Ascoli Piceno


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In base alla documentazione d'archvio, l’ambiente 1, interpretato come apodyterium dell’edificio termale, prevedeva una pavimentazione in tessellato geometrico bicromo, con stella di otto losanghe centrale e punteggiato regolare di crocette. Il rivestimento venne rintracciato per la prima volta alla fine del 1700, venne nuovamente in luce negli anni ’70 del secolo scorso, quando vennero individuati alcuni lacerti di pavimentazione in tessere bianche e nere, ed immediatamente obliterate. Non si hanno specifiche indicazioni circa l’estensione e la cronologia del piano pavimentale.

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La documentazione ottocentesca riferisce di un piccolo lacerto di pavimentazione in tessellato, in fase con una vicina soglia in travertino, caratterizzato da un semplice tessellato bianco con fascia perimetrale in tessere nere.

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L'ambiente 3 si caratterizza per la presenza di un tessellato bianco decorato con crocette in tessere nere. Non si hanno ulteriori indicazioni circa il piano pavimentale in esame.

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In occasione degli scavi compiuti nel 1882 per la realizzazione di una nuova rampa di accesso alla cripta del Duomo di Ascoli Piceno venne rintracciato un lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo con decorazione geometrica. Il frammento fu rinvenuto a 1.35 m dall’attuale piano stradale e si conserva per una estensione di 1.20x0.60 cm.

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In occasione di scavi effettuati nel corso di lavori urbani, a ridosso del battistero di Ascoli Piceno, è stato rintracciato il lacerto di un pavimento in tessellato policromo, di 1.60x0.70 m, relativo ad una possibile fase tarda di un edificio a carattere residenziale. Il pavimento, con composizione reticoalta di quadrati formanti croci, datato in base alla documentazione consultata al V-VI secolo d.C., è stato rinvenuto ad una quota più bassa rispetto a quella identificata per edifici tardoantichi presenti nella medesima area.

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In fase con l’unico muro che delimita l’ambiente a ridosso del transetto del Duomo di Ascoli Piceno, è stato rintracciato un piccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo. Del rivestimento si conserva solo parte del bordo, mentre è andato completamente perduto il tappeto centrale.

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E' stata rintracciata una limitata porzione di una pavimentazione in tessellato policromo a decorazione geometrica. Lo stato di conservazione non ottimale del rivestimento, ha permesso di rinvenire e documentare gli strati di preparazione per la messa in opera del tessellato.

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Scavi intrapresi al di sotto del Palazzo dei Capitani hanno permesso di identificare un'ampia area, interpretata come foro della città antica, interamente pavimentata con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. La pavimentazione viene attribuita, su base stratigrafica, ad interventi di prima età imperiale (I secolo d.C.).

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Il triclinio 2, ha restituito una interessante pavimentazione in tessellato organizzata su più unità decorative. Una soglia, con decorazione in tessellato e opus sectile, immette nel settore di ingresso del vano, caratterizzato, da una decorazione geometrica in bianco e nero (nido d'ape); segue una fascia partizionale, con motivo vegetale sempre in redazione bicroma, che segna l’ingresso allo spazio del banchetto caratterizzato dalla tipica organizzazione delle unità decorative a T+U nota per gli ambienti con funzione triclinare. Il pavimento rintracciato nel 1956-1957, venne asportato e restaurato nel corso degli anni ’60 ed esposto presso Palazzo dei Capitani. Successivamente venne trasferito al Museo Archeologico di Ascoli dove è attualmente esposto. Il rivestimento, rintracciato in buono stato di conservazione, presenta solo alcune piccole lacune nell’ordito del tessellato con decorazione ad esagoni.

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L’ambiente 4 ha restituito una pavimentazione in cementizio priva di decorazionI. È stata, comunque, rintracciata la soglia in tessellato che segnalava l’ingresso al vano in corrispondenza della corte colonnata 1, caratterizzata da un motivo geometrico con reticolato di fasce disegnate da spine rettilinee corte.

