, formanti grandi esagoni irregolari intersecantisi.

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Il lacerto pavimentale (1x1m ca.) è realizzato in cementizio a base litica (definito "cocciopesto" o "opus signinum"), con scaglie litiche e ciottoli legati da malta. Nel tratto S il pavimento presenta una fascia marmorea lunga 84cm e larga 10cm. Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile stabilire se l'inserzione in marmo costituisca una semplice cornice o un'unità decorativa a sé stante.

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Cementizio a base litica con fascia perimetrale a mosaico di tessere nere. Foto Paola Da Pieve.

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Del pavimento originario rimangono in situ una sola piastrella marmorea a modulo quadrato (30x30cm), in marmo bianco, e le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

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Del pavimento originario rimangono in situ solo le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

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Del pavimento originario rimangono in situ una piastrella a modulo quadrato (30x30cm), in marmo bianco, e le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

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Il Casalis descrive il pavimento dell’orchestra come un “cemento durissimo…mediante l’unione della calce colla polve di mattoni pesti…cemento somiglievole ai lapilli variamente colorati e levigati” (CASALIS 1847, p. 530). Si tratta verosimilmente di un cementizio a base fittile, per il quale non si esclude la funzione di strato preparatorio, specie considerando il contesto monumentale di pertinenza. Tuttavia, la precisazione sull’aspetto ben levigato del pavimento mette in dubbio l’ipotesi interpretativa di incompiutezza.

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Il rivestimento in tessellato è segnalato semplicemente come "pavimento a mosaico".

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Definito "cocciopesto", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere una semplice funzione preparatoria. Al momento della scoperta ne sopravvivevano solo alcuni lacerti, fortemente danneggiati dallo scavo delle buche altomedievali e, in alcuni casi, con leggeri affossamenti dovuti alla presenza di sostegni di una struttura soprastante piuttosto pesante.

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Del pavimento originario, in lastricato marmoreo bianco, non restano che numerosi frammenti di lastrine (in parte anche pertinenti alla rifinitura delle pareti) e diversi lacerti della preparazione in cementizio fittile aderente ancora alle tegole sovrapposte alle suspensurae.

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Del pavimento originario, in lastricato marmoreo bianco, non restano che numerosi frammenti di lastrine (in parte anche pertinenti alla rifinitura delle pareti) e diversi lacerti della preparazione in cementizio fittile aderente ancora alle tegole sovrapposte alle suspensurae.

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Del pavimento si conservano tre lacerti (fr. 1: 1.10x0.40m; fr. 2: 0.32x0.35m; fr. 3: 0.35x0.36m), provenienti dalla zona mediana della navata, in corrispondenza dell’abside. Il rivestimento si componeva di 2 distinte unità decorative: la solea, che sottolineava il percorso liturgico assiale, era costituita da una fila di formelle quadrate QxQ2 bianche e nere, affiancate sui lati da lastrine in marmo bianco (12-16cm x 9/10cm circa); il resto della superficie era pavimentato con una semplice stesura in cementizio a base fittile, di colore rosato. Le formelle dell’opus sectile oscillano fra 21-23cm di lato, ma le dimensioni risultano lievemente sfalsate dalla frammentarietà di alcuni elementi e dalla presenza di interventi di restauro, specie su Q2, che hanno determinato brevi lacune fra gli elementi. Le formelle Q conservate sono nere (ardesia?), mentre quelle Q2 sono costituite da un quadrato sulla diagonale (14.80/15cm di lato) e da 4 elementi triangolari bianchi negli angoli. Foto Paola Da Pieve.

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Pavimentazione costituita da un doppio strato di ciottoli, su cui poggia una gettata di pietrisco bianco frammisto a malta, rifinita da una fascia a mosaico in tessere grigiastre. Sulla superficie del tappeto sono inserite, in modo apparentemente casuale, tessere musive di dimensioni maggiori. E' probabile che la malta, forse non così abbondante in origine, si sia sgretolata nel corso del tempo. Foto da BARRA BAGNASCO, ELIA 2007, fig. 3 p. 276.

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In letteratura si menziona un pavimento in resistente "cocciopesto", interpretabile come cementizio a base fittile. Il pavimento sembrerebbe articolato su due quote differenti, raccordate da un gradino in tegole, anch'esse rivestite di cementizio.

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Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale di H1 è costituito da un cementizio a base fittile, arricchito da un punteggiato di crocette, formate da 4 tessere bianche e 1, centrale, di colore grigio (e talvolta bianco). L'unica immagine del pavimento (da ELIA, MEIRANO 2008, tav. LXVb) mostra solo un particolare del manufatto: è possibile distinguere una linea di contorno formata da tessere bianche distanziate e pressochè allineate, a delimitazione forse del motivo geometrico (pseudoemblema?). Del pavimento è venuto alla luce solo un lacerto di 2.20x1m (cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2007, prot. 8745 del 5/12/2007). Si tratta forse del rivestimento pavimentale di un’anticamera. Foto da ELIA, MEIRANO 2008, tav. LXVb.

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In letteratura definito come "cocciopesto" grossolano, realizzato con poca malta (cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2008, prot. 9146 del 12/12/2008), il rivestimento è interpretabile come una semplice stesura di cementizio a base fittile.

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Del pavimento restano solo alcuni lacerti, realizzati in "cocciopesto"/ "opus signinum" di fattura mediocre (cementizio a base fittile). Cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2010, prot. 10558 del 22/12/2010.

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Pavimenti in tessellato, di cui non sono noti il numero e le caratteristiche tecniche.

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Rivestimento in tessellato, di cui non si conoscono ulteriori dati. Il manufatto è andato presumibilmente distrutto.

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