Liguria


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La Spezia
Rivestimento in cementizio a base fittile, privo di inserti. Non si esclude possa trattarsi di un semplice livello preparatorio.

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Il pavimento sospeso della vasca è costituito da bipedali rivestiti da due spessi strati di cocciopesto, quello inferiore a granulometria grossolana, da uno strato di malta di allettamento e da un pavimento in commessi laterizi a spina di pesce, rifinito da un cementizio fittile a granulometria medio fine, con sottile pellicola di intonaco superficiale di colore azzurro (tracce di cuprorivaite: blu egizio/arrurro pompeiano), il vero e proprio strato di rifinitura della vasca. Foto da GERVASINI, CANTISANI, GIORGI 2005, fig. 8 p. 887.

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Sul cementizio fittile di fase I viene steso un nuovo livello pavimentale, in cementizio a base marmorea, di colore bianco. Priva di fondamento rimane la notizia del rinvenimento di framenti di losanghe marmoree, forse originariamente posate sul cementizio (che sarebbe, dunque, da interpretare come strato di preparazione).

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Rivestimento a commessi laterizi (sesquipedali), composto da elementi di varie dimensioni, in parte frammentari: l’irregolarità della tessitura suggerisce l’utilizzo di materiale di reimpiego, ma la presenza della medesima preparazione del pavimento della navata ne conferma la contemporaneità. Foto da FRONDONI 1998, fig. 4 sch. 23/2.

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Rivestimento a commessi laterizi (sesquipedali), disposti in tessitura regolare. Foto da FRONDONI 2003, fig. 3 p. 93.

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Mosaico a tessere medie irregolari, di cui si conserva parte del motivo decorativo in prossimità del perimetrale N. Al rivestimento, danneggiato pesantemente in più punti, sono anche riconducibili i lacerti di “opus signinum” e le “lastrine marmoree” rinvenuti negli Anni ’70 nel tratto NO e NE del giardino 22 (ZACCARIA RUGGIU 1977, pp. 33, 51; ZACCARIA RUGGIU 1983, pp. 22, 32).
Su un sottofondo di calcarenite litoranea (panchina) e cocciopesto è posato un mosaico in tessere di marmo bianco con profilo irregolare, che compongono un tappeto disomogeneo, decorato da motivi in tessere laterizie che al momento risultano decentrati rispetto all’asse del vano: in un grande quadrato centrale (2m di lato), definito da una doppia fascia di tessere laterizie e marmoree, è inscritto un cerchio in tessellato marmoreo (1.25m diametro esterno), anch’esso delineato da una doppia fascia bicroma. Lungo il lato E lo spazio compreso fra il quadrato centrale e quello esterno (larghezza 1.30m) è occupato da due delfini sinuosi, realizzati in tessere laterizie (solo l’occhio è in marmo bianco); la lacunosità del pavimento non consente di stabilire se le figure fossero presenti anche nel tratto opposto dello spazio. L’uso della panchina nello strato di preparazione conferma l’antichità del mosaico: questo tipo di calcarenite litoranea, infatti, risulta impiegata negli orizzonti cronologici immediatamente successivi alla deduzione coloniaria della città. Rilievo da GERVASINI, LANDI 2014, fig. 7 p. 441.

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Descritto come "lastricato in tegoloni", il rivestimento è interpretabile come commessi laterizi.

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Rivestimento in tessere di cotto, in letteratura paragonato all’esemplare dalla Domus Occidentale (Luna 6, vano 3, vd. infra) e qui interpretato come tessellato a grandi tessere di laterizio, verosimilmente a ordito di filari paralleli.

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Il tappeto, in buono stato di conservazione, è costituito da un cementizio a base fittile con grande pannello rettangolare decorato da un reticolato romboidale in tessere bianche. Il motivo è delineato da una linea semplice dentata ed è inquadrato da due linee dentate distanti fra loro circa 5cm. La fascia perimetrale del pavimento in cementizio è priva di inserti. Foto da DURANTE 2001, fig. 14 p. 14.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, con inserti di tessere marmoree bianche di forma irregolare sparse sulla superficie. Foto da DURANTE 2001, fig. 15 p. 14.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, con inserti marmorei bianchi di forma irregolare sparsi sulla superficie. Rispetto al pavimento più antico, gli inserti sono più serrati. Foto da DURANTE 2001, fig. 15 p. 14.

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Il rivestimento pavimentale è descritto in letteratura come “graniglia di marmo bianco e calcare nero, con cornice in scaglie nere” (BRUNO, DURANTE, LAVAZZA 1987, p. 213), come “graniglia di marmo bianco e calcare nero con cornice risparmiata” (DURANTE, GERVASINI 1994, p. 35), come “graniglia con inserti di tessere” (DURANTE 2001, p. 17) o “graniglia di marmo bianco con inserti” (DURANTE, GERVASINI 2000, p. 73). Si tratta di un cementizio a base marmorea bianco, con inserti in calcare nero (scaglie irregolari), che costituiscono anche la cornice di rifinitura del vano mediante una fascia di risparmio. Foto da BRUNO, DURANTE, LAVAZZA 1987, fig. 239 p. 214.

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Descritto come “graniglia di marmo”, il rivestimento è costituito da un cementizio a base marmorea, bianco, con inserti policromi disposti a definire un rettangolo centrale.

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Descritto come “graniglia di marmo”, il rivestimento è costituito da un cementizio a base marmorea, bianco, disseminato di inserti policromi (marmi e calcari locali, marmi d’importazione). Foto da DURANTE, GERVASINI 1994, fig. p. 34.

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Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di scaglie di marmo”, è identificabile con un cementizio a base marmorea di colore bianco, privo di inserti. Nel corso della fase II rimane in uso nella porzione meridionale dell’ambiente, in corrispondenza del nuovo vano 11. Foto da BRUNO, DURANTE, LAVAZZA 1987, fig. 241 p. 214.

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Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di scaglie di marmo”, è identificabile come cementizio a base marmorea di colore bianco, privo di inserti.

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Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di scaglie di marmo”, è identificabile con un cementizio a base marmorea di colore bianco, privo di inserti.

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Il rivestimento, in gran parte spoliato dopo la fine del IV sec. d.C., è costituito da due unità decorative che distinguono lo spazio tricliniare, in cementizio marmoreo bianco, e quello conviviale, ornato da due grandi pannelli contigui (rettangolare, 2.74x3.30m, e quadrato, 2.30x2.37m) in opus sectile policromo lungo l’asse centrale del vano. Il tappeto rettangolare è ornato da quadrati listellati; il tappeto quadrato, destinato a ospitare la mensa, è ornato da uno schema unitario lacunoso al centro. I pannelli in opus sectile sono incorniciati e separati da formelle rettangolari in bardiglio, assenti lungo il lato E del tappeto rettangolare, dove l’asportazione del perimetrale non consente di accertare la presenza o meno della cornice. Rilievo da GERVASINI, LANDI 2015, fig. 4 p. 354.

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Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di scaglie di marmo”, è identificabile con un cementizio a base marmorea di colore bianco, privo di inserti. Nel corso della fase II viene obliterato dal pavimento dell’ambiente 9 (vd. infra). Foto da BRUNO, DURANTE, LAVAZZA 1987, fig. 240 p. 214.

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Il vano 10 di fase II, ricavato nel tratto settentrionale della sala 5 (vd. infra), è pavimentato in lastre di marmo, di cui sopravvivono solo le impronte nella malta di allettamento. Non è quindi possibile determinarne la cromia e, in assenza di ulteriori elementi, stabilire se si tratti di opus sectile o di semplice lastricato. In questa sede si preferisce, quindi, considerarlo genericamente come lastricato.

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Sopra il cementizio bianco di fase I (cfr. vano 8, vd. infra) nel corso della fase II viene posato un “signino”, identificabile come cementizio a base fittile, privo di inserti. Foto da BRUNO, DURANTE, LAVAZZA 1987, fig. 240 p. 214.

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Verosimilmente pertinente alla fase augustea della domus, il pavimento in opus sectile rinvenuto nel 2000 durante un sondaggio sotto il mosaico a girali vegetali di fase III (vd. infra) non è ulteriormente descritto.

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Il tessellato è costituito da tre unità decorative: soglia a nastri incrociati verso il vano 11; pannello figurato con Ercole nell'anticamera; rozzo tessellato bianco nel tratto N della stanza, occupato dal letto verso il quale è rivolta la scena. Il tappeto principale è inquadrato su tre lati, tranne quello S occupato dalla soglia, da una coppia di nastri ondulati incrociati, con crocette di fiori di loto nei cerchi di risulta e fiori trifidi esterni agli incroci. Segue una cornice lineare bicroma, che circonda un bordo a girali di acanto, sorgenti da kantharoi angolari e terminanti in fiori a rosetta o giglio alternati. Il riquadro figurato, infine, è bordato da una treccia a due capi policroma e rappresenta Ercole stante, nudo e in sembianze mature, con arco e frecce al fianco. Una lacuna interessa la parte inferiore della scena: è probabile che l’eroe sia appoggiato alla clava con la mano sinistra, mentre ai suoi piedi giace la spoglia del leone ucciso (o solo la leonté?). Disegno da DURANTE 2001, fig. 30 p. 22.