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Il mosaico pertinente all’ambiente 7 venne rintracciato nel 1940 e asportato in due successivi interventi di salvaguardia e restauro. Attualmente i lacerti conservati permettono di descrivere un pavimento in tessellato, con una estensione complessiva compresa tra i 25 e i 30 mq, associato ad una soglia, anch’essa in tessellato, di cui, a causa della cattiva documentazione, risulta estremamente difficoltoso rintracciare l’originaria ubicazione.

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Il cortile colonnato non ha restituito una vera e propria pavimentazione. La parte aperta, racchiusa all’interno del colonnato, prevedeva un piano di calpestio in terra battuta, interrotto, in prossimità della vasca, rintracciata nel settore sud, da un piccolo corridoio in opera spicata e cornice in travertino. Lo spazio interno del cortile ha, inoltre, restituito una vasca, rettangolare con piccola esedra e strutture circolari in corrispondenza degli angoli, pavimentata, anch’essa, a commessi laterizi. I piani pavimentali rintracciati vengono attribuiti alla I fase di vita del complesso, datata ai decenni finali del I secolo a.C.

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L’ambiente 3 ha restituito una interessante soglia in tessellato bicromo, con decorazione a nido d'ape, che segnala l’accesso ad una sala rettangolare pavimentata in cementizio. Lo scavo parziale, compiuto nell’area alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, non ha permesso di rintracciare l’intera estensione del pavimento (il settore indagato si sviluppa per un’area di 3x3 m ca.).

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In prossimità del battistero, in piazza Arrigo, è stato rintracciato un iccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato, con punteggiato di dadi bianchi su tessellato nero.

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Pavimentazione in sectile, relativa all’abside dell’ambiente in esame, conservata in limiati lacerti. La malta di allettamento, su cui poggiano le lastre in marmo, ha restituito, ad ogni modo, le impronte delle lastre che permettono una lettura dello schema geometrico impiegato nella decorazione del vano. Il rivestimento non è stato rintracciato nel restante spazio dove recenti indagini hanno riportato alla luce un piano in malta da associare agli strati di preparazione di un pavimento non più conservato. Il sectile viene datato, in base all’analisi archeologica e stratigrafica delle strutture in fase con esso, all’età flavia.

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Il vano prevede un rivestimento in tessellato, in bianco e nero, decorato con motivi geometrico-vegetalizzati. Nel rilievo effettuato al momento del rinvenimento la decorazione sembra strutturarsi all'interno di un reticolato di quadrati descritti da una treccia a due capi. Non si hanno ulteriori informazioni circa la pavimentazione in esame.

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Il pavimento rintracciato all'interno dell'ambiente 2 è noto solo da un acquarello realizzato al momento del rinvenimentoi sul finire del 1800. In base alla documentazione esistente sembra che il mosaico rintracciato proseguisse verso ovest ed avesse, pertanto, una estensione maggiore rispetto a quella documentata nel rilievo a noi noto.

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Il vano 1 ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco decorato con crocette policrome. Non si hanno ulteriori indicazioni circa le caratteristiche del rivestimento in esame.

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Sono stati rintracciati, in occasione degli scavi compiuti nell’area nel XIX secolo e poi ritrovati in durante scavi recenti, alcuni lacerti di una pavimentazione in tessellato bianco decorato con crocette in tessere di pasta vitrea di colore blu.

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L'ambiente 1 ha restituito parte del rivestimento, organizzato in due distinte unità decorative (vano e soglia), in tessellato con decorazione geometrica e vegetale. Il pavimento appare gravemente danneggiato da una serie di strutture in cemento connesse alle costruzioni novecentesche presenti nell’area. La pavimentazione viene datata, su base archeologica, al II secolo d.C.

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L'ambiente 2 è caratterizzato da una pavimentazione, di cui si conservano solo alcuni limitati lacerti rintracciati lungo i lati nord e sud, in tessellato policromo con tessere sparse. Il pavimento viene datato, su base stilistica e archeologica, al II secolo d.C.

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L’ambiente ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato, molto danneggiato da interventi edilizi moderni, in tessere policrome, per il bordo, e in tellessato bicromo, bianco e nero, per la decorazione del tappeto centrale che prevede una composizione ad alveare di rettangoli diritti e di triangoli equilateri adiacenti.

