Piemonte


Caricamento mappa: dati di georeferenziazione in caricamento o non presenti...
Numero record trovati: 546
Numero record georeferenziati (  ) nella mappa: 546
  scarica il file KML della mappa

Alessandria
Rivestimento pavimentale in "cocciopesto", identificabile come un semplice cementizio a base fittile. Non si esclude potesse trattarsi di un livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Parte dell'area scoperta era pavimentata in lastre di arenaria locale, accanto a un settore destinato a giardino.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in tessere bianche e nere, forse riconducibile alla tipologia più diffusa in Acqui: mosaico a fondo bianco con fascia perimetrale nera. Il dato non è verificabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il vano doveva essere pavimentato da un rivestimento a più unità decorative, l’una in corrispondenza dell’ipocausto (immediatamente a E del tepidario) e l’altra della vasca ricavata nella nicchia rettangolare. È plausibile che i "pavimenti in cocciopesto" ricordati dallo scavo del 1974 costituissero la preparazione per il rivestimento della zona a ipocausto. Tracce di lastrine in marmo, invece, sono emerse all’interno della vasca. Rilievo da ZANDA, BACCHETTA 2005, fig. 15 p. 26; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dal rilievo del 1974 la porzione di pavimento, emersa a NE della vasca per un breve tratto, sembra definibile come opus sectile a modulo quadrato reticolare, composto da quadrati, rettangoli e quadrati minori, i quadrati maggiori caricati da un quadrato sulla diagonale (Q2/R/Q), in marmo bianco e nero. Rilievo da ZANDA, BACCHETTA 2005, fig. 12 p. 21; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale della vasca è in gran parte perduto, ma l’esame degli elementi ancora in situ e delle impronte nella preparazione ha permesso di ricostruire 11 filari di lastre in marmo bianco rettangolari di dimensioni differenti (lunghe fra 55 e 150cm, larghe fra 50 e 85cm), disposte a isodomo irregolare. Una maggiore simmetria sembra rispettata nella parte centrale, mentre lungo il perimetro vengono impiegati elementi di forma più irregolare, spesso frammentari e di dimensioni ridotte: la messa in opera del rivestimento, iniziata con la posa delle lastre sui gradoni, ha interessato quindi il centro della vasca e, da ultimo, le fasce perimetrali, con la copertura dello spazio residuo con elementi irregolari. Qui la presenza di alcuni frammenti in marmi colorati è da interpretare come rappezzi successivi. Foto da BACCHETTA 2006, fig. p. 45.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale della piazza forense è costituito da un lastricato conservato solo nelle fasce perimetrali del settore indagato. Le lastre sono in calcare non locale (forse di Aurisina), spesse 10cm e di forma rettangolare, prive di modulo dimensionale ricorrente. Esse sono disposte con orientamento inclinato di 11° NE-SO. Nell'angolo SE dell'area la pavimentazione è interrotta da una fondazione quadrata, probabilmente un basamento per una statua bronzea (nei pressi rinvenuto un dito in bronzo di dimensioni maggiori del vero). Esigui lacerti di lastricato calcareo erano già stati rinvenuti nel 1983 a O di via Cavour, nei pressi dell'edificio di via Galeazzo (FINOCCHI 1984, p. 39). Foto da BACCHETTA, CROSETTO, VENTURINO 2011, fig. 1, p. 82.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come "cocciopesto con innesti di tesserine irregolari di marmo variegato", è interpretabile come un cementizio a base fittile con inserti marmorei policromi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Mosaico bicromo, presumibilmente costituito da un tessellato monocromo bianco, contornato da una fascia nera, a motivi geometrici non ricostruibili.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Commessi laterizi a formelle rettangolari, disposte perpendicolarmente l'una rispetto all'altra ("opus spicatum"): commessi laterizi a spina di pesce.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

La letteratura descrive il manufatto come “cocciopesto arricchito da un inserto musivo a figure geometriche e floreali stilizzate” (trecce a 2 capi, elementi cuoriformi, pelte bipartite). Sembrerebbe trattarsi di un cementizio a base fittile con pseudoemblema musivo forse centrale, anche se le uniche immagini edite, limitate a un particolare, non consentono di escludere che il mosaico si estendesse sull’intera superficie, con una composizione ortogonale, ad alveare o triassale di cerchi (di conseguenza, il cementizio fittile potrebbe costituire un semplice strato di preparazione). L’immagine evidenzia un tratto di treccia a 2 capi, che sembra separare 2 elementi circolari delimitati da una linea dentellata; solo nel cerchio di sinistra si colgono lacerti di foglie cuoriformi. Allo stato attuale delle conoscenze si preferisce interpretare il pavimento come cementizio fittile con pseudoemblema musivo. Foto da VENTURINO GAMBARI, CROSETTO, RONCAGLIO 2007, tav. LXVII/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il "battuto cementizio di malta biancastra, decorato con l’inserimento di lastrine in marmo bianco e in qualche caso colorato” è interpretabile come cementizio a base litica, a punteggiato regolare di elementi marmorei policromi di forma romboidale e triangolare (forse anche rettangolare). Foto da CROSETTO 2011, fig. 1 p. 120.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bianco e nero, a decorazione geometrica non ricostruibile (meandro di svastiche? scacchiera?).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dal disegno eseguito al momento del rinvenimento, il rivestimento appare costituito da un grande pannello rettangolare a fondo bianco, delimitato da una tripla cornice periferica bicroma. Al centro del pannello, parallelo al lato lungo inferiore, campeggia l'iscrizione musiva in tessere nere su 2 righe, nella quale si ricorda la donazione privata di Marcus Octavius Optatus (CIL V, 2, 7517). Dubbio rimane l'oggetto della liberalità del personaggio (egli ha donato il solo pavimento? oppure ha costruito/restaurato una porzione più estesa del complesso?). Foto da MERCANDO 1998, fig. 108 p. 148.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale, intercettato solo per un breve tratto, è costituito da formelle quadrate (25cm di lato) in marmo bianco e ardesia nera, solo in minima parte ancora in situ al momento dello scavo. Si tratta verosimilmente dei resti di un opus sectile bicromo a scacchiera.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bicromo, verosimilmente a fondo bianco con bordo a fascia di tessere nere ("a squadra").