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Del rivestimento in tessellato sopravvive solo un pannello del capo nord-occidentale, con scena figurata su due registri. Il pannello, policromo a fondo bianco, è inquadrato da una cornice bicroma geometrica, composta da una doppia linea dentellata, una treccia a due capi in colore contrastante e una seconda linea doppia dentellata. Nel registro superiore rimane parte di un canestro pieno di fiori (rose?), circondato da volatili e fiori sparsi. Nel registro inferiore, tra bende rituali (mitrai) o festoni multicolori, si snoda un piccolo corteo di cinque personaggi, tre maschili e due femminili, con il capo inghirlandato, recanti fiori, fiaccole e altri oggetti, forse strumenti musicali, non più riconoscibili. La scena è stata variamente interpretata come corteggio dionisiaco o come corteo nuziale, per la presenza di una fanciulla con serto floreale e fiaccola. Foto da DURANTE, GERVASINI 2000, fig. 35 p. 65.

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Del tessellato policromo sopravvivono solo alcuni lacerti, prospicienti l’ingresso all’ala meridionale della domus: da un rilievo in scala 1:4 (Archivio SBALig, inv. 11432) si colgono più unità decorative, verosimilmente pertinenti al pannello di soglia (fascia in tessellato bianco e fascia a girali vegetali con rosone centrale) e al campo centrale, con pannello figurato. Al centro di questo, entro un piccolo pseudoemblema, vi è rappresentato il giovane Dioniso, forse accompagnato da altri soggetti perduti. Tutt’attorno si dispone un “quadro delimitato da una spessa cornice traboccante di pampini vitinei” (DURANTE, GERVASINI 2006, p. 90), verosimilmente interpretabile come tappeto di vite: fra i tralci carichi di grappoli vi sono numerosi volatili, intenti a becchettare gli acini. Negli angoli si dispongono i busti delle Stagioni, di cui sopravvivono solo l’Autunno e la Primavera, sorgenti da cespi di acanto e incorniciate da un girale vegetale. Foto da FROVA 1985, fig. 170 p. 102.

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Rivestimento in tessellato non scavato, poichè obliterato dalla strada moderna, sotto la quale è sepolto.

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Del rivestimento di fase III sopravvivono solo alcuni lacerti in tessellato policromo pertinenti alla fascia perimetrale esterna e alla cornice di un pannello, spostato rispetto al centro della stanza, verosimilmente figurato; nel resto del tappeto si conserva solo la preparazione in cocciopesto per l’allettamento delle tessere. La fascia è ornata da girali vegetali sorgenti da cespi di acanto e vasi, mentre la cornice del pannello centrale da elementi circolari a girali fogliacei. Foto Archivio SBALig, Luni, Domus dei Mosaici.

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Il pavimento sospeso del vano riscaldato di III fase è ricordato come "pavimentazione marmorea", non ulteriormente definibile. Non potendo stabilire se fosse costituito da un opus sectile, in questa sede si considera come semplice lastricato.

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Il mosaico, fortemente lacunoso, rappresenta le strutture di un ippodromo per i ludi circenses, nel quale è stato riconosciuto, grazie alla minuziosa resa dei dettagli, il Circo Massimo di Roma. Fuori dall’edificio (lato N), su due registri, erano presenti due o tre grandi figure in movimento (aurighi?), di cui si conservano parte delle ombre proiettate sul terreno e i piedi fasciati da alti calzari: secondo il Frova, la raffigurazione degli aurighi doveva occupare tutta la larghezza del vano, come un pannello a parte senza alcun rapporto di proporzioni con il Circo (FROVA 1985, p. 101). La rappresentazione dell’edificio, nei toni del marrone, ocra, grigio, nero e giallo su fondo bianco, è lineare, salvo nella resa prospettica del tetto della galleria sovrastante la cavea e della curva. Il tempietto dedicato a Murcia, nell’arena, è raffigurato secondo la proiezione in piano. Rilievo da FROVA 1985, fig. 167 p. 100.

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Il rivestimento si compone di due unità decorative: la soglia verso l’atrio 2, in cementizio fittile e decorazione a meandro di tessere marmoree bianche; il tappeto interno, in cementizio fittile con tracce di rubricatura. Foto da DURANTE, LANDI 2001, fig. 10 p. 23.

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Il rivestimento è realizzato in elementi di cotto, tagliati in forma approssimativamente quadrangolare e allettati nella malta; la stesura è arricchita da un punteggiato di dadi, talvolta irregolari, in marmo bianco. La definizione della tipologia pavimentale è incerta: in letteratura il manufatto viene variamente descritto come “lastricato di grosse tessere ricavate da laterizi” (DURANTE, GERVASINI 2000, p. 82; DURANTE 2001, p. 278), “tessellato laterizio e griglia di cubetti in marmo bianco” (DURANTE, LANDI 2001, p. 23), “frammenti laterizi e tessere di marmo bianco organizzate per file parallele” (DURANTE 2001, p. 15). In alcuni tratti ricorda un tessellato, per la regolarità degli elementi fittili; in altri sembra piuttosto un cementizio fittile. Non pare, invece, rientrare nei commessi laterizi, nonostante la predominanza dell’elemento fittile. In questa sede si considera, con riserva, come tessellato con inserti marmorei. Foto da DURANTE, LANDI 2001, fig. 12 p. 24.

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I bracci del portico sono pavimentati in cementizio fittile con inserti in marmo bianco, in letteratura definiti "tessere sparse", sebbene dalle immagini sembrano piuttosto irregolari. Sul pavimento insistono le fondazioni della gradinata del tempio. Foto da DURANTE, LANDI 2001, fig. 9 p. 23.

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Cementizio a base fittile con tracce di rubricatura. Foto da DURANTE, LANDI 2001, fig. 29 p. 37.

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Rivestimento pavimentale in cementizio marmoreo bianco, arricchito da inserti di forma irregolare in marmi policromi. Non è noto il bordo del pavimento (fascia risparmiata o inserti?). Foto da DURANTE, LANDI 2001, fig. 11 p. 24.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, rubricato. Foto da FROVA 1985, fig. 139 p. 86.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, rubricato e con “file parallele di segmenti in marmo bianco”, identificabili come punteggiato di dadi. Foto da ZACCARIA RUGGIU 1984, fig. 27 p. 33.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, ornato da un reticolato romboidale di linee punteggiate bianche. Il motivo geometrico è inquadrato da una linea semplice punteggiata lungo i perimetrali del vano, una fascia in cementizio priva di inserti, due linee semplici punteggiate, parallele, con gli angoli bipartiti da una linea semplice punteggiata obliqua. Foto da ZACCARIA RUGGIU 1984, fig. 28 p. 33.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, privo di inserti. Rilievo da ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 7 p. 13; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio a base fittile, privo di inserti. Rilievo da ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 7 p. 13; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in cementizio fittile rubricato, arricchito da inserti marmorei bianchi di forma approssimativamente quadrangolare. Il rivestimento è stato individuato in un piccolo saggio esplorativo nel settore E dell'ambiente. Foto da DURANTE 2001, fig. 10 p. 285.

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In letteratura il rivestimento viene descritto come molto simile a quello dell’atrio 9 (vd. infra): sembra trattarsi quindi di un cementizio marmoreo bianco, ornato da file parallele di inserti marmorei policromi, che richiama una variante di un punteggiato di dadi. Rilievo da ZACCARIA RUGGIU 1983, tav. I; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il rivestimento, obliterato dal lastricato marmoreo della piazza E1 di epoca claudio-neroniana (fase III), è costituito da un cementizio marmoreo bianco, ornato da file parallele di inserti policromi in marmi locali e di importazione. Sul lato O si osserva un allineamento ravvicinato di inserti (losanghe ed esagoni, alternati), interpretabile come porzione superstite della cornice perimetrale del pavimento o come accesso all’atrio: in questa sede si ipotizza una scansione a più unità decorative (soglia e tappeto centrale). La disposizione ordinata degli inserti e, al contempo, la loro forma irregolare riconducono a una variante di un punteggiato di dadi. Rilievo da FROVA 1985, fig. 143 p. 88.

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Rivestimento in cementizio a base marmorea bianca (malta e schegge di marmo), arricchito da inserti marmorei policromi (rosso, verde, nero) di forma approssimativamente quadrangolare. Rilievo da ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 2 p. 6; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Del rivestimento di fase II è noto solo un lacerto in cementizio fittile rinvenuto al di sotto del sectile di fase III (vd. infra). La lacunosità dei dati non consente di stabilire se il lacerto sia pertinente al pavimento o al suo strato di preparazione, come sembrerebbe suggerire la funzione di rappresentanza dell’ambiente.

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Rivestimento in cementizio a base marmorea (malta e frammenti di marmo), privo di inserti. Foto da ZACCARIA RUGGIU 1977, tav. 40/1.