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L’ambiente 1 ha restituito un limitato lacerto di una pavimentazione a commessi di laterizi, con mattoncini disposti a spina di pesce. Il rivestimento è stato rintracciato solo per una lunghezza di 24 cm, ma sembra proseguire oltre la linea di sezione dello scavo.

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L’ambiente 2 ha restituito un piccolo lacerto pertinente alla pavimentazione a commessi di laterizi. ll lacerto prevede mattoncini rettangolari, di colore ocra e rosso, alternati in ogni fila, disposti a spina di pesce.

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Sono conservati, a lato della chiesa di San Bernardino, alcuni lacerti pertinenti ad una pavimentazione in tessellato tricromo rintracciati in occasione dei lavori di restauro intrapresi all’interno dello stesso edificio religioso nel 1980. Nei lacerti è possibile individuare, su di un fondo in tessere bianche e rosa, motivi figurati, tra cui la coda di un pesce, tracciati con una semplice linea di tessere nere. Impossibile è, allo stato attuale, individuare i rapporti tra i vari lacerti che nel totale hanno restituito una pavimentazione di ca. 7-8 mq. La messa in opera non accurata del tessellato, unitamente alla grandezza delle tessere, spinge ad una datazione del pavimento al III-IV secolo d.C.

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L’ambiente 1 ha restituito la pavimentazione a commessi di laterizi disposti a spina di pesce. All’interno del rivestimento, tutto a spina di pesce, è possibile identificare l’alloggiamento dell’albero, che sosteneva il torchio vero e proprio, e l’area di spremitura di forma circolare. Il rivestimento in opus spicatum viene datato, come lo stesso ambiente, tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale.

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Il ninfeo ha restituito, nella parte centrale di forma rettangolare, una pavimentazione in cementizio dipinto, mentre l’abside presenta un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. La pavimentazione in opus spicatum viene attribuita alla prima fase di vita del ninfeo (I secolo a.C.- inizio del I secolo d.C.).

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L’ambiente termale 3, frigidario, ha restituito, in lacerti, la pavimentazione in tessellato decorata con una composizione di squame adiacenti, in redazione policroma. Il rivestimento viene datato, su base stratigrafica, al III-IV secolo d.C.

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L’ambiente 4 ha restituito una pavimentazione in tessellato policromo, a decorazione geometrica, con reticolato di fasce, con quadrati nei punti di incrocio, che descrive quadrati di risulta più grandi. Le fasce sono caricate da losanghe iscritte, mentre i quadrati di incrocio da nodi di Salomone. Motivi geometrici decorano i quadrati di risulta di più ampie dimensioni. Il rivestimento viene datato, su base stratigrafica, al III-IV secolo d.C.

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A ca. 40 cm dal piano di campagna è stato rintracciato, in occasione degli scavi intrapresi presso la c.d. domus di via del Pozzo, all'interno dell'ambiente 11 un tessellato monocromo bianco privo di decorazioni. Non si hanno precise indicazioni circa le caratteristiche e l’estensione del rivestimento in esame.

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L'ambiente 10 ha restituito una pavimentazione in tessellato a decoraione geometrico-figurata, in cui quattro lunette semicircolari inquadrano uno spazio centrale occupato da un tondo decorato con un tritone marino. Le quattro lunette presentano decorazioni figurate con animali e piccoli vasi. La pavimentazione non è più visibile; unica eccezione la lunetta, oggi conservata presso il Museo di Falerone, decorata con una gazza su di un ramoscello fiorito. L'analisi stilistica del lacerto conservato spinge ad ancorare il mosaico ad una tradizione decorativa di prima metà II secolo d.C.

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Non è noto un chiaro rilievo relativo alla pavimentazione in tessellato rintracciata all'interno del vano 11. Il mosaico doveva prevedere 5 riquadri, di forma ottagonale, con decorazione figurata. Tra le figure rappresentate si citano, nella documentazione di fine settecento, un leone, una tigre, un centauro, una capra e un leopardo. Non è possibile comprendere, per la scarsità delle informazioni a disposizione, le caratteristiche e le modalità con le quali i motivi figurati si inserivano all'interno del tappeto musivo. Il pannello decorato con la raffigurazione della tigre è attualmente conservato presso i Musei Vaticani.