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bicromo, verosimilmente a fondo bianco con bordo a meandro nero, non meglio identificabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento non viene fornita alcuna immagine. Si menzionano lastre marmoree policrome, per le quali si preferisce, al momento, la definizione di lastricato piuttosto che di opus sectile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico del calidario è costituito da più unità decorative, delle quali sono identificabili lo spazio centrale e una nicchia a N. Un tessellato bianco campito da un’iscrizione musiva in nero su 3 righe e da una fascia nera si disponeva nel tratto E della stanza; la fascia verso N piegava ad angolo retto, proseguendo verso la parte opposta della stanza (1898). A N si apriva una nicchia quadrangolare, anch’essa pavimentata in tessellato bianco interrotto da una sorta di pseudoemblema tripartito (1987), costituito dal labrum circolare al centro e da due pannelli laterali delimitati da una fascia nera. Il lato più interno di ciascun pannello, a ridosso del bacino, presenta una fascia nera e un motivo a onde correnti, entrambi curvilinei. Nonostante le lacune, è possibile cogliere l’interruzione di questa doppia cornice in corrispondenza della fascia parallela al muro N: non si tratta quindi di un cerchio completo attorno al labrum, ma di due soli archi di cerchio a E e O di esso. Foto da BLAKE 1930, tav. 46, 2.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in semplice "battuto cementizio" o "battuto di malta" senza particolari elementi decorativi: si tratta verosimilmente di un cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come "opus spicatum" il pavimento è costituito da un rivestimento a commessi laterizi a spina di pesce.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento del corridoio è fortemente lacunoso ed è parzialmente visibile a fianco del mosaico a onda corrente del vano 1 (vd. infra; CROSETTO 1989, tav. XLIVc): una fascia monocroma bianca a ordito di filari obliqui è seguita da una linea doppia bianca, da una linea tripla nera e da un’altra linea doppia bianca, tutte a ordito diritto. Il campo è invece a ordito obliquo, in tessellato monocromo bianco. Foto da CROSETTO 1989, tav. XLIV/c; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura si riporta la presenza di un mosaico "costrutto in tesselli di marmo bianco", verosimilmente un tessellato monocromo bianco.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bicromo (forse a campo bianco con fascia perimetrale nera) non ulteriormente noto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura si menziona il rinvenimento di un tratto di pavimento in "opus spicatum di laterizi" (CROSETTO 2011, p. 122). Si tratta di un rivestimento a commessi laterizi a spina di pesce.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Incerto rimane il numero dei rivestimenti, in tessere “marmoree” bianche con fascia nera " a disegno geometrico". Descrivendo in generale i mosaici rinvenuti intorno al 1890, fra i quali anche quelli di piazza Italia, lo Scati sostiene che per la maggior parte essi fossero ornati da “semplici scacchiere o greche” (SCATI 1892, p. 249).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento marmoreo costituito da lastre bianche rettangolari (60x45x2cm), già in gran parte sconnesso al momento della scoperta.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento costituito da mattonelle di cotto rettangolari, disposte a spina di pesce.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto" il rivestimento è costituito da un cementizio a base fittile, privo di inserti. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio, ma il dato non è verificabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento è conservato solo parzialmente, ma è ricostruibile dai pochi elementi ancora in situ e dalle impronte delle formelle nella preparazione. Si tratta di un opus sectile a modulo quadrato, con motivi semplici in redazione a scacchiera (QxQ2), che alterna formelle in pietra locale nera (calcare marnoso) e in marmo bianco, con un bordo a lastre rettangolari lungo le pareti. Rilievo da CROSETTO, FERRO 1989, tav. XLV/c.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile di fattura piuttosto grossolana. Non si esclude possa trattarsi di una semplice preparazione pavimentale.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del mosaico è nota solo una porzione del campo, decorato da una composizione ortogonale di stelle di 8 losanghe delineate in nero su fondo bianco, e del bordo, costituito da fascia monocroma nera, linea tripla bianca, spine rettilinee corte, bianche su fondo nero, linea tripla bianca e linea doppia nera. Lungo i margini visibili sembra possibile cogliere la prosecuzione del motivo decorativo, forse esteso all’intero ambiente. Foto da MERCANDO 1998, fig. 102, p. 143.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "un bel pavimento in tessere bianche e nere" è forse riconducibile alla tipologia pavimentale più diffusa ad Acqui, ovvero un tessellato monocromo bianco con fascia perimetrale nera.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Sulla base della similitudine con il mosaico di Ulattius e Valerius, rinvenuto nel 1899 in piazza della Bollente (vd. infra), è forse possibile stabilire che il pavimento di via Crispi si presentasse come un tessellato monocromo bianco, bordato da una (larga?) fascia in tessere nere.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bianco bordato da una fascia monocroma nera. Non si conosce alcun elemento ulteriore.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è descritto come un rivestimento in malta e scaglie litiche irregolari di colore bianco, ornato da “piccoli fiori" in tessere nere e bordato da una fascia monocroma nera costituita da 4 file rade di tessere. Si tratta verosimilmente di un cementizio litico a punteggiato di crocette e fascia perimetrale musiva nera.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "opus signinum", verosimilmente interpretabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio, ma il dato non è al momento verificabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Mosaico bicromo a decorazione geometrica. Se ne conservano alcuni lacerti, che fanno ipotizzare un tappeto delimitato da una treccia a due capi in colore contrastante; più incerta rimane l’interpretazione della decorazione di altri frammenti, forse ornati da un meandro di doppie svastiche.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in tessere bianche e nere, forse riconducibile alla tipologia più diffusa in Acqui: mosaico a fondo bianco con fascia perimetrale nera. Il dato non è verificabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato a fondo bianco, con tappeto ornato da un reticolato di fasce delineate entro un bordo costituito da una fascia monocroma nera e da una fila di spine rettilinee corte. Foto da CROSETTO 2011, fig. 6 p. 125.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tessellato è composto da una larga fascia a tralci di acanto in nero su fondo bianco, che segue l’andamento del vano. Il tappeto centrale, rettangolare, è delimitato da 3 fasce in tessere nere (linea tripla?) e ornato da una composizione ortogonale di cerchi tangenti, formanti quadrati concavi, in tessere nere, caricati da una crocetta di 4 tessere bianche. Data la presenza di un’abside, il pavimento potrebbe verosimilmente essere composto da 2 UD, non ulteriormente definibili.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tappeto musivo è fortemente lacunoso: sopravvivono due lacerti del bordo esterno e una piccola porzione del campo, sufficienti per determinarne la decorazione geometrica. Entro una cornice a fasce monocrome bianche e nere alternate, seguite da una fascia a denti di lupo, si dispone una composizione ortogonale di quadrati adiacenti, suddivisi in 2 rettangoli sdraiati, delineati e caricati da una losanga nera, o in 4 piccoli quadrati minori, delineati e campiti in nero. La ricostruzione proposta in fase di restauro mostra l’iterazione di un rettangolo sdraiato alternato a una coppia di piccoli quadrati, con fasce verticali composte dalle medesime forme geometriche ripetute per tutta la larghezza del tappeto. Pare tuttavia verosimile riconoscere nella decorazione superstite una variante semplificata di una composizione ortogonale di quadrati adiacenti, con effetto di composizione reticolata di paia di rettangoli diritti e di quadrati formati da 4 quadratini (DM 138b). Foto da CROSETTO 2011, fig. 8 p. 126.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Gruppo 2: 1 frammento di mosaico in tessere nere, differente dal gruppo 1 per il legante (qui di colore giallo) e per la preparazione, simile a quella dei gruppi 4-5. Gruppo 4: 25 frammenti di battuto di "cocciopesto" con rubricatura superficiale e ornato a crocette bicrome, intervallate da lastrine marmoree policrome quadrate e rettangolari. Gruppo 5: 31 frammenti di "cocciopesto", simili al gruppo 4, ma non rubricati, e con lastrine più sporadiche. L’insieme dei frammenti è forse riconducibile a un unico pavimento, in origine rubricato sull’intera superficie o con parti risparmiate, in cementizio a base fittile con punteggiato di crocette e inserti marmorei policromi, inquadrato da una fascia perimetrale in tessellato nero. Foto da GARBARINO 2008, fig. 55, p. 101.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Gruppo 1: 66 frammenti di tessellato (47 in tessere bianche, 8 nere, 11 bicromi). Il mosaico doveva essere costituito da un tappeto bianco con bordo perimetrale in fasce nere e bianche alternate, di larghezza differente. Foto da GARBARINO 2008, tav. VI, 2.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Gruppo 3: 17 frammenti di preparazione con impronte di lastre marmoree quadrangolari, di 35cm di lato. Nel nucleus sono presenti alcuni frammenti di lastrine marmoree policrome, per livellare il piano. Il pavimento era verosimilmente costituito da un opus sectile a scacchiera in marmi policromi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Gruppo 6: 3 frammenti di cementizio litico bianco, con fascia musiva nera su due di essi. Il pavimento è verosimilmente un cementizio a base litica inquadrato da una fascia perimetrale in tessellato nero. Foto da GARBARINO 2008, fig. 56 p. 101.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Incerto rimane il numero dei rivestimenti, in tessere “marmoree” bianche con fascia nera " a disegno geometrico". Descrivendo in generale i mosaici rinvenuti intorno al 1890, fra i quali anche quelli delle Scuole, lo Scati sostiene che per la maggior parte essi fossero ornati da “semplici scacchiere o greche” (SCATI 1892, p. 249).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento era costituito da un tessellato bicromo a stelle di 8 losanghe, parzialmente ricostruibile grazie ad alcuni lacerti rinvenuti nei livelli di riempimento del vano (dia 14856-14861), accuratamente restaurati. Recentemente due ampi lacerti, accompagnati dalla didascalia “Due frammenti di mosaico pavimentale con decorazione geometrica bianca e nera da un ambiente riscaldato ad ipocausto della domus di via della Rocca, I-II sec. d.C.”, sono stati portati dall’Antiquarium di Villa del Foro ai magazzini del Museo di Antichità di Torino: sembra probabile che entrambi (fr. 1, campo; fr. 2, bordo) appartengano al medesimo pavimento del vano A (ipocausto), sebbene l’irregolarità della tessitura del bordo (fr. 2) richiami la descrizione della Finocchi relativa al mosaico del vano D (nel fr. 2 non risulta però la “fila di losanghe nere” ricordata dalla Studiosa, cfr. FINOCCHI 1989, p. 66). In questa sede si considerano pertinenti al tessellato che ornava il grande calidario A. Foto da PESCE 2006, fig. p. 28.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto pavimentale conservato è costituito da una porzione del bordo esterno di un tessellato con “balza di tessere bianche oblique e cornice e fila di losanghe in tessere nere”, che per le dimensioni delle tessere (non specificate) e la loro irregolarità viene datato al III sec. d.C. (FINOCCHI 1989, p. 66) o all'epoca flavia.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tappeto musivo, rettangolare, è costituito da 3 pannelli giustapposti, quello centrale a decorazione figurata (scena dal mito di Licurgo e Ambrosia) e quelli laterali a decorazione geometrica, l’uno (E) a reticolato di fasce e quadrati bianchi e neri, l’altro (O) a composizione ortogonale di cerchi e croci affusolate tangenti, attorno a una composizione centrata, policromo. Nonostante l’articolazione pavimentale non presenti i tratti canonici delle sale tricliniari, la destinazione conviviale del vano sembra confermata dal soggetto dionisiaco centrale (GRASSIGLI 1998). Secondo la Finocchi, il pannello figurato costituirebbe lo spazio destinato alla mensa (FINOCCHI 1996, p. 160). Questa porzione è lacunosa in corrispondenza della figura di Licurgo, obliterata da un foro che ha intaccato parzialmente anche il tappeto geometrico orientale. Foto da FINOCCHI 1996 fig. 23 p. 160.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, con inserti in marmo bianco. Non è nota la disposizione degli inserti. Il pavimento rimane in uso anche durante la fase II della domus (Libarna 3, Lotto D).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lo scavo del vano ha permesso di identificare, sotto il mosaico di Licurgo e Ambrosia, un sottofondo in cementizio fittile composto da due parti distinte: quella maggiore (2/3 del vano, verso E) è costituita da un cementizio fittile ben livellato e rifinito (fase I); il terzo verso O, invece, è realizzato in cementizio fittile grossolano, interpretato come ampliamento della superficie pavimentale per la posa del mosaico successivo (fase II). Foto da FILIPPI 1991, tav. L/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile decorato da "nove file di grosse schegge in marmo bianco di forma irregolare, con piastrina rettangolare di marmo bianco al centro" (GUASCO 1952, p. 215). La distribuzione degli elementi marmorei, centrali rispetto alla superficie del vano, è interpretabile come pseudoemblema. Il pavimento rimane in uso anche durante la fase II della domus (Libarna 3, Lotto D). Foto da GUASCO 1952, fig. 5 p. 214.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Il pavimento rimane in uso anche durante la fase II della domus (Libarna 3, Lotto D).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Il pavimento rimane in uso anche durante la fase II della domus (Libarna 3, Lotto D).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Verosimilmente il pavimento rimane in uso anche durante la fase II della domus (Libarna 3, Lotto D).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Non è nota la dimensione esatta della porzione di pavimento rivestita in commessi laterizi (mattoni sesquipedali), identificata nel tratto N del vano.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lastricato, di cui resta in situ una porzione a "L", interessa il lato O e, in parte, quello S del cortile. È realizzato in lastre di pietra di colore chiaro, di forma quasi esclusivamente rettangolare, ma di modulo dimensionale estremamente variato. La disposizione appare molto disorganica, con lastre disposte nel senso della lunghezza e della larghezza. Foto da FINOCCHI 1996, fig. 77 p. 187.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica (non si esclude possa trattarsi della preparazione di un pavimento più pregiato).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica (non si esclude possa trattarsi della preparazione di un pavimento più pregiato).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Al momento della scoperta, del pavimento si conservavano alcune porzioni del bordo e del tappeto musivo geometrico bicromo e 3/4 dell’emblema in sectile policromo (da MORETTI 1914, fig. 6 p. 121), l’unico elemento oggi superstite. Nonostante le lacune è stato possibile ricostruire la stesura complessiva del pavimento (da ZANDA, GOMEZ SERITO, ELEGIR 2004, fig. 5 p. 37), bordato da una fila di quadrati adiacenti sui 4 lati e da una fila di stelle di 4 punte sulla diagonale su 3 lati (escluso quello N); il tappeto è scandito da una composizione triassiale di cerchi secanti, interrotta, al centro del lato N, dal pannello in opus sectile, a schema unitario plurilistellato, inquadrato da 3 cornici in rosso antico, ornate di motivi policromi: fila di parallelogrammi; rettangoli caricati da losanghe alternati a quadrati ed elementi trilobati angolari; pannello quadrato caricato da un cerchio iscritto, contenente un esagono a lati concavi tangente e caricato da sottili cerchi concentrici. Foto da ZANDA, GOMEZ SERITO, ELEGIR 2004, fig. 2 p. 35.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico, al momento della scoperta, si conservava solo per metà, ma sulla base della documentazione grafica e fotografica è stato possibile ricostruirlo per intero. Il tappeto è costituito da un grande pannello quadrangolare, con cerchi concentrici (a motivi vegetali e treccia a calice) a racchiudere forse un motivo figurato, è posto al centro di un reticolato di trecce a 2 capi, con gli scomparti caricati da motivi differenti (meandri, pelte, intrecci, quadrati sulla diagonale, stuoie…). Il bordo esterno del tappeto è costituito da una larga fascia nera a ordito di filari paralleli e obliqui, una linea doppia nera, una fila di pelte giustapposte tangenti, una fascia monocroma nera (8 file di tessere) e una bianca (9 file di tessere). Disegno ricostruttivo da FINOCCHI 2007, fig. 69 p. 355.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Nonostante in letteratura si affermi che del mosaico originario, al momento della scoperta, sopravviveva solo il pannello con crateri e kantharoi, dalle descrizioni, dalle immagini (FINOCCHI 1996, fig. 43 p. 170, e Archivio fotografico SAP negg. 7497-7509) e da un parziale disegno ricostruttivo (FINOCCHI 1996, fig. 111 p. 220) è possibile ricostruire l’intero pavimento. Una linea semplice bianca compresa fra 2 linee semplici nere determina una scansione a “T+U”: nel tratto terminale del braccio verticale della “T” un pannello musivo quadrangolare (0.80m di lato) contiene, su fondo bianco, 4 piccoli quadrati angolari campiti da 2 foglie di edera e da 2 lucerne trilicni contrapposte e un elemento circolare centrale, delineato da una cornice lineare composita, con una girandola nera circondata da 2 coppie affrontate e contrapposte di crateri e kantharoi neri. Il resto della “T” è decorato da crocette di 4 tessere nere attorno a una bianca, presenti forse anche nel campo a “U”. Foto da MANINO 1963, tav. XXXI/1.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico, bicromo, presenta una larga fascia nera a ordito di filari paralleli e obliqui (visibile in parte nell’immagine, da FINOCCHI 1996 fig. 57, ma non nel disegno ricostruttivo, da FINOCCHI 1996, fig. 110), che verosimilmente raccorda il tappeto geometrico alle pareti del vano. Due fasce monocrome bianche delimitano una fila di quadrati sulla diagonale, tangenti, bianchi su fondo nero, che inquadra il tappeto centrale ornato da una composizione ortogonale di esagoni tangenti per 4 angoli formanti quadrati e stelle di 4 punte. Foto da FINOCCHI 1996, fig. 57 p. 176.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile (battuto di malta signina) decorato da un punteggiato di crocette a tessere bianche e nere alternate, in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (forse preparazione?), in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (forse preparazione?), in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (forse preparazione?), in uso ancora nella fase III (Libarna 10, Lotto A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dato il pessimo stato di conservazione del pavimento al momento della scoperta, non è possibile determinare con certezza la disposizione e la cromia delle lastre. Si ipotizza una stesura in lastre marmoree bianche.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Nonostante lo stato frammentario del mosaico, dalle porzioni superstiti è stato possibile ricostruire la decorazione complessiva del tappeto, formato da una composizione ortogonale in bianco e nero di ottagoni concavi tangenti, disegnati da trecce a 2 capi, con effetto di composizione reticolata di fusi e di cerchi tangenti. Gli ottagoni sono caricati da fiori a 8 petali, bianchi su fondo nero; i cerchi da quadrati curvilinei neri su fondo bianco, con staffa bianca al centro, o da quadrilobi di squame neri e bianchi. Sui bordi la composizione forma semicerchi, campiti da un ramo di alloro (?), e negli angoli archi di cerchio campiti da un elemento triangolare che ricorda un fiore stilizzato. Foto da FINOCCHI 2007, fig. 44 p. 332.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il Moretti descrive le lastre pavimentali come “grandi e spessi lastroni rettangolari di marmo bigio, simmetricamente disposti…I lastroni sono di due diverse larghezze (0.58m e 0.88m), regolarmente alternate nel senso della larghezza dell’edificio; le lunghezze variano, senza regola, da 1.40m a 1.50m; lo spessore è, in media, di 3cm” (MORETTI 1914, p. 126 e nota 1). Si tratta dunque di un lastricato omogeneo marmoreo a isodomo a lastre rettangolari di lunghezza (e qui anche di larghezza) variabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da un tessellato geometrico bicromo includente i busti delle Stagioni, policromi. L’unica immagine disponibile del mosaico (da BAROCELLI 1922, fig. 6 p. 372), ora distrutto, non consente di ricostruire puntualmente il soggetto figurato, reso mediante due busti muliebri (almeno per le figure superstiti) con falce e corona di spighe (Estate) e corona di fiori (Primavera). La decorazione geometrica che li racchiude non trova confronti nelle composizioni centrate del DMII, ma riprende il motivo DM 176e: si tratta di uno stralcio centrato di una composizione ortogonale di ottagoni stellati a rettangoli, tangenti per 2 sommità, formanti esagoni allungati (scompartiti in un quadrato sulla diagonale fiancheggiato da 2 coppie di losanghe) e ottagoni (scompartiti in un quadrato contornato da 4 mezze stelle di 8 losanghe e 4 piccoli quadrati sulla diagonale), con effetto di stelle di 8 losanghe. Foto da BAROCELLI 1922, fig. 6 p. 372.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Una larga fascia monocroma nera inquadra un tappeto musivo bicromo formato da 2 unità decorative distinte, la soglia e lo spazio centrale, separate da una fascia nera. Il pannello principale è costituito da un tappeto rettangolare con reticolato di fasce delineate, con quadrati iscritti sulla diagonale nei punti di incrocio e losanghe sdraiate iscritte nei rettangoli, in colori contrastanti. La soglia è sottolineata da un pannello rettangolare più stretto, delimitato da denti di sega, contenente volute vegetali sorgenti da un cespo centrale e terminanti in melograni neri. Foto da FINOCCHI 1996, fig. 104 p. 216.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile con tappeto centrale a punteggiato di crocette bicrome, inquadrato da una fascia perimetrale in mosaico (2 linee singole nere e una tripla bianca mediana). Rilievo da FINOCCHI 1996, fig. 87 p. 198; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio fittile a punteggiato di crocette, bicrome, perimetrato da una cornice musiva costituita da una linea singola nera, una tripla bianca e una singola nera. Il pavimento è raccordato alle pareti del vano tramite una larga fascia in cementizio a base fittile. Foto da FINOCCHI 2007, fig. 66 p. 253.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in grandi lastre di arenaria, conservato per un breve tratto nel settore meridionale del corridoio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tappeto musivo con composizione ad alveare di rettangoli diritti e di triangoli equilateri adiacenti, in colori contrastanti (con effetto di dodecagoni irregolari intersecantisi), gli esagoni mediani caricati da un fiore a 6 petali. Il bordo esterno è costituito da 2 linee triple bicrome, con tessere disposte a scacchiera, fra le quali si dispone una fascia a spina di pesce, anch’essa bicroma. Foto da MERCANDO 1998b, fig. 21 p. 409.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dallo schizzo del mosaico è possibile ricostruire sommariamente il bordo esterno, costituito da una larga fascia bianca, una fascia a cerchi tangenti (su fondo scuro), una fascia monocroma bianca, una fila di fusi, una linea bianca più stretta (tripla?), una nera e una linea (doppia?) bianca. Internamente il campo sembra decorato da una composizione di elementi semicircolari intersecantisi, con riempitivi forse vegetalizzati, ma la resa del disegno è troppo schematica per poterne fornire una descrizione più puntuale. Foto schizzo da MERCANDO 1998, fig. 6 p. 402.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Sovrapposto al pavimento precedente, il rivestimento scoperto dal Varni in pessimo stato di conservazione è un opus sectile verosimilmente a formelle romboidali e listelli in marmi policromi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