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Rivestimento in cementizio marmoreo bianco con inserti di forma irregolare in marmi policromi, direttamente posato sul precedente cementizio fittile (vd. infra). Il rivestimento è stato parzialmente individuato in un saggio esplorativo nel settore E dell'ambiente. Foto da DURANTE 2001, fig. 10 p. 285.

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Il rivestimento, in letteratura descritto come “graniglia di marmo” o “cocciopesto”, viene qui interpretato come cementizio marmoreo. Conservato solo in corrispondenza dell’angolo NO del vano, su lastre in laterizio sostenute dalle suspensurae dell’ipocausto, potrebbe semplicemente costituire la preparazione di un rivestimento completamente asportato (lastricato?).

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Rivestimento in cementizio a base marmorea (malta e piccoli frammenti di marmo), con inserti approssimativamente quadrangolari in marmo giallo-rosato (giallo di Numidia), disposti su file parallele “sfalsate”: nel rilievo planimetrico (ZACCARIA RUGGIU 1983, tav. I, vano a) i filari di inserti risultano paralleli e obliqui, rispetto alle pareti del vano, e sembrano ricondurre a una variante policroma di un punteggiato di dadi irregolari (DM 103e) piuttosto che a semplici inserti su cementizio (DM 103a). Foto da ZACCARIA RUGGIU 1973, tav. 40/1.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, lacunoso. Foto da ZACCARIA RUGGIU 1984, fig. 19 p. 29.

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Il rivestimento pavimentale, piuttosto ben conservato, copre due terzi del vano (tratto S e centrale): il tratto N, largo circa 1.55m, è privo di pavimentazione, probabilmente per ospitare il letto cubicolare. Il tappeto è costituito da un’ampia stesura in opus sectile policromo in redazione marmorea omogenea a stuoia listellata, circondata da una fila di lastre marmoree rettangolari, più strette sui lati corti N e S (30.7cm), più larghe su quelli lunghi E e O (67.6cm). Una fascia in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, larga circa 13cm, raccorda infine il tappeto con le pareti E, O e S del vano. Foto da FROVA 1985, fig. 140 p. 86.

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Rivestimento in cementizio a base marmorea (malta e frammenti di marmo), privo di inserti, rinvenuto nel braccio N del portico e verosimilmente esteso in tutto l'ambiente.

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Il rivestimento in opus sectile è completamente asportato, ma le impronte nella preparazione permettono di recuperarne in parte la decorazione, singolarmente non ortogonale rispetto alle pareti (ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 2 p. 6, vano d), probabilmente per indirizzare lo sguardo verso il giardino 21. Alcune lastre in marmo bianco (cornice perimetrale?) sono state rinvenute nell’angolo SE. In letteratura il pavimento viene così descritto: “al centro una fascia di mattonelle quadrate in cui sono iscritti dischi e rettangoli; parallele alla fascia centrale altre due file di formelle quadrate alternate ad altre rettangolari formate da due quadrate più piccole; le fasce di bordura probabilmente composte da file parallele di mattonelle quadrate e rettangolari” (ZACCARIA RUGGIU 1977, pp. 32-33). Dal disegno ricostruttivo (DOLCI 1987, fig. 19 p. 449) sembra interpretabile come un sectile a schema unitario, con fascia centrale a grandi pannelli e file laterali di quadrati e rettangoli. Disegno ricostruttivo da DOLCI 1987, fig. 19 p. 449.

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Opus sectile a modulo quadrato medio (62/63cm) con motivi semplici QOrQ, che alternano l’uso del bardiglio di Gioia o di Fossacava, di colore grigio tendente all’azzurro venato di bianco e di grigio chiaro, e il giallo di Numidia. Il tappeto è composto da 45 moduli interi e 18 semimoduli lungo i lati N e S; ciascun modulo comprende quattro piccoli rettangoli (14.7x29.3cm), quattro triangoli angolari (h 20.5cm), quattro triangoli mediani (h 10.5cm) e un quadrato sulla diagonale (lato 29.4cm; diagonale 41.4/42cm). La bicromia del tappeto è arricchita dai rettangoli listellati della cornice (18.5/19.5x36.6/37.4cm; listelli larghi 2cm), realizzati in bardiglio di Fossacava contornato di rosso del Tenaro. In corrispondenza dell’emblema quadrangolare (60x60cm) centrale, non conservato, è visibile lo strato di posa del sectile, caratterizzato dalla presenza di scarti di lavorazione di marmo allettati in malta grigia. Il modulo di base del tappeto centrale (62/63cm circa di lato) equivale a poco più di due piedi romani e risponde all’esigenza di ottimizzare il taglio degli elementi marmorei (GUIDOBALDI 1985, p. 187, nota 39). In questa sede si considera il pavimento a copertura unitaria, sebbene non sia da escludere l’interpretazione della cornice listellata come spazio tricliniare e del tappeto come spazio conviviale. Disegno ricostruttivo da DOLCI 1987, fig. 18 p. 445.

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Il rivestimento è costituito da un tappeto in opus sectile policromo in redazione omogenea, a modulo quadrato reticolare Q2RQ, circondato su tre lati, a eccezione di quello meridionale ove si apre la soglia verso il portico 31, da due file di lastrine marmoree bicrome, quadrate e rettangolari. I marmi impiegati, locali e importati, costituiscono una vera e propria campionatura dei più diffusi nella metà del I sec. d.C.; i marmi d’importazione, inoltre, sono fra i più pregiati e contribuiscono a valorizzare i materiali locali (DOLCI 1987, p. 444). Disegno ricostruttivo da DOLCI 1987, fig. 17 p. 441.

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Rivestimento descritto come “battuto di malta bianca” (ZACCARIA RUGGIU 1973, col. 206) e interpretabile come semplice cementizio a base litica, sovrapposto al cementizio marmoreo con inserti policromi di fase II (vano 13, vd. infra). Del pavimento si conserva un ampio lacerto nel tratto N del vano. Foto da ZACCARIA RUGGIU 1977, tav. 41/8.

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Il rivestimento, descritto come “pavimento in lastre di marmo quadrate e rettangolari" e conservato solo in parte, è costituito da lastre rettangolari di marmo bardiglio; una fascia sul lato O presenta lastre rettangolari di diverse dimensioni, mentre il tappeto centrale è decorato da rettangoli (60x30cm) listellati in marmo bianco. Foto da DURANTE 2001, fig. 11 p. 286.

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Opus sectile, solo parzialmente conservato, a modulo rombico, composto da esagoni (10cm di lato) e triangoli equilateri in marmo lunense, bianco e bardiglio, alternati a creare file in bicromia. Foto Archivio SBALig.

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Rivestimento in tessellato monocromo bianco, arricchito centralmente da un disco bianco (diametro 1.095m). Il materiale utilizzato per le tessere e il disco è il marmo bianco del Polvaccio, il marmo lunense più pregiato (DOLCI 1987, p. 438). Foto da DOLCI 1987, fig. 16a p. 440.

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Sopra il cementizio con inserti del vano 13 di fase II (vd. infra) viene posato un rivestimento in opus sectile, di cui sopravvivono le impronte nella preparazione e frammenti di formelle in bardiglio e giallo di Numidia negli strati di riempimento dell’ambiente. In letteratura il motivo decorativo viene descritto come composto da ottagoni formati da elementi triangolari e inscritti in quadrati. La resa grafica delle impronte (cfr. ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 2 p. 6, vano b) riconduce verosimilmente a un opus sectile a modulo quadrato con motivi semplici Q2OM (croce di Malta semplice inserita nel quadrato interno di uno schema Q2), alternato a formelle Qt (a clessidra). Non è possibile determinare lo sviluppo del tappeto e di un eventuale bordo. Rilievo da ZACCARIA RUGGIU 1983, fig. 2 p. 6.

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Descritto come “lithostroton a ciottolini disposti senza un preciso schema disegnativo” e come una delle attestazioni di ascendenza ellenistica più antiche di Luni (ZACCARIA RUGGIU 1991, p. 101), il rivestimento è costituito da malta mescolata a ciottoli e scaglie litiche, marmoree e laterizie, pressata e lisciata in superficie. La tecnica esecutiva sembra porsi in una fase intermedia fra i rivestimenti a ciottoli e i cementizi a base mista. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1984, fig. 44 p. 42.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base marmorea, bianco, nei bracci meridionale e occidentale del portico, e da un cementizio a base fittile nel braccio orientale. La presenza di due tipi differenti di cementizio potrebbe ricondursi a interventi successivi, al momento non accertabili. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1995, fig. 6 p. 214.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata destra della Cattedrale, è costituito da un cementizio fittile, privo di inserti. La porzione superstite reca tracce di restauri, non descritti, che ne testimoniano la continuità d’uso nel tempo.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata destra della Cattedrale, è costituito da un cementizio fittile con inserti marmorei policromi.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio marmoreo bianco, privo di inserti.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata centrale della Cattedrale, è costituito da un cementizio marmoreo bianco, arricchito con l’inserzione di una fascia musiva in tessere nere, non descritta. Dall’immagine parziale del pavimento, coperto dagli interri tardoantichi (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1995, fig. 10 p. 214), è apprezzabile parte di una fascia monocroma nera che costituisce forse il bordo perimetrale del tappeto. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1995, fig. 10 p. 214.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata centrale della Cattedrale, è costituito da un cementizio a base fittile, senza inserti. Non è escluso che possa trattarsi di un semplice strato di preparazione.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata destra della Cattedrale, è costituito da un cementizio fittile con inserti marmorei policromi, in prevalenza bianchi e neri. Foto Archivio SBALig, Luni, Domus di Oceano.

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Il tessellato figurato del corridoio è raccordato alle pareti da una fila di elementi fittili approssimativamente quadrangolari (ca 5cm di lato), ritagliati da grandi recipienti, forse anfore. Il tappeto, a fondo bianco, si compone di un rettangolo (2x0.50m ca), delineato e ripartito in quattro pannelli quadrati uguali da una linea semplice nera. Percorrendo da N a S il corridoio si susseguono un Gorgoneion, un fiorone composito, un vecchio Sileno e un altro fiorone composito, identico al precedente. Se si procede in senso opposto, invece, la barba del vecchio diventa la folta e ritta capigliatura di un giovane Sileno. La raffigurazione è policroma, con tessere marmoree nere, grigie, azzurre, bianche, gialle, ocra, rosse, marroni, verdi; rare le tessere in pasta vitrea. Foto da VAY 1996, fig. 9 p. 37.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto sotto la navata sinistra della Cattedrale, è costituito da un cementizio marmoreo bianco, privo di inserti.

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Il rivestimento pavimentale, rinvenuto in una sezione nella navata centrale della Cattedrale, è costituito da un lastricato marmoreo non ulteriormente noto.

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Tessellato policromo figurato tagliato trasversalmente da un muro paleocristiano della cattedrale e da buche di palo attribuibili al cantiere per la sua costruzione. Nonostante le lacune è apprezzabile la grande maschera di Oceano al centro di una raffigurazione di mare pescoso (delfini, pesci e crostacei: 15 specie diverse) dominata dall’horror vacui. Ai lati di Oceano due eroti (di cui quello di sinistra obliterato dal muro tardo) cavalcano delfini tenuti per le redini e brandiscono un tridente (erote di destra) e un altro strumento acuminato (fiocina, arpione o canna da pesca?: erote di sinistra). La scena è inquadrata da una doppia cornice, a girali vegetali e kantharoi e a treccia a due capi. Il mosaico, realizzato con la tecnica della posa diretta da O a E forse da un pictor (maschera di Oceano) e da artigiani meno qualificati (parte E della scena), risulta ben conservato: gli spigoli taglienti delle tessere suggeriscono che non sia mai stato calpestato. Foto da DURANTE, GERVASINI 2000, fig. 30 p. 58.

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Il rivestimento in tessellato, strappato nell’agosto 1971, si conserva per un tratto di 3x1.40m, ma in origine era forse esteso all’intero ambiente. Si tratta di un tappeto a fondo bianco, a ordito di filari paralleli e obliqui, con pannello (centrale?), forse rettangolare, raccordato al resto della superficie da una linea tripla bianca a ordito diritto e inquadrato da una fascia monocroma nera (9 file di tessere). Nel pannello si staglia, su fondo bianco a ordito diritto, uno stralcio di una composizione ortogonale di meandri e di svastiche a doppio giro e doppie T. Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 20/11.

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Il rivestimento, descritto in letteratura come “cocciopesto” o come “mosaico”, è un cementizio a base marmorea, a fondo bianco, composto da malta e inclusi marmorei bianchi. Il tappeto principale è ornato da un reticolato romboidale in tessere nere, probabilmente a linee dentate (DM 201c) o forse a linee punteggiate (DM 201b). La soglia verso l’atrio è ornata da una fascia musiva nera (9 o 10 file di tessere) esterna e da una fascia in tessere nere su cementizio bianco, disposte a formare un motivo a meandro di svastiche a giro semplice e quadrati scarsamente leggibile; i quadrati risultano caricati da una crocetta di quattro tessere nere più una centrale bianca o rossa. Foto da ROSSIGNANI 1977, tav. 18/4.

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Rivestimento pavimentale in cubetti fittili approssimativamente quadrangolari (5x5cm ca.), disposti in filari quasi regolari, a ordito diritto. I cubetti sono ottenuti da laterizi di grandi dimensioni tagliati. La tipologia pavimentale è riconducibile a un tessellato a grandi tessere di laterizio. Foto Archivio SBALig, Luni, Domus Occidentale, sondaggio giugno 2001, dia46.

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Del rivestimento, in “battuto di piccoli ciottoli e minute scaglie di pietra e laterizio affogati in malta biancastra”, è stato rinvenuto un ampio lacerto (2.30x3.25m) obliterato dal pozzo e dal canale di scolo della fase II. Si tratta verosimilmente di un cementizio a base mista, forse riferibile alla fase tardorepubblicana della domus. Foto da ROSSIGNANI 1977, tav. 20/1.

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Il rivestimento è descritto come “graniglia di piccole scaglie di marmo affogate in malta biancastra con grandi crustae in marmi policromi di forma irregolare su file parallele, intercalate da filari sfalsati di crustae più piccole” (ROSSIGNANI 1977, p. 10) o “graniglia in pietrisco di piccola granulometria con legante di malta, spesso 5-10cm. Il motivo decorativo è costituito dal sovrapporsi di due maglie a modulo quadrangolare di 40cm, una definita da piccole tessere quadrangolari di marmo bianco (2cm) e l’altra da scutulae informi di marmi colorati (5-6cm), in modo che ogni elementi stia al centro del quadrato formato da quattro elementi di diverso tipo” (scheda pavimento US15, sondaggio 2001). Si tratta di un cementizio marmoreo con inserti marmorei policromi (bardiglio, giallo numidico e Teos), assenti lungo la fascia perimetrale (0.40m). Il pavimento è simile a quello del vano 5 (vd. infra), ma i filari di inserti risultano leggermente sfalsati. Foto Archivio SBALig, Luni, Domus Occidentale, sondaggio giugno 2001, dia28.

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Il rivestimento, visibile per una fascia di 4.2x1m, è descritto come “graniglia di piccole scaglie di marmo affogate in malta biancastra con grandi crustae in marmi policromi di forma irregolare su file parallele, intercalate da filari sfalsati di crustae più piccole” (ROSSIGNANI 1977, p. 10) o “graniglia in pietrisco di piccola granulometria con legante di malta, spesso 5-10cm. Il motivo decorativo è costituito dal sovrapporsi di due maglie a modulo quadrangolare di 40cm, una definita da piccole tessere quadrangolari di marmo bianco (2cm) e l’altra da scutulae informi di marmi colorati (5-6cm), in modo che ogni elementi stia al centro del quadrato formato da quattro elementi di diverso tipo” (scheda pavimento US14, sondaggio 2001). Si tratta di un cementizio marmoreo con inserti marmorei policromi (bardiglio, giallo numidico e Teos), assenti lungo la fascia perimetrale (0.40m). Il pavimento è simile a quello dell’atrio 4, ma i filari di inserti risultano leggermente sfalsati. Foto Archivio SBALig, Luni, Domus Occidentale, sondaggio giugno 2001, dia35 (veduta da E: in primo piano il pavimento dell'atrio 4).

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Descritto come “battuto di calce mista a schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale dell’ambulacro anulare è interpretabile come cementizio a base marmorea.

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Descritto come “battuto di calce mista a schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale dei corridoi radiali è interpretabile come cementizio a base marmorea.

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Rivestimento in opus sectile bicromo a base marmorea (marmo bianco lunense e bardiglio grigio scuro lunense), raccordato alla curva dell’abside da due file di lastrine rettangolari. Il motivo decorativo, descritto in letteratura come “disegno a triangoli e a spina di pesce”, risulta in realtà più complesso, almeno a giudicare dalla resa grafica dei lacerti superstiti e delle impronte nella malta di allettamento (LUSUARDI SIENA 1976, fig. 18 p. 43): si leggono, infatti, almeno tre motivi differenti, forse ripetuti simmetricamente. Il primo, in corrispondenza dell’accesso S del corridoio, è costituito da piccoli rombi accostati, disposti a formare file spezzate, alternativamente bianche e nere, di parallelogrammi adiacenti (sim. DM 9g). Segue un motivo a file di triangoli equilateri, dritti e capovolti, forse a colori alterni, e infine una composizione a esagoni, quadrati e triangoli (sim. DM 205b), che sembra proseguire lungo tutta la curva dell’abside. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1984, fig. 41 p. 40.

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Il rivestimento pavimentale, individuato dal Podestà dopo il 1886, è costituito da lastre marmoree bianche, probabilmente di recupero. L'asportazione del pavimento alla fine del XIX secolo per indagare i livelli sottostanti non consente di determinarne la tessitura e l'estensione. Alcuni dubbi permangono inoltre sulla sua attribuzione alla fase bizantina della chiesa (DURANTE 1998).

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Del tessellato sopravvivono solo alcuni lacerti e un tratto di preparazione, che hanno consentito la ricostruzione parziale del tappeto: un complesso disegno, reso in una sobria policromia su fondo bianco, combina tralci vegetali sinusoidali, trattenuti a distanze regolari da anelli, a una composizione di cerchi tangenti, il cui centro coincide con il centro degli anelli; i quadrati concavi originati dai cerchi tangenti sono caricati da complicati fioroni compositi. La ricca trama geometrico-vegetale (var. DM 250e) richiama esemplari di area nord-africana (LUSUARDI SIENA 1986, pp. 309-310), nei quali però gli spazi di risulta sono caricati da figure di animali e volatili, totalmente assenti nel mosaico lunense (almeno nei lacerti superstiti); l’andamento delle foglie d’acanto non speculare ma opposto, “quasi si trattasse di un unico lunghissimo tralcio” (LUSUARDI SIENA 1986, p. 309), è simile invece a quello del mosaico di S. Agata a Ravenna (seconda metà V sec. d.C.). Disegno da FROVA 1985, fig. 227 p. 129.

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Il mosaico è costituito da pannelli giustapposti, di cui solo due ricostruibili. Quello meglio conservato, quasi al centro della navata, è incorniciato da petali trifidi triangolari dritti e rovesci e ornato da una composizione ortogonale di cerchi secanti disegnati da foglie di acanto, con cerchietto sovrimposto ai punti di tangenza (con effetto di quadrifogli e formanti quadrati concavi) e reticolato di linee secondo il verso dei fusi. A O vi è il tondo (diametro 1.80m) con l’iscrizione di Gerontius, incorniciato da treccia a due capi e denti di sega. I riempitivi dei quadrati concavi sono perduti, a eccezione di un kantharos da cui fuoriesce un fiore e di motivi cruciformi (quadrato dentato circondato da quattro nappine) attorno al tondo con l’iscrizione. Del pannello O rimangono esigui lacerti del bordo a nastro ondulato e del campo a composizione ortogonale di ottagoni tangenti, formanti stelle di quattro punte, gli ottagoni caricati da fioroni compositi e da un piccolo canestro. dISEGNO da LUSUARDI SIENA 2007, tav. XVI.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un lastricato marmoreo in gran parte asportato e ricostruibile attraverso frammenti di lastre in situ e impronte nella malta di allettamento. Le grandi lastre rettangolari (max 0.95x1.60m), in marmo bianco lunense, sono spesse fra 5 e 9cm e disposte in senso NS. Foto da LAVIZZARI PEDRAZZINI 1977, tav. 181/5.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un lastricato marmoreo in gran parte asportato e ricostruibile attraverso frammenti di lastre in situ e impronte nella malta di allettamento. Le lastre, in marmo bianco lunense, sono più piccole (min 0.30x0.45m, max 0.95x1.60m) e più irregolari rispetto a quelle dell’aula e sono disposte secondo un orientamento variabile (NS e, presso l’ingresso meridionale, EO). Foto da FROVA 1985, fig. 89 p. 59.

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Il piano pavimentale è costituito da un livello di cementizio fittile: potrebbe trattarsi della preparazione di un rivestimento perduto o di un vero e proprio pavimento, ma i dati disponibili sono troppo esigui per verificarlo.

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Rivestimento musivo, fortemente lacunoso, costituito da un tappeto a scacchiera bianca e grigia (grigio scuro), a ordito obliquo, incorniciato da una larga fascia monocroma bianca a ordito diritto. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1987, fig. 262 p. 227.

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Il tappeto musivo, inquadrato da una cornice lineare bianca e nera, è ornato da una scacchiera bicroma, bianca e grigio-scura, arricchita da crocette con petali a squadra bianche negli scacchi scuri e da fiori cruciformi rossi, neri e bianchi negli scacchi bianchi. Foto da LUSUARDI SIENA 2007, tav. IX.

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Descritto come "cocciopesto", il piano pavimentale è verosimilmente un cementizio a base fittile, privo di inserti. Foto da LUSUARDI SIENA 1976, fig. 20 p. 46.

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Il rivestimento è realizzato in lastre di marmo di reimpiego: il notevole spessore delle lastre ha fatto ipotizzare che provengano dallo smantellamento dell'area forsense di Luni (vd. infra).

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Il tappeto musivo, lacunoso soprattutto all'altezza dell'accesso alla navata centrale, imita un opus sectile a modulo quadrato reticolare (Q2/R): una maglia di fasce bianche determina quadrati (18-19cm di lato) neri, caricati da un quadrato bianco sulla diagonale. Accanto alle tessere bianche e nere (o grigio-scure), si trovano sporadiche tessere verdi di calcare locale, in bianco-rosato e bianco-grigio di marmo lunense, forse ascrivibili a restauri successivi. L'inserzione di tali tessere, tuttavia, non incide sulla complessiva bicromia del mosaico. Si notano interstizi fino a 6mm sigillati in cementizio fittile. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1987, fig. 262 p. 227.

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Il piano pavimentale della navata destra, conservato per lo più in sezione, è costituito da un livello di cementizio fittile: potrebbe trattarsi della preparazione di un rivestimento musivo perduto o di un vero e proprio pavimento, come si riscontra in altri edifici basilicali coevi (LUSUARDI SIENA 1986, p. 305 nota 3).

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Cementizio a base marmorea, poggiante sulle suspensurae dell'ipocausto. Foto da DURANTE, LANDI 2010, fig. 30 p. 176 .

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Rivestimento in cementizio fittile. L’esiguità dei dati non consente di escludere che il pavimento possa costituire un semplice livello di preparazione.

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Rivestimento in cementizio a base marmorea. Foto da DURANTE 2001, fig. 107 p. 67.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo, quasi totalmente asportato, ricostruibile attraverso le impronte nella malta di allettamento e parzialmente visibile in sezione.

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Rivestimento pavimentale in tessellato, fortemente lacunoso: un tappeto rettangolare a fondo bianco e cornice lineare nera contiene un pannello quadrato con cerchio iscritto (diametro 2.70m) e un pannello rettangolare (largo 1.10m) di cui non si conosce la decorazione, forse posto in corrispondenza della soglia. Del rivestimento si conserva solo una porzione del pannello quadrato con cerchio iscritto: il lacerto mostra parte del bordo del cerchio, con “motivo a onde” policrome, e la coda di un pavone in uno degli angoli di risulta, nei quali verosimilmente si disponevano coppie di volatili affrontati. Foto da LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1995, fig. 14 p. 215.

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La decorazione del lacerto superstite, aderente alla parete e obliterato dall’absidiola S, viene descritta come “cornice a matassa” (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1995, p. 198) o “motivo a nastri intrecciati” (SANNAZARO 1987, p. 324). La documentazione fotografica non permette di descriverlo più approfonditamente: il motivo viene quindi genericamente ricondotto a una treccia policroma (tessere azzurre, nere, bianche, gialle e rosa), delimitata da una linea nera non meglio identificata. Foto da SANNAZARO 1987, fig. 20 p. 322.

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Definito "battuto di malta", il rivestimento viene interpretato come cementizio a base litica.

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Il rivestimento pavimentale è forse da identificare con un opus sectile a isodomo listellato, in lastre rettangolari di marmo bardiglio contornate da lastrine in marmo giallo di Numidia.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo lunense, per lo più ricostruibile attraverso le impronte degli elementi nella malta di preparazione. Le lastre, rettangolari, sono disposte con asse maggiore NS e presentano larghezze non costanti. Intorno al basamento centrale il pavimento presenta un lieve ribassamento. Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 25/11.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo lunense, per lo più ricostruibile attraverso le impronte degli elementi nella malta di preparazione. Le lastre, rettangolari, sono disposte con asse maggiore EO e presentano larghezze non costanti. Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 25/8.

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Rivestimento in lastre irregolari, forse di scarto, di marmo bianco lunense. Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 22/1.

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Il rivestimento pavimentale, lacunoso in più punti, è costituito da un opus sectile a isodomo listellato, composto da 17 filari di lastre rettangolari in marmo grigio bardiglio di Fossacava e listelli in marmo giallo di Numidia. Le lastre hanno dimensioni variabili, larghe 43/48.5cm e lunghe 66/73.5 (in particolare 73/73.5cm), e spessore piuttosto ridotto (2cm), compensato dall’impiego del marmo bardiglio, molto resistente. Secondo il Dolci l’uso di lastre così sottili nell’ambito dell’edilizia pubblica risulta alquanto insolito (DOLCI 1987, p. 455). Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 19/8.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un opus sectile a isodomo listellato, composto da 17 filari di lastre rettangolari in marmo grigio bardiglio di Fossacava e listelli in marmo giallo di Numidia. Le lastre hanno dimensioni variabili, larghe 43/48.5cm e lunghe 66/73.5 (in particolare 73/73.5cm), e spessore piuttosto ridotto (2cm), compensato dall’impiego del marmo bardiglio, molto resistente. Secondo il Dolci l’uso di lastre così sottili nell’ambito dell’edilizia pubblica risulta alquanto insolito (DOLCI 1987, p. 455). Foto da ROSSIGNANI 1977, tav. 17/2.

