Pesaro e Urbino


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Rivestimento caratterizzato da uno pseudoemblema centrale in opus sectile incorniciato da due fasce in tessellato bianco e nero. Lungo uno dei lati brevi la pavimentazione ha restituito una decorazione figurata, con animali marini, da interpretare come probabile soglia. Il pavimento è attualmente visibile solo in parte. Il rivestimento musivo risulta essere tagliato da strutture murarie moderne.

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Il vano presenta un pavimento in tessellato policromo, a decorazione geometrica, con uno pseudoembelma centrale raffigurante un cavallino in corsa. Il rivestimento è solo parzialmente conservato; parte della decorazione musiva è infatti obliterata da strutture murarie recenti. Attualmente il rivestimento è documentato da un'unica immagine fotografica scattata al momento del suo rinvenimento.

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Pavimento in mosaico geometrico, con reticolato di fasce con quadrati sporgenti tangenti a quelli iscritti nelle croci, disegnato da una doppia file in tessere nere su fondo bianco, con pseudoemblema centrale raffigurante una pantera cavalcata da un amorino. Il tappeto musivo presentava, al momento del rinvenimento, ampie lacune in corrispondenza dello pseudoemblema centrale e dei settori marginali. Il pavimento, così come attualmente è visibile presso il Museo Civico, è frutto di un intervento di ricostruzione volto ad integrare le parti mancanti secondo schemi decorativi già noti nel contesto romano (pseudoemblema) o moltiplicando, simmetricamente, le parti dello schema geometrico conservate. Lungo uno dei lati del tappeto mosivo è stata rintracciata una soglia con una decorazione vegetale disegnata in tessere nere su fondo bianco.

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Il vano presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco, incorniciato da una doppia fascia perimetrale in tessere nere. Non si hanno informazioni circa le dimensioni del mosaico così come poco accurata risulta essere la descrizione del probabile pseudoemblema geometrico che doveva occupare lo spazio mediano del tappeto musivo: “dell’emblema centrale restano pochi riquadri neri incorniciati da una fascia bianca profilata in nero” (Mercando 1970, p. 20). Il rivestimento non è più visibile.

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Pavimento in cementizio decorato con un punteggiato irregolare di tessere nere. L'estrema frammentarietà del rivestimento pavimentale conservato non permette di stabilire la presenza o meno di una cornice perimetrale. Il pavimento venne rintracciato ad una quota di -3.50 m.

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Pavimentazione in tessellato bianco caratterizzata da un bordo in tessere rosa. Del pavimento, inglobato in strutture moderne e non più visibile, rimane soltanto parte del bordo e del campo centrale.

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Pavimento rinvenuto ad una profondità di -2.80 m dal piano di campagna. Il tessellato, di cui si conserva solo parte del campo centrale e del bordo, era decorato da una doppia fascia in tessere bianche su di un fondo monocromo nero.

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Il pavimento venne rintracciato a 11 m dal mosaico a tessere bianche e nere, proveniente dalla medesima area (amb. 1), e ad una profondità di -2.75 m dal piano di campagna. Il rivestimento prevede l'impiego di mattonelle di forma esagonale con tessere bianche come decorazione.

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Frammento di pavimentazione, rintracciato in occasione di lavori di scavo effettuati nel corso del 1900, a commessi di laterizi con mattoni a forma di squame con tessera in pasta vitra al centro. Del mosaico esiste un rilievo effettuato dall'Ufficio tecnico del comune di Fano al momento del rinvenimento.

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Il pavimento venne rintracciato ad una profondita di -3.40 m dal piano di campagna. Nella relazione di scavo l'autore parla di "piccole tessere di pasta vitrea e marmo" (MARIOTTI 1903). Attualmente l'unica documentazione disponibile relativa al rivestimento in esame è un disegno realizzato dall'Uffico tecnico del Comune di Fano al momento del rinvenimento. Nel rilievo, una decorazione a stuoia è incorniciata da una treccia a due capi inquadrata de cornici in colore contrastante.

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Il piano pavimentale prevede una decorazione in tessellato, in redazione bicroma, con uno scudo di triangoli, iscritto in un quadrato e inserito su di tappeto monocromo bianco, delimitato da una treccia a due capi e decorato nel settore centrale da un motivo floreale. Del rivestimento, non più visibile, si conservano solo alcune immagini d'archivio e una ricostruzione grafica dell'intero motivo decorativo.

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Il vano 1 risulta essere pavimentato da un mosaico policromo con pseudoemblema centrale. Come decorazione, su di un tesellato policromo, si inserisce un pannello quadrangolare, con corona di cerchi e decorazioni geometriche, inquadrato da una guilloche. Il rivestimento è in parte obliterato da strutture murarie moderne.

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Pavimento in mosaico di cui si conserva solo parte del campo. Il rivestimento musivo, con pseudoemblema centrale inquadrato da una doppia cornice con onde e treccia a quattro capi in redazione policroma, è tagliato da strutture murarie moderne che rendono difficile una lettura unitaria del tessellato.

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Il mosaico, con Nettuno su quadriga trainata da ippocampi, deve probabilmente essere interpretato come un possibile emblema o pseudoemblema, di forma circolare, relativo ad una pavimentazione di più ampie dimensioni di cui non possediamo, attualmente, nessuna documentazione di archivio. La decorazione musiva viene datata, su base stilistica, alla seconda metà del II secolo d.C.

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L'ambiente 1 ha restituito, in corrispondenza dell'angolo settrentrionale del vano, una limitata porzione di un rivestimento in tessellato in redazione bicroma. Lo stato frammentario della pavimentazione ha permesso di indagare gli strati di preparazione del piano musivo.

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Come rivestimento si ricorre ad un pavimento a commessi di laterizi, con mattoncini disposti di piatto, che occupa, attualmente, la metà orientale dell'ambiente in esame.

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Nel settore occidentale dell'ambiente è stato rintracciato un ampio lacerto pavimentale caratterizzato da un punteggiato irregolare di tessere policrome. Il rivestimento viene datato, su base archeologica al II secolo d.C. e convive con un vicino lacerto pavimentale, in tessellato monocromo bianco, attribuito invece alla I fase di vita del complesso (I secolo d.C.)

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E' stata rintracciata solo parte della pavimentazione musiva che doveva rivestire l'intero ambiente 2. Il rivestimento, in tessellato monocromo bianco, che decora il settore centrale del vano viene attribuito alla I fase di vita della villa, I secolo d.C.