L’interpretazione dei resti di pavimento “a piccoli dadi” risulta alquanto incerta: sembrerebbe trattarsi di un tessellato tricromo, sebbene la menzione del “cemento di calce” dove sono “rozzamente connessi” potrebbe riferirsi a un cementizio (litico?) con inserti di tessere.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento sono note solo la tecnica (tessellato) e la cromia (bianco e nero).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Non è escluso che esso costituisse un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento sopravvive un esiguo lacerto in tessere nere, pertinente al bordo esterno del tappeto musivo, e il pannello di soglia decorato da scudi incrociati. Foto da VENTURINO GAMBARI, CROSETTO, MANGANELLI 2007, tav. LXXII.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile, forse riferibile a uno strato di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Stesura in cementizio fittile, arricchito dall'inserzione di tessere musive bianche (1cm di lato) e crustae marmoree di forma rettangolare e triangolare. Nel tratto S è visibile un'integrazione successiva in cementizio a base fittile. Foto da VENTURINO GAMBARI, CROSETTO, MANGANELLI 2007, tav. LXXIII/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio fittile e pseudoemblema musivo (2.02x2.02m) a decorazione geometrica (stralcio centrato di una composizione di stelle di 8 losanghe), entro cornice geometrica multipla (fasce monocrome, denti di sega dentati, treccia a 2 capi). Foto da FINOCCHI 2002, tav. 172.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come “signino” o “cocciopesto”, il pavimento è costituito da un cementizio fittile a punteggiato regolare di crocette, rese in tessere bianche e nere. Il rivestimento è conservato presso il Centro Commerciale Oasi di Tortona. Al medesimo pavimento appartiene forse un altro esiguo lacerto, obliterato nel tratto S dal medesimo taglio di spoliazione: la decorazione a crocette sembra coerente con quella del pavimento del CC Oasi, ma diversa risulta lo strato di preparazione (il lacerto più piccolo presenta solo piccoli ciottoli privi di legante), verosimilmente danneggiato dalla distruzione del rivestimento. Foto Simona Contardi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lacerto pavimentale in cementizio fittile a punteggiato di crocette bianche e nere. Verso O una linea semplice formata da tessere bianche e nere alternate delimita la decorazione principale del tappeto. Il soprallugo (24.11.2012) ha consentito di leggere la tessitura delle crocette, formate da 4 tessere bianche attorno a una nera, su fondo in cementizio fittile di colore rosso-arancio. Foto Simona Contardi, SBAPMAE.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale era costituito da lastre rettangolari in calcare (0.90x0.60x0.15m), per la maggior parte asportate: ne restano in situ solo alcuni esemplari integri nella posizione originaria e numerosi frammenti molto degradati. In alcuni punti si è osservato un rudimentale battuto, formato da ciottoli e spezzoni di laterizi mescolati a uno strato a matrice limo-sabbiosa, che andò a sostituire i basoli più usurati già in antico. Foto da CROSETTO, VENTURINO 2011, fig. 8 p. 98.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto, descritto come "opus vermiculatum", presenta tessere di dimensioni minute per il motivo vegetale, a fianco di tessere più grandi nella cornice geometrica e in una porzione a ordito di filari paralleli pertinente forse al campo. Verosimilmente, infatti, il motivo vegetale potrebbe appartenere a uno pseudoemblema, ma l’esigua estensione del frammento non consente di escludere che possa interessare invece un bordo esterno, sebbene l’impiego di piccole tessere riconduca piuttosto a un motivo decorativo di rilievo, forse centrale. Nella parte inferiore del lacerto si conservano inoltre 10 tessere nere disposte su due file non perfettamente rettilinee (7 nella fila più interna, 3 in quella sottostante), di dimensioni maggiori rispetto a quelle impiegate per la resa dei motivi vegetali, ma leggermente più piccole di quelle della linea tripla superiore: esse non sembrano interpretabili come residuo di una cornice geometrica, ma piuttosto di un elemento decorativo del campo. Foto da MERCANDO 1998, fig. 100.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Asti
La presenza di impronte di "piastrelle" nello strato di preparazione e di frammenti di lastrine marmoree nei soprastanti livelli di riempimento può forse essere riconducibile a un rivestimento in lastricato marmoreo, sebbene i dati a disposizione siano piuttosto aleatori.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

L’intero vano 1 risulta pavimentato con una semplice stesura di “signino biancastro”, ovvero di cementizio a base litica, interrotta al centro da un pannello di 2.90x1.80m in tessellato bicromo, a decorazione geometrico-vegetalizzata e figurata, con inserti marmorei policromi. La composizione dello pseudoemblema, lacunoso in corrispondenza dell’angolo NO e di quello SE, è tuttavia ben leggibile e ricostruibile per simmetria: esso presenta una cornice bicroma composita (fase monocrome, linee triple, treccia a due capi, spina pesce), che inquadra un pannello a fondo bianco (1.45 x 0.65m), campito da formelle in marmi policromi di forma geometrica varia (quadrato, triangolo, rettangolo e losanga), da figure di pesci e, in corrispondenza dei lati brevi, da due rigidi rami con foglie di vite. È possibile che in corrispondenza del cementizio si disponessero i letti tricliniari, rivolti verso lo pseudoemblema ove trovava posto la mensa. Foto da MERCANDO 1996, fig. 6 p. 158.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile di colore rosso intenso. Non si esclude che possa aver avuto funzione preparatoria.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude che possa aver avuto funzione preparatoria.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale di almeno uno dei vani interni al grande edificio è identificabile come cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile, conservato solo in minima parte.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino rosso", il pavimento è verosimilmente identificabile come cementizio a base fittile con inserti musivi, che determinano un punteggiato irregolare di dadi. Foto da BARELLO, BESSONE, MAFFEIS 2011, fig. 2 p. 68.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento, identificabile come cementizio a base fittile, sussistono esigue porzioni su una preparazione in ciottoli. Non si esclude possa trattarsi di un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile. In BARELLO 2010 p. 23 il rivestimento risulta pertinente a una stesura originaria, poi sostituita da un lastricato lapideo. Non si esclude che il cementizio fittile costituisca la preparazione per l'allettamento delle lastre.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino", il pavimento è da identificarsi con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa costituire un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento pavimentale si conosce solo la porzione relativa alla vasca quadrangolare, che ha restituito le impronte di grandi lastre marmoree nella preparazione in cementizio fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento è al momento noto un solo lacerto di opus sectile a esagoni e triangoli, in colori contrastanti: esagoni semplici neri, contornati da sei triangoli equilateri bianchi, che formano una composizione di stelle a sei punte triangolari (modulo rombico). Foto da BARELLO, BESSONE, MAFFEIS 2011, fig. 9 p. 70.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del piano pavimentale sopravvivono grandi frammenti di bipedali e lacerti di cementizio fittile, che costituivano la preparazione del pavimento superiore, poggiante sulle suspensurae fittili dell'ipocausto. I numerosi frammenti di lastre marmoree negli strati di crollo sopra il sottofondo pavimentale confermerebbero l'originaria presenza di un lastricato marmoreo piuttosto ricercato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come "battuto di calce e ghiaia", il rivestimento pavimentale è verosimilmente interpretabile come cementizio a base litica. Non è certo, allo stato attuale delle conoscenze, se questo costituisse il pavimento vero e proprio o un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

La piazza forense era pavimentata in grandi lastre rettangolari di pietra, spesse mediamente 12cm, larghe 60-90cm e di lunghezza variabile. Le lastre erano allettate con un sottile deposito di limo verdastro su una preparazione in argilla e fermate da piccole scaglie lapidee. Gli scavi hanno individuato tracce di pavimentazione (frammenti di lastre e impronte) su un'area di circa 180mq in corrispondenza del complesso di Sant'Anastasio. Nessuna traccia proviene invece dall'area E (Palazzo Mazzetti di Frinco), probabilmente a causa delle successive trasformazioni dell'impianto urbano (MAFFEIS, PISTAN 2010, I rinvenimenti di epoca romana, in "Souvenir m'en doit. Dal foro romano ai marchesi Mazzetti", p. 26). Foto da CROSETTO 1999, tav. LXI/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, con inserti di tessere e di elementi marmorei, in gran parte asportati, che determinano distinte UD, di difficile interpretazione (vd. supra, scheda ambiente): in particolare restano dubbi sulla contemporaneità dei cerchi concentrici e dei punteggiati e sull’effettiva presenza di un “emblema rettangolare”, forse più semplicemente una fascia (rettangolare) campita da varie lastrine marmoree. Le immagini reperite (Archivio fotografico SBAPMAE, dia 73086-73092) non consentono di puntualizzare la sequenza degli inserti: una fascia a punteggiato di dadi a E (soglia?), un’ampia porzione a punteggiato di crocette al centro e una fascia a inserti marmorei (2 file di losanghe, cerchio, rettangolo) a O, entrambe forse pertinenti allo spazio conviviale. Appena evidenti, 3 linee semplici di tessere bianche non contigue costituiscono verosimilmente parte dello spazio tricliniare (in origine esteso su tre lati, N, S, O?) o solo la cornice esterna del tappeto. Rilievo da ZANDA 1996, tav. LXXXIII/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto robusto e curato", è spesso circa 15cm ed è posato su un vespaio di ciottoli. E' interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude che possa costituire la preparazione per un pavimento in tessellato, perduto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "strato sottile di cociopesto e ghiaietto", più sottile rispetto al cementizio del vano N, il piano pavimentale pare comunque interpretabile come cementizio a base fittile, steso su vespaio di ciottoli. Non si esclude che possa costituire la preparazione per un pavimento in tessellato, perduto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cuneo
Il piano pavimentale è costituito da un tessellato a fondo bianco, incorniciato da una doppia fascia di tessere nere. Esso si trova in fase con due lacerti murari EO e NS, ornati da intonaci parietali ancora parzialmente apprezzabili. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 21/b p. 120.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è costituito da un tappeto variamente definito “cocciopesto” o “signino”, identificabile con un cementizio a base litica, decorato da un punteggiato di crocette in tessere nere. I lati, solo parzialmente individuati, risultano pavimentati con diverse soluzioni: la fascia di raccordo con il muro S è realizzata in cementizio litico più grossolano, con inserti di scaglie di marmo grigio e bianco e una doppia linea in tessellato bicromo verso il tappeto centrale; la fascia a O è realizzata in lastricato marmoreo (fase I), di cui restano solo le impronte nella malta di preparazione (al suo posto fascia musiva a girali vegetali, fase II, vd. infra). La fascia orientale, perduta, era realizzata in tessellato, per il quale non è possibile stabilire la precisa cronologia. Foto da MERCANDO 1998, fig. 111 p. 150.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale viene definito “cocciopesto” con punteggiato di crocette in tessere musive nere e bianche, poste a una distanza di 15cm l'una dall'altra. Si tratta di un cementizio a base litica con inserti di tessere e fascia perimetrale in tessellato. Foto da FILIPPI 1997a, fig. 45 p. 85.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento di fase II reimpiega il tappeto di fase I (cementizio litico a punteggiato di crocette), ora impreziosito da una fascia musiva con girali vegetali bianchi su fondo nero conservata sul lato O della sala. Non si esclude che le labili tracce di tessellato sul lato opposto orientale, verso il vano 2, potessero in origine costituire una fascia musiva gemella a quella occidentale, ma il dato non è verificabile. Foto da MERCANDO 1998, fig. 111 p. 150.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come "battuto di cocciopesto" o "signino", il rivestimento pavimentale è verosimilmente identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto pavimentale nell'angolo NE del vano è realizzato in tessellato a tessitura molto fine: al momento dello scavo era visibile una parte del bordo esterno, largo 14cm, realizzato in tessere nere, e una esigua porzione di una fascia bianca, che inquadrava il campo verosimilmente a fondo nero. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 38 p. 134; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico è costituito da un tappeto monocromo bianco, bordato da una doppia banda nera. Della cornice si conserva l'angolo SE, che consente di determinare il limite S del vano. Foto da FILIPPI, CAVALETTO, MENNELLA 1994, tav. XCIX.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “signino” o “battuto di impasto di malta frammista a scaglie di marmo e pietrisco”, spesso circa 16cm, il pavimento di fase II è interpretabile come un cementizio a base litica. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 38 p. 134.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura il pavimento è definito come "battuto di malta biancastra, impastata con abbondanti scaglie di marmi e pietre": sembrerebbe definibile come cementizio a base litica con inserti misti, ma il dato non è verificabile (non è certo che gli inserti abbiano funzione decorativa).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito in letteratura come "battuto di malta con scaglie litiche", è forse interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici, la cui funzione decorativa non è accertata.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “cocciopesto”, il piano pavimentale è probabilmente un cementizio a base fittile, arricchito dall'inserzione di un tondo marmoreo (diametro 35cm), forse in origine accompagnato da altri elementi simili. Foto da FILIPPI 1997, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Battuto di malta interpretato come cementizio a base litica, con fascia perimetrale in tessellato nero. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 64 p. 156.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è costituito da due parti distinte, a differenti quote: la porzione O, in lastricato marmoreo, riveste una superficie di 4.80m ed è posta a 20cm più in alto di quella E, estesa verso S e realizzata in battuto di malta frammisto a scaglie litiche (cementizio a base litica con inserti litici). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 67 p. 158.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile definito in letteratura come "cocciopesto" o "signino". Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è definito come "cocciopesto": si tratta verosimilmente di un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica con inserti marmorei, descritto in letteratura come "scutulatum" o come "battuto di malta biancastra piuttosto spesso, arricchito da scaglie di marmo di vari colori, fra cui emergono elementi di maggiori dimensioni, conformati a losanga, triangolo e rettangolo". Dall'autopsia sono rilevabili gli elementi marmorei geometrici sul cementizio bianco, disposti approssimativamente sulla stessa linea. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è conservato in due tratti, nell'angolo NO e al centro del vano, costituiti da un cementizio a base litica ornato da numerose scaglie di marmo rosso, evidenti anche nello strato di preparazione e distribuite uniformemente sulla superficie. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento si conosce solo la tecnica esecutiva (tessellato).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come "cocciopesto", è identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto da FILIPPI 1997, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura il pavimento è descritto come uno spesso "battuto di malta biancastra impastata con tessere di mosaico bianche e nere", interpretabile come cementizio a base litica con tessere musive. Al centro del tappeto vi era uno pseudoemblema allettato su uno strato di malta rossastra, di cui è stata rinvenuta solo una parte della cornice marmorea. Foto da FILIPPI 1997, fig. 46 p. 85.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile intercettato per un breve tratto a quota -3.06m nell'angolo SO della domus.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è composto da due porzioni diverse, che non distinguono 2 UD, ma costituiscono il risultato della fusione fra il vano 3 e il braccio orientale del corridoio 2. Verso E il pavimento sfrutta il “signino” (cementizio fittile) del corridoio 2 (fase I), mentre a O viene posato un “battuto di malta biancastra frammista ad abbondante scaglie di pietrisco di vari colori” (cementizio litico a inserti litici), che oblitera le fornaci di fase I. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 112 p. 217; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, definito "cocciopesto" in letteratura, di cui sopravvivono solo alcuni lacerti. Potrebbe trattarsi di un semplice piano preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto di malta e frammenti litici", il rivestimento è interpretabile come semplice cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento, descritto come "battuto di cocciopesto" e identificabile come cementizio a base fittile, viene steso direttamente sul piano pavimentale della fase precedente.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lacerto di opus sectile marmoreo, a scacchiera bicroma composta da formelle quadrate (Q) di 28.5cm di lato. I materiali impiegati sono due litotipi lunensi: il bianco statuario, con piccole macchie grigie, e il bardiglio nuvolato, grigio chiaro. La porzione superstite si compone di 15 formelle, otto integre e sette frammentarie, disposte su tre file. Foto da SUBBRIZIO 2013, fig. 101 p. 128.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