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Rivestimento in grandi lastre rettangolari, piuttosto regolari e di notevole spessore, in marmo bianco lunense. Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 23/1.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo lunense (bianco statuario ordinario tipo Fantiscritti), conservato per brevi tratti. Le lastre, rettangolari, sono disposte con asse maggiore NS e presentano dimensioni variabili (larghezza 54.50-55/68.50-69cm; lunghezza 109/180.50cm; spessore 3.50/9.50cm). Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 17/1.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo lunense (bianco statuario ordinario tipo Fantiscritti), ricostruibile attraverso un ampio lacerto (20mq) e le impronte delle lastre nella malta. Le lastre, rettangolari, sono disposte con asse maggiore NS e presentano dimensioni variabili (larghezza 54.50-55/68.50-69cm; lunghezza 109/180.50cm; spessore 3.50/9.50cm). Dopo il rinvenimento (1970-71) il marmo è stato intaccato da muschi e licheni, che l’hanno ricoperto di uno strato nerastro, rimosso nel corso del restauro (1983). Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 18/1.

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Rivestimento pavimentale in lastre di marmo lunense (bianco statuario ordinario tipo Fantiscritti), ricostruibile attraverso alcuni frammenti e le impronte delle lastre nella malta. Le lastre, rettangolari, sono disposte con asse maggiore NS e presentano dimensioni variabili (larghezza 54.50-55/68.50-69cm; lunghezza 109/180.50cm; spessore 3.50/9.50cm). Foto da ROSSIGNANI 1973, tav. 17/5.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un opus sectile a isodomo listellato, in lastre rettangolari di marmo bardiglio contornate da lastrine in marmo giallo di Numidia. Foto da ROSSIGNANI 1987, fig. 248 p. 219.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da grandi lastre rettangolari di marmo bardiglio a isodomo regolare in tessuto ortogonale. Rilievo da ROSSIGNANI 1987, fig. 247 p. 218. Rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il rivestimento pavimentale, conservato per brevi lacerti, è costituito da un opus sectile a stuoia listellata, in lastre rettangolari di marmo bardiglio contornate da lastrine in marmo giallo di Numidia e rosso del Tenaro. Foto da ROSSIGNANI 1987, fig. 249 p. 219.

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Rivestimento in lastre di marmo bianco di notevole spessore. Pianta da ROSSIGNANI 1987, fig. 246 p. 217. Rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Rivestimento in lastre di marmo bianco di notevole spessore. Pianta da ROSSIGNANI 1987, fig. 246 p. 217. Rielaborazione grafica P. Da Pieve.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base fittile, conservato solo per un breve tratto e piuttosto rovinato. Foto da BONGHI JOVINO 1973, tav. 177/3.

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Il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base fittile, ornato da un’iscrizione perpendicolare all’ingresso del tempio, leggibile da NO. Il testo, lungo 5.40m, è realizzato per tre quarti in tessere bianche e per il resto nere: vi si commemorano i duomviri L. Folcinius e C. Fabius, che si occuparono dell’esecuzione e del collaudo del pavimento. Strappata negli Anni ’50 del XX secolo, l’iscrizione venne restaurata con impasto di cemento, che alterò i caratteri paleografici originali. Foto da FROVA 1984, fig. 13 p. 37.

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Il rivestimento, quasi completamente asportato, è costituito da un lastricato marmoreo bianco a tessitura irregolare, interrotto al centro dalla strada NS, anch’essa pavimentata in marmo lunense. Le lastre della piazza misurano da 0.25x0.50m a 0.63x0.50m (in media 0.50x0.50m) nel tratto SE, da 0.60x0.60m a 1x1.90m nel tratto NO. Nell’angolo NE e in quello NO della piazza si è inoltre evidenziata una fascia in cementizio fittile, compresa fra le rampe laterali e i portici. Nonostante la stesura delle lastre sia interrotta dalla strada e dalla fascia in cementizio, non si ritiene opportuno, in questa sede, identificare il rivestimento come un pavimento a più unità decorative. Foto da BONGHI JOVINO 1977, tav. 230/3.

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Il rivestimento, piuttosto ben conservato, è composto da un sectile a scacchiera di formelle quadrangolari (25x25cm) in marmo lunense e bardiglio, disposte diagonalmente rispetto ai muri del vano e incorniciate da un bordo (5cm) in marmo rosso del Tenaro. Al centro del tappeto si dispone un emblema (1x1.25m) molto deteriorato, contornato da una cornice in marmo rosso del Tenaro: all’interno del pannello si osservano frammenti di lastre in fior di pesco, africano da Teos e bardiglio. Foto da BONGHI JOVINO 1977, tav. 221/1.

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Il rivestimento, ricostruibile sulla base delle impronte nella malta e di pochi frammenti in situ, è perfettamente identico a quello del simmetrico vano 10: il tappeto, contornato da un bordo in marmo rosso del Tenaro (5cm), presenta una scacchiera bicroma in formelle quadrangolari (25x25cm) in marmo lunense e bardiglio, disposte diagonalmente rispetto ai muri dell’ambiente. Al centro del tappeto si dispone un emblema (1x1.25m) in marmi policromi, contornato da una cornice in marmo rosso del Tenaro. Foto da BONGHI JOVINO 1977, tav. 231/7.

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Il tessellato presenta una cornice esterna composta su tre lati da una fascia a girali vegetali e, sul quarto lato (forse la soglia), da una doppia fila di quadrati affiancati, con fiori quadripetali che ne sottolineano le diagonali interne. Una cornice più interna è costituita da una treccia a due capi. Il pannello centrale è ornato da una variante di uno stralcio centrato di una composizione di croci attorniate da coppie di losanghe: quattro croci circondate da coppie di losanghe disposte sulle diagonali del quadrato determinano trapezi ai margini e piccoli quadrati angolari; fra le croci, quattro ottagoni sono affiancati, verso l’esterno, da rettangoli allungati. Gli ottagoni, incorniciati da onde correnti, sono caricati dai busti delle Stagioni, di cui se ne conserva solo uno, femminile, lacunoso sul capo; i trapezi laterali contengono figure di volatili, i piccoli quadrati angolari nodi di Salomone, le croci motivi a stuoia e i rettangoli motivi a scacchiera. Disegno da FROVA 1985, fig. 25 p. 22.

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Sulla base di quanto descritto in letteratura, il pavimento coperto da uno dei mosaici figurati è interpretabile come cementizio a base fittile, ornato da un punteggiato di crocette bianche, forse costituite da tessere singole sulla diagonale.

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Il pannello musivo con l’erote misura circa 1.70x1.70m e si presenta estremamente lacunoso: del disegno originale sopravvive solo una porzione della testa e della gamba sinistra della figura, in vivace policromia; nell’angolo alle sue spalle si intravede un lungo bastone, che richiama la sfera dionisiaca. La scena risulta inclusa in un quadrato a lati concavi, disegnato da una linea dentellata e da un ricco bordo a pelte giustapposte tangenti, terminanti in volute; la composizione si inserisce in un pannello quadrangolare, delimitato da una fascia monocroma nera (4-5 file di tessere irregolari), con gli spazi di risulta laterali e angolari riempiti da fioroni policromi. Foto Paola Da Pieve.

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Il pannello musivo con la testa di Medusa misura 1.65x1m circa ed è inquadrato da una cornice geometrica policroma, contenente un rettangolo delineato in nero e suddiviso in tre pannelli approssimativamente quadrati (leggermente più ampio quello centrale). Lo spazio tripartito, a fondo bianco, racchiude al centro il Gorgoneion e ai lati due vasi baccellati chiusi da un coperchio, poggianti sul bordo inferiore del pannello. La disposizione del Gorgoneion richiama uno scudo: la testa, infatti, è inserita in un ottagono a lati concavi entro un cerchio inscritto nel quadrato. Foto Paola Da Pieve.

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Il lacerto musivo conservato è un ampio frammento circolare (2.60x2.60m), recentemente rimosso dal pesante supporto in cemento armato del restauro risalente al 1956 e fissato su uno più leggero in resina. La scena figurata, realizzata in tenue policromia su fondo chiaro e inquadrata da un semplice bordo geometrico bicromo, rappresenta una nereide su mostro marino: la fanciulla è nuda, salvo un lembo di panneggio attorno alla gamba sinistra, e ha lo sguardo rivolto in avanti, nella direzione in cui si muove l’animale, con le fauci spalancate e la lunga coda attorcigliata. Foto da BANTI 1937, tav. XXVI/c.

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Il pannello musivo con la pantera misura 1.65x1m circa ed è inquadrato da una cornice geometrica policroma. Al suo interno la scena è resa in tenue policromia su fondo chiaro: al centro la figura del felino risulta di proporzioni maggiori rispetto alle due palme laterali, che richiamano un’ambientazione nilotica. La disposizione delle tessere, specie nello sfondo, risente dei pesanti restauri del 1956, nei quali si fece ampio uso di cemento. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento pavimentale marmoreo, quasi totalmente asportato, composto da lastre in marmo bianco di notevole spessore, disposte in filari “a correre” (a isodomo irregolare?). Il rivestimento interessa i bracci N e O del triportico. Rilievo da MASSARI, ROSSIGNANI1984, fig. 11 p. 22.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, forse con funzione preparatoria per un lastricato calcareo (lastre rettangolari di calcare locale grigio? cfr. GERVASINI, DA PIEVE cds).

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La porzione pavimentale in opus sectile ha le dimensioni di un quadrato di 2.20m per lato. Il risultato della stesura è un commesso di crustae fortemente frammentate poste in adiacenza a formare, per contrasto cromatico, motivi geometrici, semplici e compositi. Lo schema compositivo utilizza figure geometriche variamente formate. A un intento prestabilito di realizzare in qualche modo scansioni ripetitive possono ricondursi i due grandi dischi stellati, la scacchiera di quadrati e il motivo a sviluppo lineare con quadrati alternati a triangoli. Il sectile è riconducibile a un emblema che non è conservato nella sua interezza, motivo centrale della restante pavimentazione della navata della quale restano esigui lacerti composti da frammenti di lastrine disomogenee. Il sectile è l’esito di una composizione originale non riducibile a una semplice operazione di reimpiego, anche se è verosimilmente ipotizzabile che alcuni elementi possano essere stati recuperati da un contesto più antico riconducibile alla preesistenza messa in luce dagli scavi archeologici. L’esame autoptico ha individuato l’impiego di elementi fittili e litici, questi ultimi prevalentemente riconducibili ai calcari grigi e policromi locali della Formazione della Spezia già noti e utilizzati dai Romani nei cementizi e nei tessellati presillani e sillani della vicina villa del Varignano Vecchio. Per quanto riguarda le formelle di colore bianco e bianco/rosato si individua la compresenza di marmo lunense e in maggior misura di calcare bianco compatto, la cui provenienza è stata genericamente indicata nella formazione affiorante nel promontorio orientale della Spezia piuttosto che nella serie toscana. La presenza di sarciture e riprese della superficie con formelle rettangolari in laterizio denuncia il lungo uso del pavimento del quale non è noto il preparato, nelle condizioni attuali non visibile (il pannello in sectile è "annegato" in una pavimentazione moderna). Foto da DI FABIO 1986, fig. 2 p. 207.

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Rivestimento pavimentale in cubetti fittili approssimativamente quadrangolari (5x5x3cm ca.), disposti in filari quasi regolari, a ordito obliquo. I cubetti sono ottenuti da laterizi di grandi dimensioni tagliati. La tipologia pavimentale è riconducibile a un tessellato a grandi tessere di laterizio. Foto da GAMBARO, GERVASINI, LANDI 2001, fig. 25 p. 88.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, di fattura grossolana, ornato da inserti bianchi di forma approssimativamente quadrangolare disposti irregolarmente. Non sembra riscontrabile una fascia priva di inserti in prossimità dei muri perimetrali. Foto da GAMBARO, GERVASINI, LANDI 2001, fig. 21 p. 86.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, a granulometria medio-fine, ornato da un punteggiato regolare di dadi (maglie di 8x8cm). Lungo i muri perimetrali è presente una fascia in cementizio priva di inserti larga circa 30cm. Foto da GAMBARO, GERVASINI, LANDI 2001, fig. 16 p. 82.

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Rivestimento pavimentale spesso 6cm in cementizio a base fittile, a granulometria medio-fine (scaglie di 0.5-2cm di lato), ornato da un motivo a meandro di svastiche in tessere bianche. Inizialmente interpretato come bordo di un tappeto forse ornato da un emblema perduto, il motivo a meandro risulta invece esteso all’intera superficie pavimentale: una fascia priva di inserti larga fra 20-25cm lungo le pareti e una linea semplice dentata in tessere bianche delimitano il tappeto centrale, entro il quale si dispongono, senza un modulo fisso, svastiche semplici collegate fra loro attraverso lo sviluppo dei bracci, a formare aggregati di quattro o cinque unità. Si riconoscono tre moduli, diversi fra loro, ripetuti a incastro con rotazioni di 90° e disposti casualmente. Foto da GERVASINI 2010, fig. 4 p. 21.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, di fattura piuttosto grossolana, ornato da inserti irregolari bianchi di forma e dimensioni estremamente variabili: si riconoscono grosse tessere approssimativamente quadrangolari e scaglie lapidee di 3-8cm di lato. Foto da GAMBARO, GERVASINI, LANDI 2001, fig. 15 p. 81.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, a granulometria omogenea con tessitura fine e compatta, ornato da uno pseudoscudo di losanghe, di 1.85m di diametro, incluso in un quadrato delimitato da due linee semplici dentate bianche parallele. Gli spazi angolari di risulta sono bipartiti da una linea semplice dentata diagonale, originata dal centro della composizione. Il motivo geometrico potrebbe suggerire la decorazione di uno spazio di soglia, ma in assenza di ulteriori dati si considera come tappeto a copertura unitaria. Foto da GERVASINI 2010, fig. 5 p. 21.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base litica, spesso 4cm e visibile solo per una stretta striscia parallela al perimetrale NO. Il cementizio è composto da scaglie di calcare bianco di dimensioni comprese fra 1 e 3cm legate da abbondante malta. Foto da GERVASINI 2010, fig. 5 p. 21.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi a spina di pesce, piuttosto ben conservato. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi a spina di pesce, conservato solo per un breve tratto accanto alla vera del pozzo lapideo di fase II. Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile di scarsa qualità, privo di decorazione. Non si
esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si
esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Rivestimento pavimentale in “battuto di minute scaglie calcaree nerastre allettate con malta e lisciate in superficie”, interpretabile come cementizio a base litica di colore nero. Il rivestimento, di incerta interpretazione, è stato rinvenuto in corrispondenza dei vani 11, 12, 14, 16, 17, 21, 22 e 24. Non si esclude che possa trattarsi di un semplice piano di cantiere. Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento si conserva in situ solo per esigui tratti, obliterato dalle strutture di III fase (vd. infra), ma è ricostruibile grazie a un ampio lacerto staccato e ricomposto su un pannello oggi conservato nell’Antiquarium del Varignano. Si tratta di un tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, interrotto da una fascia monocroma nera (7 file di tessere diritte) verosimilmente presente su tutto il perimetro del tappeto e preceduta, lungo le pareti del vano, da un’ampia fascia bianca a ordito obliquo. Nel lacerto dell’Antiquarium si osserva la medesima sequenza anche in prossimità della soglia: oltre la fascia nera si dispongono una linea doppia bianca a ordito diritto, una larga fascia bianca a ordito obliquo, un’altra linea doppia diritta e, infine, il motivo della scacchiera bicroma di triangoli rettangoli isosceli (6 file di triangoli), delimitato da una fascia monocroma rossa (5 file di tessere sui lati lunghi, 4 su quelli corti; tessere in laterizio). Foto Paola Da Pieve.

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Rivestimento pavimentale in tessellato bicromo, obliterato dalla costruzione dei muri di fase III (vd. infra). Il tappeto, a filari paralleli e obliqui di tessere bianche, è incorniciato da una fascia monocroma nera, distante dal muro NO 29cm e da quello SO 26cm. L’ordito diritto della fascia scura si raccorda al tappeto con due linee doppie bianche a ordito diritto. Non si conserva la soglia verso l’atrio 11 né quella che immette nel vano 18. Foto da BERTINO 1986, fig. 1 p. 9.

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una cornice lineare bianca e nera distante 23cm dalla parete SO e 24.5cm da quella SE. La cornice è composta da una fascia monocroma nera (6 file di tessere) a ordito diritto, raccordata al campo da due linee doppie bianche a ordito diritto. Foto da GERVASINI, LANDI 2001, fig. 7 p. 111 (originale in b/n; foto a colori su concessione della dott.ssa L. Gervasini).

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una cornice lineare bianca e nera distante 27-28cm dalle pareti e composta da una fascia monocroma nera (6 file di tessere) a ordito diritto, raccordata al campo da due linee doppie bianche. La soglia verso l’atrio 12 è decorata da una fascia a meandro di svastiche a giro semplice e quadrati (larga 40.3cm), raccordata al tappeto da una linea doppia bianca a ordito diritto e al mosaico a canestro dell’atrio da una linea doppia bianca in tessere più grandi (lato 1.5cm) rispetto al resto del tappeto (1cm circa). All’interno dei quadrati si alternano motivo geometrici policromi diversi, di cui si conservano un quadrato diviso da una diagonale bianca in due triangoli (rosso e verde) e un quadrato a fondo bianco, incompleto, con le diagonali disegnate da linee triple dentate e bicrome. Foto da da BERTINO L.M. 1986, fig. 3 p. 9.

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Rivestimento pavimentale in cementizio fittile a punteggiato di crocette (14 file) bianche e nere, inquadrato da due linee semplici dentate bicrome, che delimitano una fascia priva di decorazioni larga circa 5cm ai piedi dei muri perimetrali e attorno alla vasca. Le crocette sono composte da quattro tessere bianche in marmo lunense attorno a una in calcare cupo del monte Castellana. Foto da BERTINO 1990, fig. p. 28.