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L'ambiente ha restituito la pavimentazione in mosaico, con decorazione geometrica e figurata, di cui allo stato attuale si conserva solo un sommario rilievo, effettuato al momento del rinvenimento, corredato di una didascalia in cui viene descritto l'intero apparato ornamentale. La decorazione prevede un quadrato centrale, decorato con un gallo, e settori trapezoidali laterlai contraddistinti da una decorazione con racemi di vite sorgenti da kantharoi centrali. Nella didascalia il piano pavimentale, di cui si sottolinea all'accurata messa in opera, viene descritto come policromo.

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Saggi compiuti dal Bovincini nell’area compresa tra il teatro romano e via del Pozzo hanno permesso di rintracciare una pavimento in tessellato, a decorazione geometrica, la cui unica documentazione è da rintracciare in una fotografia scattata al momento del rinvenimento. Il mosaico, in base alle notizie edite, è stato scavato solo in parte e presenta una composizione di ottagoni a lati concavi tangenti, in redazione policroma. La pavimentazione viene datata, su base stilistica, al III secolo d.C.

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Nella documentazione nota si ricorda, a decorazione dell'ambiente 1, un semplice tessellato monocromo bianco, attualemtne non più conservato, privo di decorazioni.

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La grande sala (vano 2) presenta una pavimentazione in tessellato policromo con decorazione geometrica, strutturata all'interno di una maglia con quadrati e svastiche, ed iscrizione musiva. Al momento del rinvenimento si conservava gran parte della decorazione del campo e la decorazione della soglia con un motivo a reticolato di linee. Il mosaico, rinvenuto nel 1913, fu strappato e trasferito al Museo Archeologico di Ancona nel 1921. Venne “malamente restaurato” (G. De Marinis, 2000) e distrutto a seguito dei bombardamenti della II Guerra Mondiale.

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Nel 1912 venne rintracciato, nell’area retrostante il teatro romano, un pavimento in tessellato, con reticolato di quadrati e complessa cornice geometrica, preceduto da una soglia con motivo a meandro di svastiche. Attualmente il rivestimento è conservato presso il Museo Archeologico di Ascoli Piceno.

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In fase con il muro dell'ambiente 1 è stato rintracciato un limitato lacerto pavimentale (0.21x0.15) relativo ad un tessellato policromo. Il piccolo frammento sembra appartenere ad un probabile bordo, funzionale ad una decorazione più ampia. La decorazione prevede, infatti, una tripla fila di tessere nere a cui segue un’ampia fascia bianca, con nove file di tessere disposte in diagonale, e infine una seconda fascia con cinque file di tessere policrome anch’esse disposte in diagonale.

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Nel 1954 il Bovincini ricorda il rinvenimento di un lacerto di tessellato monocromo bianco in un’area compresa tra Via del Pozzo e la strada statale Faleriense. Non sono note ulteriori indicazioni circa le caratteristiche del piano pavimentale antico.

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L’ambiente 5 ha restituito un’ampia pavimentazione in tessellato figurato, disegnato in tessere nere su di un fondo monocromo bianco, caratterizzata dalla raffigurazione di Nettuno circondato da animali marini. Le prime notizie relative al pavimento vengono datate agli anni Venti del secolo scorso, quando il mosaico, in cattivo stato di conservazione, venne trasferito al Museo Nazionale di Ancona dove venne rimontato e successivamente, dopo l’ultimo conflitto bellico, ridotto fino ad assumere le dimensioni attuali (3.20x2.50 m). In situ il pavimento rivestiva, invece, una superficie molto più ampia: 8.30x4.60 m secondo il Moretti e 6x4.20 m secondo il Bovincini.

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Mosaico andato perduto, noto per la raffigurazione, in redazione policroma, dei busti delle 4 Stagioni. In base alla documentazione bibliografica la decorazione figurata, databile tra la fine del II e il III secolo d.C.,si disponeva agli angoli di una pavimentazione in tesselalto, lunga ca.5 m. Le figure delle 4 stagioni, in redazione policroma, incorniciavano una scena centrale di cui non è nota nessuna descrizione. Non sono disponibili, in bibliografia, ulteriori indicazioni circa il rivestimento in esame.

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