Rivestimento pavimentale in cementizio fittile, composto da scaglie di laterizi o ceramica (anche sigillata) di dimensioni centimetriche (1x2cm). La superficie, nonostante il pessimo stato di conservazione, risulta piuttosto uniforme e liscia. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2007). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
La porzione superstite del rivestimento è assai limitata. Si tratta di un "battuto di pietrisco bianco e calce", interpretabile come cementizio a base litica, di fattura visibilmente grossolana. A causa della lacunosità dei dati, non è possibile escludere che il piano in cementizio costituisse parte del sottofondo di preparazione di un pavimento perduto. Foto da BRECCIAROLI, MASETTI, PEROTTO 1991, tav. CVI/a. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il piano pavimentale di fase I, reimpiegato in quella successiva, è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato di preparazione. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "battuto di pietrisco e calce", il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio litico, per il quale - date le dimensioni e le rifiniture del vano - non si esclude una funzione meramente preparatoria. Lo scarso livello di conservazione del pavimento non consente di stabilirne la scansione, forse (vista la presenza dell'esedra aperta nel muro N) a più unità decorative. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Il rivestimento risale alla fase II (inizio I sec. d.C.) ed è utilizzato ancora nella fase successiva (III, fine I sec. d.C.), quando viene unito al pavimento dell’adiacente vano 6b. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Il rivestimento risale alla fase II (inizio I sec. d.C.) ed è utilizzato ancora nella fase successiva (III, fine I sec. d.C.), quando viene unito al pavimento dell’adiacente vano 6a. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "signino", il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude che potesse in origine avere una funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “opus signinum” costituito da frammenti laterizi, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base fittile, campito – nella porzione superstite – da due grandi rettangoli non adiacenti. Questi sono solo delineati, l’uno da una fascia monocroma bianca inquadrata da 2 linee (triple?) nere, per una larghezza complessiva di 15cm, l’altro da una fascia di rettangoli (8x5.5cm) bianchi e neri alternati, per una larghezza complessiva di 8cm. Foto da ROSI 1938, fig. 3 p. 346. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “opus signinum” costituito da frammenti laterizi, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base fittile, ornato da tessere musive bianche e nere “sparse senza disegno”. Si tratta verosimilmente di un punteggiato irregolare di dadi su cementizio fittile. Rilievo da ROSI 1938, fig. 2 p. 345; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in “cocciopesto, costituito da frammenti laterizi piuttosto grandi, legati da malta biancastra sabbiosa e poco tenace”: cementizio a base fittile, di fattura grossolana. Il pessimo stato di conservazione dei lacerti non consente di escludere che possa trattarsi di un semplice livello di preparazione. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude che potesse costituire un semplice livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile. La lacunosità dei dati disponibili non consente di escludere che possa trattarsi di un semplice livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “signino rosato”, il rivestimento pavimentale è un cementizio a base fittile, in cui sono evidenti inserti (litici?) di colore bianco. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2011); rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “cocciopesto rossastro”, il rivestimento pavimentale è un cementizio a base fittile, in cui sono evidenti inserti (litici?) di colore bianco. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2011). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “opus signinum in pietrisco rosso chiaro e grigio, affogato in malta di cocciopesto rosa chiaro”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici di colore rosso e grigio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “opus signinum in pietrisco rosso chiaro e grigio, affogato in malta di cocciopesto rosa chiaro”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici di colore rosso e grigio. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XIX/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “battuto di calce con pietrisco grigio e nero”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici scuri. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “battuto di calce con pietrisco grigio e nero”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici scuri. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “opus signinum con pietrisco bianco di fondo, frammisto a pietrisco grigio e poco cocciopesto”, il pavimento è forse interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici bianchi e grigi. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come “pavimento in battuto di pietrisco biancastro e calce”, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura descritto come "sottile battuto levigato in superficie con calce fine pigmentata in rosso", il piano pavimentale, spesso 2/3cm, è identificabile come un cementizio a base fittile. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXI/a. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Dalla descrizione fornita in letteratura (BRECCIAROLI, PEJRANI, GALLESIO 1983) si desume che il pavimento sia costituito da un cementizio a base fittile con inserti misti, di tessere bianche (disposte regolarmente) e nere, sparse insieme a schegge di calcare di colore verde. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Cementizio a base fittile, descritto come “opus signinum decorato con tessere inserite, che formano disegni geometrici di estrema semplicità”. La decorazione sembra riconducibile a un semplice punteggiato di dadi, incluso entro una linea semplice formata da una fila di tessere. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Pavimento in tessellato bianco, ornato da un semplice reticolato di linee doppie nere, con gli scomparti quadrati caricati al centro da una lastrina marmorea policroma di forma geometrica varia (triangolo, quadrato, rettangolo, poligono irregolare). Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 2007, fig. 20 p. 136. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1985, tav. XXXI/a. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “manto signino”, il rivestimento risulta molto simile a quello precedente, sul quale è direttamente posato: si tratta verosimilmente di un cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1985, tav. XXXIV. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento del vano A3 è costituito da un “signino bianco ottenuto con un impasto di calce e pietrisco bianco, pressato e levigato a rullo”, identificabile come cementizio a base litica. Del rivestimento si conservava, al momento della scoperta, solo un breve tratto nel settore NO della stanza. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Poichè l'area del corridoio si estendeva oltre i limiti del saggio, il pavimento è stato osservato solo nella sezione ricavata dallo svuotamento delle fosse di spoliazione delle strutture. Foto da PEJRANI BARICCO, OCCELLI, BONI 2011, fig. 152 p. 297; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Descritto come "pavimento cementizio composto da un impasto di malta e piccole pietre rosse e nere, lisciato in superficie", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici rossi e neri. In un secondo momento di vita del vano, la porzione O del pavimento è sostituita da un semplice cementizio fittile posato sulle suspensurae di un ipocausto. Foto da PEJRANI BARICCO, OCCELLI, BONI 2011, fig. 152 p. 297; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Presentato in letteratura come "del tutto simile, per fattura e quota di affioramento, al pavimento del vano settentrionale" (1), il rivestimento del settore N dell'area è verosimilmente un cementizio a base litica con inserti litici, neri e rossi. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in battuto di malta di colore bianco con piccole scaglie di pietra e frammenti di laterizi, interpretabile come cementizio a base litica, spesso circa 10cm e visibile in sezione, al di sotto del pavimento successivo. Foto da BARELLO 2012, fig. 125 p. 286 (immagine a colori fornita dalla dott.ssa L. Maffeis, ditta Cristellotti & Maffeis). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è definito “signino” (ZANDA 1993) o “battuto bianco” (ZANDA 2011) ed è descritto come un “battuto di malta di colore bianco con piccole scaglie di pietra e frammenti di laterizi inclusi; in alcuni punti è stato possibile riscontrare come un sottile strato di cocciopesto fosse stato steso per ultima finitura” (BARELLO 2012). Sebbene da una prima osservazione il pavimento risulti a predominante colore bianco, la presenza del sottile strato rosato di cementizio fittile, ben lisciato, porta a ritenere che questo costituisse il rivestimento vero e proprio, poggiante su una preparazione in cementizio litico, spessa all’incirca 7cm e a sua volta stesa sul pavimento di fase I. Foto da BARELLO 2012, fig. 125 p. 286 (immagine a colori fornita dalla dott.ssa L. Maffeis, ditta Cristellotti & Maffeis). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