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Il pavimento, obliterato in più punti dai muri di III fase della villa (vd. infra), è costituito da un semplice tessellato nero a ordito obliquo, privo di inserti, che corre attorno alla vasca centrale dell'impluvium. In corrispondenza del tablino 13 il mosaico presenta una linea doppia nera a ordito diritto, che raccorda il tappeto con la soglia a meandro assonometrico policromo (vd. infra) e che, verosimilmente, è presente anche in corrispondenza della soglia a scacchiera di triangoli dell'ala 14 (vd. infra). Foto da BERTINO 1986, fig. 8 p. 13.

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Il pavimento, obliterato in più punti dai muri di III fase della villa (vd. infra) e dal settecentesco Casale Turra, è costituito da un mosaico a canestro (a stuoia) in tessere di marmo bianco lunense con inserti calcarei policromi, assenti lungo le pareti del vano (fascia perimetrale larga 22cm). Il calcare colorato degli inserti proviene dalle cave del golfo spezzino. Foto da BERTINO 1978 (Restauri in Liguria), tav. II.

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Descritto come "signino", il pavimento è verosimilmente un cementizio a fase fittile, privo di decorazioni. Non si esclude possa trattarsi di un semplice strato preparatorio di un pavimento perduto.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, con inserti misti policromi (giallo, verde, nero, bianco) di forma prevalentemente rettangolare. Nonostante la presenza di alcuni inserti più irregolari, il motivo decorativo è interpretabile come un punteggiato irregolare di tessere rettangolari su cementizio fittile. Una stretta fascia perimetrale in cementizio priva di inserti e una linea semplice dentata bicroma inquadrano il tappeto. Foto da BERTINO 1984, fig. 68 p. 58.

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Rivestimento in cementizio a base fittile decorato dall'inserzione di tessere marmoree bianche fittamente sparse sulla superficie, a eccezione di una fascia risparmiata lungo le pareti, larga 10.7cm. Le tessere sono principalmente quadrangolari e talvolta triangolari; si osservano anche rari elementi lapidei neri millimetrici. Foto da BERTINO 1986, fig. 12 p. 15.

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Descritto come "signino", il pavimento è verosimilmente un cementizio a fase fittile, privo di decorazioni. Non si esclude possa trattarsi di un semplice strato preparatorio di un pavimento perduto.

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Il rivestimento, fortemente lacunoso, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, arricchito da un pannello solo minimamente conservato, forse riconducibile a uno pseudoemblema decentrato (distanza dal muro NE 16cm, dal muro SE 118.8cm). Il pannello è inquadrato da una fascia monocroma nera (9 file di tessere), raccordata al campo esterno da una doppia linea bianca a ordito diritto; internamente è possibile osservare agli angoli le porzioni di due quadrati di 6 tessere con linea bianca dentata diagonale, che determina quattro triangoli, resi in verde, ocra e due tonalità di rosso. La lacunosità del motivo non consente di determinarne puntualmente la composizione che, tuttavia, sembra ricordare un doppio reticolato di linee semplici diritte e linee semplici dentata oblique, formanti triangoli (cd. transenna: variante a linee semplici di DM 126b/d?). Foto da BERTINO 1986, fig. 6 p. 11.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si
esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una fascia monocroma nera (5/6 file di tessere) a ordito diritto, raccordata al campo da due linee doppie bianche a ordito diritto e distante dalle pareti circa 18cm. Foto Paola Da Pieve.

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da due unità decorative, che identificano l’anticamera, affacciata sull’atrio 12, e lo spazio destinato al letto, sul fondo dell’ambiente.
La zona del letto è pavimentata in cementizio litico di colore nero, più alto di 23cm rispetto al piano dell’anticamera, in tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una fascia monocroma nera distante 17cm dal muro SE e 18cm da quello SO. L’ordito diritto della fascia nera è raccordata al campo obliquo da due linee doppie bianche. immagine del rivestimento su concessione del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (© Archivio Soprintendenza Archeologia della Liguria, neg. 102), con divieto di ulteriore riproduzione senza preventiva autorizzazione.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento, in cementizio a base fittile con tracce di rubricatura e di restauri antichi, si compone di due unità decorative: una soglia approssimativamente quadrangolare (2x1.50m) sul lato S, estesa fra le due edicole, decorata a squame bianche; un tappeto rettangolare che occupa il resto della superficie pavimentale, inquadrato da un meandro di svastiche e quadrati, campiti da crocetta centrale, e ornato da tessere bianche e nere e lastrine calcaree policrome (rosse, verdi, bianche, gialle) di varia forma e dimensione, piuttosto serrate. Foto da da BERTINO 1978, tav. IIIx.

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Rivestimento pavimentale a commessi laterizi (sesquipedali), totalmente perduto, forse esteso al solo portico perimetrale. Frammenti di grossi laterizi sono stati rinvenuti al di sotto della scala di accesso ai locali delle vasche di decantazione: essendo questo passaggio scalare già esistente nella fase sillana della villa, si ipotizza che il pavimento in laterizi risalga a questo momento.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, decorato da un punteggiato di grossi dadi bianchi (lato 2cm) disposti in maglie regolari di 11cm di lato. Foto da BERTINO L.M. 1990, fig. 2 p. 37.

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Il pavimento è perduto, a causa della sovrapposizione delle strutture del calidario 42 di II fase. I primi scavi misero in luce un cementizio fittile non decorato (BERTINO 1990, p. 36), ma due lacerti musivi di suspensura reimpiegati nei muri di II fase (GERVASINI, LANDI 2004, pp. 71-72) ne fanno ipotizzare una semplice funzione preparatoria per un tessellato bicromo geometrico. Il lacerto meglio conservato è costituito da file di tessere nere e bianche alternate, seguite da una “T” bianca fra due esigui tratti neri laterali: per quanto lacunoso, il motivo decorativo sembra ricollegabile ai 35 lacerti con meandro incorniciato da fascia nera rinvenuti nel riempimento dell’ambulacro 38 (BERTINO 1986, p. 10 n. 7; GERVASINI, LANDI 2004, p. 72). Sebbene non sia certa la pertinenza dei frammenti al vano 3, in questa sede si è scelto di considerarli come tali, per la prossimità fra questo e il vano 38 e per un verosimile reimpiego in situ degli elementi architettonici di I fase. Foto Paola Da Pieve.

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Il pavimento è estremamente lacunoso in corrispondenza del tappeto centrale, in tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui. Questo si raccorda, mediante una linea doppia bianca a ordito diritto, a una soglia policroma (5x0.45m) che separa il tablino dall’atrio 11 (vd. infra). Il pannello è decorato da un meandro di svastiche a giro semplice e quadrati raddoppiati (con perno centrale nel quadrato più interno) in prospettiva su fondo nero ed è separato dal tappeto musivo nero dell’atrio da una fascia monocroma bianca (7 file di tessere). Su tutta la superficie colorata vi è un pigmento del colore delle tessere (rosso su rosso, verde su verde…), interpretato non come malta interstiziale a colore fra le tessere, ma come preparato steso su di esse per ravvivarne la cromia e, talvolta, per correggere la sequenza cromatica del disegno (GERVASINI, LANDI 2004, p. 71). Foto da BERTINO L.M. 1990, fig. 1 p. 37.

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Rivestimento pavimentale in commessi laterizi a spina di pesce, presente attorno ai torchi e nel ripostiglio alle spalle di questi. Foto da GERVASINI, LANDI ET ALII 2002, fig. 68 p. 167.

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Il rivestimento, danneggiato dalle strutture di III fase impostate direttamente sui pavimenti sillani, è costituito da un tessellato bianco con fascia perimetrale nera ed emblema (86cm di lato) in opus vermiculatum policromo, decentrato verso il muro di fondo del vano, ma ben visibile dall’accesso aperto sulla porticus triplex. Il mosaico, nonostante il pessimo stato di conservazione, risulta di fattura molto accurata sia per la fitta trama delle tessere nel tappeto bianco (145/165 tessere dmq) sia per il sapiente utilizzo della cromia nell’emblema, ove è rappresentata una scena tricliniare (lato 66cm), inquadrata da una treccia a calice, con due coppie di convitati sdraiati su klinai all’interno di una sala riccamente decorata. Della raffigurazione, divisa su tre registri orizzontali in diverse campiture di colore, si conservano parzialmente una figura maschile, con fitta capigliatura compatta, e una femminile (incarnato in tessere chiare), con corona di piccole foglie lanceolate. Foto da GERVASINI, LANDI 2013, fig. 6 p. 162.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, privo di decorazione. Non si esclude che possa trattarsi del semplice strato preparatorio.

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una cornice composta da una fascia monocroma nera a ordito diritto, raccordata al campo da due linee doppie bianche a ordito diritto. Rilievo da GERVASINI, LANDI 2013, fig. 4 p. 161 (vano C). Rielaborazione grafica P. Da Pieve (in rosso).

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Il rivestimento, solo parzialmente conservato, è costituito da un tessellato bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, bordato da una cornice composta da una fascia monocroma nera a ordito diritto, raccordata al campo da due linee doppie bianche a ordito diritto. Rilievo da GERVASINI, LANDI 2013, fig. 4 p. 161 (vano C). Rielaborazione grafica P. Da Pieve (in rosso).

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