"Cocciopesto", identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

"Cocciopesto", identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bicromo, con cornice in rosso (o b/n e rosso?), arricchita da figure di amorini ed elementi floreali. L'iconografia del pavimento è nota solo dalla descrizione riportata in letteratura.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento pavimentale è nota solo la tecnica di realizzazione in tessellato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in tessellato monocromo bianco, di fattura grossolana. Il colore giallognolo delle tessere descritto in letteratura (MACCARIO 1978, p. 18) è imputabile, verosimilmente, alla permanenza del pavimento sotto terra.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato in predominante bicromia (bianco e nero), con aggiunta di tessere azzurre.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile arricchito da inserti litici di colore bianco, irregolarmente distribuiti sulla superficie pavimentale. Il tappeto presenta un'ampia lacuna rettangolare e una circolare, frutto degli interventi edilizi che interessarono l'area nel corso del tempo. Foto da PREACCO, DA PIEVE 2013, fig. 7 p. 142.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bicromo, a scacchiera di quadrati (20cm di lato) in tessere di marmo bianco e di ardesia grigio-scuro. Del tappeto si conserva un ampio lacerto, risparmiato dalle strutture successive, che permette di ricostruire anche la decorazione del bordo: il motivo a scacchiera risulta inquadrato da un’ampia fascia monocroma nera a ordito obliquo, seguita da una linea tripla nera a ordito diritto, da una fascia monocroma bianca (9/10 file di tessere) e da una nera (14/15 file di tessere). La porzione centrale del pavimento, danneggiata da buche medievali, ospitava forse un emblema in opus sectile, di cui sembra leggibile un’impronta rettangolare bordata da lastrine marmoree allettate nella malta di preparazione. Foto da PREACCO, DA PIEVE 2013, fig. 8 p. 142.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile arricchito da inserti litici di colore bianco, irregolarmente distribuiti sulla superficie pavimentale. Foto Archivio SAR-PIE.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento di fase I sopravvive solo un lacerto ai piedi del muro N, definito come “battuto in cocciopesto con inserzione di scaglie litiche” e steso su uno strato di preparazione con evidente funzione impermeabilizzante. Nella relazione di scavo si annota che il pavimento è uguale a quello di fase, ma che risulta completamente asportato: il piano pavimentale individuato, quindi, potrebbe costituire un semplice strato di preparazione (cfr. Archivio SBAPMAE, Relazioni di Scavo, cartella CN15, 1994). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 17, p. 115; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Meglio conservato rispetto al precedente, il piano pavimentale di II fase copre la porzione superstite del muro EO meridionale, rasato. Anche questo pavimento viene definito come "battuto in cocciopesto con inserzione di scaglie litiche", interpretabile come cementizio a base fittile: gli inserti non sembrano costituire un elemento decorativo, ma solo una componente dello strato pavimentale. Foto da FILIPPI 1997b, fig. 17, p. 115.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato con tessere policrome (predominanza del colore blu).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento, rinvenuto a 1.20m di profondità dal piano stradale, è costituito da un cementizio a base fittile con inserti di colore bianco e grigio in pietra e marmo, irregolarmente distribuiti sulla superficie. Foto Archivio SAR-PIE.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, steso su un vespaio di ciottoli posti di coltello e su una preparazione di malta e piccoli frammenti di intonaco, provenienti dalla demolizione dei muri delle fasi precedenti. Non si esclude che il rivestimento possa costituire esso stesso un semplice livello di preparazione per un pavimento totalmente perduto. Foto da PREACCO 2009, tav. LXXIVa; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto in letteratura come “opus sectile”, il pavimento sembra piuttosto interpretabile come lastricato marmoreo. Le impronte nella malta riconducono a una tessitura pavimentale di lastre rettangolari, lunghe fra 0.81 e 0.91m e larghe fra 0.40 e 0.61m, variamente disposte nel senso della lunghezza e della larghezza: immediatamente a S del lacerto murario settentrionale un filare presenta il lato lungo parallelo al muro, mentre la restante porzione visibile (6 lastre) è disposta ortogonalmente a esso. Foto da MICHELETTO 2009, tav. LXXVIa.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "opus sectile", il piano pavimentale è noto solo attraverso le impronte delle lastre nella malta, dalle quali sembra possibile identificare piuttosto un lastricato (marmoreo) a elementi rettangolari, disposti con il lato lungo parallelo al muro N. Nella documentazione di scavo si menzionano "frammenti di tarsie marmoree policrome", riferibili verosimilmente al pavimento, realizzato in vivace policromia. Foto Archivio SAR-PIE, Relazioni di Scavo, cartella CN 33, Alba, via Cavour, Casa Paruzza 2008, B/N r. 8, scatto 19A.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto pavimentale è costituito da lastre di colore bianco, bianco venato di grigio e bardiglio scuro, con moduli rettangolari di diversa larghezza (da 0.30 a 0.77m) alternati. Lo schizzo del pavimento effettuato al momento della scoperta (1949) riporta le linee tratteggiate corrispondenti ai tagli per il distacco delle lastre, trasportate al Museo Civico di Alba in quattro distinti pannelli. Disegno da PREACCO, GOMEZ SERITO 2007, fig. 6 p. 338.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento sopravvivono due lacerti in opus sectile a modulo quadrato (modulo medio: lato 0.58/0.59m) di marmi policromi, che identificano presumibilmente due distinte unità decorative, ovvero l’orchestra e lo spazio antistante il proscenio. Il primo lacerto è localizzato ai piedi del muro EO del proscenio ed è realizzato con una composizione a quadrati listellati, con quadrati inscritti diagonalmente nel quadrato di base (L/Q2). Il secondo, rinvenuto a N del precedente ed esteso verosimilmente su tutta l’area dell’orchestra, è costituito da un modulo quadrato-reticolare, con un disco in colore contrastante inscritto nel quadrato di base (QD/R/Q). Foto da PREACCO 2006, fig. p. 56.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lastricato omogeneo marmoreo in lastre di marmo grigio chiaro venato di beige, spesse mediamente fra 1.5 e 2.5cm.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Battuto di malta mista a piccoli frammenti laterizi, steso su un livello di preparazione grossolano, spesso circa 10cm, poggiante su un vespaio di ciottoli. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lacerto di battuto di malta (cementizio a base litica) che, nella parte inferiore, ingloba ciottoli eterometrici, direttamente steso sullo strato di argilla naturale. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino", il rivestimento è identificabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come "cocciopesto", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Nella descrizione fornita dal Gioelli il pavimento è "costruito di pozzolana e piccoli pezzi di marmo bianco e nero rettangolari". Dai disegni del pavimento risulta una composizione a modulo quadrato Q, a colori contrastanti (predominanza di nero nello schizzo del Gioelli, di bianco in quello del Molineris) e inquadrata da un bordo a spirale. Disegno da FILIPPI 1997b, fig. 130 p. 235.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è descritto come “battuto di malta, frammisto a scaglie di marmo e pietrisco”, interpretabile come cementizio a base litica con inserti misti, spesso circa 5cm.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come “cocciopesto” o “signino” con inserti di schegge di marmo e tessere musive, spesso 9cm, il pavimento di fase I è identificabile come cementizio a base fittile con inserti misti.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è descritto come “cocciopesto” o come “signino con impasto di malta e pietrisco”, su vespaio di ciottoli. È identificabile come cementizio litico, forse riferibile a una semplice preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è definito come "cocciopesto" su vespaio di ciottoli. Potrebbe trattarsi di un cementizio a base fittile o, se si tiene conto della sua disposizione direttamente sui ciottoli, dello strato di preparazione per un pavimento totalmente scomparso.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tratto di pavimento superstite è definito “cocciopesto”, spesso 5cm, su vespaio di ciottoli. La quota a cui è attestato il piano (-4.15m), coerente con gli altri pavimenti della domus di I fase, porta a identificarlo come cementizio a base fittile; d'altro canto la sua disposizione direttamente sui ciottoli non permette di escluderne l'interpretazione come preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito come “cocciopesto frammisto a pietrisco”, è forse identificabile come cementizio a base litica. Esso risulta direttamente coperto dal vespaio di ciottoli su cui è steso il pavimento di fase II.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento di fase II sembra costituito da 2 distinte UD, sebbene la limitatezza dello scavo le la frammentarietà dei resti non consentano di definirne la scansione precisa. Nel settore S una fascia larga 4m è rivestita in cementizio fittile grossolano, spesso 8cm, con inserti di lastrine in marmo grigio; nel settore N si dispongono invece lastre di marmo grigio rettangolari, di dimensioni e spessore variabili (lunghe fra 85 e 110cm, larghe 50cm, spesse tra 1.5 e 6cm). Le lastre sono in gran parte asportate, ma rilevabili grazie alle impronte sulla preparazione in cementizio fittile (spesso 4cm). Foto da FILIPPI 1997b, fig. 20 p. 119.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Sopra il cementizio litico di fase I (vd. infra) viene steso un altro pavimento di medesima fattura (quota -4.09m), allettato su un vespaio di ciottoli posato direttamente sul rivestimento precedente.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile. Planimetria da CARDUCCI 1950, fig. 1 p. 205.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento, definito "opus signinum" o "cocciopesto" e interpretabile come cementizio a base fittile, vennero rinvenuti solo alcuni lacerti. Non si esclude che potesse costituire un semplice livello preparatorio. Foto Archivio SAR-PIE, Bene Vagienna, Augusta Bagiennorum, area Pereto, neg. 217.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in commessi laterizi quadrangolari. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in commessi laterizi quadrangolari. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in commessi laterizi. Foto da PREACCO 2006, fig. 16 p. 22.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in lastre di marmo policromo, di forma rettangolare e dimensioni varie. Foto da PREACCO 2006, fig. 25 p. 28.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento restano solo numerosi frammenti di lastre di marmo bianco e grigio, che consentono di stabilire l'originaria presenza di un lastricato omogeneo marmoreo.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica. Foto Archivio SAR-PIE, Bra, fraz. Pollenzo, Cascina Albertina, dia 5/2004.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento è realizzato in cementizio a base fittile, ornato da una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, realizzata con tessere in marmo bianco. Foto da PREACCO 2006, fig. 5 p. 85.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in cementizio a base litica, estremamente lacunoso, in cui sono presenti abbondanti scaglie litiche di colori diversi disposte in modo irregolare. Foto da PREACCO 2006, fig. 7 p. 86.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in cementizio a base litica, estremamente lacunoso, in cui sono presenti abbondanti scaglie litiche di colori diversi disposte in modo irregolare. Foto Archivio SAR-PIE, Bra, fraz. Pollenzo, Cascina Albertina, dia 122/2004. L'immagine mostra il particolare del pavimento in cementizio litico e inserti (da vano 5 o 6?). Nella documentazione di scavo il rivestimento non viene distinto fra i due ambienti e presenta il medesimo numero di unità stratigrafica (US958).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è costituito da un tessellato monocromo grigio scuro-nero a ordito di filari paralleli, bordato da una larga fascia monocroma bianca. Le tessere scure, leggermente più grandi di quelle chiare, sono di ardesia, quelle bianche di marmo. Il pavimento è lacunoso e prosegue, verso O, sotto l'adiacente noccioleto, mentre verso S è tagliato dal muro di contenimento della soprastante via del Teatro. Nella II fase di vita dell'edificio il pavimento resta in uso, probabilmente con dimensioni ridotte. Foto da PREACCO 2006, fig. 3 p. 83.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio fittile con decorazione musiva, simile a quella rinvenuta nel vano 3 della domus in Cascina Albertina (Pollentia 1, vd. infra): composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, formanti grandi esagoni irregolari intersecantisi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto pavimentale (1x1m ca.) è realizzato in cementizio a base litica (definito "cocciopesto" o "opus signinum"), con scaglie litiche e ciottoli legati da malta. Nel tratto S il pavimento presenta una fascia marmorea lunga 84cm e larga 10cm. Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile stabilire se l'inserzione in marmo costituisca una semplice cornice o un'unità decorativa a sé stante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica con fascia perimetrale a mosaico di tessere nere. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento originario rimangono in situ una sola piastrella marmorea a modulo quadrato (30x30cm), in marmo bianco, e le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento originario rimangono in situ solo le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento originario rimangono in situ una piastrella a modulo quadrato (30x30cm), in marmo bianco, e le impronte delle formelle nella malta di preparazione. Sebbene l’impaginazione suggerisca di interpretare il rivestimento come opus sectile a modulo medio Q, l’assenza di ulteriori elementi (specie la mancanza di dati sulla cromia) impone una certa cautela lessicale: si preferisce, pertanto, classificare come lastricato marmoreo a isodomo regolare con tessuto ortogonale di quadrati affiancati. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il Casalis descrive il pavimento dell’orchestra come un “cemento durissimo…mediante l’unione della calce colla polve di mattoni pesti…cemento somiglievole ai lapilli variamente colorati e levigati” (CASALIS 1847, p. 530). Si tratta verosimilmente di un cementizio a base fittile, per il quale non si esclude la funzione di strato preparatorio, specie considerando il contesto monumentale di pertinenza. Tuttavia, la precisazione sull’aspetto ben levigato del pavimento mette in dubbio l’ipotesi interpretativa di incompiutezza.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento in tessellato è segnalato semplicemente come "pavimento a mosaico".

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere una semplice funzione preparatoria. Al momento della scoperta ne sopravvivevano solo alcuni lacerti, fortemente danneggiati dallo scavo delle buche altomedievali e, in alcuni casi, con leggeri affossamenti dovuti alla presenza di sostegni di una struttura soprastante piuttosto pesante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento originario, in lastricato marmoreo bianco, non restano che numerosi frammenti di lastrine (in parte anche pertinenti alla rifinitura delle pareti) e diversi lacerti della preparazione in cementizio fittile aderente ancora alle tegole sovrapposte alle suspensurae.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento originario, in lastricato marmoreo bianco, non restano che numerosi frammenti di lastrine (in parte anche pertinenti alla rifinitura delle pareti) e diversi lacerti della preparazione in cementizio fittile aderente ancora alle tegole sovrapposte alle suspensurae.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento si conservano tre lacerti (fr. 1: 1.10x0.40m; fr. 2: 0.32x0.35m; fr. 3: 0.35x0.36m), provenienti dalla zona mediana della navata, in corrispondenza dell’abside. Il rivestimento si componeva di 2 distinte unità decorative: la solea, che sottolineava il percorso liturgico assiale, era costituita da una fila di formelle quadrate QxQ2 bianche e nere, affiancate sui lati da lastrine in marmo bianco (12-16cm x 9/10cm circa); il resto della superficie era pavimentato con una semplice stesura in cementizio a base fittile, di colore rosato. Le formelle dell’opus sectile oscillano fra 21-23cm di lato, ma le dimensioni risultano lievemente sfalsate dalla frammentarietà di alcuni elementi e dalla presenza di interventi di restauro, specie su Q2, che hanno determinato brevi lacune fra gli elementi. Le formelle Q conservate sono nere (ardesia?), mentre quelle Q2 sono costituite da un quadrato sulla diagonale (14.80/15cm di lato) e da 4 elementi triangolari bianchi negli angoli. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimentazione costituita da un doppio strato di ciottoli, su cui poggia una gettata di pietrisco bianco frammisto a malta, rifinita da una fascia a mosaico in tessere grigiastre. Sulla superficie del tappeto sono inserite, in modo apparentemente casuale, tessere musive di dimensioni maggiori. E' probabile che la malta, forse non così abbondante in origine, si sia sgretolata nel corso del tempo. Foto da BARRA BAGNASCO, ELIA 2007, fig. 3 p. 276.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura si menziona un pavimento in resistente "cocciopesto", interpretabile come cementizio a base fittile. Il pavimento sembrerebbe articolato su due quote differenti, raccordate da un gradino in tegole, anch'esse rivestite di cementizio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale di H1 è costituito da un cementizio a base fittile, arricchito da un punteggiato di crocette, formate da 4 tessere bianche e 1, centrale, di colore grigio (e talvolta bianco). L'unica immagine del pavimento (da ELIA, MEIRANO 2008, tav. LXVb) mostra solo un particolare del manufatto: è possibile distinguere una linea di contorno formata da tessere bianche distanziate e pressochè allineate, a delimitazione forse del motivo geometrico (pseudoemblema?). Del pavimento è venuto alla luce solo un lacerto di 2.20x1m (cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2007, prot. 8745 del 5/12/2007). Si tratta forse del rivestimento pavimentale di un’anticamera. Foto da ELIA, MEIRANO 2008, tav. LXVb.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito come "cocciopesto" grossolano, realizzato con poca malta (cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2008, prot. 9146 del 12/12/2008), il rivestimento è interpretabile come una semplice stesura di cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento restano solo alcuni lacerti, realizzati in "cocciopesto"/ "opus signinum" di fattura mediocre (cementizio a base fittile). Cfr. Archivio SBAPMAE, Territorio, Costigliole Saluzzo, cart. 1, fasc. 6, Relazione della campagna di scavo 2010, prot. 10558 del 22/12/2010.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimenti in tessellato, di cui non sono noti il numero e le caratteristiche tecniche.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato, di cui non si conoscono ulteriori dati. Il manufatto è andato presumibilmente distrutto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Novara
Rivestimento pavimentale a commessi laterizi (sesquipedali). Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GARANZINI 2010, fig. 86 p. 219.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in tegole (commessi laterizi). Foto da SPAGNOLO GARZOLI 2004, fig. p. 236; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile su vespaio, che copre direttamente la risega di fondazione dei muri. Il cementizio pavimenta l'aula centrale e le otto cappelle circostanti. La separazione dall'opus sectile di fase II (fine V-inizio VI sec. d.C.) è confermata dal rinvenimento di uno strato limoso nettamente distinto dal cementizio di I fase nella nicchia S e nell'abside SE.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento originario nel suo complesso è ricostruibile solo in parte: gli scavi hanno evidenziato la presenza di un lastricato marmoreo grigio centrale, arricchito in corrispondenza delle cappelle da differenti soluzioni in sectile bicromo a base mista, con motivi geometrici a scacchiera (QxQ2), a pale di mulino (Qt), a esagoni e triangoli, talvolta a stesura irregolare forse dovuta a successive integrazioni. Le soglie delle cappelle sono sottolineate da una fascia di lastre rettangolari di colore grigio, al medesimo livello dei sectilia e del lastricato centrale. Rilievo da CHIERICI 1967, fig. p. 77.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "pavimento a mosaico marmoreo", il rivestimento del Broletto è genericamente considerato un tessellato. Non sussistono descrizioni ulteriori né documentazione fotografica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto superstite, forse pertinente alla decorazione pavimentale della navata centrale, rappresenta la figura, mutila, di un giovane posto di tre quarti, con il manto fermato sulla spalla destra da una fibula quadrata e un nimbo a 7 raggi sul capo; nella mano destra impugna un flagellum. Le fonti di XIX secolo ricordano che accanto alla figura si leggeva la lettera “S”, oggi non conservata. L’iconografia ricorda la figura del Sole alla guida del carro, probabilmente attorniato da altre figure sempre pertinenti alla sfera celeste, entro una rappresentazione cosmologica nella quale il giovane simboleggia Cristo. Il lacerto, reimpiegato al centro del tappeto romanico secondo il Bartoli e il Frasconi, venne inserito dall’Avon in prossimità dell’ingresso. Foto da MINGUZZI 1995, fig. 40 p. 79.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento della navata S, un mosaico geometrico unitario, non è conservato: il Bartoli e il Frasconi ne sottolineano il pessimo stato di conservazione già all’epoca delle loro visite (1770 e ante 1813). Le proposte ricostruttive sono due: il mosaico delle navate laterali (forse identico) è unito da una fascia trasversale lungo la porzione più occidentale della navata centrale, andando quindi a disporsi come una grande “U” (PEROTTI 1980, fig. p. 112; MINGUZZI 1995, fig. 20 pp. 52-53); i mosaici delle navate laterali sono due tappeti geometrici distinti (MINGUZZI 1995, fig. 39, pp. 76-77). In assenza di dati certi, è possibile solo tentare di definire la decorazione geometrica del pavimento S, ornato da “croci a estremità acute, tangenti e disposte longitudinalmente: negli spazi “a stella”così determinati sono inseriti cerchi racchiudenti piccoli animali (uccelli, pesci, polipi, granchi) e croci”. Disegno ricostruttivo da MINGUZZI 1995, fig. 39, pp. 76-77.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

L’opus sectile è quasi completamente asportato, ma ricostruibile dalle formelle ancora in situ (ne esistono solo foto in b/n: Archivio fotografico SBAPMAE, neg. 10905-10924) e dalle impronte nella malta degli elementi asportati. Un emblema quadrangolare centrale (78x78cm) è inquadrato da 2 file di formelle Q2 (15cm di lato), una scacchiera QxQ2 (20cm di lato) su 4 file, una fascia a modulo quadrato-reticolare (L/Q/R/Q) larga 70cm e una fascia di raccordo con le pareti a formelle quadrate di dimensioni e schema non determinabili. Si è ipotizzato che il sectile fosse bicromo a base mista (marmo bianco e calcare nero), in base al confronto con il pavimento dalla domus dell’Archivio di Stato (Novaria 2, vd. infra) e del Battistero paleocristiano (vd. infra). Incerta rimane l’ipotesi del reimpiego in quest’ultimo delle formelle quadrate (20cm di lato) della domus, tagliate per ottenere lastrine triangolari bianche e nere (BONINI 1999, p. 84; SPAGNOLO, GAMBARI 2004, p. 409, n. 88). Disegno ricostruttivo da BONINI 1999, fig. 80 p. 86.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base litica, composto da scaglie di calcare e piccoli ciottoli immorsati nella malta. Non si eclude possa costituire un semplice livello di preparazione (così BARBERIS 2012). Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 389.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio (di tipologia non definibile), per il quale non si esclude la funzione di strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in mattoni sesquipedali, direttamente poggiati sul terreno. Il pavimento è conservato solo per un breve tratto nell'angolo NE del cortile. Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 389.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "opus signinum di malta impastata con schegge di calcare bianco, impreziosito da una cornice a mosaico nero" (PEJRANI BARICCO, SPAGNOLO GARZOLI 1995, p. 349), identificabile come cementizio a base litica con fascia perimetrale in tessellato nero. Foto da CORTELLAZZO 1993, fig. p. 67.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Opus sectile a modulo quadrato, con motivi semplici in redazione a scacchiera (QxQ2), che sfrutta la bicromia dei materiali utilizzati: il marmo bianco e il calcare marnoso nero. Foto da SPAGNOLO GARZOLI 2009, fig. 10 p. 216.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio, per il quale non si esclude l'interpretazione come livello preparatorio. Non sono note le componenti dello strato di base.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica, di colore bianco, con fascia perimetrale in tessellato nero, composta da una sola fila di tessere. Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 405.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 405; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Allo stato attuale delle conoscenze permangono dubbi sulla tecnica esecutiva del rivestimento. Interpretato come mosaico (CASSANI 1962; FUMAGALLI 1964; MOTTA 1986; SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004), secondo lo stesso Cassani il “pavimento di mosaico marmoreo bianco" era disteso "sul nudo terreno" (CASSANI 1930; CASSANI 1937): l’assenza di un livello di preparazione ben definito, infatti, potrebbe far pensare piuttosto a un lastricato (al quale si adatterebbe, peraltro, l’aggettivo “marmoreo”). In questa sede, tuttavia, si interpreta come tessellato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lacerto musivo bicromo, con decorazione a girali vegetali. Dal disegno del frammento (da UGLIETTI 1987, fig. p. 590) è possibile cogliere la tessitura irregolare a ordito di filari paralleli e obliqui della fascia perimetrale, una linea tripla di tessere bianche e una fascia monocroma nera, che si dispone ad angolo. Più internamente la fascia a girali vegetali, arricchiti da foglie e fiori stilizzati (in nero su fondo bianco), è chiusa da una linea tripla nera, che determina quindi un pannello rettangolare di forma allungata. Il campo è pressoché illeggibile: sul fondo bianco vi è un motivo geometrico nero, di cui si vede solo un elemento triangolare (forse pertinente a una composizione triassale di stelle a 6 punte, DM 210?). Disegno da UGLIETTI 1987, fig. p. 590.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in lastre di marmo rosa di Verona, di forma rettangolare (1.10x0.80m).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento è costituito da un cementizio a base fittile a punteggiato di crocette, in letteratura definito “signino rosato” (SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004) o “mosaico a crocette bianche su fondo nero” (SCAFILE 1987; MERCANDO 1996; MERCANDO 1998). Incerta rimane l’interpretazione del frammento scoperto nel 2003, descritto come “signino a fondo rosato con decorazione di rettangoli irregolari in tessere bianche” (SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004): sul fondo in cementizio fittile si osservano alcune tessere nere e bianche, disposte a formare figure geometriche irregolari (un triangolo nero e due rettangoli bianchi, il primo pieno, il secondo solo delineato). La distribuzione delle tessere ricorda lontanamente un’iscrizione musiva, sebbene lo stato lacunoso del lacerto non consenta di supportare tale ipotesi. Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 380.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base litica, ornato da un punteggiato regolare di crocette formate da 4 tessere nere attorno a una bianca centrale. Foto da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 382.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile, forse semplice livello preparatorio, obliterato dalla preparazione di un successivo pavimento di identica tipologia.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (preparazione?), che oblitera il pavimento precedente.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lacerto musivo (0.53x0.41m) a fondo nero, con fascia esterna a ordito di filari paralleli e obliqui, conservata per una larghezza di 0.26m, e cornice lineare a ordito longitudinale, larga 0.12m e composta da una linea tripla nera, una fascia monocroma bianca (4 file di tessere), una linea tripla nera. Del campo si conserva una piccola porzione a punteggiato di dadi bianchi su fondo nero, a ordito di tessere obliquo. Foto da DAVID 1985, fig. 1 p. 2.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato a fondo nero, bordato da una fascia monocroma bianca e campito da un punteggiato regolare di tessere bianche. Rilievo da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 382; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto a tritume laterizio" (BAROCELLI 1926) o "battuto di frantumi di mattoni triturati su calce" (FUMAGALLI 1964, p. 128), il rivestimento è interpretato come cementizio a base fittile. Non si esclude una sua funzione preparatoria.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Tessellato bianco, bordato da una cornice nera e bianca, con inserti marmorei (?) di colore rosso chiaro regolarmente distribuiti sul tappeto. Rilievo da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 382; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato a fondo nero, contornato da larga fascia musiva nera, fascia monocroma bianca, linea tripla nera e linea semplice (o doppia?) bianca. Quest'ultima inquadra una composizione a nido d'ape delineata in bianco. Rilievo da SPAGNOLO GARZOLI, GAMBARI 2004, fig. p. 382; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile (spesso strato di conglomerato di laterizi tritati e malta). Non si esclude possa costituire un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio fittile con rari inserti lapidei di vario tipo distribuiti irregolarmente sulla superficie. In letteratura si descrivono come "piastrelle romboidali disposte a gruppi di tre in modo da formare un disegno di cubi" (Itinerari archeologici in Provincia di Novara, Novara 2006, p. 30). Foto da PEJRANI BARICCO 2003, fig. 10 p. 65.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile. Non si esclude che esso possa costituire un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, coperto dal pavimento di fase II. Non si esclude che il rivestimento possa costituire un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, coperto dalla preparazione in ciottoli del pavimento di fase II. Non si esclude che il rivestimento più antico possa a sua volta costituire un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile in pessimo stato di conservazione. Non si esclude che esso possa costituire un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in mattoni disposti in file, alternativamente nel senso della larghezza e della lunghezza (commessi laterizi). Foto da SPAGNOLO GARZOLI 1991, tav. XCVIb.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale costituito da grosse lastre lapidee squadrate, allettate su una preparazione di sabbia sciolta e ghiaione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in grandi lastre rettangolari di serizzo, disposte attorno a un’area centrale pavimentata in mattoni. Il raccordo tra la fascia perimetrale e la porzione centrale è costituito da piccoli mattoni posti di taglio. Foto da SPAGNOLO GARZOLI 2004, fig. 46 p. 100.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Torino
In letteratura definito "mosaico a scaglie", il pavimento è costituito da un cementizio a base litica di colore bianco.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "mosaico a scaglie", il pavimento è costituito da un cementizio a base litica di colore bianco.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio fittile, composto da scaglie di laterizi o ceramica (anche sigillata) di dimensioni centimetriche (1x2cm). La superficie, nonostante il pessimo stato di conservazione, risulta piuttosto uniforme e liscia. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2007).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "mosaico a scaglie", il pavimento è costituito da un cementizio a base litica di colore bianco.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "mosaico a scaglie", il pavimento è costituito da un cementizio a base litica di colore bianco.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

La porzione superstite del rivestimento è assai limitata. Si tratta di un "battuto di pietrisco bianco e calce", interpretabile come cementizio a base litica, di fattura visibilmente grossolana. A causa della lacunosità dei dati, non è possibile escludere che il piano in cementizio costituisse parte del sottofondo di preparazione di un pavimento perduto. Foto da BRECCIAROLI, MASETTI, PEROTTO 1991, tav. CVI/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale di fase I, reimpiegato in quella successiva, è identificabile con un cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto di pietrisco e calce", il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio litico, per il quale - date le dimensioni e le rifiniture del vano - non si esclude una funzione meramente preparatoria. Lo scarso livello di conservazione del pavimento non consente di stabilirne la scansione, forse (vista la presenza dell'esedra aperta nel muro N) a più unità decorative.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Il rivestimento risale alla fase II (inizio I sec. d.C.) ed è utilizzato ancora nella fase successiva (III, fine I sec. d.C.), quando viene unito al pavimento dell’adiacente vano 6b.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio. Il rivestimento risale alla fase II (inizio I sec. d.C.) ed è utilizzato ancora nella fase successiva (III, fine I sec. d.C.), quando viene unito al pavimento dell’adiacente vano 6a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino", il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude che potesse in origine avere una funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di magnesite, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base litica, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da uno strato di frantumi di laterizi, in origine verosimilmente legati da malta. È interpretabile come cementizio a base fittile, per il quale non si può escludere una originaria funzione di livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “opus signinum” costituito da frammenti laterizi, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base fittile, campito – nella porzione superstite – da due grandi rettangoli non adiacenti. Questi sono solo delineati, l’uno da una fascia monocroma bianca inquadrata da 2 linee (triple?) nere, per una larghezza complessiva di 15cm, l’altro da una fascia di rettangoli (8x5.5cm) bianchi e neri alternati, per una larghezza complessiva di 8cm. Foto da ROSI 1938, fig. 3 p. 346.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “opus signinum” costituito da frammenti laterizi, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base fittile, ornato da tessere musive bianche e nere “sparse senza disegno”. Si tratta verosimilmente di un punteggiato irregolare di dadi su cementizio fittile. Rilievo da ROSI 1938, fig. 2 p. 345; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in “cocciopesto, costituito da frammenti laterizi piuttosto grandi, legati da malta biancastra sabbiosa e poco tenace”: cementizio a base fittile, di fattura grossolana. Il pessimo stato di conservazione dei lacerti non consente di escludere che possa trattarsi di un semplice livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude che potesse costituire un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è identificabile con un cementizio a base fittile. La lacunosità dei dati disponibili non consente di escludere che possa trattarsi di un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “signino rosato”, il rivestimento pavimentale è un cementizio a base fittile, in cui sono evidenti inserti (litici?) di colore bianco. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2011); rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “cocciopesto rossastro”, il rivestimento pavimentale è un cementizio a base fittile, in cui sono evidenti inserti (litici?) di colore bianco. Foto Archivio SAR-PIE (indagini 2011).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “battuto di calce e pietrisco bianco”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “opus signinum in pietrisco rosso chiaro e grigio, affogato in malta di cocciopesto rosa chiaro”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici di colore rosso e grigio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “opus signinum in pietrisco rosso chiaro e grigio, affogato in malta di cocciopesto rosa chiaro”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici di colore rosso e grigio. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XIX/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “battuto di calce con pietrisco grigio e nero”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici scuri. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “battuto di calce con pietrisco grigio e nero”, il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici scuri. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “opus signinum con pietrisco bianco di fondo, frammisto a pietrisco grigio e poco cocciopesto”, il pavimento è forse interpretabile come cementizio a base fittile con inserti litici bianchi e grigi. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "battuto di cocciopesto", il pavimento è costituito da un cementizio a base fittile, molto danneggiato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come “pavimento in battuto di pietrisco biancastro e calce”, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXXVII/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura descritto come "sottile battuto levigato in superficie con calce fine pigmentata in rosso", il piano pavimentale, spesso 2/3cm, è identificabile come un cementizio a base fittile. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1998, tav. XXI/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dalla descrizione fornita in letteratura (BRECCIAROLI, PEJRANI, GALLESIO 1983) si desume che il pavimento sia costituito da un cementizio a base fittile con inserti misti, di tessere bianche (disposte regolarmente) e nere, sparse insieme a schegge di calcare di colore verde.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "battuto di calce dipinto di rosso", il pavimento è interpretabile come cementizio a base litica, rubricato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto di forte consistenza", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile, di fattura grossolana.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, descritto come “opus signinum decorato con tessere inserite, che formano disegni geometrici di estrema semplicità”. La decorazione sembra riconducibile a un semplice punteggiato di dadi, incluso entro una linea semplice formata da una fila di tessere.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, ornato da tessere musive di colore bianco sparse sulla superficie in modo piuttosto irregolare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è interpretabile come semplice cementizio a base fittile. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1989, tav. LXXXVII/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è interpretabile come semplice cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in tessellato bianco, ornato da un semplice reticolato di linee doppie nere, con gli scomparti quadrati caricati al centro da una lastrina marmorea policroma di forma geometrica varia (triangolo, quadrato, rettangolo, poligono irregolare). Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 2007, fig. 20 p. 136.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1985, tav. XXXI/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni quadrati di 0.29/0.30m di lato: commessi laterizi. I mattoni sono disgregati a tal punto da formare un suolo compatto in laterizi sgretolati.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “signino bianco”, il pavimento è interpretabile come un cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1985, tav. XXXIV.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “manto signino”, il rivestimento risulta molto simile a quello precedente, sul quale è direttamente posato: si tratta verosimilmente di un cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1985, tav. XXXIV.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento del vano A3 è costituito da un “signino bianco ottenuto con un impasto di calce e pietrisco bianco, pressato e levigato a rullo”, identificabile come cementizio a base litica. Del rivestimento si conservava, al momento della scoperta, solo un breve tratto nel settore NO della stanza.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è identificabile come cementizio a base fittile, coerente con la funzione di servizio dell'ambiente.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Poichè l'area del corridoio si estendeva oltre i limiti del saggio, il pavimento è stato osservato solo nella sezione ricavata dallo svuotamento delle fosse di spoliazione delle strutture. Foto da PEJRANI BARICCO, OCCELLI, BONI 2011, fig. 152 p. 297; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "pavimento cementizio composto da un impasto di malta e piccole pietre rosse e nere, lisciato in superficie", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica con inserti litici rossi e neri. In un secondo momento di vita del vano, la porzione O del pavimento è sostituita da un semplice cementizio fittile posato sulle suspensurae di un ipocausto. Foto da PEJRANI BARICCO, OCCELLI, BONI 2011, fig. 152 p. 297; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Presentato in letteratura come "del tutto simile, per fattura e quota di affioramento, al pavimento del vano settentrionale" (1), il rivestimento del settore N dell'area è verosimilmente un cementizio a base litica con inserti litici, neri e rossi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in battuto di malta di colore bianco con piccole scaglie di pietra e frammenti di laterizi, interpretabile come cementizio a base litica, spesso circa 10cm e visibile in sezione, al di sotto del pavimento successivo. Foto da BARELLO 2012, fig. 125 p. 286 (immagine a colori fornita dalla dott.ssa L. Maffeis, ditta Cristellotti & Maffeis).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è definito “signino” (ZANDA 1993) o “battuto bianco” (ZANDA 2011) ed è descritto come un “battuto di malta di colore bianco con piccole scaglie di pietra e frammenti di laterizi inclusi; in alcuni punti è stato possibile riscontrare come un sottile strato di cocciopesto fosse stato steso per ultima finitura” (BARELLO 2012). Sebbene da una prima osservazione il pavimento risulti a predominante colore bianco, la presenza del sottile strato rosato di cementizio fittile, ben lisciato, porta a ritenere che questo costituisse il rivestimento vero e proprio, poggiante su una preparazione in cementizio litico, spessa all’incirca 7cm e a sua volta stesa sul pavimento di fase I. Foto da BARELLO 2012, fig. 125 p. 286 (immagine a colori fornita dalla dott.ssa L. Maffeis, ditta Cristellotti & Maffeis).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura viene menzionato il rinvenimento di “pezzi di mosaico” a “piccolissimi quadrelli”, uno in corrispondenza della soglia più orientale. L’assenza di ulteriori dati non consente di descrivere il pavimento.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio a base fittile. Non è escluso che possa trattarsi di un semplice strato di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è costituito da un cementizio a base fittile, fortemente danneggiato dal taglio provocato durante la fase II per la posa del canale di scolo c. Foto da LANZA 2011, fig. 14 p. 154.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su un vespaio di ciottoli costituito da tre strati, con funzione isolante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su un vespaio di ciottoli costituito da 3 strati, con funzione isolante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su uno strato di grandi ciottoli, con funzione isolante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale, descritto come “battuto di ghiaia mista a calce”, è un cementizio a base litica di colore bianco. Esso è steso su uno strato di grandi ciottoli, con funzione isolante.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento, in cementizio a base fittile, è noto solo un lacerto individuato nella porzione orientale del braccio S del portico, in corrispondenza dell'accesso al vano 10. È verosimile che il rivestimento si estendesse sull’intera superficie del portico anulare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Numerosi frammenti ceramici di età flavia rinvenuti in un saggio sotto il pavimento costituiscono un sicuro termine post quem per la datazione dei vani residenziali 8-11. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento, descritto in letteratura come “battuto di calce e frammenti di calcare bianco a imitazione dell'opus signinum” (ZANDA 1985), nelle schede della Cisalpina (ZANDA 2012) viene considerato un cementizio monocromo con decorazione geometrica (DM 103a: inserti su cementizio). Tuttavia sembra possibile considerarlo come semplice cementizio a base litica, costituito da un impasto di malta e scaglie di calcare bianche. Foto da LANZA 2011, tav. XXI; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base fittile, di colore rosso.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio fittile, di colore rosso. Foto da LANZA 2011, fig. 17 p. 102; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tappeto pavimentale è realizzato in “cementizio bianco in scaglie di calcare” (cementizio litico) con inserti di tessere musive prevalentemente nere (bianche solo nelle intersezioni fra le linee), disposte a formare un pannello rettangolare centrale (1.66x2.90m), campito da semplici motivi geometrici e forse destinato a ospitare la mensa. Il pannello è delimitato da una linea semplice, che determina uno schema bipartito: verso N tre file di 11 quadrati ciascuna (reticolato di linee), verso S un reticolato romboidale di linee semplici entro un quadrato. Foto da LANZA 2011, fig. 17 p. 102.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio litico, di colore bianco. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Foto da LANZA 2011, fig. 17 p. 102; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio fittile, di colore rosso. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio litico, di colore bianco.Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio litico bianco. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il "battuto di cotto" potrebbe essere identificato con un cementizio fittile (rosso), forse con tracce di bruciato (nero?).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

L’assenza di documentazione grafica/fotografica non consente di accertare la tecnica esecutiva del pavimento, sebbene la descrizione fornita dal Durando sembri riferirsi a un tessellato bicromo. Più incerta rimane la ricostruzione della decorazione “a disegno”, forse da intendersi come geometrica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, decorato (al centro?) da uno pseudoemblema in opus sectile a schema unitario: entro una cornice esagonale formelle romboidali, triangolari e rettangolari disposte attorno a una grande losanga formano un motivo a stella in marmi policromi di importazione (Asia Minore: marmo africano e pavonazzetto; Grecia: fior di pesco; Tunisia: giallo antico). Foto da LANZA 2011, fig. 16 p. 154.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in calce e frammenti di laterizi: cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il piano pavimentale è costituito da un semplice cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento della cella, individuato dal Morra, viene così descritto: “Alla profondità di 21 oncia (0,902m) in uno strato di calce, basato su grandi pietre del Po, veggonsi traccie di un pavimento a mattoni; a 11 once (0,472m) superiormente un letto di piccole pietre, e al di sopra in uno strato di bitume rossastro le traccie dei mattoni di un pavimento superiore. Lo spazio tra i due pavimenti è pieno di terra e di antichi rottami, in tutto il piano S un ammasso di pianelle di marmo bianco”. Sulla base di questi pochi dati, la Zanda ha ipotizzato che le “pianelle in marmo bianco” fossero pertinenti alla decorazione parietale e che il piano pavimentale della cella, in mattoni, poggiasse su uno strato di macerie, debitamente livellato, che obliterava il precedente acciottolato stradale del decumano 1, parzialmente occupato dalla cella del santuario adrianeo.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Nel 1837 l’ing. Jano, autore della scoperta insieme al cav. Saluzzo e l’abate Gazzera, così descriveva la decorazione del pavimento: “Ad ogni trenta centimetri di distanza in quadratura vi sono piccole stelle formate con cubi di pietra artefatta della grossezza di un centimetro. Alcune pietre sono di color turchino, e altre bianche. Se la pietra di mezzo è bianca i raggi della stella sono formati con pietre di color turchino e viceversa, se quella di mezzo è turchina” (LANZA 2011, p. 103). Si tratta di un rivestimento in cementizio a base fittile arricchito da un punteggiato regolare di crocette, in colore contrastante e alternato. Il “color turchino” è verosimilmente da intendere come un nero sbiadito.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento venne in luce una porzione di circa 80x70cm, in cementizio costituito da un nucleo compatto di ghiaia e malta di calce bianca o biancastra, decorato da losanghe in ardesia (11.5x6.5cm, spessore 3cm max) regolarmente disposte sulla superficie. L'analisi condotta su una delle losanghe mostra regolarità e nettezza dei tagli e perfetta politezza della superficie esterna; più grezzo risulta invece il retro, funzionale all'inserimento nella base cementizia. Foto da BETORI 2001, fig. 4 p. 100.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1993, tav. CXVI/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1993, tav. CXVI/b; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di pietrisco e calce bianchi” o “consistente conglomerato ricco di scaglie di pietra biancastra”, il pavimento è identificabile con un semplice cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “cocciopesto”, il rivestimento è identificabile come un cementizio a base fittile, spesso 7cm. Lo scavo ne ha messo in luce una porzione ridotta (3.20m EO, 0.60m NS). Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “cocciopesto”, il rivestimento è identificabile come un cementizio a base fittile. Lo scavo ne ha portato alla luce solo una parte (3.40 NS, 0.60 EO). Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lastricato omogeneo non marmoreo, in grandi lastre di pietra grigia, di diverse dimensioni: lungo le fasce laterali (E e O) le lastre sono di forma rettangolare allungata, al centro invece sono di dimensioni maggiori, quasi quadrate. Foto da BRECCIAROLI 1990, tav. XXVI/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dall'unica immagine disponibile (da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24) non è possibile determinare con precisione la tipologia del rivestimento, definito dallo stesso Carducci "mosaico rustico" (CARDUCCI 1941, p. 27). Non è escluso che si tratti di un cementizio a base litica, come molti altri provenienti da Susa, ove le schegge marmoree nello strato di malta possono essere state lette come tessere di un mosaico estremamente grossolano. Nei casi esaminati le schegge, tuttavia, non mostrano una funzione decorativa, ma costituiscono una semplice componente del battuto cementizio. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lastricato omogeneo non marmoreo, in grandi lastre rettangolari di pietra grigia, di diverse dimensioni. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come “battuto di malta con ghiaia, pietrisco e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale può essere interpretato come una semplice stesura in cementizio a base litica. Foto da BRECCIAROLI 1990, tav. XXVI/a; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Dall'unica immagine disponibile (da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24) non è possibile determinare con precisione la tipologia del rivestimento, definito dallo stesso Carducci "mosaico rustico" (CARDUCCI 1941, p. 27). Non è escluso che si tratti di un cementizio a base litica, come molti altri provenienti da Susa, ove le schegge marmoree nello strato di malta possono essere state lette come tessere di un mosaico estremamente grossolano. Nei casi esaminati le schegge, tuttavia, non mostrano una funzione decorativa, ma costituiscono una semplice componente del battuto cementizio. Foto da CARDUCCI 1941, fig. 5 p. 24; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento originario si conserva un esiguo lacerto, oggi musealizzato, del tappeto musivo, costituito da un tessellato a fondo nero con punteggiato di dadi in marmo bianco. Foto da BARELLO 2009, fig. 5 p. 226.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si conserva solo un lacerto, oggi musealizzato, pertinente al campo musivo in tessellato a fondo bianco. La superficie pavimentale appare molto danneggiata. Foto Paola Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si conserva solo un lacerto in "battuto di malta", interpretabile come cementizio litico.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lastricato omogeneo non marmoreo, in grandi lastre rettangolari di pietra grigia, di diverse dimensioni. Foto da BRECCIAROLI 1990, tav. XXIV/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento in "calce e pietrisco bianco" è interpretabile come cementizio a base litica. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta mista a scaglie di pietra bianca”, il pavimento è identificabile con un semplice cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta mista a scaglie di pietra bianca”, il pavimento è identificabile con un semplice cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto di malta e schegge di marmo", il rivestimento è identificabile come cementizio a base litica, spesso complessivamente 0.30m. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto in malta di calce bianca, sabbia e pezzetti di marmo", il rivestimento è identificabile come cementizio a base litica, di colore bianco. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale in "signino" è interpretabile come cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Variamente definito "cocciopesto" (BARELLO 2009) o "battuto di malta" (BARELLO 2007), il rivestimento è verosimilmente a base fittile. La presenza di cinque lastrine romboidali in marmo bianco, immerse nello strato di malta in corrispondenza dell’originario accesso NE del vano, sembra suggerire una scansione pavimentale a più unità decorative: gli inserti marmorei indicherebbero quindi l’accesso alla grande sala (cfr. planimetria fase II). Planimetria da BARELLO 2012, da BARELLO 2012, p. 321.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto di malta", il rivestimento è interpretabile come semplice cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Lastricato omogeneo non marmoreo, con elementi forse in parte di reimpiego, come suggeriscono gli incastri per grappe metalliche visibili su alcune lastre. Questo particolare potrebbe suggerire una datazione del pavimento leggermente più tarda rispetto al resto della domus, ma non meglio precisabile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio, specie in considerazione delle dimensioni ragguardevoli e della plausibile destinazione di rappresentanza del vano.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio, specie in considerazione delle dimensioni ragguardevoli e della probabile destinazione di rappresentanza del vano.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta di calce e schegge di marmo”, il rivestimento pavimentale è interpretabile come cementizio litico. Non è possibile escluderne una funzione di strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato a fondo nero, ornato da un punteggiato regolare di dadi bianchi, distanti 0.16m l’uno dall’altro. Il bordo del tappeto geometrico è delimitato da una cornice lineare, distante circa 0.45m dalle pareti interne e costituita da una fascia monocroma bianca (5 file di tessere) e da una linea tripla nera; lo spazio di risulta ai piedi delle pareti è pavimentato in tessellato nero a ordito di filari paralleli e obliqui. Foto da BRECCIAROLI TABORELLI 1990, tav. XXX/b.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è da considerarsi un cementizio a base fittile. Se ne conservano lacerti al di sotto della preparazione del rivestimento di fase II.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è interpretabile come cementizio a base fittile, composto da malta e frammenti laterizi. Viste le analogie con la preparazione dell'adiacente corridoio A, si ipotizza che il piano in cementizio del vano B costituisca solo un livello preparatorio di un rivestimento più elaborato, ma completamente perduto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il Barocelli descrive il pavimento come un “battuto di minuto tritume laterizio, nel quale piccoli segmenti marmorei bianchi, incastrati, costituiscono un semplice motivo geometrico” (BAROCELLI 1936, p. 10); nella riproduzione grafica allegata (BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9) sembra possibile osservare una serie di inserti prevalentemente circolari, di dimensioni differenti, su fondo in cementizio (fittile). Rilievo da BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9 (particolare).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del mosaico si conserva nei magazzini del Castello di Susa solo un tondo (60x66cm), di cui è comunque leggibile la decorazione: si tratta di una composizione reticolata di stelle di otto punte tangenti, con effetto di doppio reticolato di fasce diritto e obliquo. Dall’osservazione della documentazione grafica (BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9) risulta che la composizione di stelle a 8 punte ornasse l’abside N, mentre il tappeto del resto del vano è perduto: al momento della scoperta sopravviveva solo una porzione del bordo, in mosaico a fondo nero con fascia mediana bianca, che sembra delimitare l’intero pavimento. Foto da MERCANDO 1993, fig. 98 p. 91.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento si legge solo una esigua porzione del bordo, in tessellato monocromo nero, seguito da una fascia monocroma bianca e una nera. Dal disegno sembra che più internamente si disponessero tessere bianche (fascia? tappeto a fondo bianco?). Rilievo da BAROCELLI 1936, fig. 3 p. 9 (particolare).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base mista, costituito da frammenti di laterizi e ceramica, frammenti di pietra e ghiaia impastati con malta. Non si può escludere che avesse una funzione preparatoria.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni sesquipedali posti in file regolari, con la testa verso i muri (commessi laterizi). Foto da MERCANDO 2003, fig. 209 p. 226; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tappeto musivo si conserva quasi per intero, salvo una lacuna che interessa l’angolo SO del pavimento, intaccando anche parte della decorazione figurata. Si tratta di un tessellato composto da 2 UD, probabilmente corrispondenti alla soglia (cornice esterna a fondo nero, con fascia di quadrati sulla diagonale, delineati in bianco e campiti da una crocetta bianca, presente sul lato breve E e su un breve tratto di quello lungo S) e allo spazio centrale (tappeto con “stralcio” centrato di una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe e 2 pseudoemblemata figurati policromi, di cui sopravvive solo quello E, con un erote che cavalca un delfino, in asse forse con l'ingresso al vano; di quello O si intravede solo l’angolo NE, contenente un motivo angolare vegetale). Foto da MERCANDO 2003, tav. a colori XVI.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio forse a base fittile, per il quale non si può escludere una funzione di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Nonostante la presenza di una "fascia rossa" lungo il perimetro del pavimento, indizio forse di una rubricatura, la tecnica di realizzazione del rivestimento (cementizio) non consente di escludere che questo sia solo un livello preparatorio. Foto da MERCANDO 2003, fig. 214 p. 229.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il tessellato si conserva solo per un tratto nell'angolo SO, che consente tuttavia di ricostruirne l'intero andamento: si tratta di una composizione ortogonale di ottagoni delineati, adiacenti, che formano quadrati minori contenenti ciascuno una crocetta. Entro gli ottagoni vi sono elementi vegetali e vegetalizzati, di almeno due tipi, alternati. La cornice del tappeto è costituita da una successione di fasce geometriche bianche e nere. Foto da MERCANDO 2003, fig. 214 p. 229.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio forse a base fittile, per il quale non si può escludere una funzione di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come "cocciopesto con scaglie di calcare e ghiaietta" (FILIPPI, PEJRANI, LEVATI 1995) o "cementizio in scaglie di pietra legate da abbondante malta biancastra", il pavimento, conservato solo per brevi trattii, è interpretabile come cementizio a base litica. La limitatezza della porzione conservata e dei dati di scavo non consentono di escludere che il rivestimento costituisse un livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "opus scutulatum (scaglie di calcare)" (FILIPPI, PEJRANI, LEVATI 1995), identificabile con un cementizio litico, costituito da scaglie di pietra legate da malta biancastra. Non si esclude una funzione di piano preparatorio. Rilievo da FILIPPI, LEVATI, PEJRANI BARICCO 1995, tav. CLIII/a (lettera A).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in tessellato a fondo bianco, bordato da una fascia monocroma nera e campito da crocette nere e bianche. Del pavimento sopravvivono solo alcuni lacerti, in pessimo stato di conservazione. Foto da MERCANDO 2003, fig. 206 p. 223.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del tessellato, bicromo, si conservano alcuni lacerti del bordo e del campo, dai quali è possibile determinare la decorazione geometrica del tappeto. Una larga fascia nera a ordito di filari paralleli, seguita da una cornice lineare bianca/nera/bianca, inquadra una composizione triassiale di stelle di 6 punte tangenti, formanti losanghe e caricate da un esagono iscritto. Foto da MERCANDO 2003, fig. 207 p. 224.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Piano pavimentale in tegole e mattoni sesquipedali disposti di piatto, scoperti ancora in situ nel settore SE del vano. Foto da GABUCCI, PEJRANI 2009, fig. 5 p. 236; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio composto da frammenti ceramici e laterizi, legati da malta biancastra. Non si esclude possa avere funzione preparatoria. Foto da GABUCCI, PEJRANI 2009, fig. 5 p. 236; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base litica, costituito da scaglie di pietra legate da abbondante malta biancastra (preparazione?).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base litica, costituito da scaglie di pietra legate da abbondante malta biancastra.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale, conservato solo lungo la risega delle pareti, è costituito da commessi laterizi (sesquipedali).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile, costituito da frantumi di laterizi impastati con malta e ghiaia. Non si esclude che esso rivestisse funzione preparatoria.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è definito "cocciopesto": si identifica con un cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino”, arricchito da inserti irregolari di piastrelle di pietra, marmo e laterizio di varie forme e dimensioni: si tratta di un cementizio a base fittile con inserti policromi misti.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale originario è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il piano pavimentale è definito "cocciopesto" o “signino con impasto grossolano di pietrisco e laterizi tritati, su un preparato di pietre e frammenti laterizi e regolarizzato in superficie da successive sottili stesure di malta”. Si identifica con un cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto come una "grossolana gettata di malta bianca" o come "cocciopesto", il pavimento del V sec. è forse interpretabile come cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in mattoni (commessi laterizi). Foto da MERCANDO 2003, fig. 233 p. 242; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “battuto di malta e ghiaia sovrapposto a vespaio”, il rivestimento è identificabile con un cementizio a base litica. Foto da MERCANDO 2003, fig. 233 p. 242; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in marmo bianco: in assenza di ulteriori dati, si classifica come semplice lastricato marmoreo.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento pavimentale è descritto come “opus signinum costituito da un conglomerato di frammenti laterizi e pietra calcarea, frammisti a scaglie di anfora” o come “cocciopesto” ed è interpretabile come cementizio a base fittile. Non essendo accertata la funzione del complesso cui il grande vano appartiene, non è possibile determinare se il rivestimento fosse effettivamente il piano di calpestio finito (plausibile in un contesto mercatale) o piuttosto uno strato di preparazione per un pavimento più ricercato (lastricato?) di un complesso a destinazione pubblica (terme). Da quanto si afferma in letteratura (PEJRANI BARICCO, SUBBRIZIO 2002, p. 43) non emerge la presenza né di lastre di rivestimento superstiti, seppure frammentarie, né di impronte nella malta. Foto da PEJRANI BARICCO, SUBBRIZIO 2002, tav. XII/c.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, forse semplice livello di preparazione per un pavimento totalmente perduto (BRECCIAROLI TABORELLI 2004, p. 64).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in mattoni bipedali, ancora in situ, variamente interpretato come piano di posa per un pavimento in marmo, perduto (FINOCCHI1977, p. 31; PAPOTTI 1998, p. 107; TOSI 2003, p. 564; FINOCCHI 2007, p. 42), o come piano pavimentale finito (BRECCIAROLI TABORELLI 2004, p. 68). Foto da ARCHEOLOGIA A TORINO, a cura di L. Mercando, Torino 1993, fig. p. 106; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, per il quale non si esclude una funzione di strato di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento è verosimilmente interpretabile come un cementizio a base mista, costituito da "cocciopesto" e ghiaia. Potrebbe trattarsi di un piano di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è costituito verosimilmente da un cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere la funzione di piano preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (non si esclude possa costituire un piano di preparazione).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (non si esclude possa costituire un piano di preparazione).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto pavimentale ha restituito alcune formelle ancora in situ, per lo più frammentarie, e le impronte di quelle mancanti ben leggibili nello strato di preparazione. Si tratta di un sectile bicromo a modulo quadrato con motivi semplici in redazione a scacchiera: formelle quadrate (Q), sia bianche sia nere, si alternano a formelle quadrate con triangoli disposti simmetricamente (Qt), che formano il cd. motivo “a clessidra”, redatto con i triangoli opposti del medesimo colore, ma in contrasto con quelli adiacenti. Foto da MERCANDO 2003, fig. 221 p. 232.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile (non si esclude possa costituire un piano di preparazione).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base fittile, conservato per un breve tratto in corrispondenza di un lacerto murario EO. Potrebbe trattarsi di un piano di preparazione, ma la lacunosità dei dati non ne consente una definizione puntuale.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Breve lacerto in "lastricato di mattoni", identificabile come rivestimento a commessi laterizi (sesquipedali).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico, di cui si conservano due ampi lacerti tagliati dal muro del chiostro domenicano, è costituito da una composizione ortogonale bicroma di stelle di 8 losanghe tangenti per due sommità, che determinano quadrati minori sulla diagonale, campiti da un nodo di Salomone, e quadrati maggiori diritti, ornati da motivi a stuoia o da fioroni compositi. Il bordo esterno si compone di una larga fascia in tessellato monocromo bianco a ordito diritto, cui seguono una linea doppia nera, una tripla bianca e un’altra doppia nera. Esso risale verosimilmente a un periodo di poco successivo (inizio II sec. d.C.) alla creazione della domus (fine I sec. d.C.). Foto da PEJRANI BARICCO, GREPPI, SUBBRIZIO 2010, fig. 117 p. 252.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile, direttamente poggiante sul mosaico di I fase. Foto da GREPPI, GABUCCI, SUBBRIZIO, BARELLO 2011, fig. 8 p. 52.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "battuto di malta", il piano pavimentale di I fase è identificabile come cementizio a base litica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il mosaico pavimentale, fortemente danneggiato dal taglio di pozzi e canalizzazioni di epoca moderna e da una fila di buche di palo tardoantiche, è ricostruibile sulla base delle porzioni conservate, che in più punti mostrano traccia di rappezzi a tessitura irregolare e grossolana, realizzati con le tessere originali, disposte però con diverso orientamento. Il tappeto musivo è a fondo nero, con una cornice lineare di fasce nere e bianche alternate, che inquadra un punteggiato di crocette bianche, costituite da 4 tessere chiare attorno a una scura. Foto da PEJRANI, RATTO, GIRARDI, CABIALE 2012, fig. 157 p. 320 (immagine a colori su concessione dott.ssa S. Ratto, SBAPMAE).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile. Foto da PEJRANI, RATTO, GIRARDI, CABIALE 2012, fig. 157 p. 320 (immagine a colori su concessione dott.ssa S. Ratto, SBAPMAE).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si conserva un ampio lacerto pertinente al bordo e al campo musivo. Il bordo si compone di una fascia in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, seguita da una linea tripla bianca a ordito diritto, una fascia monocroma nera (6 file di tessere) e una bianca (5 file di tessere). Il campo è invece decorato da un semplice reticolato di linee doppie nere su fondo bianco, che determinano quadrati di circa 10cm di lato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento in “opus signinum” è descritto come un battuto di malta biancastra con piccoli frammenti di ceramica, scaglie di laterizi e di marmo bianco: si tratta, verosimilmente, di un cementizio a base mista. Non è escluso che esso costituisca un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento in “opus signinum” è descritto come semplice "cocciopesto", con scaglie di laterizi e frammenti ceramici allettati in una malta rosata. È quindi interpretabile come cementizio a base fittile. Non è escluso che esso costituisca un semplice livello preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione, soprattutto in considerazione della scarsa qualità del rivestimento.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum decorato con un motivo geometrico a pelta in tessere bianche" (FILIPPI 1983) o "a rete di ottagoni" (MERCANDO 2003), il rivestimento è un cementizio a base fittile con inserti di tessere musive bianche, disposte a formare una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti, formanti grandi esagoni irregolari intersecantisi. Foto da MERCANDO 2003, fig. 208 p. 224.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento, definito "opus scutulatum" (FILIPPI 1991), è costituito da malta biancastra mista a frammenti di marmo di vari colori, prevalentemente gialli e neri (FILIPPI 1983). Si tratta verosimilmente di un cementizio a base litica con inserti marmorei. Esso appartiene a una seconda fase di vita dell'ambiente, forse coeva alla ristrutturazione dell'insula. Rilievo da FILIPPI 1983, tav. LVIII.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il lacerto musivo superstite risulta scarsamente leggibile: dall’esterno si riconoscono una fascia in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui, una linea tripla bianca (a ordito diritto), una linea semplice nera, una fila di torri in colori contrastanti con effetto ambivalente, una linea semplice bianca e una linea tripla (o fascia monocroma) nera. Segue un’esigua porzione del tappeto, in tessellato monocromo bianco a ordito di filari paralleli e obliqui. Foto da MERCANDO 2003, fig. 212 p. 228.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento pavimentale sopravvive solo il bordo in tessellato bicromo, lungo il lato S del vano e per un breve tratto in corrispondenza dell’angolo SO. Si osserva una larga fascia monocroma nera, a ordito di filari paralleli, una fascia monocroma bianca e una nera (entrambe composte da 4 file di tessere), che delimitano una fila di racemi di acanto neri su fondo bianco, seguiti da un’altra fascia monocroma nera (4 file di tessere) e forse da un’altra bianca, di cui è parzialmente visibile solo una fila di tessere bianche. Foto da MERCANDO 2003, fig. 213 p. 228.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento viene descritto come "opus signinum, composto da frammenti laterizi e ceramici e scaglie di pietra bianca, affogati nella malta, levigato in superficie e colorato in rosso". Nonostante la presenza di scaglie lapidee, esso è interpretabile come cementizio a base fittile, rubricato.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione. Dal sottofondo pavimentale proviene un frammento di calice Conspectus 52, in terra sigillata tardoitalica.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinum", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Verbano Cusio Ossola
Rivestimento in lastre lapidee (beole) rettangolari (0.80x0.45m), legate con malta. Foto da BERTRAMINI 1972, fig. 1 p. 120.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio fittile, con corsia centrale in lastre lapidee. Foto da PEJRANI BARICCO 2001, fig. 12 p. 561.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile. Planimetria ricostruttiva da PEJRANI BARICCO 2001, fig. 11 p. 559.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base fittile. Foto da PEJRANI BARICCO 2001, fig. 10 p. 558.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto", il rivestimento pavimentale è costituito da un cementizio a base fittile. Planimetria ricostruttiva da PEJRANI BARICCO 2001, fig. 11 p. 559.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Vercelli
Rivestimento in cementizio a base fittile. Non si eclude possa trattarsi di uno strato di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

La porzione di rivestimento conservata misura 2.30x1.15m ed è costituita da 5 file di sesquipedali. Foto da BORLA 1982, fig. 136 p. 94.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito “cocciopesto”, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Data la lacunosità dei dati a disposizione, non è possibile escludere che si tratti di un livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "grossi pianelloni di cotto, mirabilmente contesti, che erano come nuovi non logorati dall'uso" (VIALE 1971, p. 33): il pavimento è costituito da commessi laterizi, forse sesquipedali.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "opus signinuma marmi di vario colore", è interpretabile come cementizio a base fittile con inserti marmorei policromi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento viene descritto come "formato da piastrelle esagonali di cotto rosso scuro, con un quadratino bianco al centro, legate ad altre più piccole romboidali bianche". Si tratta di un rivestimento a commessi laterizi con esagoni e losanghe, gli esagoni con tessera bianca inserita. Foto da BELTRAME, GAVIGLIO 1999, fig. p. 57.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "cementizio rosato", interpretato come cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in mattoni sesquipedali, allettati su uno strato di sabbia pressata. Dal rilievo planimetrico si colgono solo pochi elementi in situ, disposti a ordito irregolare. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX (particolare); rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento è costituito da una stesura in cementizio fittile che presenta, decentrato verso S, un pannello rettangolare ornato da un reticolato di fasce delineate in tessere bianche ed emblema approssimativamente quadrangolare (1x1.18m) in opus sectile bicromo, a sua volta decentrato verso S. Lo schema decorativo sembra distinguere 2 UD: la prima in semplice cementizio, a N, entrando dal cortile, coincide con una sorta di anticamera (o spazio tricliniare?), la seconda, a S, con lo spazio conviviale, dove l’emblema in sectile è forse destinato alla mensa. Il pavimento è nel complesso piuttosto ben conservato, salvo alcuni vistosi cedimenti perimetrali e crepe restaurate in antico. La presenza, immediatamente a N del tappeto geometrico, di lastrine marmoree poligonali in marmo bianco e grigio e linee di tessere bicrome visibilmente divergenti verso NE rispetto al reticolato è forse da attribuire a un’integrazione successiva, in fase con il frazionamento del vano (fase II). Foto da PANTÒ, SPAGNOLO GARZOLI 1989, tav. CI/b.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento pavimentale in cementizio a base fittile, di cui sopravvive un lacerto nel tratto meridionale del vano. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in "cocciopesto", interpretato come cementizio a base fittile, per il quale non è possibile escludere una funzione di strato preparatorio. Il rivestimento poggia direttamente sul pavimento di I fase del triclinio 7 (tratto N). Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Direttamente posato sul cementizio fittile di fase I, il pavimento di II fase è costituito da un cementizio a base litica, composto da malta e pietrisco bianco e grigio, con inserti marmorei di vario colore e varia forma, disposti su filari paralleli. Foto da MERCANDO 1996, fig. 4 p. 157.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il pavimento, in "signino rosato" (cementizio a base fittile) è diviso in 2 UD: verso N, in prossimità dell'accesso dal cortile, il cementizio è campito da una fila di tessere nere disposte a formare una "U"; verso S la stesura in cementizio è arricchita da diversi inserti di marmo bianco e grigio (elementi circolari e rettangolari di varia misura), irregolarmente disposti nel centro del tappeto. Si ipotizza che le 2 UD indichino una sorta di anticamera e lo spazio più interno del vano, forse un cubicolo. Foto da PANTÒ, SPAGNOLO GARZOLI 1989, tav. CI/a.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio rosato, interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi dello strato di preparazione di un pavimento perduto. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio a base fittile ("signino rosso"), con inserti marmorei bianchi, quadrati e triangolari, concentrati nel settore centrale del tappeto. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX (particolare); rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio fittile, definito "signino rosato", interrotto da una sorta di pseudoemblema musivo quadrangolare, leggermente disassato verso SO, a decorazione geometrica in tessere bianche e nere (motivo a cerchi, caricati al centro da una crocetta). Non si esclude, dato il pessimo stato di conservazione del pavimento, che questo potesse in origine essere costituito da un'unica stesura in tessellato e che il cementizio costituisse solo lo strato di preparazione. Rilievo da PANTÒ, SPAGNOLO 1989, tav. XCIX; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Rivestimento in cementizio, di natura non specificata. Non si esclude possa trattarsi di un livello di preparazione.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito in letteratura "cocciopesto", il rivestimento è costituito da una stesura semplice in cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito in letteratura "cocciopesto", il rivestimento è costituito da una stesura semplice in cementizio a base fittile. Potrebbe trattarsi di uno strato preparatorio.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Conservato solo nel tratto NO dell'ambiente, il pavimento di III fase è costituito da un cementizio a base forse fittile, ornato da scaglie marmoree bianche.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "semplice signino rosato", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino a matrice calcarea", il rivestimento è un cementizio a base litica, costituito da schegge di calcare bianco allettate nella malta, con un'ampia fascia musiva nera compresa fra 2 linee semplici di tessere bianche conservata solo in alcuni tratti.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Cementizio a base litica (“signino a matrice bianca con schegge di calcare allettate in malta”) ornato da un reticolato di linee punteggiate nere, oblique rispetto alle pareti del vano. Incerta risulta la lettura di uno pseudoemblema al centro di uno dei lati lunghi del vano (e, dunque, in posizione decentrata): in letteratura si descrive come “semplice emblema in tessere nere di dimensioni maggiori, su file parallele perpendicolari al perimetrale S”.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino rosso", il pavimento è costituito da un cementizio a base fittile, ornato da schegge di pietra marnosa nera e perimetrato da una cornice in tessere bianche comprese tra linee semplici in tessere nere.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Quasi completamente asportato, il rivestimento pavimentale è ricostruibile attraverso alcuni lacerti e impronte nello strato di preparazione. Si tratta di un opus sectile in lastre quadrate (Q, 0.30m di lato) di marmo bianco e calcare marnoso nero, disposte a formare una scacchiera bicroma obliqua rispetto all'andamento delle pareti del vano.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

La descrizione fornita dal Viale accenna a un tappeto inquadrato da fasce monocrome bianche e azzurre alternate, con un motivo centrale a grandi triangoli contrapposti. Dal rilievo non è possibile stabilire la scansione pavimentale, che parrebbe tuttavia composta da 2 UD, un pannello rettangolare allungato a E e uno di maggiori dimensioni, quadrangolare, a O. Si coglie infatti una fascia esterna di colore chiaro (la cui resa grafica richiama un cementizio), che distingue e inquadra i due pannelli, quello occidentale con una decorazione riferibile forse a un opus sectile Qt (non è raro che in letteratura i sectilia vengano definiti “mosaici”, come a es. il lacerto di sectile bicromo da via Gioberti, conservato al Museo Leone, vd. infra). I dati disponibili sono però troppo esigui per permettere la comprensione del rivestimento, che in questa sede viene comunque considerato come tessellato. Rilievo da VIALE 1971, tav. 14 (particolare).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

L'unica sommaria descrizione del rivestimento permette di identificarlo come tessellato a fondo bianco, bordato da una "greca" (forse un meandro di svastiche) in nero.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "cocciopesto rossastro", il pavimento è identificabile con un cementizio a base fittile. Data la limitatezza delle indagini, non si esclude che il rivestimento possa costituire solo il livello di preparazione di un pavimento perduto.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto in letteratura come "bittume di calce e cemento rosso, composto di calce e frammenti di mattoni pesti" o come "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi del livello di preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di mattoni di cm. 30x16x7, costrutto sopra calce e ciottolato". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto nel 1855 come mosaico con “la fascia bigio-ferro ornata di greca in bianco eseguita a musaico, il campo centrale fatto a scacchiera in bigio-ferro e bianco alternato ora a pezzi di marmo, ossia a quadratelli di un decimetro quad.to” e come “pavimento a mosaico con pezzetti di marmo bianco e nero con fascia nera e greca bianca all’ingiro e nel mezzo con quadretti di 10cm di lato”, e interpretato dal Sommo come un “mosaico con inserimento nella zona centrale di lastre marmoree” (non accettabile la definizione di pavimento a lastre marmoree in BELTRAME, GAVIGLIO 1999, p. 104), il rivestimento è interpretabile come tessellato con inserti marmorei (lastrine quadrangolari bianche) su scacchiera di singole tessere (o come punteggiato di dadi su tessellato monocromo?). La “greca” del bordo, bianca su fondo nero, è probabilmente un meandro di svastiche (DM 35-38).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Descritto in letteratura come "bittume di calce e cemento rosso, composto di calce e frammenti di mattoni pesti" o come "opus signinum", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile. Non si esclude possa trattarsi del livello di preparazione di un pavimento totalmente scomparso.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito dal Mella “pavimento esagonale in mosaico bianco e nero”, il rivestimento si conserva solo per un breve tratto (1.54x1.12m), recuperato dall’angolo SE del vano: fortemente danneggiato da due sepolture medievali poggianti su di esso, venne staccato e conservato nel corridoio del Palazzo Civico (oggi al Museo Leone). Nella legenda allegata alla tavola con la planimetria dei resti (da SOMMO 1994, fig. 2, p. 87) viene riprodotto un particolare del disegno geometrico, con l’indicazione della provenienza esatta del lacerto (“a 17m dall’angolo NE dell’isola n. 3 Rione Monrosa, nel punto segnato +”). Si tratta di un tessellato a fondo nero, decorato da una composizione a nido d’ape in bianco e bordato da fasce alternate nere e bianche. Foto da SOMMO 1990, tav. 5, p. 140.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

In letteratura definito "pavimento in cemento calcareo", "bitume" o "signino", il rivestimento è da intendersi come cementizio (litico, sulla base della descrizione fornita nel carteggio del 1855) con inserti marmorei policromi di forma irregolare.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del rivestimento si ha notizia solo dalla legenda allegata alla tavola con la descrizione dei resti: si tratta di un "pavimento di limbaci di 46x25x6cm". Si interpreta come pavimento a commessi laterizi.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Il rivestimento in opus sectile, conservato per un breve tratto, è costituito da una maglia di quadrati e rettangoli a modulo quadrato-reticolare, con i quadrati maggiori e minori, a fondo bianco, con un quadrato nero inscritto diagonalmente (Q2/R/Q2). I rettangoli sono in marmo nero. Foto da BELTRAME, GAVIGLIO 1999, fig. 40 p. 79.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Del pavimento si conserva un lacerto di circa 3.50mq, verosimilmente pertinente all'angolo SE dell'intera superficie. Si tratta di un cementizio a base litica, spesso circa 3-4cm, decorato da un punteggiato regolare di dadi neri (maglia di 10x10cm), inquadrato da una fascia perimetrale monocroma (4 file di tessere) in pietra locale nera. Foto da BARELLO, PANERO 2011, fig. 192 p. 328 (immagine a colori su concessione dott.ssa E. Panero, SBAPMAE).

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Pavimento in marmo: si considera come lastricato in assenza di ulteriori dettagli.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino bianco, di consistente spessore", il rivestimento è interpretabile come cementizio a base litica. Non si può escludere possa trattarsi di un semplice livello di preparazione. Foto da SPAGNOLO GARZOLI 1994, tav. CXXXb; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra

Definito "signino rosso", di spessore notevolmente inferiore rispetto al piano pavimentale del contiguo vano N, il rivestimento è interpretabile come cementizio a base fittile, sebbene non si possa escludere possa trattarsi di un semplice livello di preparazione. da SPAGNOLO GARZOLI 1994, tav. CXXXb; rielaborazione grafica P. Da Pieve.

Vai alla scheda - Apri la la scheda in una nuova finestra