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L'ambiente 3 ha restituito una pavimentazione in tessellato, decorata da un motivo a stella con sei punte in colore contrastante, conservata solo in minima parte. Il tessellato scampato alla distruzione operata dai mezzi agricoli è stato rintracciato sotto un muro, realizzato in argilla, impiegato in età tardo antica per dividere il vano in due unità funzionali. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, tra la fine del I e il II secolo d.C.

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L'ambiente 4 ha restituito, in prossimità delle strutture murarie perimetrali, alcuni lacerti di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco con cornice in tessere nere. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, alla I fase di vita del complesso (I secolo d.C).

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L'ambiente ha restituito solo alcuni lacerti relativi alla pavimentazione con tessere policrome disposte in modo casuale sulla superficie. Il rivestimento viene datato ad una seconda fase di vita della villa e risulta avere caratterisitiche del tutto simili ai pavimenti rintracciati all'interno degli ambienti 2 ed 8.

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L'ambiente risulta essere pavimentato con un mosaico realizzato con tessere policrome disposte in modo casuale nell'intera superficie. Il rivestimento a mosaico è noto attraverso alcuni lacerti pavimentali rintracciati al centro del vano 6.

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L'ambiente è pavimentato con un tessellato monocromo bianco privo di decorazioni. Le tessere, di 1 cm di lato, si presentano del tutto analoghe a quelle impiegate nell'ambiente 3 con mosaico a decorazione geometrica.

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Il rivestimento pavimentale prevede un mosaico con tessere policrome, nei colori del bianco, nero, grigio e rosa, distribuite in modo casuale sull'intera superficie. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, al II secolo d.C. e risulta essere del tutto analogo ai pavimenti musivi rinvenuti nell'ambiente 5 e 2.

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L'ambiente presenta un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. Il piano pavimentale viene datato, su base archeologica, al I secolo d.C.

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Pavimento, solo parzialmente conservato, in tessellato monocromo bianco caratterizzato da tessere disposte su file parallele. Il rivestimento è stato scavato e documentato in occasione delle indagini avviate all'interno della domus nel 2004.

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Frammento di pavimento in tessellato bianco prossimo al muro meridionale del vano. Il rivestimento presenta delle tessere di dimensioni più grandi rispetto a quelle, sempre di colore bianco, impiegate nei vicini cubicola, vani 2 e 3.

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L'ambiente 2 prevede una pavimentazione a mosaico con decorazione geometrica. Il rivestimento, con tessere bianche e blu, presenta una grave lacuna nello spazio centrale che rende difficile una lettura del motivo decorativo impiegato.

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L'ambiente 3 risulta essere pavimentato con un mosaico su fondo bianco caratterrizzato da una decorazione geometrica, con quadrato e losaghe, che occupa il settore centrale del vano. Tale pavimento venne rintracciato e documentato per la prima volta nel 1879-1880 in occasione degli scavi compiuti dal Vernacci all'interno della domus. Il pavimento viene datato alla seconda fase di vita del complesso residenziale e presenta una serie di risarciture, con tessere di dimensioni leggermente più grandi, a testimonianza di interventi di manutenzione avvenuti già in antico.

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Frammento di pavimento in tesselato bianco realizzato con tessere di dimensioni leggermente più grandi rispetto a quelle impiegate nei vicini cubicola, vani 2 e 3. Il rivestimento venne probabilmente scavato nel 1926, ma è stato documentato solo in occasione delle campagne di scavo del 2004.

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Il pavimento presenta la tipica scansione decorativa degli ambienti con funzione triclinare: un pannello centrale, nel nostro caso con tre registri figurati, che si inserisce all'interno di una pavimentazione più ampia caratterizzata da una semplice decorazione geometrica a scacchiera. Il pavimento venne rintracciato per la prima volta nel 1878, in seguito ad alcuni lavori agricoli compiuti in loc. San Martino del Piano; indagato nuovamente a partire dalla metà degli anni 20 del XX secolo si decise, nel 1926, di strappare il mosaico centrale con la raffigurazione del ratto d'Europa e trasportarlo presso il Museo Nazionale delle Marche (AN), dove tutt'ora è esposto.

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Mosaico policromo che presenta al centro uno pseudoemblema geometrico, anch'esso in redazione policroma. Lo pseudoemblema venne scoperto nel 1879 ed asportato nel 1926, in seguito ad alcuni lavori di scavo e conservazione effettuati all'interno della domus. Il distacco della parte centrale del mosaico ha lasciato, in situ, una lacuna nel rivestimento di 3.35x3 m; dimensioni che non corrispondono al pannello geometrico ora esposto ad Ancona che misura 2.50x 2.50 m. Su di un tappeto in tessellato, con tessere policrome disposte in modo casuale, si inserisce, nella parte mediana del rivestimento pavimentale, uno pseudoemblema geometrico, anch'esso in redazione policroma, disegnato su di un fondo in tessere bianche. Il motivo decorativo geometrico dello pseudoemblema prevede una composizione centrata, in un quadrato e attorno ad un quadrato, di 4 ottagoni sui lati, adiacenti al quadrato centrale e di quattro croci sulla diagonale adiacenti agli ottagoni; gli spazi di risulta presentano losanghe, rettangoli, e quadratini nelle zone d'angolo. Come temi di riempimetno troviamo, all'interno del quadrato centrale, uno scudo di triangoli, in colore contrastante, con al centro una fogliolina; nei quattro ottagoni intorno al quadrato centrale troviamo, invece, stelle a otto punte iscritte negli ottagoni e caricate a loro volta da ottagoni, campiti con tessere rosa, con fiori a 4 petali come temi di riempimento. Le croci presentano un motivo a treccia a due capi, in redazione policroma. I rettangoli, posti sulle mediane dei lati del quadrato, prevedono una losanga sdraiata con due pelte alle estremità. Nei quadratini d'angolo si alternano nodi di Salomone su fondo nero e quadrati, delineati in tessere nere, a lati concavi. La decorazione è inquadrata da una semplice fascia a tessere nere e bianche.

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L'ambiente è pavimentato con un mosaico in tessellato bianco decorato unicamente da una cornice perimetrale in tessere arancioni, inquadrata da una fila di tessere di colore nero. Il mosaico manca completamente del settore centrale, gravemente danneggiato da uno scasso di vite. Già noto nel 1926, è stato indagato e documentato solo recentemente. Gli scavi hanno, inoltre, evidenziato un rattoppo della superficie pavimentale, in prossimità dell'angolo nord-orientale, a testimonianza del prolungato utilizzo dell'ambiente.

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Frammento di pavimento in tessellato monocromo bianco pertinente alla I fase di vita della domus d'Europa. Il piano pavimentale, conservato solo in frammenti, è stato rintracciato in prossimità dell'angolo sud-orientale dell'ambiente 1. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, al I secolo d.C.

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Il rivestimento prevede, su di una pavimentazione in cementizio, uno pseudoemblema centrale in tessellato, con scudo di triangoli, in redazione bicroma. Il motivo decorativo è in parte obliterato da un muro in laterizio di epoca tarda, che allo stato attuale rende difficoltosa la lettura dello stesso piano pavimentale.

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Il mosaico, in tessellato bianco e nero, prevede una decorazione geometrica con stelle di otto losanghe e quadrati. Temi di riempimento geometrici vengono impiegati per i quadrati periferici, mentre il quadrato centrale è decorato con un leone. Il rivestimento venne strappato e trasportato presso il palazzo del conte Giovanni Passionei a Fossombrone immediatamente dopo il suo rinvenimento (1720). Il piano pavimentale è andato distrutto durante la II Guerra Mondiale.

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Pavimento a mosaico caratterizzato da una complessa decorazione geometrica con pseudoscudo centrale iscritto in uno pannello di forma quadrangolare. Nella documentazione non viene ricordata la cromia della decorazione. In bibliografia si sottolinea come il mosaico venne danneggiato, nella parte centrale, da alcune trincee realizzate nel 1828 funzionali alla coltivazione della vite. Una datazione, su base stilistica, ancora il tessellato al I secolo d.C.

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Mosaico, in tessellato policromo, caratterizzato da una composizione ortogonale di cerchi e quadrati concavi sulla diagonale tangenti e in colori contrastante. Il mosaico venne rintracciato nel marzo del 1845; una volta documentato venne immediatamente rinterrato. Allo stato attuale il pavimento è documentato da un acquarello realizzato al momento dello scavo.

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Mosaico geometrico, in redazione policroma, caratterizzato da una composizione ortogonale di cerchi e quadrati adiacenti. Il rivestimento musivo è attualmente noto da un acquarello realizzato al momento del suo rinvenimento, settembre 1838. Non si hanno indicazioni circa la sorte della pavimentazione.

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Gli scavi intrapresi nei terreni di proprietà del Conte Torricelli hanno permesso di rintracciare un pavimento in tessellato bianco decorato con inserti marmorei, a forma di losanga e quadrati, disposti su filari alterni, ciascuno composto da nove elementi. Nella documentazione si sottolinea il colore del marmo, grigio scuro, che ha spinto la critica ad identificarlo con il marmo bardiglio. Il pavimento, rintracciato nel 1845, venne rinterrato dopo essere stato disegnato.

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Pavimento in opus sectile rinvenuto nel 1660. Esistono differenti rilievi del rivestimento in sectile, rintracciato nel 1660, pertinente alla navata centrale del c.d. tempio dela Vittoria. Tutta la documentazione grafica è concorde nel riconoscere, ad ogni modo, l’impiego di lastre in marmo, nei colori del giallo del verde e del bianco, e nella divisione in tre settori o pannelli contigui della navata. Accanto alla scansione in pannelli, i rilievi noti sottolineano la presenza di un elemento circolare variamente ubicato.

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La pavimentazione in sectile, che doveva caratterizzare l’intera navata sinistra, prevede una decorazione a scacchiera. In base ai diversi rilievi esistenti, lungo la navata si alternano formelle quadrate in bianco e grigio o formelle rettangolari in verde e grigio. Nel manoscritto Morosini le formelle sono, pertanto, rettangolari e nei colori del grigio e del verde, mentre nel manoscritto Carloni sono di forma quadrata e di colore bianco e grigio.

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La pavimentazione in sectile, che doveva caratterizzare l’intera navata destra, prevede una decorazione a scacchiera. In base ai diversi rilievi esistenti, lungo la navata si alternano formelle quadrate in bianco e grigio o formelle rettangolari in verde e grigio. Nel manoscritto Morosini le formelle sono, pertanto, rettangolari e nei colori del grigio e del verde, mentre nel manoscritto Carloni sono di forma quadrata e di colore bianco e grigio.

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L'ambiente 3, interpretato come frigidario, ha restituito parte della pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il rivestimento appare gravemente danneggiato nel settore centrale e orientale dell'ambiente. Completamente differente la situazione nel settore occidentale del vano, dove il pavimento appare ben conservato, anche se tagliato in prossimità dell'abside da un muro tardo.

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All'interno del vano 5 è stato rintracciato un pavimento in opus sectile con lastre di marmo bianco e lastre di ardesia disposte a scacchiera. Il pavimento sembra appartenere alla I fase edilizia del complesso termale. Nella documentazione più recente (Grandi, Esposito 1995) si avanza l'ipotesi che il pavimento sia in realà un opus sectile non marmoreo, dove le lastre in marmo bianco, della passata documentazione, devono essere interpretate come lastre di palombino.

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Il vestibolo ha restituito una pavimentazione a mosaico, conservata solo in prossimità dell’angolo N-O dell’ambiente 2, caratterizzata da una composizione con squame adiacenti e cerchi annodati che descrivono ottagoni. Il rivestimento prevede l'impiego di tessere bianche, nere e rosa.

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Il mosaico venne rintracciato a 15 cm dal piano di campagna e si presentava, a causa della poca profondità a cui era situato, molto rovinato dai moderni lavori agricoli. Il tappeto prevede una decorazione divisa in 12 formelle quadrate, distribuite in 4 file per 3 colonne, delimitata da una cornice continua, con una coppia di sinusoidi incrociate, contrapposte e allacciate, in redazione bicroma. Le formelle hanno in media un lato di ca. 2,50 m e si dispongono con una soluzione a scacchiera in cui si alternano composizioni quadrangolari e decorazioni circolari inscritte in un quadrato. Il rivestimento prevede il ricorso a tessere nere su fondo bianco; la policromia è data dall’impiego di tessere rosa e tessere fittili di colore rosso mattone utilizzate, senza soluzione di continuità, nella campitura dei temi decorativi di riempimento. Al fine di non perdere informazioni circa la decorazione del tappeto musivo ogni panello verrà descritto come singola unità decorativa.

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L'ambiente ha restituito un piccolo lacerto di mosaico in bianco e nero. L'impossibilità di ampliare lo scavo archeologico, a causa della presenza di moderni edifici, non permette di stabilire la reale estensione del pavimento. Il mosaico, con reticolato di rombi, venne rintracciato nell’estate del 1969 a circa 2.50 m dall’attuale piano stradale di via Gavardini. Il cattivo stato di conservazione e la presenza di tagli moderni hanno permesso di individuare e documentare gli strati preparatori del rivestimento musivo.

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Nel 1979, in occasione di scavi urbani, venne identificato un pavimento in cementizio, solo in parte conservato, decorato con un reticolato di rombi disegnati da tessere bianche. Il rivestimento viene datato, su base stilistica, alla tarda età repubblicana.

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Il vano B è caratterizzato da un tappeto musivo in tessere policrome, attualmente documentato da ampi lacerti ancora in situ. Il tessellato, che prevede una composizione geometrica con stelle a otto punte disegnate dall'intersezione di due quadrati, prevedeva, nello spazio centrale, un possibile pseudoemblema quadrangolare di cui si conservano sporadiche tracce. Il mosaico, sottoposto ad usura nel corso del tempo, venne risarcito già in antico in più punti utilizzando tesssere diverse da quelle impiegate nella tessitura originale del rivestimento. La pavimentazione, nell'angolo nord del vano, danneggiata a seguito della costruzione di un tramezzo in legno, presenta, infine, un'ampia risarcitura che sostituisce la decorazione geometrica originale con un motivo a cerchi allacciati policromi. In età tarda, VII secolo d.C., il tessellato venne completamente obliterato da una pavimentazione in sesquipedali allettata su di uno strato di malta molto tenace.

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Pavimento in tessellato bicromo, in fase con il muro perimetrale del vano, caratterizzato da una decorazion a poligoni concavi e convessi che descrivono calici adiacenti. Il rivestimento è stao in parte daneggiato da moderni lavori agricoli.

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L'ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato bicromo decorata con stelle (o "asterischi"), in tessere nere, allineate su file parallele lungo l'asse est-ovest, distribuite su di un tappeto monocromo bianco. Il rivestimento pavimentale si presenta tagliato al centro da una trincea, larga ca. 60 cm, realizzata per asportare un tratto di fistula visibile in prossimità del muro che chiude ad est l'ambiente.

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Del rivestimento pavimentale si conservano solo alcuni frammenti in tessellato monocromo bianco. Il lacerto di più grandi dimensioni misura 1.50 x 2 m e presenta due fasce laterali, in tessere nere, che dovevano funzionare come cornice per lo stesso tappeto musivo.

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Si conserva solo in parte il rivestimento pavimentale dell'ambiente, caratterizzato da un tessellato geometrico, in redazione bicroma, con decorazione a scacchiera. Le tessere si presentano di dimensioni più grandi rispetto a quelle relative alle pavimentazioni fin'ora individuate.

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Il rivestimento pavimentale si conserva solo in minima parte. In base alla documentazione nota la pavimentazione prevede un tessellato, in redazione bicroma, con cerchi tangenti che descrivono quadrati a lati concavi. Crocette di riempimento, presenti sia nei quadrati che nei cerchi, completano la decorazione geometrica.

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Il vano L presenta, su di un fondo bianco, un motivo di cerchi che si intersecano a formare fiori quadripetali e quadrati dai lati convessi con al centro un piccolo fiore schematizzato (crocetta con patali a squadra). Il bordo, in tessellato monocromo bianco, prevede a sua volta una decorazione con crocette, in tessere nere, disegnate da una tessera centrale e petali dentati.

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L'ambiente ha restituito parte della pavimentazione in tesselalto, policromo, con decorazione ad ottagoni adiacenti che descrivono quadrati di risulta, pertinente alla grande sala. In base alla documentazione disponibile, l'abside, che chiude il vano a nord, doveva prevedere un rivestimento in sectile, attualmente non più conservato.

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L'ambiente presenta un mosaico geometrico, con pelte in bianco e nero, preceduto da una soglia, di cui non viene indicata la posizione in pianta, in redazione bicroma, con losanga centrale affiancata da due pelte, sempre in colore contrastante.

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L'ampio ambiente doveva essere pavimentato con un grande mosaico policromo, di cui attualmente sono stati individuati solo alcuni frammenti, il cui schema geometrico cambia, secondo canoni decorativi ampiamente attestati, in prossimità degli spazi absidati. Lo spazio quadrangolare centrale presenta un tappeto musivo policromo con reticolato di quadrati, mentre per la pavimentazione delle absidi si ricorre ad una decorazione, sempre a schema geometrico, ma in redazione bicroma. Lo spazio centrale era occupato da uno pesudoemblema quadrato, con cerchio iscritto, di cui si conservano solo alcune tracce delle cornici esterne. (Immagine da Dall'Aglio et Alii 2010, fig.3).

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Frammento di mosaico geometrico, in bianco e nero, di cui si conserva parte della fascia marginale e quattro formelle quadrate relative alla decorazione del campo: due centrali decorate con un motivo floreale geometrizzato entro un quadrato sulla diagonale e due con un motivo con coppie di pelte contrapposte. Il pavimento, in base alla documentazione ottocentesca, venne “riscontrato negli scavi per la fondazione del muro del nuovo scalone di accesso al salone per concerti al Liceo Musicale Rossini, alla profondità di M. 2,70 m” (Mercando 1984). La pavimentazione viene ascritta, su base stilistica, al I secolo d.C.

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L’ambiente T, indagato solo in parte, ed interpretato in letteratura come taberna, presenta una pavimentazione a commessi di laterizi disposti a spina di pesce.

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L'ambiente A ha restituito una pavimentazione, in tessellato bicromo, organizzata in due distinti pannelli: uno con decorazione geometrica, che occupa gran parte del vano e che prevede una composizone ortogonale di ottagoni adiacenti e rete di svastiche, e un secondo pannello laterale con un tessellato monocromo bianco. Entrambe le unità decorative vengono ascritte al I secolo d.C.

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L’ambiente conserva le tracce di una pavimentazione in tessellato geometrico in bianco e nero, con uno pseudoemblema in posizione decentrata rispetto all’asse mediano del vano. Si conservano, allo stato attuale, ampi lacerti del tessellato nero che caratterizza il campo del tappeto musivo e parte dello pseudoemblema contraddistinto da una decorazione vegetale.

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L’ambiente L, oggetto di frasformazioni planimetriche nel corso del III secolo d.C., ha restituito una pavimentazione, ascrivibile alla III fase di vita del complesso (III secolo d.C.), caratterizzata da un punteggiato irregolare policromo, con tessere bianche, nere, grigie e rosa distribuite in modo casuale su tutta la superficie pavimentale.

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L'ambiente presenta una pavimentazione in tessellato con decorazione geometrica. Il lacerto musivo, contraddistinto da file di quadrati in colore contrastante, è attualmente inserito all’interno di un risparmio della moderna pavimentazione in cotto.

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Pavimento musivo rintracciato a ca. 2.70 m di profondità dall’attuale piano stradale. Il vano presenta un semplice tessellato monocromo bianco con doppio bordo in tessere bianche e nere.

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Il vano ha restituito una complessa decorazione, costruita su più unità decorative, distribuite intorno ad un tappeto centrale con decorazione geometrico-figurata. Come decorazione si ricorre a due pannelli laterali, decorati con motivi geometrici costruiti intorno a squadre e croci, che inquadrano il tappeto musivo principale che prevede una composizione con ottagoni stellati inseritia all'intenro di un maglia di stelle di otto losanghe. L'ottagono centrale, irregolare e di più ampie dimensioni, è decorato con una scena figurata con Leda e il Cigno; ai lati dell’ottagono centrale altri quattro ottagoni minori contengono la raffigurazione delle Stagioni. Lungo uno dei lati corti compare, infine, entro una cornice decorata con girali d'acanto, con fiori e uccelli, che si dipartono da un cespo al centro di ogni lato, un secondo pannello figurato, di cui si conserva un piccolo frammento, incorniciato da un motivo a treccia (Mercando 2003).

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La vasca, rintracciata al centro della corte, presenta una pavimentazione a commessi di laterizi, a spina di pesce. L'area dello spazio porticato non ha invece restituito nessun tipo di rivestimento pavimentale.

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L’ambiente è caratterizzato da un pavimento a mosaico in bianco e nero con decorazione geometrica “a transenna” con una doppia cornice in tessere bianche e nere, su di un fondo in tessellato nero ad ordito obliquo. Il tessellato in esame rimase in uso fino ad età tardo antica, inglobato all'interno di una più ampia pavimetnazione che rispondeva alla nuova planimetria assunta dall'ambiente in esame nel corso della prima e media età imperiale.

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Con le trasformazioni planimetriche di metà I secolo d.C., l'ambiente A (II fase) viene ampliato verso sud-ovest. Lo spazio aggiunto è pertanto pavimentato con un nuovo tappeto in tessellato, su fondo monocromo bianco, caratterizzato da una composizione geometrica con quadrati e losanghe adiacenti. Il nuovo tappeto va ad aggiungersi, come una sorta di fascia partizionale, al rivestimento tardo repubblicano dello stesso ambiente caratterizzato da una decorazione a "transenna", sempre in redazione bicroma.

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La pavimentazione dell'ambiente A1, solo in parte conservata, prevede un punteggiato irregolari di tessere nere e bianche. Il rivestimetno, inglobato nella pavimentazione in tessellato di I-II secolo d.C. dell'ambiente A, non ha restituito nessun elemento decorativo pertinente ad una probabile cornice.

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Nella III fase di vita del complesso, III secolo d.C., il vano A viene ulteriormente ampliato ed ingloba un precedente ambiente. Il nuovo spazio è pavimentato con un rivestimento in tessellato caratterizzato da tessere policrome sparse. In questa nuova fase di vita, il tessellato policromo convive con il tappeto bicromo con decorazione a transenna, con il tessellato a sale e pepe e con la fascia musiva decorata con losanghe e quadrati adiacenti.

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Scavi, compiuti a partire dal 2000, hanno interessato sia l’area prossima all’altare maggiore del duomo, sia la navata centrale, dove un ampio saggio trasversale ha permesso di rintracciare, sotto la pavimentazione di età giustinianea, il livello pavimentale relativo alla I fase di vita del complesso basilicale datato, su base stratigrafica, tra la fine del IV e il V secolo d.C. La prima pavimentazione prevede pannelli affiancati, in tessellato policromo, decorati con motivi geometrici iterati all’interno di tutta la superficie del tappeto. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteristiche della decorazione pavimentale, ogni pannello verrà trattato come singola unità decorativa.

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L’intera navata centrale risulta essere pavimentata con una serie di pannelli contigui delimitati da un'unica cornice, con motivo vegetale, che corre parallela alla decorazione degli intercolumni. I singoli pannelli sono inquadrati da una treccia e due capi continua, su fondo scuro, che crea unità all’interno di una decorazione che impiega motivi geometrici differenti. La disposizione dei singoli tappeti sembra, inoltre, disegnare una croce latina, con pannelli quadrati che ne delimitano le estremità e con due pannelli rettangolari disposti lungo l’asse mediano della navata principale. Il pavimento in tessellato viene datato, su base stilistica ed epigrafica, al VI secolo d.C. Al fine di poter descrivere in modo sistematico i singoli pannelli musivi e non perdere informazioni circa il complesso sistema decorativo che caratterizza l'intero complesso, ogni pannello verrà descritto singolarmente ed associato ad una specifica unità decorativa.

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La navata di destra ha restituito parte della pavimentazione musiva della fase di VI secolo. L’organizzazione del rivestimento per pannelli, con decorazione geometrica iterata, inquadrati da una medesima cornice, ci spinge a trattare, al fine di non perdere informazioni circa la complessa decorazione addotta, ogni tappeto come singola unità decorativa.

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Scavi effettuati lungo la navata destra del Duomo pesarese, hanno permesso di rinvenire, sotto la pavimentazione musiva di seconda metà VI secolo d.C., ampi lacerti pertinenti ad un rivestimento musivo, organizzato per pannnelli continui e giustapposti (il primo con reticolato di stelle di otto losanghe e il secondo con compisizione di cerchi adiacenti grandi e piccoli), da attribuire alla I fase di vita del complesso episcopale (tra il IV e il V secolo d.C.).