In letteratura viene menzionato il rinvenimento di “pezzi di mosaico” a “piccolissimi quadrelli”, uno in corrispondenza della soglia più orientale. L’assenza di ulteriori dati non consente di descrivere il pavimento. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile. Non è escluso che possa trattarsi di un semplice strato di preparazione. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è costituito da un cementizio a base fittile, fortemente danneggiato dal taglio provocato durante la fase II per la posa del canale di scolo c. Foto da LANZA 2011, fig. 14 p. 154. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su un vespaio di ciottoli costituito da tre strati, con funzione isolante. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su un vespaio di ciottoli costituito da 3 strati, con funzione isolante. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su uno strato di grandi ciottoli, con funzione isolante. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su uno strato di grandi ciottoli, con funzione isolante. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del pavimento, in cementizio a base fittile, è noto solo un lacerto individuato nella porzione orientale del braccio S del portico, in corrispondenza dell'accesso al vano 10. È verosimile che il rivestimento si estendesse sull’intera superficie del portico anulare. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Numerosi frammenti ceramici di età flavia rinvenuti in un saggio sotto il pavimento costituiscono un sicuro termine post quem per la datazione dei vani residenziali 8-11. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il tappeto pavimentale è realizzato in “cementizio bianco in scaglie di calcare” (cementizio litico) con inserti di tessere musive prevalentemente nere (bianche solo nelle intersezioni fra le linee), disposte a formare un pannello rettangolare centrale (1.66x2.90m), campito da semplici motivi geometrici e forse destinato a ospitare la mensa. Il pannello è delimitato da una linea semplice, che determina uno schema bipartito: verso N tre file di 11 quadrati ciascuna (reticolato di linee), verso S un reticolato romboidale di linee semplici entro un quadrato. Foto da LANZA 2011, fig. 17 p. 102. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in cementizio litico, di colore bianco. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto da LANZA 2011, fig. 17 p. 102; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
L’assenza di documentazione grafica/fotografica non consente di accertare la tecnica esecutiva del pavimento, sebbene la descrizione fornita dal Durando sembri riferirsi a un tessellato bicromo. Più incerta rimane la ricostruzione della decorazione “a disegno”, forse da intendersi come geometrica. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Cementizio a base fittile, decorato (al centro?) da uno pseudoemblema in opus sectile a schema unitario: entro una cornice esagonale formelle romboidali, triangolari e rettangolari disposte attorno a una grande losanga formano un motivo a stella in marmi policromi di importazione (Asia Minore: marmo africano e pavonazzetto; Grecia: fior di pesco; Tunisia: giallo antico). Foto da LANZA 2011, fig. 16 p. 154. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento della cella, individuato dal Morra, viene così descritto: “Alla profondità di 21 oncia (0,902m) in uno strato di calce, basato su grandi pietre del Po, veggonsi traccie di un pavimento a mattoni; a 11 once (0,472m) superiormente un letto di piccole pietre, e al di sopra in uno strato di bitume rossastro le traccie dei mattoni di un pavimento superiore. Lo spazio tra i due pavimenti è pieno di terra e di antichi rottami, in tutto il piano S un ammasso di pianelle di marmo bianco”. Sulla base di questi pochi dati, la Zanda ha ipotizzato che le “pianelle in marmo bianco” fossero pertinenti alla decorazione parietale e che il piano pavimentale della cella, in mattoni, poggiasse su uno strato di macerie, debitamente livellato, che obliterava il precedente acciottolato stradale del decumano 1, parzialmente occupato dalla cella del santuario adrianeo. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Nel 1837 l’ing. Jano, autore della scoperta insieme al cav. Saluzzo e l’abate Gazzera, così descriveva la decorazione del pavimento: “Ad ogni trenta centimetri di distanza in quadratura vi sono piccole stelle formate con cubi di pietra artefatta della grossezza di un centimetro. Alcune pietre sono di color turchino, e altre bianche. Se la pietra di mezzo è bianca i raggi della stella sono formati con pietre di color turchino e viceversa, se quella di mezzo è turchina” (LANZA 2011, p. 103). Si tratta di un rivestimento in cementizio a base fittile arricchito da un punteggiato regolare di crocette, in colore contrastante e alternato. Il “color turchino” è verosimilmente da intendere come un nero sbiadito. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del pavimento venne in luce una porzione di circa 80x70cm, in cementizio costituito da un nucleo compatto di ghiaia e malta di calce bianca o biancastra, decorato da losanghe in ardesia (11.5x6.5cm, spessore 3cm max) regolarmente disposte sulla superficie. L'analisi condotta su una delle losanghe mostra regolarità e nettezza dei tagli e perfetta politezza della superficie esterna; più grezzo risulta invece il retro, funzionale all'inserimento nella base cementizia. Foto da BETORI 2001, fig. 4 p. 100. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di pietrisco e calce bianchi” o “consistente conglomerato ricco di scaglie di pietra biancastra”, il pavimento è identificabile con un semplice cementizio a base litica. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “cocciopesto”, il rivestimento è identificabile come un cementizio a base fittile, spesso 7cm. Lo scavo ne ha messo in luce una porzione ridotta (3.20m EO, 0.60m NS). Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “cocciopesto”, il rivestimento è identificabile come un cementizio a base fittile. Lo scavo ne ha portato alla luce solo una parte (3.40 NS, 0.60 EO). Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Lastricato omogeneo non marmoreo, in grandi lastre di pietra grigia, di diverse dimensioni: lungo le fasce laterali (E e O) le lastre sono di forma rettangolare allungata, al centro invece sono di dimensioni maggiori, quasi quadrate. Foto da BRECCIAROLI 1990, tav. XXVI/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Dall'unica immagine disponibile (da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24) non è possibile determinare con precisione la tipologia del rivestimento, definito dallo stesso Carducci "mosaico rustico" (CARDUCCI 1941, p. 27). Non è escluso che si tratti di un cementizio a base litica, come molti altri provenienti da Susa, ove le schegge marmoree nello strato di malta possono essere state lette come tessere di un mosaico estremamente grossolano. Nei casi esaminati le schegge, tuttavia, non mostrano una funzione decorativa, ma costituiscono una semplice componente del battuto cementizio. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Lastricato omogeneo non marmoreo, in grandi lastre rettangolari di pietra grigia, di diverse dimensioni. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Descritto come “battuto di malta con ghiaia, pietrisco e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale può essere interpretato come una semplice stesura in cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI 1990, tav. XXVI/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Dall'unica immagine disponibile (da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24) non è possibile determinare con precisione la tipologia del rivestimento, definito dallo stesso Carducci "mosaico rustico" (CARDUCCI 1941, p. 27). Non è escluso che si tratti di un cementizio a base litica, come molti altri provenienti da Susa, ove le schegge marmoree nello strato di malta possono essere state lette come tessere di un mosaico estremamente grossolano. Nei casi esaminati le schegge, tuttavia, non mostrano una funzione decorativa, ma costituiscono una semplice componente del battuto cementizio. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del rivestimento originario si conserva un esiguo lacerto, oggi musealizzato, del tappeto musivo, costituito da un tessellato a fondo nero con punteggiato di dadi in marmo bianco. Foto da BARELLO 2009, fig. 5 p. 226. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del rivestimento si conserva solo un lacerto, oggi musealizzato, pertinente al campo musivo in tessellato a fondo bianco. La superficie pavimentale appare molto danneggiata. Foto Paola Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "battuto di malta e schegge di marmo", il rivestimento è identificabile come cementizio a base litica, spesso complessivamente 0.30m. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "battuto in malta di calce bianca, sabbia e pezzetti di marmo", il rivestimento è identificabile come cementizio a base litica, di colore bianco. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Variamente definito "cocciopesto" (BARELLO 2009) o "battuto di malta" (BARELLO 2007), il rivestimento è verosimilmente a base fittile. La presenza di cinque lastrine romboidali in marmo bianco, immerse nello strato di malta in corrispondenza dell’originario accesso NE del vano, sembra suggerire una scansione pavimentale a più unità decorative: gli inserti marmorei indicherebbero quindi l’accesso alla grande sala (cfr. planimetria fase II). Planimetria da BARELLO 2012, da BARELLO 2012, p. 321. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Lastricato omogeneo non marmoreo, con elementi forse in parte di reimpiego, come suggeriscono gli incastri per grappe metalliche visibili su alcune lastre. Questo particolare potrebbe suggerire una datazione del pavimento leggermente più tarda rispetto al resto della domus, ma non meglio precisabile. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di semplice livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio, specie in considerazione delle dimensioni ragguardevoli e della plausibile destinazione di rappresentanza del vano. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio, specie in considerazione delle dimensioni ragguardevoli e della probabile destinazione di rappresentanza del vano. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in tessellato a fondo nero, ornato da un punteggiato regolare di dadi bianchi, distanti 0.16m l’uno dall’altro. Il bordo del tappeto geometrico è delimitato da una cornice lineare, distante circa 0.45m dalle pareti interne e costituita da una fascia monocroma bianca (5 file di tessere) e da una linea tripla nera; lo spazio di risulta ai piedi delle pareti è pavimentato in tessellato nero a ordito di filari paralleli e obliqui. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1990, tav. XXX/b. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è da considerarsi un cementizio a base fittile. Se ne conservano lacerti al di sotto della preparazione del rivestimento di fase II. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile, composto da malta e frammenti laterizi. Viste le analogie con la preparazione dell'adiacente corridoio A, si ipotizza che il piano in cementizio del vano B costituisca solo un livello preparatorio di un rivestimento più elaborato, ma completamente perduto. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il Barocelli descrive il pavimento come un “battuto di minuto tritume laterizio, nel quale piccoli segmenti marmorei bianchi, incastrati, costituiscono un semplice motivo geometrico” (BAROCELLI 1936, p. 10); nella riproduzione grafica allegata (BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9) sembra possibile osservare una serie di inserti prevalentemente circolari, di dimensioni differenti, su fondo in cementizio (fittile). Rilievo da BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9 (particolare). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del mosaico si conserva nei magazzini del Castello di Susa solo un tondo (60x66cm), di cui è comunque leggibile la decorazione: si tratta di una composizione reticolata di stelle di otto punte tangenti, con effetto di doppio reticolato di fasce diritto e obliquo. Dall’osservazione della documentazione grafica (BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9) risulta che la composizione di stelle a 8 punte ornasse l’abside N, mentre il tappeto del resto del vano è perduto: al momento della scoperta sopravviveva solo una porzione del bordo, in mosaico a fondo nero con fascia mediana bianca, che sembra delimitare l’intero pavimento. Foto da MERCANDO 1993, fig. 98 p. 91. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del pavimento si legge solo una esigua porzione del bordo, in tessellato monocromo nero, seguito da una fascia monocroma bianca e una nera. Dal disegno sembra che più internamente si disponessero tessere bianche (fascia? tappeto a fondo bianco?). Rilievo da BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9 (particolare). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in cementizio a base mista, costituito da frammenti di laterizi e ceramica, frammenti di pietra e ghiaia impastati con malta. Non si può escludere che avesse una funzione preparatoria. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in mattoni sesquipedali posti in file regolari, con la testa verso i muri (commessi laterizi). Foto da MERCANDO 2003, fig. 209 p. 226; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il tappeto musivo si conserva quasi per intero, salvo una lacuna che interessa l’angolo SO del pavimento, intaccando anche parte della decorazione figurata. Si tratta di un tessellato composto da 2 UD, probabilmente corrispondenti alla soglia (cornice esterna a fondo nero, con fascia di quadrati sulla diagonale, delineati in bianco e campiti da una crocetta bianca, presente sul lato breve E e su un breve tratto di quello lungo S) e allo spazio centrale (tappeto con “stralcio” centrato di una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe e 2 pseudoemblemata figurati policromi, di cui sopravvive solo quello E, con un erote che cavalca un delfino, in asse forse con l'ingresso al vano; di quello O si intravede solo l’angolo NE, contenente un motivo angolare vegetale). Foto da MERCANDO 2003, tav. a colori XVI. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Nonostante la presenza di una "fascia rossa" lungo il perimetro del pavimento, indizio forse di una rubricatura, la tecnica di realizzazione del rivestimento (cementizio) non consente di escludere che questo sia solo un livello preparatorio. Foto da MERCANDO 2003, fig. 214 p. 229. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il tessellato si conserva solo per un tratto nell'angolo SO, che consente tuttavia di ricostruirne l'intero andamento: si tratta di una composizione ortogonale di ottagoni delineati, adiacenti, che formano quadrati minori contenenti ciascuno una crocetta. Entro gli ottagoni vi sono elementi vegetali e vegetalizzati, di almeno due tipi, alternati. La cornice del tappeto è costituita da una successione di fasce geometriche bianche e nere. Foto da MERCANDO 2003, fig. 214 p. 229. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Descritto come "cocciopesto con scaglie di calcare e ghiaietta" (FILIPPI, PEJRANI, LEVATI 1995) o "cementizio in scaglie di pietra legate da abbondante malta biancastra", il pavimento, conservato solo per brevi trattii, è interpretabile come cementizio a base litica. La limitatezza della porzione conservata e dei dati di scavo non consentono di escludere che il rivestimento costituisse un livello di preparazione. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in "opus scutulatum (scaglie di calcare)" (FILIPPI, PEJRANI, LEVATI 1995), identificabile con un cementizio litico, costituito da scaglie di pietra legate da malta biancastra. Non si esclude una funzione di piano preparatorio. Rilievo da FILIPPI, LEVATI, PEJRANI BARICCO 1995, tav. CLIII/a (lettera A). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in tessellato a fondo bianco, bordato da una fascia monocroma nera e campito da crocette nere e bianche. Del pavimento sopravvivono solo alcuni lacerti, in pessimo stato di conservazione. Foto da MERCANDO 2003, fig. 206 p. 223. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del tessellato, bicromo, si conservano alcuni lacerti del bordo e del campo, dai quali è possibile determinare la decorazione geometrica del tappeto. Una larga fascia nera a ordito di filari paralleli, seguita da una cornice lineare bianca/nera/bianca, inquadra una composizione triassiale di stelle di 6 punte tangenti, formanti losanghe e caricate da un esagono iscritto. Foto da MERCANDO 2003, fig. 207 p. 224. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Piano pavimentale in tegole e mattoni sesquipedali disposti di piatto, scoperti ancora in situ nel settore SE del vano. Foto da GABUCCI, PEJRANI 2009, fig. 5 p. 236; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in cementizio composto da frammenti ceramici e laterizi, legati da malta biancastra. Non si esclude possa avere funzione preparatoria. Foto da GABUCCI, PEJRANI 2009, fig. 5 p. 236; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in cementizio a base fittile, costituito da frantumi di laterizi impastati con malta e ghiaia. Non si esclude che esso rivestisse funzione preparatoria. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino”, arricchito da inserti irregolari di piastrelle di pietra, marmo e laterizio di varie forme e dimensioni: si tratta di un cementizio a base fittile con inserti policromi misti. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il piano pavimentale originario è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito “battuto di malta e ghiaia sovrapposto a vespaio”, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base litica. Foto da MERCANDO 2003, fig. 233 p. 242; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento pavimentale è descritto come “opus signinum costituito da un conglomerato di frammenti laterizi e pietra calcarea, frammisti a scaglie di anfora” o come “cocciopesto” ed è interpretabile come cementizio a base fittile. Non essendo accertata la funzione del complesso cui il grande vano appartiene, non è possibile determinare se il rivestimento fosse effettivamente il piano di calpestio finito (plausibile in un contesto mercatale) o piuttosto uno strato di preparazione per un pavimento più ricercato (lastricato?) di un complesso a destinazione pubblica (terme). Da quanto si afferma in letteratura (PEJRANI BARICCO, SUBBRIZIO 2002, p. 43) non emerge la presenza né di lastre di rivestimento superstiti, seppure frammentarie, né di impronte nella malta. Foto da PEJRANI BARICCO, SUBBRIZIO 2002, tav. XII/c. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento in mattoni bipedali, ancora in situ, variamente interpretato come piano di posa per un pavimento in marmo, perduto (FINOCCHI1977, p. 31; PAPOTTI 1998, p. 107; TOSI 2003, p. 564; FINOCCHI 2007, p. 42), o come piano pavimentale finito (BRECCIAROLI TABORELLI 2004, p. 68). Foto da ARCHEOLOGIA A TORINO, a cura di L. Mercando, Torino 1993, fig. p. 106; rielaborazione grafica P. Da Pieve. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento è verosimilmente interpretabile come un cementizio a base mista, costituito da "cocciopesto" e ghiaia. Potrebbe trattarsi di un piano di preparazione. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è costituito verosimilmente da un cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere la funzione di piano preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il lacerto pavimentale ha restituito alcune formelle ancora in situ, per lo più frammentarie, e le impronte di quelle mancanti ben leggibili nello strato di preparazione. Si tratta di un sectile bicromo a modulo quadrato con motivi semplici in redazione a scacchiera: formelle quadrate (Q), sia bianche sia nere, si alternano a formelle quadrate con triangoli disposti simmetricamente (Qt), che formano il cd. motivo “a clessidra”, redatto con i triangoli opposti del medesimo colore, ma in contrasto con quelli adiacenti. Foto da MERCANDO 2003, fig. 221 p. 232. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Cementizio a base fittile, conservato per un breve tratto in corrispondenza di un lacerto murario EO. Potrebbe trattarsi di un piano di preparazione, ma la lacunosità dei dati non ne consente una definizione puntuale. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il mosaico, di cui si conservano due ampi lacerti tagliati dal muro del chiostro domenicano, è costituito da una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità, che determinano quadrati minori sulla diagonale, campiti da un nodo di Salomone, e quadrati maggiori diritti, ornati da motivi a stuoia o da fioroni compositi. Il bordo esterno si compone di una larga fascia in tessellato monocromo bianco a ordito diritto, cui seguono una linea doppia nera, una tripla bianca e un’altra doppia nera. Esso risale verosimilmente a un periodo di poco successivo (inizio II sec. d.C.) alla creazione della domus (fine I sec. d.C.). Foto da PEJRANI BARICCO, GREPPI, SUBBRIZIO 2010, fig. 117 p. 252. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il mosaico pavimentale, fortemente danneggiato dal taglio di pozzi e canalizzazioni di epoca moderna e da una fila di buche di palo tardoantiche, è ricostruibile sulla base delle porzioni conservate, che in più punti mostrano traccia di rappezzi a tessitura irregolare e grossolana, realizzati con le tessere originali, disposte però con diverso orientamento. Il tappeto musivo è a fondo nero, con una cornice lineare di fasce nere e bianche alternate, che inquadra un punteggiato di crocette bianche, costituite da 4 tessere chiare attorno a una scura. Foto da PEJRANI, RATTO, GIRARDI, CABIALE 2012, fig. 157 p. 320 (immagine a colori su concessione dott.ssa S. Ratto, SBAPMAE). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile. Foto da PEJRANI, RATTO, GIRARDI, CABIALE 2012, fig. 157 p. 320 (immagine a colori su concessione dott.ssa S. Ratto, SBAPMAE). Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del rivestimento si conserva un ampio lacerto pertinente al bordo e al campo musivo. Il bordo si compone di una fascia in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, seguita da una linea tripla bianca a ordito diritto, una fascia monocroma nera (6 file di tessere) e una bianca (5 file di tessere). Il campo è invece decorato da un semplice reticolato di linee doppie nere su fondo bianco, che determinano quadrati di circa 10cm di lato. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il rivestimento in “opus signinum” è descritto come un battuto di malta biancastra con piccoli frammenti di ceramica, scaglie di laterizi e di marmo bianco: si tratta, verosimilmente, di un cementizio a base mista. Non è escluso che esso costituisca un semplice livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento in “opus signinum” è descritto come semplice "cocciopesto", con scaglie di laterizi e frammenti ceramici allettati in una malta rosata. È quindi interpretabile come cementizio a base fittile. Non è escluso che esso costituisca un semplice livello preparatorio. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "cocciopesto", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione, soprattutto in considerazione della scarsa qualità del rivestimento. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "opus signinum decorato con un motivo geometrico a pelta in tessere bianche" (FILIPPI 1983) o "a rete di ottagoni" (MERCANDO 2003), il rivestimento è un cementizio a base fittile con inserti di tessere musive bianche, disposte a formare una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, formanti grandi esagoni irregolari intersecantisi. Foto da MERCANDO 2003, fig. 208 p. 224. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento, definito "opus scutulatum" (FILIPPI 1991), è costituito da malta biancastra mista a frammenti di marmo di vari colori, prevalentemente gialli e neri (FILIPPI 1983). Si tratta verosimilmente di un cementizio a base litica con inserti marmorei. Esso appartiene a una seconda fase di vita dell'ambiente, forse coeva alla ristrutturazione dell'insula. Rilievo da FILIPPI 1983, tav. LVIII. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il lacerto musivo superstite risulta scarsamente leggibile: dall’esterno si riconoscono una fascia in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, una linea tripla bianca (a ordito diritto), una linea semplice nera, una fila di torri in colori contrastanti con effetto ambivalente, una linea semplice bianca e una linea tripla (o fascia monocroma) nera. Segue un’esigua porzione del tappeto, in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui. Foto da MERCANDO 2003, fig. 212 p. 228. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Del rivestimento pavimentale sopravvive solo il bordo in tessellato bicromo, lungo il lato S del vano e per un breve tratto in corrispondenza dell’angolo SO. Si osserva una larga fascia monocroma nera, a ordito di filari paralleli, una fascia monocroma bianca e una nera (entrambe composte da 4 file di tessere), che delimitano una fila di racemi di acanto neri su fondo bianco, seguiti da un’altra fascia monocroma nera (4 file di tessere) e forse da un’altra bianca, di cui è parzialmente visibile solo una fila di tessere bianche. Foto da MERCANDO 2003, fig. 213 p. 228. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Il pavimento viene descritto come "opus signinum, composto da frammenti laterizi e ceramici e scaglie di pietra bianca, affogati nella malta, levigato in superficie e colorato in rosso". Nonostante la presenza di scaglie lapidee, esso è interpretabile come cementizio a base fittile, rubricato. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra
Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione. Dal sottofondo pavimentale proviene un frammento di calice Conspectus 52, in terra sigillata tardoitalica. Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra