Marche


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Ancona
Lo scavo effettuato in corrispondenza della navata centrale del complesso paleocristiano di via Menicucci ha permesso di rintraccire un piccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato di cui si conserva parte di un pannello quadrangolare, definito da una treccia a due capi, all'interno del quale è iscritto un cerchio che ha restituito una iscrizione musiva solo in parte leggibile. Dei piccoli rami stilizzati decorano gli spazi di risulta tra il quadrato e il cerchio in esso iscritto.

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Il lacerto di mosaico policromo, raffigurante il volto di Oceano, venne rintracciato nel gennaio del 1961. Strappato e restaurato è attualmente esposto presso il Museo Archeologico di Ancona. Il lacerto pavimentale viene interpretato come probabile emblema e pertanto doveva trovarsi inserito all’interno di una decorazione più ampia di cui non si hanno notizie e testimonianze.

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Il vano 5, il più esteso della domus, ha restituito un pavimento in tessellato policromo, con cornice in tessere bianche, lacunoso e fratturato sia nella parte centrale sia lungo il margine meridionale. Il base alla documentazione fotografica disponibile, sia il rivestimento dell’ambiente 5 sia quello dell’ambiente 4 sembrano siano stati danneggiati da una trincea moderna che taglia i pavimenti e le strutture murarie della domus con direzione est-ovest.

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L'ambiente 2 ha restituito una pavimentazione in tesselalto bianco con decorazione in tessere nere. Nella documentazione d'archivio non viene ricordato il motivo decorativo impiegato. L'ampio lacerto sembra occupare il settore centrale del vano 2.

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L’ambiente 4 ha restituito gran parte delle pavimentazione in tessellato monocromo bianco con doppia cornice perimetrale in tessere nere. Attualmente è andata perduta gran parte della pavimentazione a causa di una tricea per la messa in opera di moderne infrastrutture.

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Lo scavo dell'ambiente 6 ha permesso di rintracciare una limitata porzione di un mosaico in tessere policrome, con cornice in tessere bianche, del tutto simila a quello impiegato nella pavimentazione del vicino ambiente 5.

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La corte 1, solo in parte scavata, ha restituito una pavimentazione a commessi di laterizi caratterizzata da sesquipedali disposti su file parallele. Il rivestimento non è più visibile.

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L'ambiente 10 ha restituito alcuni lacerti di una pavimentazione in tessellato nero decorato con inserti marmorei e punteggiato irregolare di tessere bianche. La pavimentazione, pertiente ad un ambiente di rappresentaza, presenta una interessante cornice, solo in parte conservata e documentata, in tessellato con decorazione "ad arcate".

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L'ambiente di soggiorno 11 presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco con bordo in tessere nere. Non si è conservata la parte centrale del rivestimento, così come perduta risulta essere una decorazione, forse uno pseudoemblema o emblema, di cui si conserva la sola cornice in tessere nere, che occupava il settore orientale dell’ambiente.

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Restano consistenti lacerti relativi ad una pavimentazione in tessellato bianco, con punteggiato regolare di tessere nere, delimitato da una cornice di colore nero. Il rivestimento, solo in parte conservato, appare gravemente danneggiato ed è tagliato da una canaletta moderna.

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L'ambiente 12, pertinente ad una fase di prima età imperiale della domus, ha restituito una pavimentazione in tessellato bianco e nero di cui si conserva solo parte dell’angolo.

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L'ambiente di rappresentanza 1 ha restituito un tessellato bianco delimitato da una semplice cornice in tessere nere. Del rivestimento si conservano solo alcuni lacerti lungo la parete nord, mentre completamente perduto risulta essere il piano pavimentale nel settore sud del medesimo ambiente.

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Il vano 2 prevede una pavimentazione in tessellato monocromo bianco con inserti marmorei. L'impossibilità di una visione autoptica, unitamente ad una limitata bibliografia, impedisce di stabilire sia l'estensione del lacerto pavimetnale conservato sia di osservare direttamente i marmi impiegati per la decorazione.

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L'ambiente 5 presenta un pavimento a commessi laterizi rintracciato nel settore orientale del vano. La doumentazion bibliografica descrive un rivestimetno con un "motivo a stuoia" costruito impieganto mattoncini in laterizio. La pavimentazione e stata scavata solo in parte.

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La decorazione pavimentale del c.d. ninfeo 6 si organizza in due unità decorative: un corridoio anulare porticato e uno spazio aperto semicircolare. Il corridoio anulare prevede una pavimentazione in tessellato nero decorato da inserti di marmo di forma irregolare. Il pavimento si conserva soltanto per un breve lacerto in corrispondenza del settore orientale del vano. Lo spazio absidato prevede invece una pavimentazione in lastre di calcare.

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Il vano 3 prevede una pavimentazione in tessellato decorato con inserti marmorei. Non abbiamo informazioni sulla grandezza del lacerto pavimentale, attualmente non più visibile.

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Sono note poche e limitate informazioni circa le caratteristiche del rivestimento del vano 1. Nella documentazione si accenna ad un piano pavimentale con lastre di travertino di cui non si riportano né le misure né le modalità della messa in opera.

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L'ambiente idividuato lungo via Matas ha restituito un piccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il rivestimento, conservato per un breve tratto, si presenta completamente privo di decorazioni.

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L’ambiente in esame prevede una pavimentazione in tessellato bianco e punteggiato irregolare di tessere nere, arricchito da inserti marmorei di forma irregolare. Si è conservato gran parte del settore orientale e settentrionale della pavimentazione, mentre completamente perduto risulta essere il settore centrale.

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L'ambiente 3 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato bianco decorato con un punteggiato irregolare di tessere nere e piccoli inserti marmorei. La natura dell'intervento archeologico (scavo di emergenza) ha permesso di rintracciare solo una limitata porzione del piano pavimentale antico.

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L’ampia corte presenta una pavimentazione a commessi di laterizi delimitata in prossimità delle colonne da una canaletta, rivestita in cocciopesto idraulico, originariamente chiusa da lastre di copertura ora andate perdute.

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L’ambiente risulta pavimentato da un tessellato geometrico in bianco e nero, su cui si inserisce, lungo uno dei lati corti, uno spazio circolare delimitato da lastre in marmo, disposte a raggiera. Il pavimento, oggetto di restauri già in antico, prevede, nella parte centrale, una iscrizione dedicatoria in tessellato (0.55x 3.55 m) relativa ai magistrati che si occuparono della costruzione, tramite finanziamento pubblico, dello stesso edificio termale. Il rivestimento presenta alcune lacune: è infatti andata perduta parte dell’iscrizione e parte del tessellato prossimo allo spazio circolare delimitato dalle lastre in marmo.

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Pavimento a commessi laterizi pertinente alla palestra dell'ampio edificio termale. Nella documentazione d'archivio si ricorda la presenza, ancora in situ, di alcune basi di colonne (intorno a cui si organizzava lo spazio porticato) che si appoggiavano direttamente su un generico rivestimento a "mattoncini".

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L'ambiente 1 ha restituito un pavimento in tessellato, con pseudoemblema policromo centrale con scena nilotica. Il mosaico, solo in parte conservato, è preceduto, lungo uno dei lati, da una soglia con una decorazione geometrica-vegetalizzata disegnata in tessere nere su fondo bianco. Il rivestimento, rintracciato nel 1951, è attualmente esposto presso il Museo Nazionale delle Marche ad Ancona.

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L'ambiene 2 ha restituito una pavimentazione in cementizio con una decorazione in tessellato pertinente al bordo. Nella documentazione d'archivio si ricorda un generico motivo a "greca" a decorazione del cementizio. Non si hanno ulteriori informazioni circa il rivestimento in esame.

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L'ambiente, identificato per un breve tratto, ha restituito una pavimentazione in tessellato bicromo con decorazione geometrica. Il rivestimento, non più visibile, viene datato, su base archeologica, alla prima età imperiale.

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L’ambiente 2, interpretato in letteratura come taberna, ha restituito parte di una pavimentazione in cementizio decorato da insserti di marmo policromo.

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L'ambiente 3 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. Non sono note ulteriori indicazioni circa l'estensione e le caratteristiche del rivestimento, attualmente non più visibile.

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Il vano prevede una pavimentazione in tessellato con decorazione geometrica, caratterizzata da tre pannelli, uno centrale quadrato e due laterali rettangolari, che decora il settore centrale di una più ampio tessellato monocromo bianco. Il pannello quadrato prevede, come motivo geometrico, una stella di otto losanghe e quadrati, in redazione bicroma, mentre i pannelli adiacenti, di forma rettangolare, presentano una composizione a nido d'ape, con gli esagoni caricati da esagoni iscritti decorati con fiori a sei petali. Il mosaico, rintracciato in buono stato di conservazione è attualmente esposto presso il Museo Nazionale delle Marche.

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Il rivestimento pavimentale è stato messo in luce solo in parte. Nel 1879 venne scavato, a causa della presenza di strutture murarie moderne, solo il settore sud-occidentale del vano. Venne individuata una pavimentazione organizzata in due distinti pannelli: un primo mosaico che rivestiva un ambiente di forma quadrangolare, con decorazione geometrica, e un secondo tappeto musivo, contiguo al precedente, pertinente allo spazio absidato, che ci apre poco più ad est, decorato con tralci di vite sorgenti da un kantharos. Attualmente, in base ad un recente sopralluogo, del tappeto musivo non sopravvivono che pochi lacerti della pavimentazione in tessellato dell’abside.

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Scavi di emergenza effettuati nel 1926 hanno permesso di rintracciare un limitato lacerto di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il pavimento fu rinvenuto nei sotterranei di una abitazione moderna.

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In occasione di scavi effettuati all'interno del Duomo di Ancona venne rintracciato un lacerto pavimentale in tessellato decorato da tralci di vite e grappoli d'uva. La pavimentazione, rinvenuta ad una quota di 28 cm dal piano medievale, viene datata, su base archeologica e stilistica, alla metà del VI secolo d.C. Attualmente il rivestimento in tessellato non è più visibile ed è documentato solo da poche immagini scattate al momento del suo rinvenimento.

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Scavi urbani effettuati nel 1958 hanno permesso di rintracciare un pavimento in tessellato, in redazione bicroma, decorato con una composizione ortogonale di croci adiacenti composte da quattro squadre, delineate, formanti quadrati campiti in nero. Il piano pavimentale, rintracciato solo per un breve tratto, appare tagliato da strutture murarie moderne lungo tutti i suoi lati. La datazione al I-II secolo d.C.viene formulata su base stilistica.

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La documentazione fornisce poche informazioni circa le caratteristiche e l’estensione del rivestimento pavimentale, a commessi di laterizi, che vede l'impiego di mattoncini di forma esagonale.

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La navata sinistra presenta due ampi lacerti in tessellato pertinenti alla pavimentazione della I fase costruttiva della chiesa paleocristiana. Come per il successivo rivestimento di metà VI secolo d.C., la decorazione si organizza su pannelli contigui e giustapposti caratterizzati da composizioni geometriche in redazione policroma. Il piano pavimentale, è stato rintracciato ad una quota inferiore di ca. 25 cm rispetto a quella del rivestimento di VI secolo d.C. Al fine di poter descrivere in modo sistematico i singoli tappeti in tessellato e non perdere informazioni circa il complesso sistema di decorazione rinvenuto all’interno dell’edificio, ogni pannello verrà descritto singolarmente ed associato ad una specifica unità decorativa.

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Nell'area dell'abside è stato rintracciato, in seguito a lavori di ristrutturazione effettuati all’interno della basilica di S. Maria della Piazza, al di sotto della pavanimetazione di metà VI secolo d.C. (ad una quota inferiore di ca. 25 cm), un lacerto in tessellato relativo al rivestimento pavimentale in tessellato di fine IV - inizio V secolo d.C. Del rivestimento si conserva solo una parte del bordo con decorazione geomertrica in redazione policroma.

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La navata centrale ha restituito una serie di lacerti in tessellato, relativi alla fase di VI secolo della basilica, in cui si può riconoscere una decorazione su pannelli contigui e giustapposti. Lo stato estremamente frammentario delle pavimentazioni rende difficile la lettura del tappeto musivo che, ad ogni modo, doveva coprire in modo sistematico l'intera navata. Al fine di poter descrivere in modo sistematico i singoli tappeti in tessellato e non perdere informazioni circa il complesso sistema di decorazione rinvenuto all’interno della fabbrica, ogni pannello verrà descritto singolarmente ed associato ad una specifica unità decorativa.

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Nell'area compresa tra la pirma e la seconda colonna è stato rintracciato un piccola lacerto (CC), con iscrizione a carattere funeraria, relativo al rivestimento pavimentale pertinente alla II fase di vita del complesso paleocristiano. Il lacerto ha restituito parte di una iscrizione, mentre non si hanno indicazioni circa le caratteristiche decorative dell'intero rivestimetno lungo la navata.

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L'ambiente ha restituito una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. Il rivestimento conservato copre, in parte, una canaletta funzionale al drenaggio delle acque.

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L'ambiente 7 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi in “opera spicata”. Il rivestimento, conservato per una breve porzione, è stato rintracciato in un'area periferica dello scavo archeologico.

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Il vano prevede una sottopavimentazione in bipedali su cui poggiano sospensurae in bessali. A circa 0.90 m dal piano descritto sono visibili alcuni tratti della pavimentazione dell’ambiente 1, caratterizzata da un rivestimento in cementizio e inserti marmorei distribuiti in modo casuale sulla superficie. Lungo il lato nord del vano è stata, inoltre, rintracciata una vasca di forma rettangolare, con pavimento in tessellato bianco, delimitata da un gradone in pietra.

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L'ambiente identificato all'interno dell'isolato tra via Carducci e via Magenta ha restituito un pavimento, conservato solo in parte, caratterizzato da una composizione triassiale di losanghe, con effetto di stelle di sei losanghe, in redazioni bicroma. Il mosaico è attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Ancona.

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L’ambiente rintracciato nel 1907 ha restituito parte di una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce.

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Il vano è pavimentato da mattoni, posti di piatto in file parallele, che descrivono una scacchiera irregolare. Il pavimento a commessi di laterizi non rivestiva, ad ogni modo, l’intero ambiente che presenta, a nord e a sud, due canalette per il deflusso di liquidi realizzate con malta biancastra e laterizi.

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Il cortile 4 non presenta tracce di pavimentazione, mentre la vasca 1 ha restituito parte di un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce.

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Il grande vano rettangolare presenta una pavimentazione in tessellato policromo e figurato organizzato su in due distinte unità decorative: un ampio pannello centrale decorato con una scena a soggetto marino, con nereidi e tritorni, e un secondo pannello decorata da due delfini. Il rivestimento è stato rintracciato ad una quota più alta (ca. 1 m) rispetto le vicine pavimentazioni della domus dei Coiedii. Il salto di quota, che rende impossibile una comunicazione diretta tra il collegium, noto in letteratura come edificio S, e la vicina abitazione privata, è stato colmato da un riporto di terreno che ha restituito materiali ceramici databili tra il I secolo e l’inizio del III secolo d.C.

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L’ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato, bianco e nero, decorata con una composizione di quadrilobi di pelte. Il piano pavimentale è stato rinvenuto ad una quota più alta rispetto a quella delle vicine pavimentazioni. Il salto di quota, di ca. 15 cm, è stato superato con un gradino in pietra che delimita l’ingresso al vano in esame. Parte della pavimentazione è stata danneggiata da una trincea con direzione est-ovest. Nel tessellato si alternano, all’interno di una composizione ortogonale, quadrilobi di pelte intorno ad un quadrato concavo sulla diagonale e quadrilobi di pelte intorno ad un quadrifoglio nero sulla diagonale. Negli spazi di risulta trovano spazio quadrati a lati concavi tangenti alle pelte. I quadrati, in tessere nere, sono decorati con una crocetta di cinque tessere bianche. La composizione geometrica è delimitata da una doppia fascia in tessere bianche tra due cornici in tessere nere.

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Sotto il rivestimento in tessellato di III secolo d.C. è stata rintracciata la pavimentazione tardo repubblicana (I secolo a.C.) dell'ambiente 10, caratterizzata da un cementizio, a base fittile, con inserti marmorei. Non si hanno indicazioni circa la tipologia di marmi impiegati.

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Al di sopra di una pavimentazione in cementizio e inserti marmorei di epoca repubblicana (I secolo a.C.), è stato rintracciato il pavimento tardo imperiale del vano 10, caratterizzato da tessere rosa, nere e bianche, di forma rettangolare, disposte in modo casuale sull'intera superficie.

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Il vano prevede una pavimentazione a commessi di laterizi realizzata con esagonette fittili che, per caratteristiche e dimensioni, si allontanano dai mattoncini, sempre esagonali, impiegati negli ambienti 4-7, ed 11. Le formelle esagonali presentano, in molti casi, una forma allungata; hanno un lato di 2.5/3 cm, un diametro di 4.8/5.8 cm e uno spessore che si aggira introno ai 3.5 cm.

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L’ambiente 13 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini esagonali caratterizzati da una tessera litica centrale.

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L’ambiente 14 ha restituito, in buono stato di conservazione, la pavimentazione in tessellato bianco, rosa e nero, decorata con una composizione triassiale a nido d'ape con temi vegetali come riempitivi. La lunga frequentazione della sala è attestata dall’usura del pavimento e dai numerosi risarcimenti, con tessere di dimensioni maggiori e cocciopesto, effettuati in età tardo antica.

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L’ambiente 17 ha restituito una pavimentazione in tessellato decorata da una composizone reticolata di quadrati, caricati da motivi geometrici, disegnata da una treccia a due capi in bianco e nero. La pavimentazione si presenta danneggiata, lungo il lato nord, da una fossa di spoliazione moderna.

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Il vano 18, interpretato come generico ambiente di servizio, ha restituito, solo in parte, una pavimentazione a commessi di laterizi caratterizzata da esagonette fittili di dimensioni medio grandi. Il piano pavimentale viene datato alla II fase di vita del complesso (II secolo d.C.)

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L'ambiente 19 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. Il rivestimento, molto danneggiato da fosse e trincee, viene datato al II secolo d.C.

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L'ambiente 20 è caratterizzato da una pavimentazione in tessellato con tessere di colore bianco e rosa distribuite in modo sparso sull'intera superificie. Il piano pavimentale viene datato ad II secolo d.C.

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L'ambiente 21 ha restiuito una pavimentazione in tessellato caratterizzata da tessere di colore bianco e rosa dispsoste in modo casuale sull'intera superficie. Non si hanno indicazioni circa la presenza di possibili cornici perimetrali.

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Il vano 24 presenta una pavimentazione a esagonette fittili con mattoncini dalle caratteristiche del tutto analoghe a quelli impiegati per il rivestimento dell’ambiente 13. I mattoncini hanno una forma leggermente allungata con un lato di ca. 3 cm, un diametro tra i 5 e i 6 cm e uno spessore di ca. 3.5 cm.

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Il vano 25 ha restituito una pavimentazione in tessellato con decorazione figurata. Su di un ampio tappeto monocromo rosa si inserisce un pannello quadrangolare in cui trova spazio la raffigurazione di Leda con il Cigno. La scena, tratta dal repertorio mitologico, è inquadrata da un'ampia cornice decorata con i busti delle stagioni. La pavimentazione in tessellato viene datata, su base archeologica e stilistica, all'inizio del III secolo d.C. e pertanto viene associata all'ampio processo di ristrutturazione effettuato all'interno della Domus dei Coiedii proprio all'inizio del III secolo d.C.

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L'ambiente di passaggio 27 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. Il rivestimento è in parte danneggiato ed appare del tutto mancante nel settore settentrionale del vano.

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L’ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato, a pseudoemblema, caratterizzata unicamente da una cornice perimetrale policroma. Il rivestimento si presenta molto lacunoso. L’analisi stratigrafica ha permesso di rintracciare, negli strati di sottofondazione del mosaico, materiali ceramici, databili all’età repubblicana (I secolo a.C.), che forniscono un utile termine di datazione per la cronologia del rivestimento.

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Il vano 32 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con esagonette fittili dalle caratteristiche dimensionali del tutto analoghe a quelle impiegate per il rivestimento del corridoio 31.

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Il vano 35 ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato realizzata con grandi tessere bianche. Il rivestimento, conservato solo nel tratto meridionale del vano, viene attribuito ad una fase tarda della domus (III secolo inoltrato) ed è pertanto associato a trasformazioni e cambiamenti, nella distribuzione e funzione degli ambienti, che interessarono l'intero quartiere occidentale del complesso residenziale.

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Il vano passaggio 38 ha restituito la pavimentazione a commessi di laterizi con esagonette fittili. Le formelle, del tutto analoghe a quelle del corridoio 31, sono state in parte sostituite, in età tard imperiale, da altri mattoncini, sempre esagonali, ma di fattura meno accurata.

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Il vano 4-7 presentava, nella fase repubblicana della domus, una prima pavimentazione in tessellato bianco con cornice perimetrale in tessere nere che venne sostituito, in seguito ad un ampio processo di ampliamento avvenuto nel II secolo d.C., da una pavimentazione a commessi di laterizi. Il rivestimento di età repubblicana sopravvive solo nell'area prossima al tablino 9.

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L’ambiente 41 ha restituito una pavimentazione in tessellato, in redazione policroma, decorata da una composizione geometrica, con ottagoni e losanghe, posta al centro di una più ampia superficie monocroma in tessere rosa. Il piano pavimentale, attribuito su base stratigrafica all'inizio del II secolo d.C.,è stato rintracciato ad una quota di ca. 15 cm superiore a quella nota per il vicino vano porticato 43.

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Sono stati individuati, a seguito dello scavo del braccio porticato 43 del grande giardino orientale della domus, una serie di lacerti pertinenti ad una pavimentazione a commessi di laterizi realizzata con mattoncini, di rimpiego, esagonali e romboidali. I mattoncini romboidali hanno la diagonale maggiore di 5.8/6.5 cm e quella minore di ca. 4 cm., per uno spessore di ca. 3 cm.

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Il vano 5 doveva prevedere una pavimentazione in tessellato, tagliato da una buca di 1.40x1.20 m, di cui attualmente si conservano solo alcuni lacerti negli angoli nord-ovest e sud-ovest e lungo la parete sud. Il tessellato vede l'impiego di tessere in calcare bianco di piccole dimensioni (ca. 1 cm) e viene datato alla fase tardorepubblicana della domus.

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Pavimento in tessellato realizzato con tessere bianche e rosa disposte in modo casuale sull’intera superficie. Il piano pavimentale si conserva integro solo nella parte settentrionale, mentre nel resto dell’ambiente sono stati rintracciati solo piccoli lacerti. Il rivestimento musivo prevede, nella parte centrale, una risarcitura in cocciopesto di forma circolare.

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L’ambiente 8 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco, di II secolo d.C., con cornice perimetrale in tessere nere. Il vano 8 prevede una soglia musiva, con decorazione geometrica (stelle di quattro punte), coeva e in fase con la pavimentazione di tarda età repubblicana dell’ambiente 4-7.

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L’ambiente di disimpegno 15 prevede una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini esagonali di 3 cm di lato, 6 cm di diametro e ca. 4 cm di spessore, iterati su tutta la superficie.

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L’ambiente 31, ampio corridoio che collega i distinti settori della domus, ha restituito una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini di forma esagonale. I mattoncini presentano un lato di 3.5 cm, un diametro di 6 cm e uno spessore di 2.6 cm. La pavimentazione è coeva all'ampliamento della domus avvenuto all'inizio del II secolo d.C.

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La corte 11 prevede una pavimentazione a commessi di laterizi, con mattoncini esagonali, datata alla II fase di vita della domus (II secolo d.C.). Il pavimento si presenta piuttosto lacunoso a causa di trincee e fosse agricole che attraversavano l’intera area di scavo da est ad ovest. Le esagonette fittili decorano l'intera area porticata, mentre lastrine in marmo,conservate solo in prossimità del centro della vasca, sembra siano state utilizzate per la pavimentazione dell’impluvium.

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Il vano 4-7 venne ripavimentato, nel corso del II secolo d.C., con un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini di forma esagonale, che risparmiò, ad ogni modo, parte di un precedente tessellato monocromo bianco datato alla fase repubblicana del complesso (I secolo a.c). Il pavimento risulta essere stato profondamente danneggiato da moderni lavori agricoli.

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L'ambiente 23, identificato in letteratura come cubicolo, ha restituito un pavimento in tessellato, in redazione policroma, decorato, nel settore centrale, da un pannello figurato in cui trova spazio la scena mitica dello scontro tra Eros e Pan alla presenza di Arianna e Bacco. La scena mitologica è inquadrata da una cornice geometrica in cui troviamo torri e mura merlate in tessere rosa e bianche. L'intera pavimentazione viene attribuita, su base archeologica e stilistica, ad una fase di recupero dell'ambiente da datare all'inizio del III secolo d.C.

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Il pavimento si presenta decorato da un tessellato monocromo bianco, con doppia fascia di bordura in tessere nere, arricchito, nel settore centrale, da un ampio pannello in sectile (5.22x3 m) caratterizzato da una composizione a schema quadrato reticolare. Ad un modulo geometrico che si presenta come costante, seguono una serie di variazioni in chiave decorativa ottenute tramite listellature e marmi differenti. Al tappeto descritto, di modulo minore, corrispondono due pannelli in sectile di modulo maggiore, decorati con cerchi iscritti, separati da un motivo a denti di lupo. Il tappeto in tessellato presenta la raffigurazione di oggetti (ramo di palma e un'asta) legati al mondo gladiatorio.

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L’ambiente 9, noto in letteratura come tablino, ha restituito per intero la pavimentazione in tessellato, geometrico-figurato, di inizio II secolo d.C. Il rivestimento presenta, entro una cornice con denti di lupo, una maglia geometrica decorata nel settore centrale dalla raffigurazione di un satiro ebbro disteso sopra delle pietre. La decorazione si avvale dell'impiego di tessere bianche e nere.

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Il vano 1 presenta un pavimento a commessi di laterizi realizzato con mattoncini a forma di esagonette. La pavimentazione, datata alla fase di ampliamento del complesso residenziale (II secolo d.C.), è stata in parte danneggiata da moderni lavori agricoli che hanno intaccato anche la testa dei muri perimetrali. Sotto lo strato di sottofondazione del pavimento è stato rintracciato un livello di argilla giallastra che viene interpretato come un riporto volto ad innalzare il livello del piano pavimentale originario di I secolo a.C.

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Il vano 36 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con esagonette fittili. Il rivestimento venne sostituito in età tarda con una pavimentazione ottenuta con tegoloni appoggiati su uno strato di ciottoli fluviali e terra rintracciato immediatamente sopra il piano pavimentale medio imperiale. La seconda pavimentazione può essere associata ad una serie di trasformazioni, nei sistemi di comunicazione interni alla domus, dovuti ad una rifunzionalizzazione dell'intero settore occidentale del complesso edilizio.

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Il vano 30 presenta una pavimentazione in tessellato geometrico, in bianco e nero, decorata da uno pseudoemblema policromo centrale, a soggetto marino, andato parzialmente perduto. Il rivestimento, presenta un'ampia lacuna in corrispondenza del pannello figurato centrale.

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Il fondo della vasca 29, prevede una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini di forma esagonale. Le esagonette presentano, in media, un lato tra i 6/7 cm, un diametro tra gli 11/13 cm e uno spessore di poco maggiore i 3 cm. Le pareti della vasca prevedono invece un rivestimento in cocciopesto.

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Il vano di soggiorno 22 ha restituito una pavimentazione in tessellato caratterizzata da uno scudo di squame, in redazione bicroma, arricchito nel clipeo centrale dalla raffigurazione della testa della Medusa. La decorazione geometrico-figurata con Gorgone centrale, che si avvale dell'impiego di tessere calcaree e in pasta vitrea, viene datata all'inizio del III secolo d.C. e si inserisce all'interno di un precedente tessellato monocromo bianco, conservato per un breve tratto nel settore occidentale del vano, coevo alla costruzione dell'ambiente (inizio II secolo d.C.).

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Nel settore ovest dell'ambiente 22 è stato identificato un lacerto di pavimento, in tessellato monocromo bianco, realizzato impiegando tessere di piccole dimensioni, datato, su base archeologica, alla II fase di vita della domus. Il lacerto si presenta pertanto coevo alla costruzione dello stesso ambiente 22 (inizio II secolo d.C.). Il rivestimento di II secolo d.C. venne, solo in parte, mantenuto in uso anche immediatamente dopo l'importante reastauro di inizio III secolo che vide la messa in opera di una nuova pavimentazione musiva con decorazione geometrico-figurata (scudo con volto di Medusa).

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L’ambiente prevede, in buono stato di conservazione, una pavimentazione in tessellato, in bianco e nero, con decorazione geometrica a "cerchi allacciati". Come nel caso del vicino ambiente 40, il piano pavimentale è stato rinvenuto ad una quota di ca. 15 cm più alta rispetto a quella dei vani pertinenti al medesimo settore residenziale della domus.

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L’ambiente 1 ha restituito una pavimentazione in cementizio decorata da inserti marmorei disposti lungo file regolari. Non si hanno ulteriori indicazioni circa il rivestimento in esame.

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L’ambiente 2 ha restituito un pavimento in cementizio, conservato solo in parte, decorato con un reticolato di squame incorniciato da un motivo con svastiche e quadrati. I motivi geometrici sono disegnati da file di tessere bianche.

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Il cubicolo 3 ha restituito un rivestimento in tessellato che vede l'impiego di grandi tessere rettangolari di calcare bianco e nero. Il pavimento, scavato per una limitata porzione, presenta una cornice con un motivo decorativo con torri e mura e un campo centrale in tessere bianche arricchito da irregolari inserti di pietra colorata.

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L’ambiente 2 è caratterizzato da una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini di forma esagonale. In base alle analogie esistenti con le pavimentazioni ad esagonette fittili note nella Domus dei Coiedii, il rivestimento viene attribuito alla metà del II secolo d.C.

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L’ambiente si presenta pavimentato con un ampio mosaico, in tessere bianche e nere, caratterizzato da nove quadrati adiacenti con figure marine. Attualmente si conservano solo sei dei nove riquadri; le restanti formelle sono andate perdute a causa di moderne fosse agricole.

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L’ambiente 4 ha restituito una interessante pavimentazione in tessellato con decorazione geometrica. Su di un tappeto monocromo bianco si inserisce, come pseudoemblema, un pannello decorato da una composizione di losanghe e quadrati, in redazione bicroma, preceduto da una fascia con racemi a volute disegnati da tessere nere su fondo bianco. Il rivestimento, attualmente musealizzato, è noto in letteratura solo attraverso sintetiche descrizioni fornite nei contributi editi nel 2004 (Campagnoli et alii) e nel 2006 (Podini et alii).

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Il vano 6, identificato come corridoio, ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco priva di decorazioni.

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L’ambiente 7 ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il vano è tagliato da una moderna trincea che ha compromesso la conservazione dello stesso pavimento musivo. Il rivestimento in tessellato conservato viene datato, su base archeologica e stratigrafica, tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C.

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L’ambiente 3, di cui non e nota la destinazione d'uso, ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il rivestimento, solo in parte conservato, si presenta del tutto analogo a quello dei vicini ambienti 7 ed 8, datati, come l'ambiente 3, alla I fase di vita del complesso (fine I secolo a.C.-inizio I secolo d.C.).

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Il vano ha restituito parte di una pavimentazione in opus sectile caratterizzata da lastre quadrate di marmo bianco e nero disposte in modo da formare un motivo a scacchiera. Non si hanno indicazioni precise circa la tipologia, marmorea o meno, dei materiali impiegati.

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L’ambiente 8 presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. La documentazione bibliografica non fornisce indicazioni sull'estensione complessiva del lacerto e sul suo attuale stato di conservazione.

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L'ambiente individuato ad Attiggio, presenta, entro una doppia cornice in tessere rosa su fondo bianco, una decorazione figurata con mostri marini. Il rivestimento musivo è stato gravemente danneggiato, già in antico, dal cedimento del piano pavimentale e, recentemente, da un tentativo di furto. La pavimentazione viene datata, su base archeologica e stilistica, al II secolo d.C.

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Gli scavi di emergenza effettuati in P.za Colocci hanno permesso di rintracciare due lacerti di tessellato relativi ad uno degli ambienti della domus. Il rivestimento, molto danneggiato dagli interventi medievali e rinascimentali, presenta un tessellato geometrico con decorazione in tessere bianche e nere con reticolato di clessidre, in colore contrastante. Il pavimento è stato rintracciato a 3.60 m di profondità rispetto il piano di calpestio moderno.

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L'ambiente 2 ha restituito un unico lacerto della pavimentazione, in tessellato geometrico bicromo, decorato con un motivo ad ottagoni adiacenti. Il rivestiemento, individuato nell’angolo S-E del vano, è stato rintracciato a 3.60 m di profondità rispetto l’attuale piano stradale.

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Le indagini archeologiche compiute in via Vicolo Buoi hanno messo in luce, ad 1 m dall’attuale piano di calpestio, una pavimentazione in tessellato, in redazione bicroma, caratterizzato da un reticolato di quadrati disegnato da losanghe sdraiate. Il mosaico è attualmente tagliato da strutture murarie medievali e moderne che ne hanno, in parte, compromesso la lettura.

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Il vano 3 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessere fittili rintracciata a sud-ovest del gradino pertinente all’ambiente 2. La massima estensione del frammento pavimentale non supera i 25 cm di larghezza.

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L'ambiente 1 ha restituito una pavimentazione in cotto, andata parzialmente perduta lungo il lato nord-occidentale, contraddistinta da una una cornice perimetrale decorata con cubetti fittili e da un campo con mattoncini di forma esagonale. Il piano pavimentale viene datato, su base stratigrafica, tra la fine del II e l'inizio del I secolo a.C.

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Il rivestimento a commessi laterizi, lacunoso lungo tutti i lati, si è conservato, in buone condizioni, solo lungo il lato sud-occidentale dove possiamo rintracciare un gradino, dalla forma arrotondata, anch’esso pavimentato a commessi laterizi, collegato ad un secondo lacerto di pavimentazione, pertinente ad un ambiente vicino, rivestito con tessere di cotto.

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In occasione degli scavi compiuti all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, furono individuati, a 3 m dalle pavimentazioni a commessi laterizi degli ambienti 1-3, due lacerti relativi ad un mosaico in tessellato bianco e rosa. Non sono note ulteriori informazioni circa il rivestimento in esame.

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La'mbiente 1 ha restituito parte del rivestimento pavimentale in opus spicatum per una estensione complessiva di 5.50x4.50m.

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E’ stato rintracciato, all'interno dell'ambiente 2, un lacerto pavimentale, di 2.25x1.80m, caratterizzato da mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce.

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Lo scavo del 1922-1924 ha permesso di rintracciare un lacerto pavimentale, in tessellato, relativo alla fascia perimetrale di una pavimentazione più ampia di cui non si conservano altre tracce. Il rivestimento presenta, come decorazione, una doppia fascia nera su fondo bianco. Non si hanno indiazioni circa la cronologia del piano pavimentale antico.

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Lo scavo avviato nel 1922 ha permesso di rintracciare un ampio vano interamente pavimentato con un tessellato geometrico, in redazione bicroma, caratterizzato, nel settore centrale, da un pannello in sectile andato attualmente perduto. Parte del pavimento in esame è oggi esposto presso il Museo Archeologico delle Marche ad Ancona.

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L’ambiente è rivestito con un tessellato, in redazione geometrica, caratterizzato da un'ampia cornice perimetrale con coppia di onde correnti. E' andata perdura la parte centrale della pavimentazione che secondo la documentazione consultata doveva essere caratterizzata dalla presenza di un possibile pseudoemblema in tessere bianche e nere con inserti marmorei (Landolfi, 2006; Gentili 1958, p. 61-62). Il pavimentto in esame è stato rintracciato a 1.20 m dall'attuale piano stradale.

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Gli scavi nel settore produttivo della villa di Monte Torto, hanno permesso di rintracciare una piattaforma per la spremitura dell’olio caratterizzata da una pavimentazione, a commessi di laterizi, con mattoncini disposti a spina di pesce. La continuità del rivestimento è interrotta dagli alloggiamenti, in pietra, degli arbores necessari per sostenere i due torchi.

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Il frantoio 2 presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. Come nel caso del frantoio 1, proveninete dallo stesso complesso architettonico, la continuità del rivestimento è interrotta dalla presenza dei blocchi in pietra necessari per l'alloggiamento degli arbores dei torchi.

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La pavimentazione in tessellato dell'ambiente 1 è noto solo da un acquarello realizzato al momento del rinvenimento del piano pavimentale. Il rivestimento, conservato solo nel settore centrale, prevede una decorazione geometrica organizzata per pannelli: uno centrale inquadrato da una cornice con treccia a due capi e spine, in colore contrastante, e un secondo pannello laterale in tessellato monocromo bianco privo di decorazioni.

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Si conserva solo un acquarello del pavimento rintracciato nel 1903-1904 nell’area del Foro di Ostra. Il rivestimento prevede una decorazione centralizzata, inserita su di un tessellato monocromo nero, caratterizzata da un reticolato di quadrati disegnato da una treccia a due capi. Non si hanno ulteriori infromazioni circa la pavimentazione in esame.

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Gli scavi del 1986 hanno permesso di rintracciare una pavimentazione, in tessellato nero, con punteggiato regolare di dadi di colore bianco. Lo spazio centrale del vano è occupato da una vasca di cui, attualmente, si conserva solo parte della cornice perimetrale esterna realizzata con blocchi di pietra bianca.

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Il vano presenta una pavimentazione in tessellato tricromo, attualmente conservata in limitati lacerti, individuati al centro dell’ambiente 1, la cui decorazione geometrica, con reticolato di stelle di otto losanghe, può essere ricostruita tramite l’analisi di un acquarello realizzato al momento del rinvenimento del piano pavimentale. Le recenti indagini hanno inoltre evidenziato, al di sotto del rivestimento medio imperiale, la presenza di un piano in cementizio pertinente la fase augustea del complesso.

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Il tessellato geometrico del vano 2 è noto da un acquarello redatto al momento del rinvenimento del piano pavimentale (1903-1904). Attualmente si conservano soltanto alcuni lacerti, rintracciati nel settore centrale del vano, in cui è possibile riconoscere, accanto ad un pannello con decorazione centralizzata, due tappeti laterali rettangolari con decorazione a pelte. Scavi condotti nel 2001-2002 hanno permesso di rintracciare sotto il tessellato di II secolo d.C. un pavimento in cementizio e un ulteriore pavimento in tessere bianche e cornice perimetrale nera, testimoni delle diverse fasi edilizie che si susseguirono all’interno dello stesso complesso architettonico. Queste ultime pavimentazioni, con orientamento differente rispetto alle strutture murarie medio imperiali, vengono datate alla fase tardo repubblicana-augustea del complesso termale.

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All'interno dell'area occupata dall'ambiente medio imperiale, scavi archeologici effettuati a partire dal 2001 hanno permesso di individuare sotto il tessellato di II secolo d.C. parte di un pavimento in cementizio con decorazione in tessellato databile alla tarda età repubblicana-età augustea. La limitata estensione del lacerto non permette una chiara lettura del motivo decorativo con punteggiato regolare di tessere bianche.

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Sotto il livello pavimentale medio imperiale è stato rintracciato un ampio lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo che viene generalmente attribuita alla fase tardo repubblicana-augustea dell’edificio. Il lacerto presenta un tappeto monocromo bianco incorniciato da una doppia fascia in tessere bianche e nere. Non si hanno indicazioni circa la decorazione del campo centrale.

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L'ambiente ha restituito una pavimentazione con mattoncini rettangolari disposti di taglio a spina di pesce. Il pavimento venne rintracciato ad una profondità di 0.60 cm dal piano di campagna.

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L’ambiente ha restituito un tappeto musivo policromo con decorazione figurata inquadrata da una complessa cornice geometrica. Il mosaico presenta una sorta di soglia con decorazione vegetale rintracciata lungo uno dei lati corti del tappeto. Il pavimento venne rintracciato nel 1800 per poi essere acquistato dal principe Ludwig I di Baviera tra il 1826 e il 1828.

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In occasione degli scavi intrapresi per portare in luce il mosaico con Aiòn venne rintracciato un secondo pavimento musivo caratterizzato da un pannello centrale con la raffigurazione della maschera di Oceano. Il mosaico, attualmente documentato da un acquarello realizzato al momento del rinvenimento, venne scavato completamente, ma mai rimosso a causa del suo cattivo stato di conservazione. In base alla documentazione nota il pavimento in esame era di dimensioni maggiori rispetto a quello vicino con Aiòn e le Stagioni. Il rivestimento presenta la tipica organizzazione a T+U, comune ad ambienti triclinari, preceduta da una fascia (soglia?) con decorazione figurata.

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In un ambiente prossimo al vano contraddistinto dal mosaico policromo con Aion, è stato rintracciato un rivestimento musivo, con la raffigurazione del ratto di Europa, in redazione bicroma. Le figure sono disegnate e campite in tessere nere con pochi dettagli disegnati da tessere bianche. La scena è inquadrata da una semplice fascia nera su di un tessellato monocromo bianco.

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Lo spazio interno al cortile ha restituito una pavimentazione a commessi di laterizi, solo in parte conservata, con mattoncini di forma rettangolare disposti a spina di pesce. La presenza di numerose lacune nel piano pavimentale ha permesso di documentare gli strati di preparazione, costituiti da un doppio strato di cocciopesto. Il rivestimento, destinato a pavimentare un’area aperta, è in fase con le vicine strutture murarie datate tra la fine del I a.C. e il I secolo d.C.

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Ampio tappeto in tessellato decorato animali marini, disegnati con tessere nere, inseriti su di di un fondo monocromo bianco. Il mosaico venne individuato sul finire del 1800, scavato nel 1925 e successivamente strappato ed esposto in una delle sale del Museo Archeologico Nazionale di Ancona. L’allestimento del Museo Civico Archeologico di Sassoferrato, nel corso del 2003, è stata l’occasione per riportare nella città sentinate uno dei frammenti meglio conservati del grande mosaico con mostri marini.

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L’ambiente ha restituito la pavimentazione in tessellato monocromo bianco con cornice in tessere nere. Il rivestimento viene attribuito alla seconda fase di vita del complesso termale datata tra il II e il III secolo d.C.

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Tessellato monocromo bianco relativo al corridoio E22. Il rivestimento pavimentale, in base all’analisi stratigrafica, viene datato alla seconda fase di vita del complesso, II-III secolo d.C.

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Pavimentazione in tessellato monocromo bianco, relativa al corridoio E6, priva di decorazioni. Il rivestimento, su base stratigrafica, viene datato alla seconda fase di vita del complesso, II-III secolo d.C.

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L'ampia corte colonnata, che possiamo identificare come la palestra del complesso termale, ha restituito un pavimento in tessellato monocromo bianco, mentre lo spazio interno si presenta caratterizzato da una semplice pavimentazione a commessi di laterizi.

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Il vano ha restituito la pavimentazione, di seconda fase (II-III secolo d.C.), in tessellato monocromo bianco con fascia perimetrale in tessere nere. Il rivestimento è conservato quasi integralmente; unica eccezione una fossa di spoliazione relativa ad una sottostante canaletta che taglia nel settore centrale l’intero rivestimento. La vasca rintracciata lungo la parete orientale del vano E3, doveva essere pavimentata con lastre in marmo. Di quest’ultimo rivestimento si conserva solo la preparazione in cocciopesto per l’allettamento delle stesse lastre marmoree.

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Il vano ha restituito, in piccoli lacerti, la pavimentazione, di seconda fase (II-III secolo d.C.), in tessellato monocromo bianco con fascia perimetrale in tessere nere. Il rivestimento, recentemente restaurato, è stato gravemente danneggiato da lavori agricoli moderni. L'ambiente prevede, ad est, una vasca, di forma quadrangolare (E13), che non ha restitutito informazioni circa il suo rivestimento interno.

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Il grande ambiente presenta un rivestimento in redazione marmorea con lastre rettangolari di marmo grigio listellate di giallo antico. Il piano pavimentale si presenta conservato per brevi lacerti prossimi alle strutture murarie perimetrali.

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Il vano A1 ha restituito la pavimentazione musiva in tessellato monocromo bianco. Non si hanno ulteriori indicazioni circa il rivestimento in esame.

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La grande piattaforma per la spremitura dell’olio si presenta interamente pavimentata con mattoncini rettangolari, messi di taglio, a spina di pesce. Il pavimento, attualmente danneggiato da arature moderne, è tagliato da una canaletta, anch’essa realizzata con mattoncini, che, con pendenza verso est, doveva convogliare l’olio appena spremuto all’interno della vasca 6.

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La vasca, di ridotte dimensioni, è pavimentata con mattoncini disposti a spina di pesce.

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La vasca 4 è pavimentata da nove fasce di mattoncini, che misurano 10x11x3 cm, disposti a spina di pesce.

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La vasca 5 prevede una pavimentazione a commessi laterizi realizzata con cubetti di cotto. Alla pavimentazione si associa una perfetta impermeabilizzazione della stessa struttura ottenuta con cocciopesto lungo le pareti e cordoli lungo le giunture.

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La vasca è rivestita con un pavimento a commessi laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. I mattoncini impiegati misurano 11-13 cm ed hanno uno spessore di 3 cm.

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In occasione di interventi di scavo effettuati in via Fratelli Bandiera, sono stati rintracciati due lacerti pavimentali, relativi ad uno stesso rivestimento, a commessi di laterizi con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. I lacerti misurano rispettivamente: 0.70x0.40 m e 0.30x0.25 m.

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Pavimento in tessellato bianco rintracciato, in via Mastai, alla fine del 1800 a circa 2 m dal piano stradale e caratterizzato da un punteggiato irregoalre di tessere nere su fondo bianco. Attualmente parte del rivestimento è conservato presso la biblioteca comunale “Antonelliana” di Senigallia.

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Ascoli Piceno
In base alla documentazione d'archvio, l’ambiente 1, interpretato come apodyterium dell’edificio termale, prevedeva una pavimentazione in tessellato geometrico bicromo, con stella di otto losanghe centrale e punteggiato regolare di crocette. Il rivestimento venne rintracciato per la prima volta alla fine del 1700, venne nuovamente in luce negli anni ’70 del secolo scorso, quando vennero individuati alcuni lacerti di pavimentazione in tessere bianche e nere, ed immediatamente obliterate. Non si hanno specifiche indicazioni circa l’estensione e la cronologia del piano pavimentale.

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La documentazione ottocentesca riferisce di un piccolo lacerto di pavimentazione in tessellato, in fase con una vicina soglia in travertino, caratterizzato da un semplice tessellato bianco con fascia perimetrale in tessere nere.

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L'ambiente 3 si caratterizza per la presenza di un tessellato bianco decorato con crocette in tessere nere. Non si hanno ulteriori indicazioni circa il piano pavimentale in esame.

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In occasione degli scavi compiuti nel 1882 per la realizzazione di una nuova rampa di accesso alla cripta del Duomo di Ascoli Piceno venne rintracciato un lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo con decorazione geometrica. Il frammento fu rinvenuto a 1.35 m dall’attuale piano stradale e si conserva per una estensione di 1.20x0.60 cm.

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In occasione di scavi effettuati nel corso di lavori urbani, a ridosso del battistero di Ascoli Piceno, è stato rintracciato il lacerto di un pavimento in tessellato policromo, di 1.60x0.70 m, relativo ad una possibile fase tarda di un edificio a carattere residenziale. Il pavimento, con composizione reticoalta di quadrati formanti croci, datato in base alla documentazione consultata al V-VI secolo d.C., è stato rinvenuto ad una quota più bassa rispetto a quella identificata per edifici tardoantichi presenti nella medesima area.

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In fase con l’unico muro che delimita l’ambiente a ridosso del transetto del Duomo di Ascoli Piceno, è stato rintracciato un piccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo. Del rivestimento si conserva solo parte del bordo, mentre è andato completamente perduto il tappeto centrale.

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E' stata rintracciata una limitata porzione di una pavimentazione in tessellato policromo a decorazione geometrica. Lo stato di conservazione non ottimale del rivestimento, ha permesso di rinvenire e documentare gli strati di preparazione per la messa in opera del tessellato.

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Scavi intrapresi al di sotto del Palazzo dei Capitani hanno permesso di identificare un'ampia area, interpretata come foro della città antica, interamente pavimentata con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. La pavimentazione viene attribuita, su base stratigrafica, ad interventi di prima età imperiale (I secolo d.C.).

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Il triclinio 2, ha restituito una interessante pavimentazione in tessellato organizzata su più unità decorative. Una soglia, con decorazione in tessellato e opus sectile, immette nel settore di ingresso del vano, caratterizzato, da una decorazione geometrica in bianco e nero (nido d'ape); segue una fascia partizionale, con motivo vegetale sempre in redazione bicroma, che segna l’ingresso allo spazio del banchetto caratterizzato dalla tipica organizzazione delle unità decorative a T+U nota per gli ambienti con funzione triclinare. Il pavimento rintracciato nel 1956-1957, venne asportato e restaurato nel corso degli anni ’60 ed esposto presso Palazzo dei Capitani. Successivamente venne trasferito al Museo Archeologico di Ascoli dove è attualmente esposto. Il rivestimento, rintracciato in buono stato di conservazione, presenta solo alcune piccole lacune nell’ordito del tessellato con decorazione ad esagoni.

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L’ambiente 4 ha restituito una pavimentazione in cementizio priva di decorazionI. È stata, comunque, rintracciata la soglia in tessellato che segnalava l’ingresso al vano in corrispondenza della corte colonnata 1, caratterizzata da un motivo geometrico con reticolato di fasce disegnate da spine rettilinee corte.

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Il mosaico pertinente all’ambiente 7 venne rintracciato nel 1940 e asportato in due successivi interventi di salvaguardia e restauro. Attualmente i lacerti conservati permettono di descrivere un pavimento in tessellato, con una estensione complessiva compresa tra i 25 e i 30 mq, associato ad una soglia, anch’essa in tessellato, di cui, a causa della cattiva documentazione, risulta estremamente difficoltoso rintracciare l’originaria ubicazione.

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Il cortile colonnato non ha restituito una vera e propria pavimentazione. La parte aperta, racchiusa all’interno del colonnato, prevedeva un piano di calpestio in terra battuta, interrotto, in prossimità della vasca, rintracciata nel settore sud, da un piccolo corridoio in opera spicata e cornice in travertino. Lo spazio interno del cortile ha, inoltre, restituito una vasca, rettangolare con piccola esedra e strutture circolari in corrispondenza degli angoli, pavimentata, anch’essa, a commessi laterizi. I piani pavimentali rintracciati vengono attribuiti alla I fase di vita del complesso, datata ai decenni finali del I secolo a.C.

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L’ambiente 3 ha restituito una interessante soglia in tessellato bicromo, con decorazione a nido d'ape, che segnala l’accesso ad una sala rettangolare pavimentata in cementizio. Lo scavo parziale, compiuto nell’area alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, non ha permesso di rintracciare l’intera estensione del pavimento (il settore indagato si sviluppa per un’area di 3x3 m ca.).

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In prossimità del battistero, in piazza Arrigo, è stato rintracciato un iccolo lacerto di una pavimentazione in tessellato, con punteggiato di dadi bianchi su tessellato nero.

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Pavimentazione in sectile, relativa all’abside dell’ambiente in esame, conservata in limiati lacerti. La malta di allettamento, su cui poggiano le lastre in marmo, ha restituito, ad ogni modo, le impronte delle lastre che permettono una lettura dello schema geometrico impiegato nella decorazione del vano. Il rivestimento non è stato rintracciato nel restante spazio dove recenti indagini hanno riportato alla luce un piano in malta da associare agli strati di preparazione di un pavimento non più conservato. Il sectile viene datato, in base all’analisi archeologica e stratigrafica delle strutture in fase con esso, all’età flavia.

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Il vano prevede un rivestimento in tessellato, in bianco e nero, decorato con motivi geometrico-vegetalizzati. Nel rilievo effettuato al momento del rinvenimento la decorazione sembra strutturarsi all'interno di un reticolato di quadrati descritti da una treccia a due capi. Non si hanno ulteriori informazioni circa la pavimentazione in esame.

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Il pavimento rintracciato all'interno dell'ambiente 2 è noto solo da un acquarello realizzato al momento del rinvenimentoi sul finire del 1800. In base alla documentazione esistente sembra che il mosaico rintracciato proseguisse verso ovest ed avesse, pertanto, una estensione maggiore rispetto a quella documentata nel rilievo a noi noto.

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Il vano 1 ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco decorato con crocette policrome. Non si hanno ulteriori indicazioni circa le caratteristiche del rivestimento in esame.

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Sono stati rintracciati, in occasione degli scavi compiuti nell’area nel XIX secolo e poi ritrovati in durante scavi recenti, alcuni lacerti di una pavimentazione in tessellato bianco decorato con crocette in tessere di pasta vitrea di colore blu.

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L'ambiente 1 ha restituito parte del rivestimento, organizzato in due distinte unità decorative (vano e soglia), in tessellato con decorazione geometrica e vegetale. Il pavimento appare gravemente danneggiato da una serie di strutture in cemento connesse alle costruzioni novecentesche presenti nell’area. La pavimentazione viene datata, su base archeologica, al II secolo d.C.

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L'ambiente 2 è caratterizzato da una pavimentazione, di cui si conservano solo alcuni limitati lacerti rintracciati lungo i lati nord e sud, in tessellato policromo con tessere sparse. Il pavimento viene datato, su base stilistica e archeologica, al II secolo d.C.

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L’ambiente ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato, molto danneggiato da interventi edilizi moderni, in tessere policrome, per il bordo, e in tellessato bicromo, bianco e nero, per la decorazione del tappeto centrale che prevede una composizione ad alveare di rettangoli diritti e di triangoli equilateri adiacenti.

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L’ambiente 1 ha restituito un limitato lacerto di una pavimentazione a commessi di laterizi, con mattoncini disposti a spina di pesce. Il rivestimento è stato rintracciato solo per una lunghezza di 24 cm, ma sembra proseguire oltre la linea di sezione dello scavo.

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L’ambiente 2 ha restituito un piccolo lacerto pertinente alla pavimentazione a commessi di laterizi. ll lacerto prevede mattoncini rettangolari, di colore ocra e rosso, alternati in ogni fila, disposti a spina di pesce.

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Sono conservati, a lato della chiesa di San Bernardino, alcuni lacerti pertinenti ad una pavimentazione in tessellato tricromo rintracciati in occasione dei lavori di restauro intrapresi all’interno dello stesso edificio religioso nel 1980. Nei lacerti è possibile individuare, su di un fondo in tessere bianche e rosa, motivi figurati, tra cui la coda di un pesce, tracciati con una semplice linea di tessere nere. Impossibile è, allo stato attuale, individuare i rapporti tra i vari lacerti che nel totale hanno restituito una pavimentazione di ca. 7-8 mq. La messa in opera non accurata del tessellato, unitamente alla grandezza delle tessere, spinge ad una datazione del pavimento al III-IV secolo d.C.

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L’ambiente 1 ha restituito la pavimentazione a commessi di laterizi disposti a spina di pesce. All’interno del rivestimento, tutto a spina di pesce, è possibile identificare l’alloggiamento dell’albero, che sosteneva il torchio vero e proprio, e l’area di spremitura di forma circolare. Il rivestimento in opus spicatum viene datato, come lo stesso ambiente, tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale.

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Il ninfeo ha restituito, nella parte centrale di forma rettangolare, una pavimentazione in cementizio dipinto, mentre l’abside presenta un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini disposti a spina di pesce. La pavimentazione in opus spicatum viene attribuita alla prima fase di vita del ninfeo (I secolo a.C.- inizio del I secolo d.C.).

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L’ambiente termale 3, frigidario, ha restituito, in lacerti, la pavimentazione in tessellato decorata con una composizione di squame adiacenti, in redazione policroma. Il rivestimento viene datato, su base stratigrafica, al III-IV secolo d.C.

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L’ambiente 4 ha restituito una pavimentazione in tessellato policromo, a decorazione geometrica, con reticolato di fasce, con quadrati nei punti di incrocio, che descrive quadrati di risulta più grandi. Le fasce sono caricate da losanghe iscritte, mentre i quadrati di incrocio da nodi di Salomone. Motivi geometrici decorano i quadrati di risulta di più ampie dimensioni. Il rivestimento viene datato, su base stratigrafica, al III-IV secolo d.C.

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A ca. 40 cm dal piano di campagna è stato rintracciato, in occasione degli scavi intrapresi presso la c.d. domus di via del Pozzo, all'interno dell'ambiente 11 un tessellato monocromo bianco privo di decorazioni. Non si hanno precise indicazioni circa le caratteristiche e l’estensione del rivestimento in esame.

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L'ambiente 10 ha restituito una pavimentazione in tessellato a decoraione geometrico-figurata, in cui quattro lunette semicircolari inquadrano uno spazio centrale occupato da un tondo decorato con un tritone marino. Le quattro lunette presentano decorazioni figurate con animali e piccoli vasi. La pavimentazione non è più visibile; unica eccezione la lunetta, oggi conservata presso il Museo di Falerone, decorata con una gazza su di un ramoscello fiorito. L'analisi stilistica del lacerto conservato spinge ad ancorare il mosaico ad una tradizione decorativa di prima metà II secolo d.C.

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Non è noto un chiaro rilievo relativo alla pavimentazione in tessellato rintracciata all'interno del vano 11. Il mosaico doveva prevedere 5 riquadri, di forma ottagonale, con decorazione figurata. Tra le figure rappresentate si citano, nella documentazione di fine settecento, un leone, una tigre, un centauro, una capra e un leopardo. Non è possibile comprendere, per la scarsità delle informazioni a disposizione, le caratteristiche e le modalità con le quali i motivi figurati si inserivano all'interno del tappeto musivo. Il pannello decorato con la raffigurazione della tigre è attualmente conservato presso i Musei Vaticani.

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L'ambiente ha restituito la pavimentazione in mosaico, con decorazione geometrica e figurata, di cui allo stato attuale si conserva solo un sommario rilievo, effettuato al momento del rinvenimento, corredato di una didascalia in cui viene descritto l'intero apparato ornamentale. La decorazione prevede un quadrato centrale, decorato con un gallo, e settori trapezoidali laterlai contraddistinti da una decorazione con racemi di vite sorgenti da kantharoi centrali. Nella didascalia il piano pavimentale, di cui si sottolinea all'accurata messa in opera, viene descritto come policromo.

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Saggi compiuti dal Bovincini nell’area compresa tra il teatro romano e via del Pozzo hanno permesso di rintracciare una pavimento in tessellato, a decorazione geometrica, la cui unica documentazione è da rintracciare in una fotografia scattata al momento del rinvenimento. Il mosaico, in base alle notizie edite, è stato scavato solo in parte e presenta una composizione di ottagoni a lati concavi tangenti, in redazione policroma. La pavimentazione viene datata, su base stilistica, al III secolo d.C.

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Nella documentazione nota si ricorda, a decorazione dell'ambiente 1, un semplice tessellato monocromo bianco, attualemtne non più conservato, privo di decorazioni.

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La grande sala (vano 2) presenta una pavimentazione in tessellato policromo con decorazione geometrica, strutturata all'interno di una maglia con quadrati e svastiche, ed iscrizione musiva. Al momento del rinvenimento si conservava gran parte della decorazione del campo e la decorazione della soglia con un motivo a reticolato di linee. Il mosaico, rinvenuto nel 1913, fu strappato e trasferito al Museo Archeologico di Ancona nel 1921. Venne “malamente restaurato” (G. De Marinis, 2000) e distrutto a seguito dei bombardamenti della II Guerra Mondiale.

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Nel 1912 venne rintracciato, nell’area retrostante il teatro romano, un pavimento in tessellato, con reticolato di quadrati e complessa cornice geometrica, preceduto da una soglia con motivo a meandro di svastiche. Attualmente il rivestimento è conservato presso il Museo Archeologico di Ascoli Piceno.

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In fase con il muro dell'ambiente 1 è stato rintracciato un limitato lacerto pavimentale (0.21x0.15) relativo ad un tessellato policromo. Il piccolo frammento sembra appartenere ad un probabile bordo, funzionale ad una decorazione più ampia. La decorazione prevede, infatti, una tripla fila di tessere nere a cui segue un’ampia fascia bianca, con nove file di tessere disposte in diagonale, e infine una seconda fascia con cinque file di tessere policrome anch’esse disposte in diagonale.

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Nel 1954 il Bovincini ricorda il rinvenimento di un lacerto di tessellato monocromo bianco in un’area compresa tra Via del Pozzo e la strada statale Faleriense. Non sono note ulteriori indicazioni circa le caratteristiche del piano pavimentale antico.

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L’ambiente 5 ha restituito un’ampia pavimentazione in tessellato figurato, disegnato in tessere nere su di un fondo monocromo bianco, caratterizzata dalla raffigurazione di Nettuno circondato da animali marini. Le prime notizie relative al pavimento vengono datate agli anni Venti del secolo scorso, quando il mosaico, in cattivo stato di conservazione, venne trasferito al Museo Nazionale di Ancona dove venne rimontato e successivamente, dopo l’ultimo conflitto bellico, ridotto fino ad assumere le dimensioni attuali (3.20x2.50 m). In situ il pavimento rivestiva, invece, una superficie molto più ampia: 8.30x4.60 m secondo il Moretti e 6x4.20 m secondo il Bovincini.

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Mosaico andato perduto, noto per la raffigurazione, in redazione policroma, dei busti delle 4 Stagioni. In base alla documentazione bibliografica la decorazione figurata, databile tra la fine del II e il III secolo d.C.,si disponeva agli angoli di una pavimentazione in tesselalto, lunga ca.5 m. Le figure delle 4 stagioni, in redazione policroma, incorniciavano una scena centrale di cui non è nota nessuna descrizione. Non sono disponibili, in bibliografia, ulteriori indicazioni circa il rivestimento in esame.

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Fermo
Della pavimentazione antica si conserva solo un limitato lacerto lungo la navata centrale (nell’area meridionale, in prossimità della seconda colonna) che ha restituito parte della decorazione del campo, mentre risulta completamente perduta la decorazione del bordo. L’abside ha, invece, restituito, per intero, il rivestimento pavimentale, anch’esso in tessellato, decorato con due pavoni affrontati ai lati di un kantharos.

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La navata di destra ha restituito un ampio frammento della pavimentazione in tessellato policromo, con una composizione di onde continue di pelte, e parte del rivestimento dell'intercolumnio. La pavimentazione viene datata, su base archeologica, tra la fine del V e il VI secolo d.C.

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Sono stati rintracciati pochi lacerti pertinenti all’originale pavimentazione musiva di VI secolo d.C. La decorazione doveva organizzarsi per pannelli giustapposti inquadrati, come suggerito dai pochi frammenti conservati, da una medesima cornice. La decorazione geometrica, prevede l’impiego di tessere policrome; si riconoscono tessere bianche, nere, grigio scuro e chiaro, verdi e rosse.

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Macerata
L'ambiente di soggiorno 1 si caratterizza per un rivestimento in tessellato, in redazione policroma, caraterizzatao da una composzione geometrica con esagoni stellati. Il pavimento, attualmente conservato presso il museo di Camerino, presenta una serie di lacune nell’ordito musivo, dovute a moderni interventi effettuati nell'area, e manca completamente di uno degli angoli.

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L'ambiente 2, scavato solo in parte, ha restituito una limitata porzione d’angolo relativa al bordo di una pavimentazione in tessellato. Il lacerto prevede tessere di colore bianco disposte su filari paralleli ad ordito obliquo.

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L’ambiente 3 ha restituito, ad una quota di 1.60 m dal piano stradale, un pavimento a mosaico caratterizzato da uno pseudoemblema centrale, in redazione policroma, inserito su di un ampio tappeto monocromo bianco con bordo in tessere nere. Il piano pavimentale risulta essere stato gravemente danneggiato da recenti interventi legati alla messa in opera di infrastrutture di servizio.

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L’ambiente 1 ha restituito la pavimentazione in tessellato geometrico in redazione bicroma, con cerchi adiacenti decorati con motivi geometrici. Non si hanno ulteriori informazioni circa le caratteristiche del rivestimento che viene datato, su base stilistica al II secolo d.C. Attualmente il mosaico è andato perduto ed è documentato da poche immagini fotografiche scattate al momento del suo rinvenimento.

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In prossimità della parete nord ed ovest dell’ambiente 2 sono stati rintracciati una serie di lacerti pertinenti alla pavimentazione in tessellato bicromo (bianco e rosso), datati, su base archeologica, alla II fase di vita del complesso (seconda metà del II secolo d.C). Il cattivo stato di conservazione del rivestimento ha premesso di documentare gli strati di preparazione del pavimento.

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L’indagine archeologica ha permesso di rintracciare la prima pavimentazione dell’ambiente 2, a commessi laterizi, rinvenuta per un breve tratto in prossimità del limite orientale dello scavo. Il rivestimento antico prevede mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce.

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L'ambiente si caratterizza per la presenza di una pavimentazione, solo in parte conservata, in tessellato monocromo bianco, rintracciata in prossimità dell’angolo sud-orientale. Il rivestimento viene datato alla metà del II secolo d.C.

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L'ambiente 6 presenta, in prossimità del muro perimetrale, un tessellato bianco, solo in parte conservato, con bordo in tessere nere. Il lacerto rinvenuto può essere attribuito al bordo del tappeto musivo.

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Il corridoio 5 presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco privo di decorazioni. Il frammento, di piccole dimensioni, ha restituito solo parte del tessellato prossimo alla parete. Non si hanno indicazioni circa la presenza di decorazioni pertinenti al campo o al bordo.

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L’ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato geometrico in redazione bicroma, organizzato in due unità decorative: uno spazio triclinare, in tessellato nero con inserti marmorei, e uno spazio conviviale con un tessellato, con ordito geometrico, in redazione bicroma e pseudoemblema centrale. Il pavimento, rintracciato a metà degli anni ’60, è stato strappato ed è attualmente esposto presso il Museo Archeologico delle Marche. L'asportazione del mosaico ha permesso il recupero di materiali ceramici, inseriti negli strati di preparazione dello stesso rivestimento, che hanno confermato la datazione del tappeto musivo alla seconda metà del II secolo d.C.

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A circa 0.76 cm dall’attuale piano stradale è stato rintracciato il pavimento in tessellato (in tre lacerti distinti) dell’ambiente 1, tagliato, in epoca moderna, da uno scavo per la realizzazione di infrastrutture di servizio. In base alla documentazione disponibile il pavimento era caratterizzato da una decorazione con “triangoli e crocette di quattro tessere nere”. Non si hanno ulteriori indicazioni circa le caratteristiche del rivestimento in esame.

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Il settore settentrionale del vano presenta una pavimentazione a commessi di laterizi, con mattonelle rettangolari (7.5x6.5 cm), delimitato lungo due dei lati conservati da un bordo in cocciopesto.

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Il vano 1 ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato bicromo. Il rivestimento, così come le strutture murarie perimetrali, appaiono gravemente danneggiate da trincee moderne realizzate per la messa in opera di infrastrutture di servizio. La datazione del rivestimento è stata formulata sulla base del rinvenimento, a contatto con il tessellato, di un consistente strato di intonaco dipinto, in crollo, con motivi decorativi riconducibili al IV stile.

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In occasione di una serie di scavi nell’area compresa tra il civico 28 e 30 di Corso Vittorio Emanuele II, è stato rintracciato un frammento di mosaico, 1x0.35 m, caratterizzato da un tessellato bianco decorato con piccoli inserti quadrangolari, di taglio irregolare, di calcari e marmi policromi. Il frammento di pavimentazione viene datato, su base stilistica, alla seconda metà del I secolo a.C.

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Il vano 2 ha restituito una pavimentazione in tessellato policromo con decorazione geometrico-figurata. Il piano pavimentale appare gravemente danneggiato da fosse e trincee che hanno, in generale, compromesso la lettura dell’intero edificio, e da profondi avvallamenti. Una delle trincee, realizzate per la messa in opera del metanodotto, ha completamente distrutto la decorazione del quadrato centrale della composizione geometrica costruita da un motivo con ottagoni, losanghe e croci di raccordo.

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L'ambiente 2 si caratterizza per la presentza di un tessellato monocromo bianco, privo di decorazioni, gravemente danneggiato da interventi moderni.

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L’ambiente 3 ha restituito una pavimentazione in tessellato tricromo, a decorazione geometrica, con spazio centrale decorato con un motivo a scacchiera in tessere bianche e rosa. Il piano pavimentale si presenta danneggiato, solo in minima parte, da una trincea realizzata per la messa in opera di moderne infrastrutture di servizio.

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Il vano 4 ha restituito parte della pavimentazione in tessellato geometrico in bianco e nero. Il piano pavimentale è solo parzialmente visibile e mal conservato a causa di successivi interventi edilizi effettuati nell'area.

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L’ambiente 2 presenta una pavimentazione, solo in parte conservata, in tessellato monocromo bianco priva di decorazioni.

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Lo scavo del 1972 in P.za Garibaldi n.12 ha permesso di rintracciare, a 80 cm dalla quota dell'attuale piano stradale, parte di una pavimentazione in tessellato tricromo decorato con una composizione ortogonale di ottagoni adiacenti, formanti quadrati, con gli stessi ottagoni caricati da quattro mezze stelle di otto losanghe. Del pavimento si conserva solo una limitata porzione d’angolo. Il rivestimento viene descritto, in letteratura, come bicroma, ma l'unica immagine nota permette di identificare delle leggere variazioni cromatiche che spingono a definire la decorazione come policroma.

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L'ambiente 2 presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il piano pavimentale, molto mal conservato, è stato rintracciato in prossimità del muro che chiude a nord l'ambiente 2.

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Gli scavi hanno permesso di rintracciare, all’interno dell’area occupata dal vano 3, i lacerti di una pavimentazione in tessellato decorato con un punteggiato regolare di quadrati dentati in colori contrastanti. Il rivestimento viene datato alla prima metà del II secolo d.C., ed appartiente pertanto ad una fase di vita successiva all'impianto originale del complesso architettonico da ascrivere cornologicamente al I secolo d.C.

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Il vano 4 ha restituito un limitato frammento della pavimentazione in tessellato policromo, con decorazione a stuoia, rintracciato a 1.25 cm ad ovest del rivestimento in tessellato dell’ambiente 3 (mosaico con quadrati dentati). L’intera pavimentazione, oggi solo parzialmente conservata, è andata perduta a seguito degli interventi moderni effettuati per la costruzione di Palazzo Chierichetti.

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L'ambiente 5 ha restituito parte di un tessellato caratterizzato da una decorazione geometrica, con stelle di sei losanghe ed esagoni di risulta, in colori contrastanti. Il pavimento musivo appare tagliato da un muro tardo, in opera laterizia, con direzione nord-sud, da associare ad interventi di ristrutturazione e rifunzionalizzazione del complesso edilizio avvenuti in età medio imperiale. Il rivestimento viene datato, su base stilistica, alla prima età imperiale.

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L'ambiente 6 è decorato con un rivestimento in tessellato monocromo bianco. Il tappeto musivo, con tessere di 1.5x1.5 cm, appare delimitato, in corrispondenza del muro perimetrale, da una fila di grosse tessere litiche, sempre bianche, di 4x4 cm di lato.

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L'ambiente 8, rintracciato in prossimità della corte con impluvio centrale 7, ha restituito una pavimentazione in tessellato bianco con punteggiato regolare di dadi di colore nero. Non si hanno ulteriori indicazioni circa il tessellato in esame.

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L’ambiente 1 ha restituito una pavimentazione in tessellato monocromo bianco decorato da cornici in tessere nere e bianche. Lungo il limite nord del vano, in corrispondenza di uno degli accessi alla corte colonnata 2, sono visibili una serie di risarciture, realizzate in una seconda fase di vita del complesso (tarda età imperiale), che prevedono il ricorso a tessere bianche di dimensioni maggiori e tessere di forma irregoalre in prossimità dei muri perimetrali.

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L’ambiente ha restituito due lacerti pavimentali, rintracciati nel settore nord (3.75x0.90m) e sud (2.70x1 m), caratterizzati entrambi da una decorazione figurata inserita all’interno di una cornice geometrica con triangoli e fasce in colore contrastante. La pavimentazione è stata gravemente danneggiata dai lavori, effettuati in epoca moderna, necessari per la costruzione dell’ex Palazzo del Governo.

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L’ambiente 3 ha restituito due distinti lacerti, relativi ad un medesimo rivestimento in tessellato, caratterizzati da una decorazione con "cerchi allacciati". Tutto il settore centrale della pavimentazione è andato perduto a seguito dei lavori di scavo effettuati per le realizzazione delle fondazioni dell’ex-Palazzo del Governo.

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L’ambiente si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco priva di decorazioni. Il piano pavimentale è stato rintaciato in prossimità del muro, in opera laterizia, che chiude a nord il vano 1.

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L’ambiente 1 presenta un pavimento in tessellato, in redazione policroma, decorato con un motivo geometrico costruito sulla giustapposizione di stelle di otto losanghe, quadrati e rettangoli. Il tessellato, in parte danneggiato in prossimità della parete nord del vano, è stato rintracciato ad una profondità di 4 m dall'attuale piano di calpestio. Il pavimento viene datato, su base stilistica, al II secolo d.C.

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L'ambiente 4, rintracciato in prossimità del limite settentrionale dello scavo, si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Non sono note ulteriori indicazioni circa il rivestimento in esame.

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Gli scavi effettuati nel 1997 hanno permesso di identificare l’ambiente in esame (vano 4) e la relativa pavimentazione, in tessellato monocromo bianco con cornice nera, solo in parte conservata. Il rivestimento, molto lacunoso, prevede delle integrazioni in cocciopesto, effettuate in età tarda, che attestano il lungo utilizzo della struttura.

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Il vano 5, scavato solo in parte, si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato bianco priva di decorazioni.

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La vasca presenta un rivestimento musivo in tessellato monocromo bianco, tagliato, nel settore centrale, da una moderna trincea. Il piano pavimentale è stato rintracciato alla stessa quota della sottopavimentazione in laterizio del vicino ambiente termale 2.

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Il vano 1 ha restituito una serie di lacerti (cinque) relativi ad una pavimentazione in tessellato bianco con cornice in tessere nere. I frammenti della pavimentazione in esame sono stati rintracciati a ca. 70 cm dall’attuale piano stradale.

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Lo scavo in via Beata Mattia. n.7, ha permesso di rintracciare una pavimentazione a cubetti fittili, di cui si conservano due lacerti (1.05x0.58 m; 030x0.10 m), realizzata con tessere fittili ca. 4x4 cm di lato. Il rivestimento pavimentale è stato rinvenuto a ca. 60 cm dall’attuale piano stradale.

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L'ala occidentale della corte presenta una pavimentazione a commessi di laterizi con mattoncini di forma esagonale decorati, nella parte centrale, da una tessera litica. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, al I secolo a.C.

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Ala orientale della corte interna 1, caratterizzata da una pavimentazione fittile con mattoncini di forma esagonale decorati, nella parte centrale, da una tessere litica. Il piano pavimentale, ben conservato, viene attribuito alla I fase di vita del complesso (I secolo a.C.).

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Il vano, di piccole dimensioni, ha restituito, per intero, la pavimentazione in tessellato bicromo decorata con un motivo a scacchiera di clessidre e quadrati in colori contrastanti. Il piano pavimentale viene datato, su base archeologica, al I secolo a.C.

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L’ambiente 5, identificato come il tablino della villa, ha restituito una pavimentazione in tessellato tricromo a decorazione geometrica. Il vano presenta una pavimentazione con decorazione a transenna, inquadrata da una cornice geometrica in bianco, nero e rosso, preceduta da una soglia decorata con una fila di meandri di svastiche a giro semplice in colore contrastante. Il piano pavimentale, conservato quasi per intero, viene datato, su base archeologica, al I secolo a.C.

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L’ambiente 6, identificato in base alla sintassi decorativa del rivestimento come il triclinio della villa, ha restituito una complessa pavimentazione organizzata in più unità decorative. Lo spazio dell’anticamera presenta un motivo geometrico in bianco e nero; segue una fascia partizionale, organizzata in tre pannelli continui e giustapposti, e infine è possibile rintracciare lo spazio triclinare vero e proprio con la tipica organizzazione delle unità decorative a T+U. Tutte le unità decorative indicate sono inserite all'interno di un'unica cornice disegnata, su di un fondo in tessellato bianco ad ordito obliquo, da una fascia nera e bianca. Il cattivo stato di consevazione del rivestimento, andato perso nel settore centrale, ha permesso di rintracciare, negli strati di allettamento, le incisioni relative alle linee guida per la messa in opera delle stesse tessere.

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La corte interna della villa ha restituito parte di un pavimento in tessellato caratterizzato da un punteggiato regolare di dadi, in marmo bianco, su fondo nero. Il pavimento si organizza intorno ad un vasca centrale che non presenta pavimentazioni antiche. Il rivestimento viene attribuito alla I fase di vita del complesso, I secolo a.C.

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Il vano 1 prevede un rivestimento in tessellato con decorazione geometrica centralizzata, con un ottagono iscritto in un quadrato, il tutto in redazione bicroma. Lungo il lato meridionale il piano pavimentale appare gravemente danneggiato da moderni lavori agricoli.

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Il vano A ha restituito una pavimentazione in tessellato decorato con una composizione di cerchi allacciati, in redazione bicroma, arricchito da un pannello centrale in opus sectile. Del rivestimento si conserva solo una minima parte. Perduti risultano essere un ampio settore del tappeto geometrico e parte del pannello centrale in sectile.

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Il grande vano H-I prevede una pavimentazione a commessi laterizi con mattoncini, posti di piatto, su file alternate per lunghezza e per larghezza. Il rivestimento si presenta tagliato, nel settore centrale, da un muro che divide, alla fine del II secolo d.C., l'ambiente in due vani distinti.

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Si conserva una limitata porzione di una pavimentazione a commessi laterizi, a spina di pesce, relativa ad un ampio ambiente a destinazione produttiva rintracciato ad est del vano H-I. Accanto alla pavimentazione a spina di pesce è stato rintraccaito un lacerto relativo ad un lastricato in laterizio, con funzione di rivestiemtno pavimentale, in cui sono stati impiegati frammenti di tegole e anfore.

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L’ambiente è caratterizzato da una pavimentazione in cementizio, a base fittile, con decorazione geometrica in tessellato. Il piano pavimentale presenta molte chiazze di bruciato, rintracciate anche sopra i pavimenti in mattoncini dei vani G e H-I, da associare ad una possibile fase di abbandono dell’edificio in età tardo imperiale.

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L’ambiente è pavimentato con mattoncini rettangolari, 14x7x2 cm, disposti di piatto su file alternate per lunghezza e larghezza.

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L'ambiente 1, scavato nel 1971, ha restituito una pavimentazione in tessellato, solo in parte conservata, caratterizzata da uno pseudeomeblema centrale, decorato con scudo di triangoli, in redazione tricroma, e fascia fitomorfa (racemi di foglie d'acanto). Il piano pavimentale, contraddistinto da numerosi interventi di restauro effettuati già in antico, venne individuato una prima volta nel 1971 per poi essere asportato e ricollocato presso il museo di S. Severino Marche. In occasione di scavi compiuti nel 1989 fu rintracciata, nella stessa area di provenienza del mosaico, una fascia perimetrale con decorazione fitomorfa attribuita alla stessa pavimentazione.

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Gli scavi effettuati nell'area archeologica di San Severino Marche hanno permesso di rintracciare, nel 1922, due lacerti pertinenti ad una pavimentazione in tessellato. Il rivestimento prevede una decorazione geometrica, in redazione tricroma, con ottagono stellato e stelle di otto losanghe con riempitivi geometrici e figurati. La pavimentazione, oggi esposta presso il Museo di S. Severino Marche, viene datata, su base stilistica, alla seconda metà del II secolo d.C.

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L’ambiente ha restituito, in base alla documentazione grafica nota, una pavimentazione in sectile, con decorazione a scacchiera di quadrati listellati, sulla diagonale, delimitata da fasce laterali con lastre di marmo di forma quadrangolare. Il rivestimento è stato rintracciato a ca. 2.50 m di profondità.

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L’ambiente 2 ha restituito una pavimentazione in sectile. In base alla documentazione nota, redatta al momento del rinvenimento (1881-1882), venne rintracciato un pavimento a scacchiera, in marmo, mentre la bibliografia recente tende ad associare il motivo geometrico ad una possibile pavimentazione in tessellato. L'impossibilità di accedere alla pavimentazione, oggi perduta, spinge ad accogliere come veritiera la descrizione del pavimento redatta in occasione del suo rinvenimento.

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L'ambiente 1, rinvenuto nel settore settentrionale del complesso, ha restituito una pavimentazione in tessato bicromo a decorazione geometrica. Il rivestimento presenta un reticolato di fasce, con doppi quadrati e losanghe iscritte in colore contrastante. Il motivo decorativo, conservato solo per una limitata porzione d'angolo, è delimitato da una doppia cornice nera su fondo bianco.

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L'ambiente 2 ha restituito una pavimentazione, gravemente danneggiata da interventi altomedievali e moderni, che prevede un tessellato monocromo bianco con uno pseudoemblema centrale, caratterizzato da una decorazione figurata. Il pavimento, rintracciato alla metà degli anni ’80 del secolo scorso, è attualmente conservato presso l’Antiquarium civico di Treia. Il rivestimento viene datato, su base stratigrafica e stilistica, alla seconda metà del II secolo d.C.

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I disegni relativi al pavimento dell’ambiente 3, effettuati al momento del rinvenimento, mostrano un tappeto musivo caratterizzato da una composizione romboidale di esagoni e losanghe, delineata da file di tessere bianche su fondo nero, con gli esagoni caricati da un esagono iscritto in tessere bianche. Il rivestimento viene datato, in base a confronti stilistici, al I secolo d.C.

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Il rivestimento dell’ambiente 1, noto solo tramite un rilievo effettuato al momento del rinvenimento della pavimentazione, presenta una decorazione geometrica con stelle di sei losanghe ed esagoni, realizzata in tessere bianche e nere. Il rivestimento viene datato dalla Mercando, su base stilistica, alla fine del I secolo a.C., mentre dal Bejor alla prima età imperiale (metà del I secolo -metà II secolo d.C.).

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Il vano ha restituito una pavimentazione in tessellato bicromo decorata con una composizione romboidale di esagoni e di losanghe adiacenti delineata. La decorazione è nota solo attraverso un disegno effettuato al momento del rinvenimento del piano pavimentale (inizio del XIX secolo).

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Il vano 10 ha restituito parte della pavimentazione in tessellato relativa ad una fase di ricostruzione del complesso da datare all'inizio del III secolo d.C. Il rivestimento, rintracciato nell'angolo nord-occidentale del vano, è decorato con file di tessere nere che disegnano un motivo a nido d'ape, su fondo bianco, inquadrato da una semplice fascia anch'essa in tessere nere. Il rivestimento, recentemente restaurato, è caratterizzzato da numerose lacune in parte dovute a interventi moderni effettuati nell'area.

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Il vano 7 ha restituito una pavimentazione in cementizio, a base fittile, decorata con tessere bianche, nere, verdi e rosse e con inserti di forma geometrica (losanghe). La decorazione, organizzata per pannelli, prevede un motivo con circonferenza raggiata, un cerchio con iscritto un fiore a sei petali e un pannello finale, quadrangolare, con quadratino centrale e raggi che raggiungono i lati dello stesso quadrato esterno. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, alla prima metà del I secolo d.C. (età augustea-tiberiana).

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L’ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato bicromo, molto lacunosa, caratterizzata da un motivo geometrico con quadrati adiacenti e da una iscrizione, in lettere nere su fondo bianco, in cui si ricorda la costruzione o il restauro dell’edificio. La pavimentazione, in base alle caratteristiche della stessa iscrizione (interpunzione triangolare poggiata, lettere quadrate), viene datata alla prima età imperiale (I secolo d.C.).

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L’ambiente 1, solo in parte individuato e scavato, ha restituito un ampio lacerto relativo al tappeto centrale di una pavimentazione in tessellato bicromo. Il rivestimento, rintracciato a poche decine di cm dal piano di campagna, sembra proseguire all’interno della sezione andando, pertanto, ad identificare un'ambiente di più ampie dimensioni.

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L'ambiente 2 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in cementizio con inserti marmorei e litici. Non sono note ulteriori indicazioni circa l'estensione e le specifiche caratteristiche del rivestimento in esame.

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Pesaro Urbino
Rivestimento caratterizzato da uno pseudoemblema centrale in opus sectile incorniciato da due fasce in tessellato bianco e nero. Lungo uno dei lati brevi la pavimentazione ha restituito una decorazione figurata, con animali marini, da interpretare come probabile soglia. Il pavimento è attualmente visibile solo in parte. Il rivestimento musivo risulta essere tagliato da strutture murarie moderne.

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Il vano presenta un pavimento in tessellato policromo, a decorazione geometrica, con uno pseudoembelma centrale raffigurante un cavallino in corsa. Il rivestimento è solo parzialmente conservato; parte della decorazione musiva è infatti obliterata da strutture murarie recenti. Attualmente il rivestimento è documentato da un'unica immagine fotografica scattata al momento del suo rinvenimento.

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Pavimento in mosaico geometrico, con reticolato di fasce con quadrati sporgenti tangenti a quelli iscritti nelle croci, disegnato da una doppia file in tessere nere su fondo bianco, con pseudoemblema centrale raffigurante una pantera cavalcata da un amorino. Il tappeto musivo presentava, al momento del rinvenimento, ampie lacune in corrispondenza dello pseudoemblema centrale e dei settori marginali. Il pavimento, così come attualmente è visibile presso il Museo Civico, è frutto di un intervento di ricostruzione volto ad integrare le parti mancanti secondo schemi decorativi già noti nel contesto romano (pseudoemblema) o moltiplicando, simmetricamente, le parti dello schema geometrico conservate. Lungo uno dei lati del tappeto mosivo è stata rintracciata una soglia con una decorazione vegetale disegnata in tessere nere su fondo bianco.

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Il vano presenta una pavimentazione in tessellato monocromo bianco, incorniciato da una doppia fascia perimetrale in tessere nere. Non si hanno informazioni circa le dimensioni del mosaico così come poco accurata risulta essere la descrizione del probabile pseudoemblema geometrico che doveva occupare lo spazio mediano del tappeto musivo: “dell’emblema centrale restano pochi riquadri neri incorniciati da una fascia bianca profilata in nero” (Mercando 1970, p. 20). Il rivestimento non è più visibile.

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Pavimento in cementizio decorato con un punteggiato irregolare di tessere nere. L'estrema frammentarietà del rivestimento pavimentale conservato non permette di stabilire la presenza o meno di una cornice perimetrale. Il pavimento venne rintracciato ad una quota di -3.50 m.

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Pavimentazione in tessellato bianco caratterizzata da un bordo in tessere rosa. Del pavimento, inglobato in strutture moderne e non più visibile, rimane soltanto parte del bordo e del campo centrale.

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Pavimento rinvenuto ad una profondità di -2.80 m dal piano di campagna. Il tessellato, di cui si conserva solo parte del campo centrale e del bordo, era decorato da una doppia fascia in tessere bianche su di un fondo monocromo nero.

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Il pavimento venne rintracciato a 11 m dal mosaico a tessere bianche e nere, proveniente dalla medesima area (amb. 1), e ad una profondità di -2.75 m dal piano di campagna. Il rivestimento prevede l'impiego di mattonelle di forma esagonale con tessere bianche come decorazione.

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Frammento di pavimentazione, rintracciato in occasione di lavori di scavo effettuati nel corso del 1900, a commessi di laterizi con mattoni a forma di squame con tessera in pasta vitra al centro. Del mosaico esiste un rilievo effettuato dall'Ufficio tecnico del comune di Fano al momento del rinvenimento.

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Il pavimento venne rintracciato ad una profondita di -3.40 m dal piano di campagna. Nella relazione di scavo l'autore parla di "piccole tessere di pasta vitrea e marmo" (MARIOTTI 1903). Attualmente l'unica documentazione disponibile relativa al rivestimento in esame è un disegno realizzato dall'Uffico tecnico del Comune di Fano al momento del rinvenimento. Nel rilievo, una decorazione a stuoia è incorniciata da una treccia a due capi inquadrata de cornici in colore contrastante.

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Il piano pavimentale prevede una decorazione in tessellato, in redazione bicroma, con uno scudo di triangoli, iscritto in un quadrato e inserito su di tappeto monocromo bianco, delimitato da una treccia a due capi e decorato nel settore centrale da un motivo floreale. Del rivestimento, non più visibile, si conservano solo alcune immagini d'archivio e una ricostruzione grafica dell'intero motivo decorativo.

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Il vano 1 risulta essere pavimentato da un mosaico policromo con pseudoemblema centrale. Come decorazione, su di un tesellato policromo, si inserisce un pannello quadrangolare, con corona di cerchi e decorazioni geometriche, inquadrato da una guilloche. Il rivestimento è in parte obliterato da strutture murarie moderne.

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Pavimento in mosaico di cui si conserva solo parte del campo. Il rivestimento musivo, con pseudoemblema centrale inquadrato da una doppia cornice con onde e treccia a quattro capi in redazione policroma, è tagliato da strutture murarie moderne che rendono difficile una lettura unitaria del tessellato.

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Il mosaico, con Nettuno su quadriga trainata da ippocampi, deve probabilmente essere interpretato come un possibile emblema o pseudoemblema, di forma circolare, relativo ad una pavimentazione di più ampie dimensioni di cui non possediamo, attualmente, nessuna documentazione di archivio. La decorazione musiva viene datata, su base stilistica, alla seconda metà del II secolo d.C.

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L'ambiente 1 ha restituito, in corrispondenza dell'angolo settrentrionale del vano, una limitata porzione di un rivestimento in tessellato in redazione bicroma. Lo stato frammentario della pavimentazione ha permesso di indagare gli strati di preparazione del piano musivo.

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Come rivestimento si ricorre ad un pavimento a commessi di laterizi, con mattoncini disposti di piatto, che occupa, attualmente, la metà orientale dell'ambiente in esame.

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Nel settore occidentale dell'ambiente è stato rintracciato un ampio lacerto pavimentale caratterizzato da un punteggiato irregolare di tessere policrome. Il rivestimento viene datato, su base archeologica al II secolo d.C. e convive con un vicino lacerto pavimentale, in tessellato monocromo bianco, attribuito invece alla I fase di vita del complesso (I secolo d.C.)

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E' stata rintracciata solo parte della pavimentazione musiva che doveva rivestire l'intero ambiente 2. Il rivestimento, in tessellato monocromo bianco, che decora il settore centrale del vano viene attribuito alla I fase di vita della villa, I secolo d.C.

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L'ambiente 3 ha restituito una pavimentazione in tessellato, decorata da un motivo a stella con sei punte in colore contrastante, conservata solo in minima parte. Il tessellato scampato alla distruzione operata dai mezzi agricoli è stato rintracciato sotto un muro, realizzato in argilla, impiegato in età tardo antica per dividere il vano in due unità funzionali. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, tra la fine del I e il II secolo d.C.

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L'ambiente 4 ha restituito, in prossimità delle strutture murarie perimetrali, alcuni lacerti di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco con cornice in tessere nere. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, alla I fase di vita del complesso (I secolo d.C).

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L'ambiente ha restituito solo alcuni lacerti relativi alla pavimentazione con tessere policrome disposte in modo casuale sulla superficie. Il rivestimento viene datato ad una seconda fase di vita della villa e risulta avere caratterisitiche del tutto simili ai pavimenti rintracciati all'interno degli ambienti 2 ed 8.

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L'ambiente risulta essere pavimentato con un mosaico realizzato con tessere policrome disposte in modo casuale nell'intera superficie. Il rivestimento a mosaico è noto attraverso alcuni lacerti pavimentali rintracciati al centro del vano 6.

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L'ambiente è pavimentato con un tessellato monocromo bianco privo di decorazioni. Le tessere, di 1 cm di lato, si presentano del tutto analoghe a quelle impiegate nell'ambiente 3 con mosaico a decorazione geometrica.

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Il rivestimento pavimentale prevede un mosaico con tessere policrome, nei colori del bianco, nero, grigio e rosa, distribuite in modo casuale sull'intera superficie. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, al II secolo d.C. e risulta essere del tutto analogo ai pavimenti musivi rinvenuti nell'ambiente 5 e 2.

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L'ambiente presenta un rivestimento a commessi di laterizi con mattoncini rettangolari disposti a spina di pesce. Il piano pavimentale viene datato, su base archeologica, al I secolo d.C.

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Pavimento, solo parzialmente conservato, in tessellato monocromo bianco caratterizzato da tessere disposte su file parallele. Il rivestimento è stato scavato e documentato in occasione delle indagini avviate all'interno della domus nel 2004.

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Frammento di pavimento in tessellato bianco prossimo al muro meridionale del vano. Il rivestimento presenta delle tessere di dimensioni più grandi rispetto a quelle, sempre di colore bianco, impiegate nei vicini cubicola, vani 2 e 3.

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L'ambiente 2 prevede una pavimentazione a mosaico con decorazione geometrica. Il rivestimento, con tessere bianche e blu, presenta una grave lacuna nello spazio centrale che rende difficile una lettura del motivo decorativo impiegato.

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L'ambiente 3 risulta essere pavimentato con un mosaico su fondo bianco caratterrizzato da una decorazione geometrica, con quadrato e losaghe, che occupa il settore centrale del vano. Tale pavimento venne rintracciato e documentato per la prima volta nel 1879-1880 in occasione degli scavi compiuti dal Vernacci all'interno della domus. Il pavimento viene datato alla seconda fase di vita del complesso residenziale e presenta una serie di risarciture, con tessere di dimensioni leggermente più grandi, a testimonianza di interventi di manutenzione avvenuti già in antico.

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Frammento di pavimento in tesselato bianco realizzato con tessere di dimensioni leggermente più grandi rispetto a quelle impiegate nei vicini cubicola, vani 2 e 3. Il rivestimento venne probabilmente scavato nel 1926, ma è stato documentato solo in occasione delle campagne di scavo del 2004.

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Il pavimento presenta la tipica scansione decorativa degli ambienti con funzione triclinare: un pannello centrale, nel nostro caso con tre registri figurati, che si inserisce all'interno di una pavimentazione più ampia caratterizzata da una semplice decorazione geometrica a scacchiera. Il pavimento venne rintracciato per la prima volta nel 1878, in seguito ad alcuni lavori agricoli compiuti in loc. San Martino del Piano; indagato nuovamente a partire dalla metà degli anni 20 del XX secolo si decise, nel 1926, di strappare il mosaico centrale con la raffigurazione del ratto d'Europa e trasportarlo presso il Museo Nazionale delle Marche (AN), dove tutt'ora è esposto.

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Mosaico policromo che presenta al centro uno pseudoemblema geometrico, anch'esso in redazione policroma. Lo pseudoemblema venne scoperto nel 1879 ed asportato nel 1926, in seguito ad alcuni lavori di scavo e conservazione effettuati all'interno della domus. Il distacco della parte centrale del mosaico ha lasciato, in situ, una lacuna nel rivestimento di 3.35x3 m; dimensioni che non corrispondono al pannello geometrico ora esposto ad Ancona che misura 2.50x 2.50 m. Su di un tappeto in tessellato, con tessere policrome disposte in modo casuale, si inserisce, nella parte mediana del rivestimento pavimentale, uno pseudoemblema geometrico, anch'esso in redazione policroma, disegnato su di un fondo in tessere bianche. Il motivo decorativo geometrico dello pseudoemblema prevede una composizione centrata, in un quadrato e attorno ad un quadrato, di 4 ottagoni sui lati, adiacenti al quadrato centrale e di quattro croci sulla diagonale adiacenti agli ottagoni; gli spazi di risulta presentano losanghe, rettangoli, e quadratini nelle zone d'angolo. Come temi di riempimetno troviamo, all'interno del quadrato centrale, uno scudo di triangoli, in colore contrastante, con al centro una fogliolina; nei quattro ottagoni intorno al quadrato centrale troviamo, invece, stelle a otto punte iscritte negli ottagoni e caricate a loro volta da ottagoni, campiti con tessere rosa, con fiori a 4 petali come temi di riempimento. Le croci presentano un motivo a treccia a due capi, in redazione policroma. I rettangoli, posti sulle mediane dei lati del quadrato, prevedono una losanga sdraiata con due pelte alle estremità. Nei quadratini d'angolo si alternano nodi di Salomone su fondo nero e quadrati, delineati in tessere nere, a lati concavi. La decorazione è inquadrata da una semplice fascia a tessere nere e bianche.

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L'ambiente è pavimentato con un mosaico in tessellato bianco decorato unicamente da una cornice perimetrale in tessere arancioni, inquadrata da una fila di tessere di colore nero. Il mosaico manca completamente del settore centrale, gravemente danneggiato da uno scasso di vite. Già noto nel 1926, è stato indagato e documentato solo recentemente. Gli scavi hanno, inoltre, evidenziato un rattoppo della superficie pavimentale, in prossimità dell'angolo nord-orientale, a testimonianza del prolungato utilizzo dell'ambiente.

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Frammento di pavimento in tessellato monocromo bianco pertinente alla I fase di vita della domus d'Europa. Il piano pavimentale, conservato solo in frammenti, è stato rintracciato in prossimità dell'angolo sud-orientale dell'ambiente 1. Il rivestimento viene datato, su base archeologica, al I secolo d.C.

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Il rivestimento prevede, su di una pavimentazione in cementizio, uno pseudoemblema centrale in tessellato, con scudo di triangoli, in redazione bicroma. Il motivo decorativo è in parte obliterato da un muro in laterizio di epoca tarda, che allo stato attuale rende difficoltosa la lettura dello stesso piano pavimentale.

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Il mosaico, in tessellato bianco e nero, prevede una decorazione geometrica con stelle di otto losanghe e quadrati. Temi di riempimento geometrici vengono impiegati per i quadrati periferici, mentre il quadrato centrale è decorato con un leone. Il rivestimento venne strappato e trasportato presso il palazzo del conte Giovanni Passionei a Fossombrone immediatamente dopo il suo rinvenimento (1720). Il piano pavimentale è andato distrutto durante la II Guerra Mondiale.

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Pavimento a mosaico caratterizzato da una complessa decorazione geometrica con pseudoscudo centrale iscritto in uno pannello di forma quadrangolare. Nella documentazione non viene ricordata la cromia della decorazione. In bibliografia si sottolinea come il mosaico venne danneggiato, nella parte centrale, da alcune trincee realizzate nel 1828 funzionali alla coltivazione della vite. Una datazione, su base stilistica, ancora il tessellato al I secolo d.C.

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Mosaico, in tessellato policromo, caratterizzato da una composizione ortogonale di cerchi e quadrati concavi sulla diagonale tangenti e in colori contrastante. Il mosaico venne rintracciato nel marzo del 1845; una volta documentato venne immediatamente rinterrato. Allo stato attuale il pavimento è documentato da un acquarello realizzato al momento dello scavo.

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Mosaico geometrico, in redazione policroma, caratterizzato da una composizione ortogonale di cerchi e quadrati adiacenti. Il rivestimento musivo è attualmente noto da un acquarello realizzato al momento del suo rinvenimento, settembre 1838. Non si hanno indicazioni circa la sorte della pavimentazione.

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Gli scavi intrapresi nei terreni di proprietà del Conte Torricelli hanno permesso di rintracciare un pavimento in tessellato bianco decorato con inserti marmorei, a forma di losanga e quadrati, disposti su filari alterni, ciascuno composto da nove elementi. Nella documentazione si sottolinea il colore del marmo, grigio scuro, che ha spinto la critica ad identificarlo con il marmo bardiglio. Il pavimento, rintracciato nel 1845, venne rinterrato dopo essere stato disegnato.

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Pavimento in opus sectile rinvenuto nel 1660. Esistono differenti rilievi del rivestimento in sectile, rintracciato nel 1660, pertinente alla navata centrale del c.d. tempio dela Vittoria. Tutta la documentazione grafica è concorde nel riconoscere, ad ogni modo, l’impiego di lastre in marmo, nei colori del giallo del verde e del bianco, e nella divisione in tre settori o pannelli contigui della navata. Accanto alla scansione in pannelli, i rilievi noti sottolineano la presenza di un elemento circolare variamente ubicato.

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La pavimentazione in sectile, che doveva caratterizzare l’intera navata sinistra, prevede una decorazione a scacchiera. In base ai diversi rilievi esistenti, lungo la navata si alternano formelle quadrate in bianco e grigio o formelle rettangolari in verde e grigio. Nel manoscritto Morosini le formelle sono, pertanto, rettangolari e nei colori del grigio e del verde, mentre nel manoscritto Carloni sono di forma quadrata e di colore bianco e grigio.

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La pavimentazione in sectile, che doveva caratterizzare l’intera navata destra, prevede una decorazione a scacchiera. In base ai diversi rilievi esistenti, lungo la navata si alternano formelle quadrate in bianco e grigio o formelle rettangolari in verde e grigio. Nel manoscritto Morosini le formelle sono, pertanto, rettangolari e nei colori del grigio e del verde, mentre nel manoscritto Carloni sono di forma quadrata e di colore bianco e grigio.

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L'ambiente 3, interpretato come frigidario, ha restituito parte della pavimentazione in tessellato monocromo bianco. Il rivestimento appare gravemente danneggiato nel settore centrale e orientale dell'ambiente. Completamente differente la situazione nel settore occidentale del vano, dove il pavimento appare ben conservato, anche se tagliato in prossimità dell'abside da un muro tardo.

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All'interno del vano 5 è stato rintracciato un pavimento in opus sectile con lastre di marmo bianco e lastre di ardesia disposte a scacchiera. Il pavimento sembra appartenere alla I fase edilizia del complesso termale. Nella documentazione più recente (Grandi, Esposito 1995) si avanza l'ipotesi che il pavimento sia in realà un opus sectile non marmoreo, dove le lastre in marmo bianco, della passata documentazione, devono essere interpretate come lastre di palombino.

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Il vestibolo ha restituito una pavimentazione a mosaico, conservata solo in prossimità dell’angolo N-O dell’ambiente 2, caratterizzata da una composizione con squame adiacenti e cerchi annodati che descrivono ottagoni. Il rivestimento prevede l'impiego di tessere bianche, nere e rosa.

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Il mosaico venne rintracciato a 15 cm dal piano di campagna e si presentava, a causa della poca profondità a cui era situato, molto rovinato dai moderni lavori agricoli. Il tappeto prevede una decorazione divisa in 12 formelle quadrate, distribuite in 4 file per 3 colonne, delimitata da una cornice continua, con una coppia di sinusoidi incrociate, contrapposte e allacciate, in redazione bicroma. Le formelle hanno in media un lato di ca. 2,50 m e si dispongono con una soluzione a scacchiera in cui si alternano composizioni quadrangolari e decorazioni circolari inscritte in un quadrato. Il rivestimento prevede il ricorso a tessere nere su fondo bianco; la policromia è data dall’impiego di tessere rosa e tessere fittili di colore rosso mattone utilizzate, senza soluzione di continuità, nella campitura dei temi decorativi di riempimento. Al fine di non perdere informazioni circa la decorazione del tappeto musivo ogni panello verrà descritto come singola unità decorativa.

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L'ambiente ha restituito un piccolo lacerto di mosaico in bianco e nero. L'impossibilità di ampliare lo scavo archeologico, a causa della presenza di moderni edifici, non permette di stabilire la reale estensione del pavimento. Il mosaico, con reticolato di rombi, venne rintracciato nell’estate del 1969 a circa 2.50 m dall’attuale piano stradale di via Gavardini. Il cattivo stato di conservazione e la presenza di tagli moderni hanno permesso di individuare e documentare gli strati preparatori del rivestimento musivo.

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Nel 1979, in occasione di scavi urbani, venne identificato un pavimento in cementizio, solo in parte conservato, decorato con un reticolato di rombi disegnati da tessere bianche. Il rivestimento viene datato, su base stilistica, alla tarda età repubblicana.

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Il vano B è caratterizzato da un tappeto musivo in tessere policrome, attualmente documentato da ampi lacerti ancora in situ. Il tessellato, che prevede una composizione geometrica con stelle a otto punte disegnate dall'intersezione di due quadrati, prevedeva, nello spazio centrale, un possibile pseudoemblema quadrangolare di cui si conservano sporadiche tracce. Il mosaico, sottoposto ad usura nel corso del tempo, venne risarcito già in antico in più punti utilizzando tesssere diverse da quelle impiegate nella tessitura originale del rivestimento. La pavimentazione, nell'angolo nord del vano, danneggiata a seguito della costruzione di un tramezzo in legno, presenta, infine, un'ampia risarcitura che sostituisce la decorazione geometrica originale con un motivo a cerchi allacciati policromi. In età tarda, VII secolo d.C., il tessellato venne completamente obliterato da una pavimentazione in sesquipedali allettata su di uno strato di malta molto tenace.

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Pavimento in tessellato bicromo, in fase con il muro perimetrale del vano, caratterizzato da una decorazion a poligoni concavi e convessi che descrivono calici adiacenti. Il rivestimento è stao in parte daneggiato da moderni lavori agricoli.

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L'ambiente ha restituito una pavimentazione in tessellato bicromo decorata con stelle (o "asterischi"), in tessere nere, allineate su file parallele lungo l'asse est-ovest, distribuite su di un tappeto monocromo bianco. Il rivestimento pavimentale si presenta tagliato al centro da una trincea, larga ca. 60 cm, realizzata per asportare un tratto di fistula visibile in prossimità del muro che chiude ad est l'ambiente.

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Del rivestimento pavimentale si conservano solo alcuni frammenti in tessellato monocromo bianco. Il lacerto di più grandi dimensioni misura 1.50 x 2 m e presenta due fasce laterali, in tessere nere, che dovevano funzionare come cornice per lo stesso tappeto musivo.

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Si conserva solo in parte il rivestimento pavimentale dell'ambiente, caratterizzato da un tessellato geometrico, in redazione bicroma, con decorazione a scacchiera. Le tessere si presentano di dimensioni più grandi rispetto a quelle relative alle pavimentazioni fin'ora individuate.

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Il rivestimento pavimentale si conserva solo in minima parte. In base alla documentazione nota la pavimentazione prevede un tessellato, in redazione bicroma, con cerchi tangenti che descrivono quadrati a lati concavi. Crocette di riempimento, presenti sia nei quadrati che nei cerchi, completano la decorazione geometrica.

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Il vano L presenta, su di un fondo bianco, un motivo di cerchi che si intersecano a formare fiori quadripetali e quadrati dai lati convessi con al centro un piccolo fiore schematizzato (crocetta con patali a squadra). Il bordo, in tessellato monocromo bianco, prevede a sua volta una decorazione con crocette, in tessere nere, disegnate da una tessera centrale e petali dentati.

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L'ambiente ha restituito parte della pavimentazione in tesselalto, policromo, con decorazione ad ottagoni adiacenti che descrivono quadrati di risulta, pertinente alla grande sala. In base alla documentazione disponibile, l'abside, che chiude il vano a nord, doveva prevedere un rivestimento in sectile, attualmente non più conservato.

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L'ambiente presenta un mosaico geometrico, con pelte in bianco e nero, preceduto da una soglia, di cui non viene indicata la posizione in pianta, in redazione bicroma, con losanga centrale affiancata da due pelte, sempre in colore contrastante.

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L'ampio ambiente doveva essere pavimentato con un grande mosaico policromo, di cui attualmente sono stati individuati solo alcuni frammenti, il cui schema geometrico cambia, secondo canoni decorativi ampiamente attestati, in prossimità degli spazi absidati. Lo spazio quadrangolare centrale presenta un tappeto musivo policromo con reticolato di quadrati, mentre per la pavimentazione delle absidi si ricorre ad una decorazione, sempre a schema geometrico, ma in redazione bicroma. Lo spazio centrale era occupato da uno pesudoemblema quadrato, con cerchio iscritto, di cui si conservano solo alcune tracce delle cornici esterne. (Immagine da Dall'Aglio et Alii 2010, fig.3).

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Frammento di mosaico geometrico, in bianco e nero, di cui si conserva parte della fascia marginale e quattro formelle quadrate relative alla decorazione del campo: due centrali decorate con un motivo floreale geometrizzato entro un quadrato sulla diagonale e due con un motivo con coppie di pelte contrapposte. Il pavimento, in base alla documentazione ottocentesca, venne “riscontrato negli scavi per la fondazione del muro del nuovo scalone di accesso al salone per concerti al Liceo Musicale Rossini, alla profondità di M. 2,70 m” (Mercando 1984). La pavimentazione viene ascritta, su base stilistica, al I secolo d.C.

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L’ambiente T, indagato solo in parte, ed interpretato in letteratura come taberna, presenta una pavimentazione a commessi di laterizi disposti a spina di pesce.

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L'ambiente A ha restituito una pavimentazione, in tessellato bicromo, organizzata in due distinti pannelli: uno con decorazione geometrica, che occupa gran parte del vano e che prevede una composizone ortogonale di ottagoni adiacenti e rete di svastiche, e un secondo pannello laterale con un tessellato monocromo bianco. Entrambe le unità decorative vengono ascritte al I secolo d.C.

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L’ambiente conserva le tracce di una pavimentazione in tessellato geometrico in bianco e nero, con uno pseudoemblema in posizione decentrata rispetto all’asse mediano del vano. Si conservano, allo stato attuale, ampi lacerti del tessellato nero che caratterizza il campo del tappeto musivo e parte dello pseudoemblema contraddistinto da una decorazione vegetale.

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L’ambiente L, oggetto di frasformazioni planimetriche nel corso del III secolo d.C., ha restituito una pavimentazione, ascrivibile alla III fase di vita del complesso (III secolo d.C.), caratterizzata da un punteggiato irregolare policromo, con tessere bianche, nere, grigie e rosa distribuite in modo casuale su tutta la superficie pavimentale.

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L'ambiente presenta una pavimentazione in tessellato con decorazione geometrica. Il lacerto musivo, contraddistinto da file di quadrati in colore contrastante, è attualmente inserito all’interno di un risparmio della moderna pavimentazione in cotto.

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Pavimento musivo rintracciato a ca. 2.70 m di profondità dall’attuale piano stradale. Il vano presenta un semplice tessellato monocromo bianco con doppio bordo in tessere bianche e nere.

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Il vano ha restituito una complessa decorazione, costruita su più unità decorative, distribuite intorno ad un tappeto centrale con decorazione geometrico-figurata. Come decorazione si ricorre a due pannelli laterali, decorati con motivi geometrici costruiti intorno a squadre e croci, che inquadrano il tappeto musivo principale che prevede una composizione con ottagoni stellati inseritia all'intenro di un maglia di stelle di otto losanghe. L'ottagono centrale, irregolare e di più ampie dimensioni, è decorato con una scena figurata con Leda e il Cigno; ai lati dell’ottagono centrale altri quattro ottagoni minori contengono la raffigurazione delle Stagioni. Lungo uno dei lati corti compare, infine, entro una cornice decorata con girali d'acanto, con fiori e uccelli, che si dipartono da un cespo al centro di ogni lato, un secondo pannello figurato, di cui si conserva un piccolo frammento, incorniciato da un motivo a treccia (Mercando 2003).

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La vasca, rintracciata al centro della corte, presenta una pavimentazione a commessi di laterizi, a spina di pesce. L'area dello spazio porticato non ha invece restituito nessun tipo di rivestimento pavimentale.

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L’ambiente è caratterizzato da un pavimento a mosaico in bianco e nero con decorazione geometrica “a transenna” con una doppia cornice in tessere bianche e nere, su di un fondo in tessellato nero ad ordito obliquo. Il tessellato in esame rimase in uso fino ad età tardo antica, inglobato all'interno di una più ampia pavimetnazione che rispondeva alla nuova planimetria assunta dall'ambiente in esame nel corso della prima e media età imperiale.

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Con le trasformazioni planimetriche di metà I secolo d.C., l'ambiente A (II fase) viene ampliato verso sud-ovest. Lo spazio aggiunto è pertanto pavimentato con un nuovo tappeto in tessellato, su fondo monocromo bianco, caratterizzato da una composizione geometrica con quadrati e losanghe adiacenti. Il nuovo tappeto va ad aggiungersi, come una sorta di fascia partizionale, al rivestimento tardo repubblicano dello stesso ambiente caratterizzato da una decorazione a "transenna", sempre in redazione bicroma.

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La pavimentazione dell'ambiente A1, solo in parte conservata, prevede un punteggiato irregolari di tessere nere e bianche. Il rivestimetno, inglobato nella pavimentazione in tessellato di I-II secolo d.C. dell'ambiente A, non ha restituito nessun elemento decorativo pertinente ad una probabile cornice.

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Nella III fase di vita del complesso, III secolo d.C., il vano A viene ulteriormente ampliato ed ingloba un precedente ambiente. Il nuovo spazio è pavimentato con un rivestimento in tessellato caratterizzato da tessere policrome sparse. In questa nuova fase di vita, il tessellato policromo convive con il tappeto bicromo con decorazione a transenna, con il tessellato a sale e pepe e con la fascia musiva decorata con losanghe e quadrati adiacenti.

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Scavi, compiuti a partire dal 2000, hanno interessato sia l’area prossima all’altare maggiore del duomo, sia la navata centrale, dove un ampio saggio trasversale ha permesso di rintracciare, sotto la pavimentazione di età giustinianea, il livello pavimentale relativo alla I fase di vita del complesso basilicale datato, su base stratigrafica, tra la fine del IV e il V secolo d.C. La prima pavimentazione prevede pannelli affiancati, in tessellato policromo, decorati con motivi geometrici iterati all’interno di tutta la superficie del tappeto. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteristiche della decorazione pavimentale, ogni pannello verrà trattato come singola unità decorativa.

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L’intera navata centrale risulta essere pavimentata con una serie di pannelli contigui delimitati da un'unica cornice, con motivo vegetale, che corre parallela alla decorazione degli intercolumni. I singoli pannelli sono inquadrati da una treccia e due capi continua, su fondo scuro, che crea unità all’interno di una decorazione che impiega motivi geometrici differenti. La disposizione dei singoli tappeti sembra, inoltre, disegnare una croce latina, con pannelli quadrati che ne delimitano le estremità e con due pannelli rettangolari disposti lungo l’asse mediano della navata principale. Il pavimento in tessellato viene datato, su base stilistica ed epigrafica, al VI secolo d.C. Al fine di poter descrivere in modo sistematico i singoli pannelli musivi e non perdere informazioni circa il complesso sistema decorativo che caratterizza l'intero complesso, ogni pannello verrà descritto singolarmente ed associato ad una specifica unità decorativa.

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La navata di destra ha restituito parte della pavimentazione musiva della fase di VI secolo. L’organizzazione del rivestimento per pannelli, con decorazione geometrica iterata, inquadrati da una medesima cornice, ci spinge a trattare, al fine di non perdere informazioni circa la complessa decorazione addotta, ogni tappeto come singola unità decorativa.

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Scavi effettuati lungo la navata destra del Duomo pesarese, hanno permesso di rinvenire, sotto la pavimentazione musiva di seconda metà VI secolo d.C., ampi lacerti pertinenti ad un rivestimento musivo, organizzato per pannnelli continui e giustapposti (il primo con reticolato di stelle di otto losanghe e il secondo con compisizione di cerchi adiacenti grandi e piccoli), da attribuire alla I fase di vita del complesso episcopale (tra il IV e il V secolo d.C.).

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La navata di sinistra ha restituito una serie di lacerti in tessellato pertinenti alla pavimentazione di seconda metà VI secolo d.C. La soluzione decorativa impiegata vede pannelli, di forma rettangolare, consecutivi ed adiacenti, delimiti da una medesima cornice perimetrale, pavimentare l'intero spazio della navata. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteriche dei pannelli musivi, ogni tappeto in tessellato verrà gestito come singola unità decorativa.

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Lo scavo nell’area antistante la basilica pesarese ha permesso di individuare tre diverse aree, in linea con le navate interne della basilica e pertinenti ai tre bracci del quadriportico antistante il complesso, decorate da pavimenti in tessellato, con distinte cornici e motivi decorativi. La parte centrale del quadriportico non ha restituito pavimentazioni antiche. L’intera area risulta essere, infine, completamente stravolta da deposizioni medievali che hanno in parte tagliato e danneggiato le stesse pavimentazioni in mosaico. Al fine di non perdere informazioni circa le caratteristiche dei singoli pannello musivi, ogni tappeto verrà trattato come singola unità decorativa.

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Il pavimento a mosaico dell'ambiente 1 è noto da un rilievo effettuato al momento del rinvenimento. Il pavimento è decorato da un tessellato bicromo geometrico, un reticolato di file di quadrati sulla diagonale con gli scomparti caricati da un quadrato parallelo iscritto, inquadrato da una cornice con merli disegnati da una treccia a due capi. Il rivestimento viene datato, in letteratura, al II secolo d.C. (Mercando 1984).

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Frammento di pavimentazione a commessi laterizi con mattoncini a forma di o squame, decorati con una tessera di palombino.

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Pavimento a commessi di laterizi rinvenuto in occasione di scavi effettuati nel centro urbano di Pesaro. Attualmente parte della pavimentazione è conservata presso il Museo Oliveriano di Pesaro.