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La navata di sinistra ha restituito una serie di lacerti in tessellato pertinenti alla pavimentazione di seconda metà VI secolo d.C. La soluzione decorativa impiegata vede pannelli, di forma rettangolare, consecutivi ed adiacenti, delimiti da una medesima cornice perimetrale, pavimentare l'intero spazio della navata. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteriche dei pannelli musivi, ogni tappeto in tessellato verrà gestito come singola unità decorativa.

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Lo scavo nell’area antistante la basilica pesarese ha permesso di individuare tre diverse aree, in linea con le navate interne della basilica e pertinenti ai tre bracci del quadriportico antistante il complesso, decorate da pavimenti in tessellato, con distinte cornici e motivi decorativi. La parte centrale del quadriportico non ha restituito pavimentazioni antiche. L’intera area risulta essere, infine, completamente stravolta da deposizioni medievali che hanno in parte tagliato e danneggiato le stesse pavimentazioni in mosaico. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteristiche dei singoli pannello musivi, ogni tappeto verrà trattato come singola unità decorativa.

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Il pavimento a mosaico dell'ambiente 1 è noto da un rilievo effettuato al momento del rinvenimento. Il pavimento è decorato da un tessellato bicromo geometrico, un reticolato di file di quadrati sulla diagonale con gli scomparti caricati da un quadrato parallelo iscritto, inquadrato da una cornice con merli disegnati da una treccia a due capi. Il rivestimento viene datato, in letteratura, al II secolo d.C. (Mercando 1984).

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Frammento di pavimentazione a commessi laterizi con mattoncini a forma di o squame, decorati con una tessera di palombino.

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Pavimento a commessi di laterizi rinvenuto in occasione di scavi effettuati nel centro urbano di Pesaro. Attualmente parte della pavimentazione è conservata presso il Museo Oliveriano di Pesaro.

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Il mosaico, rintracciato solo in parte, presenta su di un fondo di tessere nere un punteggiato di dadi di marmo bianco disposti su file parallele. La parte messa in luce del tessellato ha restituito due fasce in tessere bianche pertinenti al bordo della decorazione.

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Frammento di pavimentazione musiva, con tessere policrome distribuite in modo irregolare, che occupa il settore settentrionale dell’ambiente. Il pavimento, per le sue caratteristiche, sembra potersi riferire ad una fase tarda del complesso. Probabilmente la sua realizzazione è da mettere in relazione con gli interventi edilizi effettuati nella stessa domus nel corso della tarda età imperiale

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Pavimento in tessellato policromo rintracciato a 2.15 m di profondità rispetto al piano stradale. Il rivestimento venne utilizzato, secondo la documentazione disponibile, come base di appoggio per una moderna cisterna.

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Il vano presenta una pavimentazione organizzata in tre distinti pannelli inseriti su di un fondo monocromo nero. I due tappeti geometrici principali, con decorazione geometrica in bianco e nero (il primo con una composizione di rettangoli dritti e sdraiati caricati da losanghe e il secondo con "cerchi allacciati"), sono separati da una fascia partizionale decorata con motivi vegetali, in redazione policroma, inseriti all'interno di riquadri delineati in nero su fondo bianco.

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Il vano è completamente pavimentato con un mosaico geometrico in bianco e nero con una composizione riticolata di quadrati, tangenti, formanti croci. II pavimento appare relizzato con tessere di dimensioni maggiori rispetto a quelle del vano 1 (ambiente A); inoltre si riscontrano differenze nella messa in opera del tessellato. Il mosaico si imposta ad una quota leggermente più alta rispetto al vicino piano pavimentale e sembra pertanto riconducibile ad un intervento di ristrutturazione della domus avvenuto nel corso del II secolo d.C. Si conserva, inoltre, parte della soglia, in tessere bianche e nere, a decorazione geometrica.

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La pavimentazione dell'ambiente 1 si organizza in due distinte unità decorative: una sorta di anticamera, con decorazione a punteggiato regolare di dadi, e uno spazio centrale decorato con inserti litici e marmorei su fondo nero, disposti in ordine sparso, inquadrato da una cornice con torri e merli in tessere bianche e nere. Il tessellato con inserti marmorei è attualmente conservato presso il Museo Oliveriano di Pesaro.

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L'ambiente 2 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato monocromo nero, rintracciato in prossimità dell’angolo descritto da due dei muri che delimitano l’ambiente, e conservato per una limitata porzione.Il rivestimento viene datato, su base stilistica, alla fine dell'età repubblicana.

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L'ambiente, solo in parte indagata, ha restituito una pavimentazione in tessellato, con decorazione geometrico-vegetale in redazione policroma, arricchito nel settore centrale da un pannello in sectile. Al momento del rinvenimento, si conservava solo una limitata porzione d'angolo del rivestimento pavimentale. Attualmente il tappeto musivo non è più visibile.

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Pavimento in cementizio, rintracciato ad una quota di 1.95m dal piano di campagna, decorato con un motivo a meandro ottenuto tramite l’inserimento di tessere bianche e nere.

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L'ambiente 2 ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco delimitato da una doppia cornice in tessere nere. Il pavimento è stato rintracciato ad una profondità di 1.95 m dal piano di campagna ed è noto tramite una serie di schizzi e fotografie realizzate al momento del rinvenimento.

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In occasione di una serie di lavori effettuati per la costruzione della residenza dell’Olivieri nel 1747, venne rintracciato un ampio tratto di pavimento a mosaico geometrico, attualmente noto soltanto tramite un rilievo effettuato al momento del rinvenimento dal Lazzarini (1747). Il mosaico viene datato, dalla Mercando, al IV secolo d.C. e pertanto deve essere messo in relazione con una fase tarda dello stesso complesso architettonico caratterizzato dalle pavimentazioni geometriche, in redazione bicroma, datate, invece, al I secolo d.C.

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Pavimento in tessellato con decorazione geometrica documentato nel manoscritto, datato al XVIII secolo, redatto dell’erudito pesarese Annibale degli Abati Olivieri. In base alla documentazione grafica esistente, il rivestimento in esame, rintracciato solo per una limitata porzione d’angolo, doveva pavimentare un ambiente di più ampie dimensioni.