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Il mosaico, rintracciato solo in parte, presenta su di un fondo di tessere nere un punteggiato di dadi di marmo bianco disposti su file parallele. La parte messa in luce del tessellato ha restituito due fasce in tessere bianche pertinenti al bordo della decorazione.

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Frammento di pavimentazione musiva, con tessere policrome distribuite in modo irregolare, che occupa il settore settentrionale dell’ambiente. Il pavimento, per le sue caratteristiche, sembra potersi riferire ad una fase tarda del complesso. Probabilmente la sua realizzazione è da mettere in relazione con gli interventi edilizi effettuati nella stessa domus nel corso della tarda età imperiale

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Pavimento in tessellato policromo rintracciato a 2.15 m di profondità rispetto al piano stradale. Il rivestimento venne utilizzato, secondo la documentazione disponibile, come base di appoggio per una moderna cisterna.

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Il vano presenta una pavimentazione organizzata in tre distinti pannelli inseriti su di un fondo monocromo nero. I due tappeti geometrici principali, con decorazione geometrica in bianco e nero (il primo con una composizione di rettangoli dritti e sdraiati caricati da losanghe e il secondo con "cerchi allacciati"), sono separati da una fascia partizionale decorata con motivi vegetali, in redazione policroma, inseriti all'interno di riquadri delineati in nero su fondo bianco.

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Il vano è completamente pavimentato con un mosaico geometrico in bianco e nero con una composizione riticolata di quadrati, tangenti, formanti croci. II pavimento appare relizzato con tessere di dimensioni maggiori rispetto a quelle del vano 1 (ambiente A); inoltre si riscontrano differenze nella messa in opera del tessellato. Il mosaico si imposta ad una quota leggermente più alta rispetto al vicino piano pavimentale e sembra pertanto riconducibile ad un intervento di ristrutturazione della domus avvenuto nel corso del II secolo d.C. Si conserva, inoltre, parte della soglia, in tessere bianche e nere, a decorazione geometrica.

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La pavimentazione dell'ambiente 1 si organizza in due distinte unità decorative: una sorta di anticamera, con decorazione a punteggiato regolare di dadi, e uno spazio centrale decorato con inserti litici e marmorei su fondo nero, disposti in ordine sparso, inquadrato da una cornice con torri e merli in tessere bianche e nere. Il tessellato con inserti marmorei è attualmente conservato presso il Museo Oliveriano di Pesaro.

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L'ambiente 2 si caratterizza per la presenza di una pavimentazione in tessellato monocromo nero, rintracciato in prossimità dell’angolo descritto da due dei muri che delimitano l’ambiente, e conservato per una limitata porzione.Il rivestimento viene datato, su base stilistica, alla fine dell'età repubblicana.

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L'ambiente, solo in parte indagata, ha restituito una pavimentazione in tessellato, con decorazione geometrico-vegetale in redazione policroma, arricchito nel settore centrale da un pannello in sectile. Al momento del rinvenimento, si conservava solo una limitata porzione d'angolo del rivestimento pavimentale. Attualmente il tappeto musivo non è più visibile.

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Pavimento in cementizio, rintracciato ad una quota di 1.95m dal piano di campagna, decorato con un motivo a meandro ottenuto tramite l’inserimento di tessere bianche e nere.

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L'ambiente 2 ha restituito parte di una pavimentazione in tessellato monocromo bianco delimitato da una doppia cornice in tessere nere. Il pavimento è stato rintracciato ad una profondità di 1.95 m dal piano di campagna ed è noto tramite una serie di schizzi e fotografie realizzate al momento del rinvenimento.

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In occasione di una serie di lavori effettuati per la costruzione della residenza dell’Olivieri nel 1747, venne rintracciato un ampio tratto di pavimento a mosaico geometrico, attualmente noto soltanto tramite un rilievo effettuato al momento del rinvenimento dal Lazzarini (1747). Il mosaico viene datato, dalla Mercando, al IV secolo d.C. e pertanto deve essere messo in relazione con una fase tarda dello stesso complesso architettonico caratterizzato dalle pavimentazioni geometriche, in redazione bicroma, datate, invece, al I secolo d.C.

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Pavimento in tessellato con decorazione geometrica documentato nel manoscritto, datato al XVIII secolo, redatto dell’erudito pesarese Annibale degli Abati Olivieri. In base alla documentazione grafica esistente, il rivestimento in esame, rintracciato solo per una limitata porzione d’angolo, doveva pavimentare un ambiente di più ampie dimensioni.

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Pavimento in tessellato con decorazione geometrica in bianco e nero. Della pavimentazione si conserva un rilievo nel Manoscritto Olivieri, in cui viene riportata la data della scoperta, 1750, e la pozione dello stesso mosaico rispetto all’abitazione moderna dell’Olivieri: “Mosaico trovato nel cavar i fondamenti della mia casa nella Piazza di S. Giacomo sul cantone verso le monache di S. Caterina l’anno 1750”. Nella documentazione grafica è stata riprodotta solo una parte del rivestimento, con tappeto centrale, con decorazione a esagoni e quadrati, e due soglie laterali, decorate rispettivamente con un motivo a rettangoli e quadrati e con un motivo a squadre in colore contrastante.

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Frammento di pavimento in tessellato, in redazione bicroma, di cui si conserva parte del bordo e del tappeto centrale con scacchiera di triangoli e cornice con coppia di onde correnti. Nella documentazione letteraria si fa riferimento a una serie di frammenti di cui, allo stato attuale, non si hanno informazioni.

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Il mosaico venne scoperto nel 1925, per poi essere recuperato e restaurato alla fine deglia anni '70 del secolo scorso. Si tratta di un pavimento in tessellato policromo, con una composizione di esagoni adiacenti iscritti in un cerchio, preceduto lungo uno dei lati ancora conservati da una soglia con decorazione geometrica a meandri e quadrati.

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Il vano in esame presenta un pavimento, in tessellato bianco e nero, organizzato in tre distinti pannelli: uno centrale, con reticolato di quadrati, e un doppio pannello laterale con un punteggiato di crocette su di un fondo monocromo bianco. In prossimità della soglia in pietra che separa l'ambiente A dall'ambiente B si colloca una fascia di raccordo in tessellato policromo, Le tessere appaiono disposte in modo del tutto casuale, senza disegnare nessun motivo decorativo.

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Il mosaico venne rintracciato, sul finire dell'800, in via Tortora alla profondità dei 1.70 m dal piano stradale. Non si hanno ulteriori informazioni circa il rivestimento in esame, noto, attualmente, solo tramite un disegno ottocentesco realizzato al momento del rinvenimento. Il pavimento musivo presenta una decorazione figurata, in rigida bicromia, organizzata su pannelli contigui, con animali marini. Il mosaico viene attribuito, su base stilistica, ad un generico II secolo d.C.

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Il pavimento in tessellato, con decorazione in bianco e nero, venne rintracciato nel 1928 e fu immediatamente trasportato presso il museo Oliveriano di Pesaro. Attualmente se ne conservano soltanto alcuni frammenti. L’intera decorazione musiva è pertanto nota da una immagine fotografica, scattata al momento del rinvenimento, e attraverso un rilievo ora conservato presso l’archivio della Soprintendenza. Il pavimento, organizzato in più unità decorative, presenta una anticamera, decorata con un reticolato descritto da file di quadrati adiacenti sulla diagonale, uno spazio centrale con scena figurata a soggetto marino, due spazi laterali con semplice tessellato monocromo bianco e un settore periferico, solo in parte conservato, decorato con un motivo a "labirinto". La decorazione figurata, posta nel settore centrale, risulta essere stata gravemente danneggiata dall'inserimento di una pietra, con foro circolare, impiegata come bocca di un pozzetto per l’acqua.

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In via Sabbatini nel 1927 venne rintracciato, alla profondità di 1.85 m dal piano stradale, parte di una pavimentazione in tessellato bicromo. Il rivestimento si conserva per una lunghezza di ca. 1 m, mentre non si hanno informazioni circa la larghezza dello stesso lacerto pavimentale. Il tessellato si inserisce tra due strutture murarie, datate ad età romana, distanti tra loro ca. 2 m e pertanto viene generalmente attribuito ad un possibile vano di passaggio.

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A Saltare è stato rintracciato un pavimento musivo, oggi conservato presso il Museo archeologico Nazionale di Ancona, decorato dalla raffigurazione di una capra selvatica, in tessellato nero, inseguita da un cane lupo. La scena, disegnata con l’esclusivo impiego di tessere nere su fondo bianco, si inserisce in un paesaggio naturale con un alberello, stilizzato, che occupa l’estremità sinistra della raffigurazione. Il pannello musivo si inseriva all'interno di una composizione gestita per pannelli giustapposti, tutti decorati con soggetti figurati. Tra le raffigurazioni si ricorda quella di una lepre e di una pantera.

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All’interno di uno scudo di triangoli, in colori contrastanti, si inserisce, nello spazio centrale (0,98 m di diametro), la raffigurazione del busto di Dioniso, qui caratterizzato da una semplice corona di pampini; negli angoli di risulta tra il quadrato e il cerchio in esso inscritto, cespi d’acanto, sorgenti da una figura femminile, completano la decoraizone. La rappresentazione del dio appare orientata secondo un asse est-ovest del tutto in linea con le modalità di fruizione dell’ambiente, a cui si accedeva tramite un ingresso rintracciato lungo la parete est dello stesso vano. Il tessellato, attribuito su base stratigrafica alla I fase di vita del complesso, viene datato al I secolo d.C.

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Il vano è decorato con un tessellato figurato in redazione bicroma. La scena, con il “trionfo di Nettuno”, prevede la raffigurazione del dio stante, che impugna il tridente, su di un carro trainato da due ippocampi, affiancato da Anfitrite; alla base della scena, tre piccoli delfini compongono il corteggio marino. Particolare cura è stata dedicata a sottolineare la muscolatura della divinità, il panneggio della veste di Anfitrite e le pinne degli animali marini. La scena è incorniciata da una doppia fascia in tessere nere.

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Il vano prevede una decorazione musiva geometrica, in bianco e nero, inserita come una sorta di pseudoemblema all’interno di un tappeto in tessellato monocromo bianco. La decorazione, decentrata rispetto all’asse mediano dell’ambiente, occupa parte del settore settentrionale ed è leggermente intaccata da una fossa moderna funzionale alla coltivazione della vite.

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L’ambiente di soggiorno 7 ha restituito un tessellato, in redazione policroma, caratterizzato da un reticolato di fasce e quadrati sporgenti tangenti a quelli iscritti nelle croci, preceduto, in corrispondenza della soglia di accesso al vano da un pannello con una decorazione vegetale e figurata in tessere nere. La composizione geometrica occupa solo una parte del piano pavimentale (settore occidentale) e si inserisce all'interno di un più ampio tappeto musivo in tessellato monocromo bianco.

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Rivestimento organizzato in tre unità decorative. Lo spazio centrale risulta essere caratterizziato da un tessellato geometrico, con cerchi grandi e piccoli, decorato con animali e personaggi mitologici, e delimitato da una treccia a due capi policroma. La composizione geometrica prevede al centro uno pseudoemblema con una scena di animali marini in lotta tra loro. Il tappeto policromo è delimitato, su tre dei suoi lati, da una decorazione geometrica, in bianco e nero, con stelle di otto losanghe; mentre il quarto lato, aperto sulla vicina corte colonnata, prevede un pannello figurato con una scena di caccia. L’intera decorazione, incorniciata da una semplice fascia in tessere nere, si inserisce all’interno di un tappeto monocromo in tessellato bianco.

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Pavimento in tessellato policromo con una composizione centrata, in un cerchio ed attorno ad un esagono centrale, con due ordini di quadrati adiacenti, contigui tramite i vertici, che determinano triangoli e losanghe, inserita su di un tessellato monocromo bianco. Il motivo decorativo risulta essere inscritto all’interno di un quadrato, delimitato da una cornice geometrica con una fila di spine tra due fasce in tessere nere. I quadrati all’interno del cerchio, così come le losanghe ed i triangoli di risulta, sono delimitati da una cornice policroma con treccia a due capi, con segmenti in colori contrastanti. Policromi sono anche i temi decorativi di riempimento, ispirati al mondo floreale. Completa la decorazione la raffigurazione del volto della Medusa (rotondo e con uno degli occhi particolarmente pronunciato), caratterizzata da serpentelli che le incorniciano la folta capigliatura.

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Il vano di passaggio 2 presenta una pavimentazione in tessellato organizzata in pannelli quadrati giustapposti e continui caratterizzati da motivi geometrici. La decorazione, che si avvale dell'impiego di tessere bianche, nere e rosa, prevede due stelle di otto losanghe, entro quadrato o ottagono, una composizione a nido d'ape, iscritta in un cerchio, un esagono stellato entro dodecagono. L'intera pavimentazione viene datata, su base stratigrafica, alla I fase di vita del complesso.

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L’intera area porticata ha restituito una pavimentazione in tessellato, in bianco e nero, caratterizzata da una composizione romboidale di esagoni e losanghe adiacenti ed incorniciata da una treccia a tre capi in redazione bicroma. L’intera area pavimentata è attualmente caratterizzata da dossi ed avvallamenti dovuti alla natura argillosa del terreno sul quale venne costruito il pavimento.

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L'ambiente 6, di cui non conosciamo la funzione, ha restituito una pavimentazione in tessellato, in redazione bicroma, caratterizzata da uno pseudoemblema geometrico inserito all'interno di un ampio tappeto monocromo bianco. Lo pseudoemblema prevede una composizione con menadri di svastiche e quadrati con lucerne come temi di riempimento. Una semplice cornice nera delimita il motivo decorativo, isolandolo dal circostante tappeto monocromo bianco ad ordito obliquo. La pavimentazione presenta alcune lacune, particolarmente marcate, in corrispondenza del settore occidentale del vano.

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L'ambiente rintacciato in occasione degli scavi effettuati nel corso degli anni '60 del secolo scorso, ha restituito un limitato frammento musivo, in redazione bicroma, caratterizzato da un campo monocromo bianco delimitato da una cornice in tesssere nere. Il lacerto musivo occupa uno degli angoli dell'ambiente.

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L'ambiente 2, pertinente ad un complesso architettonico di cui non è nota la destinazione d'uso, ha restituito parte di una pavimentazione musiva, realizzata con grandi tessere irregolari in pietra bianca, rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera del nuovo metanodotto. Non si hanno indicazioni di carattere cronologico circa la pavimentazione in esame.

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Lo scavo in Via Madonna ha permesso di rintracciare una pavimetnazione a commessi laterizi realizzata con cubetti fittili di forma quadrangolare (5x5x3,5 cm). Il rivestimento, pertinente ad un ambiente di ampie dimensioni, è stato rintracciato ad una profondità di ca. 50 cm dal piano stradale. Il piano a commessi di laterzi è stato rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera del nuovo metanodotto. In base alla scarsa documentazione stratigrafica la pavimentazione viene genericamente datata alla fine del I secolo a.C.

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L'ambiente indagato in via Mancini, n. 60, ha restituito un limitato lacerto di una pavimentazione in tessellato bicromo. Gli scavi hanno riportato alla luce la fascia perimetrale nera, pertiennte al bordo, e parte del campo in tessellato monocromo bianco. Il piano pavimentale, rinvenuto a ca. 70 cm dal piano stradale dell’attuale via Mancini, venne rinterrato a conclusione dei lavori per la messa in opera delle nuove infrastruttura Enel. Non si hanno indicazioni circa la cronologia del piano pavimentale.

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Il vano, di dimensioni e funzione non precisate, individuato in via Mancini 87, ha restituito parte di una pavimentazione in cementizio, a base fittile, caratterizzta da un punteggiato irregolare di tessere musive. Il piano pavimentale venne rinterrato immediatamente dopo essere stato individuato e documentato. La documentazione stratigrafica ancora il rivestimento in cementizio ad un generico I secolo a.C.

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Lacerto di pavimentazione in tessellato monocromo bianco che ha restituito parte di una lettera, in tessere nere, non leggibile. Il rivestimento musivo non è più visibile.

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Lacerto di pavimento, in tessellato monocromo bianco, rintracciato parallelamente alla scalinata del Duomo. Il piano ha restituito anche parte dello strato di preparazione in cocciopesto conservato, a differenza del limitato lacerto pavimentale, per una lunghezza di ca. 6 m.

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Il rivestimento, rinvenuto a 1.12 m dal piano stradale, presenta un tessellato nero decorato con scaglie e losanghe in marmo. Il pavimento, rintracciato in occasione della messa in opera ddel nuovo metanodotto, venne rinterrato subito dopo la conclusione dei lavori.

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Prossimo al tessellato nero con inserti e losanghe in marmo, venne rintracciato, ad una profondità di 2 m dal piano stradale, un secondo pavimento a commesso di laterizi con cubetti in cotto (4-5 cm. di lato), disposti su filari obliqui, con punteggiato regolare di tessere bianche realizzate in pietra locale.

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