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Pavimento in tessellato con decorazione geometrica in bianco e nero. Della pavimentazione si conserva un rilievo nel Manoscritto Olivieri, in cui viene riportata la data della scoperta, 1750, e la pozione dello stesso mosaico rispetto all’abitazione moderna dell’Olivieri: “Mosaico trovato nel cavar i fondamenti della mia casa nella Piazza di S. Giacomo sul cantone verso le monache di S. Caterina l’anno 1750”. Nella documentazione grafica è stata riprodotta solo una parte del rivestimento, con tappeto centrale, con decorazione a esagoni e quadrati, e due soglie laterali, decorate rispettivamente con un motivo a rettangoli e quadrati e con un motivo a squadre in colore contrastante.

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Frammento di pavimento in tessellato, in redazione bicroma, di cui si conserva parte del bordo e del tappeto centrale con scacchiera di triangoli e cornice con coppia di onde correnti. Nella documentazione letteraria si fa riferimento a una serie di frammenti di cui, allo stato attuale, non si hanno informazioni.

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Il mosaico venne scoperto nel 1925, per poi essere recuperato e restaurato alla fine deglia anni '70 del secolo scorso. Si tratta di un pavimento in tessellato policromo, con una composizione di esagoni adiacenti iscritti in un cerchio, preceduto lungo uno dei lati ancora conservati da una soglia con decorazione geometrica a meandri e quadrati.

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Il vano in esame presenta un pavimento, in tessellato bianco e nero, organizzato in tre distinti pannelli: uno centrale, con reticolato di quadrati, e un doppio pannello laterale con un punteggiato di crocette su di un fondo monocromo bianco. In prossimità della soglia in pietra che separa l'ambiente A dall'ambiente B si colloca una fascia di raccordo in tessellato policromo, Le tessere appaiono disposte in modo del tutto casuale, senza disegnare nessun motivo decorativo.

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Il mosaico venne rintracciato, sul finire dell'800, in via Tortora alla profondità dei 1.70 m dal piano stradale. Non si hanno ulteriori informazioni circa il rivestimento in esame, noto, attualmente, solo tramite un disegno ottocentesco realizzato al momento del rinvenimento. Il pavimento musivo presenta una decorazione figurata, in rigida bicromia, organizzata su pannelli contigui, con animali marini. Il mosaico viene attribuito, su base stilistica, ad un generico II secolo d.C.

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Il pavimento in tessellato, con decorazione in bianco e nero, venne rintracciato nel 1928 e fu immediatamente trasportato presso il museo Oliveriano di Pesaro. Attualmente se ne conservano soltanto alcuni frammenti. L’intera decorazione musiva è pertanto nota da una immagine fotografica, scattata al momento del rinvenimento, e attraverso un rilievo ora conservato presso l’archivio della Soprintendenza. Il pavimento, organizzato in più unità decorative, presenta una anticamera, decorata con un reticolato descritto da file di quadrati adiacenti sulla diagonale, uno spazio centrale con scena figurata a soggetto marino, due spazi laterali con semplice tessellato monocromo bianco e un settore periferico, solo in parte conservato, decorato con un motivo a "labirinto". La decorazione figurata, posta nel settore centrale, risulta essere stata gravemente danneggiata dall'inserimento di una pietra, con foro circolare, impiegata come bocca di un pozzetto per l’acqua.

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In via Sabbatini nel 1927 venne rintracciato, alla profondità di 1.85 m dal piano stradale, parte di una pavimentazione in tessellato bicromo. Il rivestimento si conserva per una lunghezza di ca. 1 m, mentre non si hanno informazioni circa la larghezza dello stesso lacerto pavimentale. Il tessellato si inserisce tra due strutture murarie, datate ad età romana, distanti tra loro ca. 2 m e pertanto viene generalmente attribuito ad un possibile vano di passaggio.

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A Saltare è stato rintracciato un pavimento musivo, oggi conservato presso il Museo archeologico Nazionale di Ancona, decorato dalla raffigurazione di una capra selvatica, in tessellato nero, inseguita da un cane lupo. La scena, disegnata con l’esclusivo impiego di tessere nere su fondo bianco, si inserisce in un paesaggio naturale con un alberello, stilizzato, che occupa l’estremità sinistra della raffigurazione. Il pannello musivo si inseriva all'interno di una composizione gestita per pannelli giustapposti, tutti decorati con soggetti figurati. Tra le raffigurazioni si ricorda quella di una lepre e di una pantera.

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All’interno di uno scudo di triangoli, in colori contrastanti, si inserisce, nello spazio centrale (0,98 m di diametro), la raffigurazione del busto di Dioniso, qui caratterizzato da una semplice corona di pampini; negli angoli di risulta tra il quadrato e il cerchio in esso inscritto, cespi d’acanto, sorgenti da una figura femminile, completano la decoraizone. La rappresentazione del dio appare orientata secondo un asse est-ovest del tutto in linea con le modalità di fruizione dell’ambiente, a cui si accedeva tramite un ingresso rintracciato lungo la parete est dello stesso vano. Il tessellato, attribuito su base stratigrafica alla I fase di vita del complesso, viene datato al I secolo d.C.

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Il vano è decorato con un tessellato figurato in redazione bicroma. La scena, con il “trionfo di Nettuno”, prevede la raffigurazione del dio stante, che impugna il tridente, su di un carro trainato da due ippocampi, affiancato da Anfitrite; alla base della scena, tre piccoli delfini compongono il corteggio marino. Particolare cura è stata dedicata a sottolineare la muscolatura della divinità, il panneggio della veste di Anfitrite e le pinne degli animali marini. La scena è incorniciata da una doppia fascia in tessere nere.

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Il vano prevede una decorazione musiva geometrica, in bianco e nero, inserita come una sorta di pseudoemblema all’interno di un tappeto in tessellato monocromo bianco. La decorazione, decentrata rispetto all’asse mediano dell’ambiente, occupa parte del settore settentrionale ed è leggermente intaccata da una fossa moderna funzionale alla coltivazione della vite.

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L’ambiente di soggiorno 7 ha restituito un tessellato, in redazione policroma, caratterizzato da un reticolato di fasce e quadrati sporgenti tangenti a quelli iscritti nelle croci, preceduto, in corrispondenza della soglia di accesso al vano da un pannello con una decorazione vegetale e figurata in tessere nere. La composizione geometrica occupa solo una parte del piano pavimentale (settore occidentale) e si inserisce all'interno di un più ampio tappeto musivo in tessellato monocromo bianco.

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Rivestimento organizzato in tre unità decorative. Lo spazio centrale risulta essere caratterizziato da un tessellato geometrico, con cerchi grandi e piccoli, decorato con animali e personaggi mitologici, e delimitato da una treccia a due capi policroma. La composizione geometrica prevede al centro uno pseudoemblema con una scena di animali marini in lotta tra loro. Il tappeto policromo è delimitato, su tre dei suoi lati, da una decorazione geometrica, in bianco e nero, con stelle di otto losanghe; mentre il quarto lato, aperto sulla vicina corte colonnata, prevede un pannello figurato con una scena di caccia. L’intera decorazione, incorniciata da una semplice fascia in tessere nere, si inserisce all’interno di un tappeto monocromo in tessellato bianco.

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Pavimento in tessellato policromo con una composizione centrata, in un cerchio ed attorno ad un esagono centrale, con due ordini di quadrati adiacenti, contigui tramite i vertici, che determinano triangoli e losanghe, inserita su di un tessellato monocromo bianco. Il motivo decorativo risulta essere inscritto all’interno di un quadrato, delimitato da una cornice geometrica con una fila di spine tra due fasce in tessere nere. I quadrati all’interno del cerchio, così come le losanghe ed i triangoli di risulta, sono delimitati da una cornice policroma con treccia a due capi, con segmenti in colori contrastanti. Policromi sono anche i temi decorativi di riempimento, ispirati al mondo floreale. Completa la decorazione la raffigurazione del volto della Medusa (rotondo e con uno degli occhi particolarmente pronunciato), caratterizzata da serpentelli che le incorniciano la folta capigliatura.

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Il vano di passaggio 2 presenta una pavimentazione in tessellato organizzata in pannelli quadrati giustapposti e continui caratterizzati da motivi geometrici. La decorazione, che si avvale dell'impiego di tessere bianche, nere e rosa, prevede due stelle di otto losanghe, entro quadrato o ottagono, una composizione a nido d'ape, iscritta in un cerchio, un esagono stellato entro dodecagono. L'intera pavimentazione viene datata, su base stratigrafica, alla I fase di vita del complesso.

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L’intera area porticata ha restituito una pavimentazione in tessellato, in bianco e nero, caratterizzata da una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti ed incorniciata da una treccia a tre capi in redazione bicroma. L’intera area pavimentata è attualmente caratterizzata da dossi ed avvallamenti dovuti alla natura argillosa del terreno sul quale venne costruito il pavimento.

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L'ambiente 6, di cui non conosciamo la funzione, ha restituito una pavimentazione in tessellato, in redazione bicroma, caratterizzata da uno pseudoemblema geometrico inserito all'interno di un ampio tappeto monocromo bianco. Lo pseudoemblema prevede una composizione con menadri di svastiche e quadrati con lucerne come temi di riempimento. Una semplice cornice nera delimita il motivo decorativo, isolandolo dal circostante tappeto monocromo bianco ad ordito obliquo. La pavimentazione presenta alcune lacune, particolarmente marcate, in corrispondenza del settore occidentale del vano.

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L'ambiente rintacciato in occasione degli scavi effettuati nel corso degli anni '60 del secolo scorso, ha restituito un limitato frammento musivo, in redazione bicroma, caratterizzato da un campo monocromo bianco delimitato da una cornice in tesssere nere. Il lacerto musivo occupa uno degli angoli dell'ambiente.

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L'ambiente 2, pertinente ad un complesso architettonico di cui non è nota la destinazione d'uso, ha restituito parte di una pavimentazione musiva, realizzata con grandi tessere irregolari in pietra bianca, rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera del nuovo metanodotto. Non si hanno indicazioni di carattere cronologico circa la pavimentazione in esame.

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Lo scavo in Via Madonna ha permesso di rintracciare una pavimetnazione a commessi laterizi realizzata con cubetti fittili di forma quadrangolare (5x5x3,5 cm). Il rivestimento, pertinente ad un ambiente di ampie dimensioni, è stato rintracciato ad una profondità di ca. 50 cm dal piano stradale. Il piano a commessi di laterzi è stato rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera del nuovo metanodotto. In base alla scarsa documentazione stratigrafica la pavimentazione viene genericamente datata alla fine del I secolo a.C.

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L'ambiente indagato in via Mancini, n. 60, ha restituito un limitato lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo. Gli scavi hanno riportato alla luce la fascia perimetrale nera, pertiennte al bordo, e parte del campo in tessellato monocromo bianco. Il piano pavimentale, rinvenuto a ca. 70 cm dal piano stradale dell’attuale via Mancini, venne rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera delle nuove infrastruttura Enel. Non si hanno indicazioni circa la cronologia del piano pavimentale.

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Il vano, di dimensioni e funzione non precisate, individuato in via Mancini 87, ha restituito parte di una pavimentazione in cementizio, a base fittile, caratterizzta da un punteggiato irregolare di tessere musive. Il piano pavimentale venne rinterrato immediatamente dopo essere stato individuato e documentato. La documentazione stratigrafica ancora il rivestimento in cementizio ad un generico I secolo a.C.

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Lacerto di pavimentazione in tessellato monocromo bianco che ha restituito parte di una lettera, in tessere nere, non leggibile. Il rivestimento musivo non è più visibile.

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Lacerto di pavimento, in tessellato monocromo bianco, rintracciato parallelamente alla scalinata del Duomo. Il piano ha restituito anche parte dello strato di preparazione in cocciopesto conservato, a differenza del limitato lacerto pavimentale, per una lunghezza di ca. 6 m.

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Il rivestimento, rinvenuto a 1.12 m dal piano stradale, presenta un tessellato nero decorato con scaglie e losanghe in marmo. Il pavimento, rintracciato in occasione della messa in opera ddel nuovo metanodotto, venne rinterrato subito dopo la conclusione dei lavori.

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Prossimo al tessellato nero con inserti e losanghe in marmo, venne rintracciato, ad una profondità di 2 m dal piano stradale, un secondo pavimento a commesso di laterizi con cubetti in cotto (4-5 cm. di lato), disposti su filari obliqui, con punteggiato regolare di tessere bianche realizzate in pietra locale.

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